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Hawkeye – Recensione di fine stagione: Cosa significa essere un Avenger?

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Hawkeye – Recensione di fine stagione: Cosa significa essere un Avenger?

Hawkeye – Recensione di fine stagione: Cosa significa essere un Avenger?

È giunta al termine anche l’ultima delle serie tv targate Marvel che questo 2021 ha deciso di donarci, quella meno attesa dal pubblico ma che, per quel che mi riguarda, può benissimo andarsi a piazzare al secondo posto della classifica – subito dopo Falcon & Winter Soldier.

Hawkeye ha messo tantissima carne al fuoco, ha esplorato innumerevoli storyline e ha gettato le basi per la fondazione degli Young Avengers. Ma, soprattutto, è stato un lungo e bellissimo elogio a Natasha Romanoff, quello che è sembrato un po’ mancare in Endgame per questioni di tempo, qui l’abbiamo finalmente ricevuto – ed è stato perfetto.

✔ Tra le serie uscite quest’anno è senza ombra di dubbio quella più farcita di azione, e che azione! Inseguimenti e combattimenti curati come se fossero destinati al cinema, non c’è stato modo di annoiarsi nemmeno per un istante e nulla è stato di troppo. Nulla. E una menzione speciale va all’arsenale di frecce che Clint è in grado di mettere insieme.
✔ Vincent d’Onofrio nei panni di Kingpin è quel tocco di classe che dona continuità alla scena Marvel e che permette finalmente di iniziare ad accorpare i Defender alla quarta fase dell’MCU. Io mi immagino il quartier generale della Marvel – e in particolare l’ufficio di Kevin Feige, con questa lavagna di sughero lunga ormai chilometri e piena di fogli, puntine e fili rossi, blu e gialli per riuscire a tener traccia di questa continuità senza combinare pasticci. E ci stanno riuscendo alla grande. Alla grandissima.
✔ Ho amato come Clint e Kate si siano presi cura l’una dell’altro e viceversa per tutto il corso della vicenda. In fondo sono entrambi due randagi – e il cane di cui si prendono cocciutamente cura ne è una buona metafora – che tentano di fare del loro meglio per rendere il mondo un posto leggermente migliore di come l’hanno trovato. Entrambi, inoltre, trovano nell’altro una guida: Kate ha bisogno che qualcuno le insegni come diventare un’eroina, mentre Clint che qualcuno gli ricordi che lui lo è già, un eroe.
✔ La Gilda, come si fa a non amare i membri della Gilda? Quelli che hanno lo scopo di sdrammatizzare ogni situazione in pieno stile Marvel?
✔ Ho amato la storyline di Maya, una boss della malavita al servizio niente meno che di Kingpin in persona, che però di malvagio non ha proprio nulla. La prova vivente che spesso ti ritrovi in una determinata posizione solo perché la vita ti ci porta, ma che in realtà il tuo cuore è altrove e arriva il momento in cui lo capisci. Molto appropriato che sia proprio lei l’antagonista principale di Clint/Ronin per quasi tutti gli episodi, uno scontro che inizialmente sembra dover per forza portare alla ricaduta al lato oscuro di Clint – e comunque alla morte di uno dei due – e che invece alla fine li “salva” entrambi – a livello morale, quantomeno.
✔ Vera Farmiga è la Eleanor Bishop perfetta. Sempre fredda e composta perfino di fronte all’apparente scoperta che quella macchietta innocente che è il fidanzato sia un criminale, la vediamo cedere alle emozioni solo e soltanto quando c’è di mezzo l’unica persona che per lei conta realmente, ovvero Kate.
✔ Amo che in tutte le serie uscite quest’anno ci abbiano dato un assaggio di cosa è successo durante il blip. In questo caso, mostrandoci Yelena in quel momento preciso.

✘ Capisco che sarebbe stato estremamente difficile inserirlo in una sceneggiatura già così pregna di eventi – e corta – ma un incontro lampo tra Clint e e qualcuno degli altri proprio non hanno voluto concedercelo nel corso della sua permanenza a New York. Un gran peccato.
✘ La durata. Non che non sia stata giusta, ma secondo me il materiale per almeno otto episodi ce l’avevano tutto e invece la Marvel va contro tendenza in un mondo telefilmico che ama allungare tutti i brodi fino a renderli acqua. Però un due episodi in più dai, giusto per tenerci compagnia fino a fine anno?
✘ Non credo ci sarà una seconda stagione, un po’ come per tutte le altre serie esclusa Loki – e lasciatemelo dire che è un vero peccato. Come è un peccato che questa serie sia passata così in sordina rispetto alle altre, solo perché il personaggio di Clint Barton non è amato quanto meriterebbe di esserlo.

Yelena Belova & Clint Barton – Sì, insieme. Perché insieme si prendono cura di Kate – ognuno a modo suo – e insieme riescono finalmente a lasciar andare il dolore per la perdita di Natasha. L’esatto opposto di due persone senza macchia, che però riescono a distinguere abbastanza chiaramente il bene dal male e che sono accomunati dall’affetto immenso per una persona che ha fatto da guida a entrambi. E che continua a fare da guida a entrambi, pur non essendoci più.

Lo scontro tra Yelena e Clint – Per lo stesso identico motivo per il quale Yelena e Clint sono in assoluto i personaggi migliori che la serie ci abbia donato.
✔ La “cena” tra Yelena e Kate – Le due ragazze hanno background opposti, eppure non sono poi così diverse, e difatti si trovano subito sulla stessa lunghezza d’onda e ancor meglio, si fidano l’una dell’altra. Yelena finisce per dare il beneficio del dubbio a Clint in virtù della fiducia cieca che Kate ripone in lui, Kate si affida a Yelena per scoprire la verità sulla propria famiglia e le crede senza riserve. C’è del potenziale per un’amicizia di quelle meravigliosamente disfunzionali.
✔ Il party di Natale che Kate organizza per Clint – È forse il momento definitivo in cui diventano una famiglia, nonostante si conoscano da una settimana e nonostante Clint continui a pensare che Kate dovrebbe tirarsene fuori finché è in tempo. Festicciola che poi Clint ricambia, portando a casa Kate per il Natale vero.

Esattamente come accaduto in The Falcon and The Winter Soldier, anche qua si passa molto tempo a interrogarsi sul significato di supereroe. Chi è un supereroe? Cosa significa essere un Avenger? Che significato racchiudono queste parole? In Falcon la si butta più sul senso della morale, dell’avere il coraggio di fare sempre la cosa giusta, di saper onorare ciò che simboleggia lo scudo di Cap. Qua invece sono stati esplorati anche dei significati più oscuri, ma non per questo meno veri e importanti. Steve Rogers e Sam Wilson non sono certo perfetti, ma non hanno scheletri nell’armadio degni di tale nome – e possiamo davvero ritenere Bucky responsabile a tutto tondo delle atrocità commesse, se esse sono state eseguite sotto condizionamento mentale? Non vale lo stesso per Clint Barton e Natasha Romanoff – co-protagonista assoluta della serie nonostante l’assenza fisica.

Può una persona che ha compiuto azioni orribili essere comunque considerata un eroe? Sì, perché nessuno è perfetto, l’importante è essere sempre e comunque disposti a fare what’s right, no matter the cost. Kate Bishop lo spiega bene a Clint, nonostante la giovane età, nonostante non sia un’eroina – non ancora. E fa tenerezza vedere una ragazzina spiegare all’uomo che ha sconfitto minacce di qualunque tipo e genere perché proprio lui sia un eroe. Perché ha combattutto gli alieni senza avere mezzo potere speciale, perché non si è mai tirato indietro da una battaglia, perché ha sempre difeso ciò in cui credeva e coloro ai quali voleva bene a discapito del prezzo personale da pagare. Perché ha donato speranza e infuso ispirazione nel prossimo. Quella di Ronin è stata una fase infelice della vita di Clint, ma in nessun modo può o deve oscurare tutto ciò che lui è ed è stato.

Esattamente come con Natasha, nonostante il proprio passato. Natasha che lo tiene per mano sempre, che è sempre accanto a lui e alla quale Clint non riesce a fare a meno di rivolgersi ogni minuto della propria giornata. La sua migliore amica, forse la persona più importante della sua vita – perfino più della propria famiglia. La freccia che non ha mai scoccato, quella che doveva ucciderla, e che è stata la scelta migliore della sua esistenza. Non è un caso che la scena più bella dell’intera serie, la più riuscita, sia quella in cui lui e Yelena si ritrovano nel dolore della perdita, perché Natasha li ha salvati entrambi e ha insegnato a entrambi a essere persone migliori. Natasha era la loro roccia, il loro punto fermo in un mondo così caotico da risultare difficilmente navigabile.

Per il resto, la serie si chiude lasciandoci con un numero di storyline aperte dal potenziale pressoché infinito. Finalmente l’MCU si è deciso a incorporare al suo interno le storie dei Defenders – in questo caso grazie a Kingpin che non abbiamo la certezza sia morto – lasciando la porta aperta a un mare di possibilità. Poi c’è l’ovvia introduzione degli Young Avenger con Kate Bishop che è stata ufficialmente presa sotto l’ala vigile di Clint. Laura è Mockingbird? Tutta la storia dell’orologio farebbe proprio supporre di sì! E poi, ora che Yelena e Clint si sono incontrati, scontrati e trovati, potremo vederli combattere spalla a spalla in futuro? E infine, che ne sarà degli Avenger originali superstiti?

85/100

Sei episodi solidissimi con difetti del tutto trascurabili per quella che, come ho detto in apertura, per quel che mi riguarda è la serie che si piazza al secondo posto del podio di quelle uscite quest’anno in casa Marvel.

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