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UnREAL | Recensione 2×09 – Espionage

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UnREAL | Recensione 2×09 – Espionage
Episode 209 day 3 of 7

Eccoci di nuovo insieme per il commento alla puntata pre-finale di UnREAL!

A essere sincera ho temuto per tutta la settimana che si sarebbe rivelata una puntata non all’altezza del solito ritmo spedito e pressante a cui UnREAL ci ha abituati Avevo ipotizzato che, come spesso accade, si sarebbero tenuti le munizioni in vista del gran finale che ci aspetta tra sette giorni.
Invece, con mia grande soddisfazione, si è trattato di un episodio decisamente scoppiettante su molti fronti, e di giusta introduzione e supporto a quella che mi auguro sarà una finale di stagione con i fuochi d’artificio, se vogliono eguagliare quella dello scorso anno.

Lasciatemi iniziare con la cosa che mi preme di più: Coleman, infame!! In un impeto di generosità ho voluto dargli il beneficio del dubbio, alla fine della scorsa recensione, ma anche quello spiraglio, che  per onestà intellettuale malriposta, avevo voluto garantirgli, è stato spazzato via. Non faceva nessun triplo gioco, con Yael. Stava facendo solo i propri interessi, come al solito, come Quinn – grande conoscitrice della natura umana – aveva sempre sospettato, mettendo in campo una strategia che, francamente, non è stata per nulla all’altezza delle maestre dell’arte della manipolazione che si è trovato a frequentare. Il mio biasimo è anche maggiore se penso a come ha fatto l’ipocrita per tutto il tempo, quando se ne andava in giro a spargere moralità in ogni angolo del set, perché solo lui era l’angelo del focolare. È proprio vero che chi punta il dito, di solito alla lunga si rivela peggiore di chi aveva giudicato con tanta superiorità.

Ho trovato Rachel molto “in sé” (con le limitazioni di significato che può avere una considerazione del genere in questo contesto) e più lucida rispetto a come l’avevamo lasciata, quasi in stato catatonico e in fondo al baratro, senza nessuna speranza di risalita in tempi brevi. Ha una capacità di recupero non indifferente e, come sempre, il lavoro è ciò che rischia di distruggerla, ma è anche il rimedio che la rimette in pista.
Mi è parso evidente che Rachel abbia capito subito, fin da quando ha spiato Coleman fuori dal suo “ufficio-prigione di lusso” le reali intenzioni della persona che, più di tutte, si vantava di essere quella che si preoccupava di lei e del suo benessere. Stiamo parlando di Rachel. Come pensavi di batterla, Coleman? Con le tue storielle poco originali su quanto tieni a lei, tu, unico e solo, in un mondo di pescecani? Per favore. Vogliamo manipolatori all’altezza del loro ruolo, non mezze calzette.
Coleman non ha nessun ripensamento riguardo al fatto di aver estorto la confessione a una persona visibilmente non nelle condizioni di scegliere consapevolmente il da farsi. Quindi, Coleman, è inutile che tu adesso faccia il santo su “mostriamo al pubblico intero la verità sugli orrori che si nascondono nel mostruoso e disumano mondo televisivo”,

The whole despicable culture… the deceit, the lies, back-stabbing, and cover-ups.

quando tu ti sei approfittato di una persona non in possesso della sue facoltà mentali ed emotive, per avere le prove di tante nefandezze, solo per fare carriera.

Coleman mette in campo quelle due nozioni di controllo psicologico che conosce, quando tenta di convincere Rachel che solo lui sa capirla e che solo insieme potranno cambiare il mondo e salvarsi lontani dalle macerie di una civiltà in rovina, come dipinge Everlasting. Si arriva in fretta al punto in cui le fa presente che ci si trova di fronte a una distruzione inevitabile: si tratta di scegliere se lasciare che dentro un fosso ci vada Quinn o se finirci lei stessa. Mors tua vita mea, chi scegli Rachel?
Quando Rachel ha affermato, nella loro discussione, che non poteva fare una cosa del genere a Quinn, mostrandosi leale, ha toccato il punto di non ritorno di Coleman, che va su di giri, perdendo compostezza, perché non ha mai tollerato di essere messo in secondo piano nel rapporto esclusivo tra Quinn e Rachel. Io lo capirei anche, perché un legame del genere è soffocante e non permette a nessun altro di insinuarsi nelle sue pieghe e sopravvivere, ma, in questo caso, Coleman vede Quinn solo come l’ostacolo che gli impedisce di tornare a essere il ragazzo prodigio venerato dal network. Rivuole gli elogi e l’ammirazione per i quali non ha mai dovuto lottare.

Rachel, what would she do if she actually cared about you? She’d have you get the hell out of this place, because it’s killing you. Quinn is killing you.

È proprio a questo punto che, a mio parere, Coleman ha perso Rachel del tutto (baciare Yael non ha chiaramente aiutato, e nemmeno passarci la notte, in un secondo momento). Coleman non si rende nemmeno conto della contraddizione in cui cade: secondo il suo assioma, Quinn avrebbe dovuto impedire a Rachel di tornare sul set, se davvero avesse tenuto a lei. E dove ha portato Mister Coerenza la sua indifesa Rachel, appena usciti dalla clinica? Proprio sullo stesso set che la stava uccidendo, per metterla di fronte a una telecamera ed estorcerle una confessione. È chiaro che, a un certo livello, Coleman ha ragione: il mondo corrotto di Everlasting è completamente degenerato e giustizia vorrebbe che venissero esposti tutti i misfatti commessi e che qualcuno se ne assumesse la responsabilità. Azioni del genere non è giusto che rimangano impunite. Certo è che Coleman è mosso unicamente dal desiderio di usare quelle informazioni a suo vantaggio, posizionandosi moralmente proprio a livello delle damaged women che disprezza tanto.

Confesso di aver tollerato a fatica la separazione di Quinn e Rachel per gran parte della stagione, e sono quindi stata estremamente felice di vederle finalmente insieme. E quel che mi ha toccato il cuore (mi rendo conto che è strano affermare, in uno show in cui passo il tempo a prepararmi alla prossima coltellata, che ci siano dei momenti di autentica tenerezza) vedere Quinn tanto entusiasta e genuinamente contenta di riavere Rachel dalla sua parte. All’inizio abbiamo una Quinn sulla difensiva che tenta di tenerla a distanza – spedendola a fare l’assistente di Madison – quasi per proteggersi, mentre Rachel cerca in ogni modo di tornare nelle sue grazie, perché ha bisogno di tornare al lavoro.

Rachel, invece, è rimasta emotivamente un po’ più sulle sue, nei loro scambi via via più amichevoli, facendomi chiedere, a un certo punto, se non avesse orchestrato tutto con Coleman, perfino il suo bacio con Yael perché Madison li cogliesse in flagrante, convincendo così Quinn di essersi staccata da lui e di essere tornata nel loro vecchio team, per carpirle una confessione. Vedo complotti dappertutto? È che a un certo punto tutte queste tattiche mi prendono la mano e mi aspetto doppio/triplogiochisti a ogni angolo.
Le ho guardate emozionata in tutte le scene che le hanno viste recuperare la loro sintonia e il piacere di stare insieme, soprattutto l’aria felice di Quinn quando si è resa conto che Rachel era tornata operativa come un tempo e al suo fianco.


Un’altra scena in cui ho visto il loro legame riconnettersi (più o meno) intatto è stato quando, sedute sul divano in un momento di relax che, nel tempo, devono aver vissuto in infinite piacevoli ripetizioni, alla fine di lunghe giornate trascorse sul set, hanno parlato finalmente senza nessun astio, senza essere più due nemiche.
960

– Welcome back, Goldberg. I missed you. It’s much more entertaining when you’re around.
– It’s good to be back.

E questo scambio di sguardi?

Quello che non mi ha fatto gioire completamente della loro reunion è lo sguardo di Rachel quando scruta Quinn e Booth felici accanto a lei, qualcosa che nemmeno Quinn è stata in grado di interpretare e che mi ha lasciato molto perplessa, insieme al resto della costruzione della scena. Devo preoccuparmi?

Passando a un altro argomento, diciamo subito che la parte della costruzione della vendetta di Rachel contro Yael/Hot Rachel è stata – ed è durata – decisamente troppo. È una trovata di pessimo gusto, al di sotto degli standard del duo cinico-amorale, e non perché sia stata troppo crudele (parliamo di gente che ha indotto una concorrente a buttarsi dal tetto), ma perché si è trattato di una goliardata inelegante, assolutamente non all’altezza del loro modus operandi. Ho trovato un po’ fuori luogo le grosse-grasse risate di Quinn, che ha tirato fuori la storia in-ces-san-te-men-te, al punto che non faceva più ridere nessuno, così come l’umiliazione finale da parte di Rachel, quando già la ragazza era stata asfaltata sconfitta. Hai vinto, Rachel. Insistere in quel modo è sparare sulla Croce Rossa. Che senso ha affondare il coltello nella piaga?
    

Si è tirato troppo per le lunghe qualcosa che era solo un’idea infantile pescata dritta dalle scuole medie. Prenderei in prestito fuori contesto le parole di Jay per definire l’accaduto e il comportamento di tutti.

Nonostante questo, ammetto che non vedevo l’ora che qualcuno rimettesse Yael al suo posto, dopo che per l’intera durata del programma se ne è andata in giro del tutto disinteressata al contesto del concorso, con quell’aria da “Sono genio solo io”. Non volevo che accadesse in quel modo, ovvio. Però qualcuno doveva pur occuparsene. Come poteva poi pensare di mettersi contro Rachel, regina indiscussa con anni di esperienza alle spalle e, soprattutto, come ha fatto a non notare il pericolo di una Rachel insolitamente conciliante e dimessa, a servizio di Madison? Non hai imparato niente, Yael? Eppure sembravi tanto furba.
Mi coglie inoltre di sorpresa la sua sfuriata finale (prima di darsi a Coleman) sul mondo di pazzi pericolosi in cui è finita:

These people are insane! I’m not staying here!
I am not safe here. Did you see what Rachel did?
She poisoned me, Coleman!

Adesso si rende conto che sono dei coccodrilli pronti a mangiarsela in un boccone alla prima occasione? Dove è stata finora? Non era lei ad aver proclamato “Reality shows kill?”. O pensava di essere al di sopra di ogni rischio, mentre cercava il modo di distruggerli, indisturbata? Sei finita in un gioco più grande di te, Yael. (Non capisco però perché allora si sia dato per scontato che sarebbe uscita lei. Non possono essere incidenti che accadono? La gente non può avere mal di pancia, nella vita?). Qual è il motivo, inoltre, per cui è tanto ossessionata da Rachel, al punto da essersi presa prima Jeremy e poi Coleman?

La love-story tra Quinn e Booth, che fin dall’inizio ha viaggiato con l’acceleratore premuto al massimo, si è scagliata, frantumandosi, contro un muro di cemento armato. Quinn non è in grado di avere figli e la mazzata, arrivata nel momento in cui era un po’ più serena, grazie all’amore di Booth e il ritorno di Rachel, la devasta. Ho sempre detto di trovare Quinn molto onesta con se stessa, e lo penso anche in questa occasione. Ha sempre saputo che per vivere il sogno che Booth le proponeva, e che la faceva fantasticare di mondi domestici a lei preclusi, tutto avrebbe dovuto funzionare alla perfezione, in base alle aspettative e ai desideri dell’uomo, tanto ricco da potersi permettere tutto il comprabile, viziato a tal punto da quello stile di vita senza limiti da trovare normale imporre a una donna l’ultimatum della maternità due giorni dopo averla incontrata, come se si fosse trattato dell’ultimo capriccio da ottenere. Quando il sogno di una famiglia si infrange, Quinn è molto rapida a rendersi conto che, nonostante le sue buone intenzioni, Booth ci metterà un attimo a sbarazzarsi di lei, giocattolo ormai inutile e privo di quello che lo rendeva attraente ai suoi occhi. Ed è per questo motivo che gioca d’anticipo e lo lascia, con grande dolore e rabbia.
Quinn ha una reazione decisamente drammatica di fronte alla notizia, che io trovo giustificata, non solo perché si tratta pur sempre della distruzione senza possibilità di appello (così le sembra) dell’ultima fantasia romantica che si era permessa di sognare, ma soprattutto perché è l’annullamento di un’opzione, quella della procreazione, che ha smesso di essere una possibilità, finendo nel campo dei rimpianti. Io le credo quando dice di non aver mai desiderato avere dei figli, e penso in realtà che non li volesse davvero e di sicuro non con il primo che passava, ma un conto è scegliere di non averne, un conto è che la natura ti sbatta la porta in faccia, se pure eri consapevole di non avere più tutto il tempo del mondo a disposizione.
Di certo però non mi aspettavo che andasse a demolire il cuore dello show con una mazza da golf, anche se, guardando la scena, ho trovato simbolico che riversasse la sua rabbia su quello che crede colpevole della fine della sua possibilità di poter avere, un giorno, una vita diversa: se non avesse dato tanto (tutto) di se stessa a quel lavoro, a quel set, forse non sarebbe arrivata troppo tardi a desiderare di avere altro nella vita, qualcosa che la natura adesso le preclude.
   

L’unica che può davvero aiutare Quinn in un momento del genere è Rachel. La scena tra loro due è forse quella più sentita e più emozionante dell’intera stagione. Ho avuto gli occhi a cuore come se si fosse trattato della riappacificazione di due amanti romantici a lungo perduti. Quinn si trova davanti proprio la persona che, in modo sublimato, ha rappresentato quella figlia che nella realtà non avrà mai, nonostante le leghi un rapporto insano e distruttivo, come si è sempre detto. A modo suo Quinn tiene a Rachel molto seriamente. E anche Rachel si rende conto, in quella scena, che al di là del fatto che Quinn sia l’unica di cui può fidarsi, alla fine è da lei che torna sempre ed è lei che sceglie, sempre.
Quinn si risolve a fare esattamente quello che Coleman, nei suoi vaneggiamenti manipolatori, aveva descritto come il vero atto d’amore: allontanare Rachel da un luogo infelice e insano che le fa solo del male. È struggente e pieno di dolore il modo in cui le dice di volerle bene e la invita con urgenza ad allontanarsi da lì (licenziandola, come estremo gesto), per non fare la sua stessa fine, per non rinunciare a se stessa a favore di un sogno lavorativo che non può renderla completa, non può delimitare i confini del suo mondo relazionale.

I need you to get out of here.You got to go, okay, while you still have time.
I just want you to be happy.
Just don’t get stuck here.
I love you. I love you. You’re fired. Fired.

Rachel, per una volta, si fa carico del disagio di Quinn e la scuote, per farla tornare alla realtà, nel loro classico modo rude che nasconde autentico affetto (a questo punto reso esplicitato): non è tempo di piangersi addosso. Bisogna salvare la loro creatura che Coleman vuole far saltare in aria, e per farlo devono tornare alleate come un tempo.
     

Ho sempre fatto i complimenti a Shiri Appleby, per come sa interpretare magnificamente le nuances di Rachel, in tutte le diramazioni minuziose e complesse che prende il suo personaggio. Questa volta voglio elogiare la bravura di Constance Zimmer che, nei panni di Quinn, sa essere estremamente credibile come aguzzina cinica priva di ogni moralità, risultando affascinante e mai odiosa – una vera villain di successo -, ma che sa rendere con grande efficacia anche le incursioni di Quinn nel mondo dei sentimenti genuini.

Vorrei far notare la parabola discendente di Coleman che, da bravo ragazzo completamente avulso da qualsiasi contesto di meschinità e azioni riprovevoli, si fa insegnare a hackerare il telefono di Rachel, per spiare lei e Quinn, e ottenere le prove della loro colpevolezza. E, soprattutto, l’atteggiamento completamente privo di ogni consapevolezza morale per aver fatto qualcosa di illegale (tanto per cominciare) con cui glielo racconta, orgoglioso di sé. Che cosa ti hanno fatto Coleman? Quando hai perso il controllo delle tue azioni e sei sprofondato nel cieco convincimento che il fine giustifica qualsiasi mezzo? Quest’uomo ha perso di vista la differenza tra il Bene e il Male.
Ho trovato agghiacciante, quasi una parodia grottesca, l’abbraccio tra lui e Rachel, quando lei chiaramente stava mentendo solo per sapere quali prove avesse in tasca – ma del resto lui non si è mai accorto di quando si inventava qualche storia, troppo incentrato sul suo piccolo ego insignificante – e lui non faceva che ripeterle le sue solite frasi atte a convincerla che l’aveva fatto per il suo bene e che, proprio per farla stare meglio, l’avrebbe mandata in una clinica psichiatrica, mentre lui si godeva tutto il successo ottenuto grazie alla storia estorta con l’inganno. Rinchiudete lui! (Confesso di non aver ancora deciso se Coleman crede davvero a quello che sostiene, nei suoi deliri di protagonismo, o se mente sapendo di mentire. Spero per lui che si tratti della seconda ipotesi).

You’re, like, truly the only person that, like, actually cares about me.
I just want you to be happy and healthy and whole.

Per fortuna il duo è tornato, intenzionato a far fuori tutti i suoi nemici. Finalmente.

Per il resto, io non ho ancora capito dove voglia andare a parare la *relazione* tra Tiffany e Chet, anche se la trovo infinitamente più interessante di quella tra Tiffany e Darius, perché, diciamocelo, quanto è noioso Darius, chiunque gli si metta accanto? Ma dove è finito Adam? Non possiamo farlo tornare almeno per la finale? Quest’anno non solo non hanno approfondito le storie delle contendenti, impedendoci di affezionarci a loro, ma hanno scelto un protagonista di un’insignificanza offensiva. Ci credo che a Everlasting ogni settimana combattono per tenere alti gli ascolti e devono sempre creare dei diversivi. Se dovessimo rimanere a guardare per l’appeal di Darius ci addormenteremmo davanti alla televisione. Ha ragione Chet quando parla di zero chemistry. Ma non solo con Tiffany, con tutte le corteggiatrici!

Come avevo temuto, il sole è tramontato sul regno di Jay, degno compare di Darius, in quanto a idee geniali. Capisco che sia la persona con qualche residuo di moralità, ma decisamente non è l’ambiente adatto per lui. Non è all’altezza dei giochi strategici che si fanno lì dentro, pur comprendendoli, e per questo non può essere vincente. Ha anche completamente frainteso il tipo di riconoscimento che poteva venirgli dall’essere il Prescelto di Darius. Come gli ricorda Quinn, nessuno prende mai sul serio le richieste dello scapolo dell’anno. Non è così che si manda avanti il programma. “Never let your star run the show“. Jay non la prende benissimo.

Madison invece è fiorita e ha percorso con grande successo la strada che si era riproposta, diventare la nuova Rachel, per farsi notare da Quinn. Cosa che è in effetti successa, visto che Quinn si è complimentata con lei. È anche riuscita a indurre una delle sue ragazze a seguire i suoi consigli, in un discorso che è suonato molto convincente e che ci ha lasciato la perla: “If you don’t want to be a loser, then win!“.

Non vedo l’ora che sia la prossima settimana per vedere quale grande spettacolo ci hanno confezionato per la super finale! Ecco il promo.

Per rimanere sempre aggiornati, vi consiglio di passare da questa pagina UnREAL Italia e mettere un like!

Ci vediamo la prossima settimana per l’ultima puntata di questa stagione!

– Syl

2 COMMENTS

  1. Telespettatrice che, segnata da questo telefilm, si aspetta complotti ovunque? Presente! Syl, non sei la sola 😀
    Per tutta la puntata ho guardato Rachel che si aggirava sul set, sorniona e con quel sorrisino difficile da decifrare, senza riuscire a capire quali fossero le sue intenzioni. Vedevo Quinn così entusiasta del fatto che Rachel fosse tornata e mi dicevo “aspetta Quinn ad esultare che qui può esserci una sorpresa finale”.
    Anche la scena sul divano l’ho vissuta con il pensiero “possibile tradimento, possibile tradimento” che continuava a lampeggiare. E’ stato particolare, vedere la contrapposizione tra lo stato d’animo di Quinn contenta ed euforica che dice, apertamente, a Rachel che è una delle due persone a cui tiene, e, dall’altro lato, vedere Rachel sempre compassata, sulle sue. Quando hanno introdotto il discorso relativo a Mary, ecco che ero ormai quasi sicura che Rachel facesse parte del team Coleman (certezza divenuta definitiva, quando hanno inquadrato il brutto traditore, infame e bugiardo che ascoltava la conversazione).
    Mi piace quando le puntate riescono a lasciarti così in sospeso fino alla fine e, in questo caso, a mio avviso hanno orchestrato tutto benissimo.
    Per quanto riguarda la vendetta nei confronti di Yael, concordo pienamente con te. Quando ho visto partire Rachel per la sua “missione hot Rachel”, mi aspettavo qualcosa di completamente diverso e più in punta di fioretto, come nel suo stile, invece… e poi, appunto, come hai detto, la cosa è stata tirata troppo per le lunghe e non era sicuramente una trovata tale da meritarsi grossi applausi e inchini da parte di Quinn.
    Bellissimo e intenso il finale. Molto forte e d’impatto, come hai sottolineato, la scena in cui Quinn distrugge il cuore dello show che lei ha creato, ma che le ha tolto tanto e bellissimo il dialogo con Rachel, quel “ti voglio bene. Vattene. Sei licenziata”. Significativo il fatto che Quinn faccia proprio ciò che Coleman, poco prima, aveva affermato che lei non avrebbe mai fatto, a dimostrazione del suo legame autentico con Rachel e del fatto che la vuole salvare da quel mondo che fagocita tutto. Mi ha colpito come, in una sola puntata, per ben due volte vi sia stata una dimostrazione di affetto così esplicita da parte di Quinn verso Rachel.
    Sull’abbraccio finale, concordo… “it’s so beautiful”.
    Ed ora che il magnifico due è tornato più unito che mai, comincia a tremare Coleman!!
    (Ho visto il promo e devo dire che lo sguardo di Rachel, continua a rimanere qualcosa di indecifrabile…). Curiosità a mille per il finale!
    Alla prossima! 🙂

    • Sì, anche io ho continuato a pensare che Rachel fosse “Team Coleman”, soprattutto come dici tu quando l’hanno inquadrato ad ascoltare la loro conversazione. Adesso voglio vedere come faranno Coleman e Yale, che non sanno nemmeno da che parte si comincia a combattere una guerra, alle prese con il duo finalmente riunito. Mi spiace che siamo arrivati alla fine, ma le puntate di UnREAL quasi non riesco a godermele perché voglio sempre vedere quella successiva! Non oso nemmeno immaginare cosa abbiano preparato per la finale, anche se poi mi spiacerà attendere un altro anno prima di rivederli (ma almeno hanno già rinnovato, un pensiero di meno!). Grazie come sempre dei tuoi commenti settimanali! 🙂

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