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Will & Grace 9×04 -Jack e Will in Soccorso

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Will & Grace 9×04 -Jack e Will in Soccorso

Bentornati, carissimi addicted! La puntata di questa settimana è stata decisamente strepitosa, nonostante abbia in parte accantonato la sua vena smaccatamente comica a favore dell’esplorazione dell’interiorità di uno dei personaggi e dell’impegno sociale. Forse sarò solo io a pensarlo, ma è proprio questa la qualità che all’epoca rese Will & Grace un cult: la capacità di sapersi spogliare, anche se non completamente, dei suoi panni ilari e di mettere a disposizione il medium della televisione di intrattenimento per trattare di temi purtroppo ancora per certi versi scomodi.
Se fino alla puntata di oggi potevo ancora avere dei dubbi, ora ne sono assolutamente certa: in un’America come quella odierna e nel mondo in generale c’era assolutamente bisogno di questo revival perché, triste a dirsi, c’è ancora un mare di ignoranza da attraversare e certe situazioni che possono sembrarci paradossali o quasi assurde per qualcuno rappresentano purtroppo una fin troppo concreta quotidianità.

Brutta cosa l’astinenza

Partiamo da Grace e Karen, che nel corso di questo episodio sono state relegate un po’ in un angolo per dare maggiore spazio alle (dis)avventure di Will e Jack.
Il fatto che Grace si senta così restia a rimontare in sella dopo la fine del suo matrimonio e dopo essere rimasta ferita dal tradimento di Leo non è per nulla strano o incomprensibile, ma la tentazione di farlo diventare un atteggiamento permanente per difendersi da ulteriori fallimenti è effettivamente molto forte.
Per fortuna abbiamo ormai imparato che su Karen si può sempre contare. Fra una molestia e l’altra al giovane assistente dello studio, la donna interviene ancora una volta per ricordare all’amica cosa significa essere vivi per davvero e per convincerla che non ci si deve vergognare dei propri istinti naturali… che poi lo faccia con la consueta irriverenza e brutale onestà è un altro paio di maniche.

Operazione Skip

Nelle precedenti recensioni avevo già fatto accenno al percorso che gli autori sembrano avere in serbo per Jack. Le mie supposizioni sono state sicuramente confermate dal suo incontro con Skip, il nipote, e da tutto ciò che ne è conseguito.
Lasciatemi un secondo per ribadire quanto io sia felice della scelta di puntare su questo personaggio, indubbiamente uno dei preferiti del pubblico, resistendo però alla tentazione di ridurlo a una versione macchiettistica di se stesso, cercando di giocare sul sicuro mettendogli in bocca le stesse battute di tanti anni fa, che alla lunga avrebbero potuto sembrare stereotipate e ripetitive.
Proprio Jack, il più eccentrico e naif del quartetto, si trova a sbattere contro il muro di mattoni dell’ignoranza e dell’intolleranza e a fargli lo sgambetto è proprio una delle persone a cui tiene di più, suo figlio Elliot. Vedersi rinnegato in maniera così sfacciata da lui non dev’essere stato facile per Jack, ma ha saputo affrontare queste circostanze non proprio fortunate con una dignità e una compostezza che solitamente non gli appartengono, neanche e soprattutto nelle questioni più frivole.

Sia lui che Will poi decidono di mollare tutto e di mettersi in viaggio per salvare un bambino appena conosciuto da quello che è un inferno che loro hanno già attraversato, anche se forse sotto altre forme, e per trasmettergli un messaggio di speranza nel futuro, per ricordargli che non importa cosa dica la gente, non c’è assolutamente nulla di sbagliato in lui.
Un applauso anche a Will, che si dimostra ancora una volta disposto a tutto per i suoi amici, anche a percorrere centinaia di chilometri e a sfidare con indomito coraggio Roberta, la nuova terrificante identità di Jane  Lynch (al secolo Sue Sylvester).

Al di là delle risate che alcuni momenti sono indubbiamente riusciti a strapparci, non dobbiamo comunque dimenticarci che, per quanto la narrazione attraverso lo stile ironico ed eccessivo di questa serie possa averceli fatti sembrare un’impossibile esagerazione, certe strutture, certe persone e certe convinzioni esistono davvero. Che ci siano davvero dei genitori che spediscono i loro figli in posti isolati dal mondo nell’agghiacciante convinzione che il loro modo di essere e di sentire possa essere estirpato o quantomeno represso sotto una marea di stronzate è un fatto risaputo, così come è risaputo che è allucinante che nessuno abbia ancora fatto qualcosa di incisivo e definitivo al riguardo.

Potrei anche dire “Meno male che non siamo in America”, ma sarei un’ipocrita enorme, perché l’Italia è offuscata dai pregiudizi e dalla stupidità esattamente nello stesso identico modo (noi non abbiamo i campeggi, ma temo che sia soltanto un effetto del fatto che di certe cose ancora non si parla, si preferisce tenerle nascoste e far finta che non esistano, salvo poi reagire con violenza quando un improvviso incontro/scontro ci impedisce di nascondere la testa sotto la sabbia e di ignorare ciò che non riusciamo a tollerare).

Potrei fare una lunga divagazione su come questa mentalità chiusa sia solo uno degli innumerevoli motivi che mi ha spinto a lasciare il mio paese in favore della verde Irlanda, ma non lo farò, in parte perché finirei per andare pesantemente fuori tema, ma dovete permettermi di aggiungere che è una vergogna che una terra che in passato ha dato i natali a scienziati, geni, artisti e visionari possa ora essere etichettata con il denigrante aggettivo “retrograda”.
Il fatto che non sia la sola non deve essere un sollievo, non deve essere mal comune mezzo gaudio, deve essere una vergogna.

Per una volta avevo davvero intenzione di non dilungarmi molto, ma questo episodio mi ha inevitabilmente portato a esprimere un pensiero che, per quanto forse elaborato in maniera tediosa e banale, non potevo fare a meno di vocalizzare.

Su note più allegre, passiamo alla top 3 della settimana, che non poteva assolutamente non comprendere:

  1. L’estetica posizione del pigiama party.
  2. Jack che non sa di cosa parlare al nipote texano perché non sa cacciare, non sa pescare e non sa dire a una donna cosa fare del suo feto.
  3. Karen che avvicina uno specchietto alla vagina di Grace per controllare che respiri e sia ancora viva.

Anche per questa volta è tutto, vi saluto e vi do appuntamento alla prossima settimana!

 

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