
Penso che mai come quest’anno ci sia un disperato bisogno di leggerezza nelle nostre vite, specialmente ora che si avvicina il periodo delle feste e siamo tutti più propensi a dedicarci qualche momento di semplice e dolce far niente davanti alla tv. Per questo ho voluto ripensare ad alcune serie leggere che mi è capitato di vedere e apprezzare negli anni e stilare una lista di suggerimenti… ma mi sono accorta che, esclusi quei capisaldi che ormai tutti conosciamo e amiamo, alcune delle serie meno impegnate a cui per un motivo o per un altro mi sono appassionata in passato non hanno avuto vita lunga.
So che questa premessa potrebbe portare molti a non dare neanche una chance a questi show, consci del fatto che in molti casi non ci è stato neanche regalato un finale degno di questo nome prima che le emittenti decidessero di tagliarli, ma ho voluto comunque stilare una lista (e indicarvi, senza spoiler, quali hanno un finale apertissimo e quali invece possono ritenersi accettabili, per partire preparati) in caso decidiate che qualche oretta di intrattenimento disimpegnato possono valere comunque la vostra attenzione.
Eccovi 5 serie leggere che secondo me avrebbero meritato di più.
1) Me, Myself and I
Lo show segue il protagonista, Alex, in tre fasi della sua vita che si aprono con tre momenti di grossi cambiamenti/sconvolgimenti: da piccolo quando è costretto a trasferirsi con la madre a casa del nuovo patrigno; come uomo di mezza età quando scopre il tradimento della moglie e deve iniziare una nuova vita da padre single e impantanato con il lavoro; da anziano subito dopo un infarto che lo convince a lasciare il lavoro alla sua ormai affermata compagnia.
Ho trovato la serie godibilissima nella sua semplicità: Alex ha diversi punti fermi che lo accompagneranno lungo la sua vita e che vediamo quindi dipanarsi nelle tre diverse fasi, tra cui la passione per le invenzioni… e ovviamente quella per la ragazza dei suoi sogni.
Ho apprezzato soprattutto le dinamiche interpersonali non scontate, ad esempio il fatto che lo sconvolgimento dell’infanzia di Alex avrebbe potuto essere finire in una nuova casa ostile… invece il rapporto con il patrigno si rivela immediatamente positivo e, anzi, Ron sarà un pilastro fondamentale nella sua crescita. Il fratellastro Justin, poi, è adorabile come suo supporter/wingman/spesso-diavoletto-sulla-spalla-ma-sempre-in-buona-fede. Simpatici anche i vari richiami al presente (ricordo il momento in cui Justin ha “l’idea per Amazon”). Mi è dispiaciuto non vedere una seconda stagione nella quale, magari, si sarebbero potute avvicinare le tre fasi della vita di Alex anziché lasciarle così distanti l’una dall’altra (“tematicamente”, non solo cronologicamente)… ma a suo modo il finale si lascia apprezzare nella sua ciclica poeticità.
Una visione super-leggera e piacevole che vi lascerà spesso con gli occhi a cuoricino o con un sorriso ebete in faccia… e per qualche giorno non vi farà uscire dalla testa “There She Goes” dei The La’s.
2) Life Sentence
Ok, riassumere la premessa di questa serie in una riga potrebbe far pensare a ben altro che serie leggere (e nell’arco delle puntate vediamo spesso anche flashback sulla malattia di Stella che potrebbero ispirare una lacrimuccia o più), ma la inserisco comunque in questa lista per il fatto che perlopiù a prevalere in Life Sentence sono sentimenti positivi e si lascia guardare senza eccessivi traumi. La storia si concentra sulla scoperta di Stella Abbott (interpretata da Lucy Hale), malata terminale di cancro per anni, di essere completamente guarita. Questa scoperta è seguita a breve giro da quella che nei suoi anni di malattia la famiglia le aveva mentito su diverse cose, mantenendo un sorriso di facciata che nascondeva in realtà numerose problematiche e spendendo a sua insaputa tutti i loro risparmi per regalarle per quanto possibile una vita meravigliosa. In questo “vivere come non ci fosse un domani” rientra anche il romantico viaggio in solitaria a Parigi in cui, proprio come in un film, Stella incontra (e poi sposa di getto) un giovane affascinante, Wes, che accetta di starle vicino nonostante consapevole della situazione (e si rivelerà l’uomo ideale in più di un’occasione).
Scoprire di avere molto più da vivere di quanto avesse originariamente preventivato, per quanto positivo, porterà un certo squilibrio nella vita di Stella, accompagnato ovviamente dal venire a galla dei numerosi disagi della sua famiglia.
So che il tendere più a romanticizzare alcuni aspetti piuttosto che concentrarsi su questioni più “esistenziali” è un elemento della serie che è stato criticato da molti, ma per me va presa semplicemente per quello che è, non come un nuovo Chasing Life o similari. Il finale rimane abbastanza aperto e per quello mi dispiace… anche perché mi ero affezionata a questa famiglia e alle loro stranezze e tenerezze.
3) No Tomorrow
La linea del “vivere come se non ci fosse un domani” è, come il titolo suggerisce, anche ciò attorno a cui ruota la trama di questa serie: la protagonista, Evie, si lascia trascinare da un affascinante sconosciuto a vivere alla giornata. Il ragazzo, Xavier, sostiene di aver scoperto un asteroide in rotta di collisione con la Terra e che l’impatto, previsto per circa otto mesi dopo, segnerà la fine della razza umana. Per questo motivo lui ha lasciato il lavoro e iniziato a spuntare cose da fare prima di morire dalla sua “apocalista”. Inizialmente titubante, Evie inizierà a frequentare Xavier (falla scema, visto che è di Joshua Sasse che parliamo!) e, sebbene non convinta pienamente dalla teoria apocalittica, deciderà di scrivere anche lei una lista di cose da fare prima della fine del mondo per abbracciare la filosofia spensierata del ragazzo.
A parte i due protagonisti (per i quali parte una ship quasi immediata), c’è da dire che il contorno di personaggi non è particolarmente ben delineato, ma per quanto a tratti macchiette stereotipate ognuno ha il suo perché e insieme creano un simpatico entourage. Di per sé la serie non sarà il massimo dell’originalità, gli episodi sono perlopiù autoconclusivi con pochi passi avanti di volta in volta, ma l’ho trovata comunque molto godibile per lo spirito generale. E poi Joshua Sasse… l’ho già detto?
Il finale di per sé non è conclusivo e, se la CW non avesse rilasciato il seguente mini-epilogo dopo la cancellazione, forse mi sarebbe rimasto un pochino di amaro in bocca.
4) Selfie
Vi avevamo già parlato di questa comedy della ABC (risalente al lontano 2014) nel relativo Pilot Addicted: Karen Gillan interpreta Eliza Dooley, neanche troppo velatamente una versione moderna e rivisitata del classico personaggio Eliza Doolittle di My Fair Lady. Come nella versione originale, a Eliza si affiancherà un Henry (qui interpretato da John Cho) che si ripromette di insegnarle a migliorare i propri modi, in questo caso però riferendosi all’eccessivo narcisismo e attaccamento ai social media della ragazza (da qui il titolo, a mio modesto parere tremendo, della sit-com).
Il resto del cast contribuisce al colore generale della trama, ma è innegabile che sia la coppia protagonista a farla da padrone, con la Gillan in particolare a dir poco brillante nei panni di Eliza, molto espressiva e divertente, dimostrando una propensione alla verve comica che ritroveremo poi anche in altre produzioni alle quali prenderà parte successivamente.
Tra i protagonisti si instaura gradualmente un buon equilibrio e una buona chimica, si creano gag spassose ma anche momenti più awww… fino a quel finale che lascia però un netto amaro in bocca per via di un’occasione mancata. Se siete in cerca di serie leggere da recuperare e volete tentare con Selfie perché, sebbene interrotta “sul più bello”, è pur sempre una visione piacevole, fatelo quindi a vostro rischio e pericolo: la delusione da cancellazione è dietro l’angolo.
5) From A to Z
Nello stesso anno di Selfie un’altra delle serie leggere che seguivo in quei mesi è stata prematuramente segata, questa volta dalla NBC.
Andrew (Ben Feldman) e Zelda (una Cristin Milioti appena uscita dal ruolo della Madre in HIMYM) sono una coppia che si conosce nel pilot e la cui relazione seguirà diversi momenti di sviluppo di episodio in episodio, ciascuno contrassegnato da una lettera particolare (“A is for Acquaintances”, “B is for Big Glory”, ecc.). Anche in questo caso il resto del cast risulta perlopiù di contorno, coinvolge il giusto e spesso si riduce a comic relief della situazione, catalizzando l’attenzione perlopiù sui due protagonisti che, in quanto a rapporti amorosi, non potrebbero essere più diversi: inguaribile romantico lui quanto razionale e inizialmente rigida lei. Eppure la chimica è buona e li ho adorati insieme fin da subito.
Sì, forse più delle altre serie menzionate in questa lista A to Z potrebbe a prima vista apparire dimenticabile, ma l’ho trovata comunque un buon prodotto di intrattenimento, soprattutto per chi ama la vena sentimentale. Confesso che il motivo principale per cui la cancellazione mi è rimasta sul groppone è che a ogni episodio ci veniva ricordato che questo era un “comprehensive account of their relationship from A to Z” ma ci siamo fermati alla M… e questo lo Sheldon in me non lo può accettare! C’era inoltre il dubbio su come la relazione sarebbe effettivamente andata a finire: la voce narrante (Katey Sagal) ci diceva che “Andrew e Zelda sono stati insieme per tot. mesi, giorni e ore”… e poi? Si sono lasciati, stanno ancora insieme e il conteggio era semplicemente per darci un’idea, uno dei due è morto (sorry, ma visti i precedenti…)? In sostanza, serie lineare e senza grossi scossoni ma comunque apprezzabile, con un finale non propriamente chiuso ma, tolta la questione dell’alfabeto, neanche che ti fa strappare i capelli per la voglia di saperne di più, quindi recuperabile senza traumi.
https://www.youtube.com/watch?v=6h2zyVrPSqw
BONUS) Galavant
Nonostante questo gioiellino al contrario delle altre serie in lista abbia avuto l’onore di allietarci per più di una stagione, ho DOVUTO comunque menzionarla perché il finale lasciava spazio a ulteriori sviluppi (sebbene chiuda le principali linee narrative, ne lascia aperta una che avrebbe potuto meritare un prosieguo)… e poi perché di Galavant, a prescindere, non se ne ha mai abbastanza! Seriamente: appena diciotto episodi totali da solo venti minuti ciascuno? Not. Good. Enough!
Purtroppo la serie sembrava nata sotto una cattiva stella, perché già il primo rinnovo è stato sudato.
Se vi siete persi questa breve serie ABC, inserita come “segnaposto” per Once Upon a Time durante il periodo natalizio e che ne riprende giocosamente il tema fiabesco ma con un twist goliardico e in stile musical, correte a farvi due risate con il suo brillante cast e con quelle canzoncine talmente orecchiabili che non riuscirete più a non fischiettarle mentre fate le faccende di casa. Se non siete pienamente convinti, eccovi un paio di buoni motivi per dargli una chance. Poi personalmente avevo già avuto modo di dichiarare il mio affetto al personaggio di King Richard QUI…
Nessuna di queste serie leggere sarà forse epocale, anche all’interno del solo panorama di show più “light”, ma ognuna ha avuto qualche piccolo particolare che me l’ha fatta seguire con piacere e mi ha lasciato con una smorfia di delusione nello scoprire che non è riuscita a guadagnarsi un rinnovo.
Fatemi sapere nei commenti se vi ho incuriosito, quante di queste serie leggere che secondo me avrebbero meritato di più avete già visto e, se sì, cosa ne avete pensato.
Alla prossima!