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Victoria | Recensione 2×05 – Entente Cordiale

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Victoria | Recensione 2×05 – Entente Cordiale

Questa settimana Victoria mi ha sorpreso, con un episodio dalle tinte inedite ed originali, oserei dire, sfumature che lo rendono particolare e diverso da tutto ciò che abbiamo visto finora. Per la prima volta infatti, per quanto mi riguarda, dall’inizio del suo percorso, “Victoria” porta in scena una puntata per definizione LEGGERA, solare, luminosa e soprattutto spensierata. Con questo non intendo dire che solitamente questa serie sia cupa e triste, tutt’altro, credo in realtà che trasmetta una sensazione di regale accoglienza ad ogni scena, la differenza sta nell’intensità delle storie e delle caratterizzazioni dei personaggi e delle relazioni, di solito infatti talmente profonde da togliere il fiato e lasciarti costantemente in preda a una travolgente ansia che dura per tutto l’episodio, alla cui fine resti inevitabilmente svuotato. “Entente Cordiale” invece smussa per la prima volta questa caratteristica dello show, inaugurando una serie di scelte inedite che portano l’episodio forse su un livello differente rispetto alla media sempre straordinariamente alta ma che mostrano un aspetto nuovo della serie senza perdere di vista davvero l’obiettivo creativo alla base dello show.

La prima novità che travolge la storia in questo episodio riguarda un radicale cambio di scenario, che imposta le linee guida dell’intera puntata e anche dei personaggi coinvolti. Nonostante la ragione del suo viaggio in Francia sia fortemente politica, è impossibile ignorare quanto questo nuovo contesto che fa da sfondo alla storyline centrale apporti un’abbagliante luminosità non soltanto alla serie ma anche alla sua protagonista, che in diverse occasioni viene quasi naturalmente incorniciata da una luce dolcemente intensa che sembra sposarsi perfettamente con i lineamenti quasi disegnati della Coleman.

L’esperienza francese mostra un lato di Victoria che credo non fosse così spensierato dai tempi dei suoi primi giorni a Buckingham Palace, quando il sapore di un’inedita libertà e di una netta distanza da sua madre e Conroy la inebriavano a tal punto da farla apparire come una bambina la mattina di Natale con l’età adulta impacchettata sotto l’albero. Ed è questa la stessa sensazione che si respira anche ora intorno al personaggio di Victoria, una sensazione di insolita pace e stabilità in ogni aspetto della sua vita, che la spinge ad abbracciare questa novità con inarrestabile entusiasmo e con quella caparbia ribellione che la caratterizza da sempre e che la invoglia a rompere tutte le consuetudini, decisa ad essere la prima nelle sue scelte, a lasciare un segno che porti il suo nome.

Come regina, Victoria appare ora fermamente determinata nei suoi propositi, matura abbastanza da capire la necessità di smuovere il re di Francia Louis Philippe dai suoi intenti di far sposare suo figlio con la regina di Spagna, ampliando in questo modo il dominio sul territorio europeo; ma allo stesso tempo Victoria non si smentisce nella sua originale impulsività, decidendo, dopo secoli di distanze, di incontrare personalmente il monarca francese e di farlo nel suo primo viaggio internazionale, raggiungendolo nel suo stesso regno. L’entusiasmo di Victoria, a partire dal tragitto via mare e perpetrato poi per tutta la durata del soggiorno, è costante e travolgente, è pari solo alla sorpresa e alla meraviglia che si ritrovano nei suoi occhi, nello sguardo di chi, nonostante abbia già vissuto alcune delle esperienze più catartiche della sua vita, ha ancora tanto da imparare e da vedere e Victoria non intende più precludersi alcuna occasione. La sensazione di libertà che la pervade, la possibilità di entrare a contatto in prima persona con una realtà sociale a lei sconosciuta e il desiderio di provare a farne parte anche solo per un giorno, sono tutti aspetti del suo viaggio che Victoria vive a pieno ma che non la fanno vacillare nei suoi obiettivi, in una missione che affronta in parte da sola ma che riesce a sostenere senza mostrare alcuna debolezza e rapportandosi a un monarca evidentemente differente da lei con cordiale maturità.

Il suo intero percorso è composto a mio parere da piccoli momenti individuali che hanno un sapore nuovo, che appaiono quasi come piccoli quadri fini a se stessi ma estremamente luminosi e brillanti e che nel complesso generale della storia permettono secondo me di arricchire quello che è il ritratto tridimensionale della protagonista. La volontà di apparire più “donna”, esattamente come le dame francesi, usando per la prima volta i raffinati cosmetici di cui scopre l’esistenza, la maturità dimostrata anche nel sapersi aprire alle consuetudini e alle particolarità della società francese, sono momenti che non solo impreziosiscono l’esperienza ma che le donano al tempo stesso concretezza e regale umanità. Il suo rapporto con il monarca Louis Philippe mi è apparso, almeno prima della risoluzione finale, sorprendentemente affascinante, per ovvie ragioni non completamente sincero ma intrigante nel confronto tra mentalità e personalità differenti. La scena che ha luogo nella serra privata del re e che permette finalmente ai due sovrani di affrontare la questione al centro di quella visita amichevole dimostra quanto Victoria cresca sempre di più come donna e come regina, senza temere più un confronto diretto, senza aver bisogno del sostegno di un uomo più esperto, Victoria sa come parlare, sa come rapportarsi nelle diverse situazioni e sa come ergersi dalla sua statura e dalla giovane età per far fronte a qualsiasi sfida le si presenti davanti, in qualsiasi forma.

Anche la rivelazione del “doppio gioco” condotto a sue spese da Louis Philippe nel finale non smuove affatto questa sua stabilità, scoprendosi pronta ad affrontare a viso aperto qualsiasi conseguenza fosse derivata dal suo viaggio, in ogni senso immaginabile.

Questo perché anche come moglie e madre, Victoria rivela in questo episodio un equilibrio sorprendente, nonché una forza in grado di reggere perfettamente le dinamiche familiari. Con accanto un Albert ancora fortemente turbato dai “recenti” avvenimenti ancora segreti [“recenti” poiché non è ben chiara la timeline in questo contesto, poco tempo sembra trascorso infatti dal precedente episodio ma evidentemente cresciuta appare la piccola Vicky], Victoria non soltanto affronta da sola il confronto politico con Louis Philippe ma si rivela anche uno straordinario sostegno proprio per la fragile emotività di Albert, diventando per lui l’unico supporto di cui aveva bisogno per riappropriarsi di un’identità che Leopold aveva minato. Affermandosi in maniera inedita come la costante più stabile della coppia, l’amore di Victoria è talmente assoluto e sincero da lasciare Albert libero di affrontare nel modo che più ritiene opportuno un turbamento che diventa sempre più evidente ma di cui Victoria non indaga volutamente le ragioni, gioendo invece della sua ritrovata spensieratezza nell’iconico bagno improvvisato tra le cascate francesi.


E solo quando Albert si scopre finalmente pronto per rivelarle la sua parte più oscura, Victoria si riafferma nella sua incredibile forza e nel suo amore incondizionato, rischiarando tutti i timori più bui di suo marito e ridonandogli quella sicurezza che aveva smarrito. Victoria sceglie Albert per l’uomo che è sempre stato, l’uomo che vuole al suo fianco, alla pari, nella vita privata e in quella politica del regno, dissipando con poche parole dubbi che sembravano quasi insormontabili.


E infine questa straordinaria stabilità la si ritrova anche nel suo ruolo di madre, mai così accettato con sorprendente serenità, sia nei confronti dei figli già presenti sia nei confronti di chi sta per arrivare. Siamo a quota tre, ne mancano sei.

Per quanto riguarda Albert, devo essere onesta: non è stato sempre facile viverlo in questo episodio, soprattutto se paragonato alla luce accecante che emanava Victoria [e permettetemi di dire, anche Jenna Coleman]. L’oscurità del dubbio proiettata su di lui da Leopold purtroppo è ancora piuttosto viva e la sua influenza è intensa su un personaggio che, se nel precedente episodio ne aveva comunque fatto “tesoro” lasciando libera in questo modo una passione travolgente che ha permesso al carattere di risplendere in nuove sfumature, adesso viene spento sempre di più, allontanandosi mille miglia non solo da Victoria e dal suo posto nel regno ma anche dall’uomo appassionato che Albert sa essere. In questo episodio così solare, Albert non è soltanto semplicemente turbato e assente, ma anche genuinamente spaventato da ogni minimo cambiamento, è instabile nell’umore e nel comportamento ed è costantemente alla ricerca di una valvola di sfogo che profumi di autenticità e che allo stesso tempo gli impedisca di pensare a tutto ciò che la confessione di Leopold significherebbe per lui come uomo, marito e padre.

Il bagno liberatorio sotto le acque delle cascate francesi è quasi metaforico, mi appare come un tentativo disperato di spogliarsi di ogni paura, dubbio, preoccupazione e segreto, per “tuffarsi” in una realtà in cui non deve essere ciò che il mondo si aspetta che lui sia ma può soltanto vivere, anche solo per poche ore, una libertà che appariva come un miraggio, trovando proprio in quel momento la forza e il coraggio di riemergere e guardare lucidamente una soluzione che era sempre stata al suo fianco e che doveva soltanto voler vedere.

Victoria diventa per lui l’ancora di salvezza che arresta finalmente il suo distruttivo turbinio di emozioni, riportando la stabilità nella sua vita e ricomponendo la fermezza della sua persona.



Purtroppo però Ernest non può usufruire della stessa fortuna. Se per Albert è paradossalmente più facile mostrare i suoi tormenti e fare pace con i suoi demoni, continuo a credere che nessuno guardi davvero Ernest per scorgere le sue ferite sotto la corazza di sicurezza e spavalderia che indossa pur di mascherare le sue emozioni e non renderle una debolezza. Ernest mi è apparso in questo episodio quasi “regredito” alle sue vesti di playboy con cui l’avevamo conosciuto ma questa volta non c’è la leggerezza di un cuore intatto a reggere la sua farsa ma un sorriso cinico e spento con cui si accompagna a momenti passeggeri e conoscenze vuote nella speranza che possano diventare una mera distrazione. Anche la sua cordiale disponibilità nei confronti della giovane Wilhelmina, adesso lascia il posto a una gelida distanza, mentre la scomparsa di suo padre appare ancora come un fantasma non del tutto archiviato e il ricordo di Harriet un demone che non riesce a scacciare.



Sempre più pericoloso ma innegabilmente affascinante e ormai quasi evidente è il legame tra Lord Alfred e Lord Drummond, inevitabilmente ancora più vicini in quanto entrambi partecipi del viaggio in Francia della regina. La scoperta del fidanzamento di Drummond sembra infatti aver raffreddato le interazioni tra lui e Lord Alfred ma la forzata vicinanza soprattutto in un contesto così distante e quasi “fuori dal mondo” britannico come il regno francese, considerato “poco rispettabile” in confronto alla regalità dell’Inghilterra, spinge entrambi i giovani Lord ad abbassare nuovamente le rispettive difese, ritrovandosi più complici che mai, almeno per la durata di questa improvvisa “fuga” dalla loro realtà.


Si riappropria invece della sua vena sorprendentemente [per la serie] esilarante la duchessa di Buccleuch, la cui presenza obbligatoria in Francia dà vita a piccoli siparietti onestamente irresistibili, alimentati ovviamente dalla straordinaria espressività di Diana Rigg e anche dai confronti con la personalità diametralmente opposta di Victoria.



La cena finale di ritorno a Buckingham Palace la descriverei quasi “rassicurante” in quanto si respira nuovamente l’eleganza regale e la compostezza innata del regno britannico, come se la realtà dei protagonisti tornasse improvvisamente sui giusti binari dopo un’improvvisa deviazione di percorso di cui tutti loro (beh, tranne la duchessa di Buccleuch ovviamente) avevano bisogno.

E per restare sempre aggiornati sulla nostra regina Jenna Coleman, ricordate di seguire questa meravigliosa pagina facebook a lei dedicata:

» take care of Jenna Louise Coleman.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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