
13 Reasons Why, l’adattamento di Netflix del romanzo di Jay Asher che parla di una studentessa del liceo che si suicida, è diventata il centro di forti discussioni nate da alcune organizzazioni che trattano di disturbi mentali, a causa della rappresentazione estremamente grafica della scena in cui Hannah Baker (Katherine Langford) si toglie la vita.
Il suicidio in se stesso non viene descritto nel libro; i lettori scoprono dal narratore del romanzo, Clay, che Hannah si è tolta la vita assumendo intenzionalmente un’alta dose di pastiglie. Ma il metodo di suicidio è stato modificato per l’adattamento televisivo e in un articolo per Vanity Fair, lo sceneggiatore Nic Sheff, ha difeso la scena, aggiungendo che la scelta è stata intenzionale.
“Credo fortemente che la cosa più irresponsabile che avremmo potuto fare, sarebbe stato non mostrare per nulla la scena della morte,” ha scritto Sheff. “Negli Alcolisti Anonimi, gli alcolisti vengono incoraggiati a pensare attentamente e dettagliatamente all’esatta sequenza degli eventi che succedono dopo la ricaduta. Succede la stessa cosa con il suicidio. Si deve analizzare la realtà che il suicidio non è assolutamente un sollievo – ma è un orrore agonizzante ed urlante.”
Alcune organizzazioni che trattano disturbi mentali hanno detto che la rappresentazione del suicidio in 13 Reasons Why è “rischiosa”, aggiungendo che c’è stato un aumento delle chiamate sulle helpline per il suicidio come prova che lo show stia scatenando depressione e pensieri suicidi negli spettatori a rischio.
Sheff – il quale ha tentato il suicidio in passato – dice di trovare questa risposta negativa “sorprendente”, visto che quello che lo ha salvato durante il suo tentativo di suicidio è stato il ricordo della storia di una sua amica che a sua volta aveva cercato di togliersi la vita.
“In altre parole, loro credono che sarebbe stato meglio lasciare la morte della protagonista all’immaginazione,” ha scritto. “Sin dall’inizio, ero d’accordo sulla rappresentazione del suicidio con più dettagli e attenzione possibile. Ho anche lottato per avere quella scena – parlando della storia del mio tentativo di suicidio con gli altri autori. … Mi sembrava che fosse l’opportunità perfetta per mostrare come è davvero un vero suicidio – per eliminare il falso mito che succede addormentandosi con tranquillità, e per far affrontare agli spettatori la realtà di quello che succede quando salti da un palazzo in fiamme verso qualcosa di molto peggio.”
Potete leggere tutto l’articolo di Sheff qua.