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Timeless – Un nuovo capitolo ha inizio

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Timeless – Un nuovo capitolo ha inizio

Finalmente “Timeless” è tornato!
Abbiamo temuto per la sua cancellazione, abbiamo pianto quando lo hanno cancellato e gioito quando è stato annunciato il sorprendente rinnovo. Sappiamo tutti che questo show è di puro intrattenimento, ma questo non significa che sia una brutta serie, anzi, il contrario: è avvincente, divertente e ha dato spessore a tutti i personaggi in modo semplice, soprattutto quelli principali, creando un bel trio affiatato; inoltre, c’è un bel mistero da risolvere.

Come in un curioso scherzo del destino, infatti, una serie il cui titolo significa letteralmente “senza tempo” torna sui nostri schermi dopo aver ricevuto una seconda possibilità quando ormai il suo tempo sembrava definitivamente scaduto. E potremmo dire che “Timeless” appare, per questa ragione, intenzionato a sfruttare nel migliore dei modi il tempo inaspettato che gli è stato concesso, ma la verità è che abbiamo trovato questa première esattamente in linea con la prima stagione, vale a dire grandiosa.

Questo primo episodio ci ha portato a qualche settimana dopo la scoperta che anche la madre di Lucy ha sempre fatto parte della Rittenhouse, una rivelazione che lo scorso anno aspettavamo un po’ tutti, perché lei stessa aveva scelto di non rivelare nulla a Lucy del suo vero padre e questo implicava un motivo non irrilevante.

La puntata è, naturalmente, una semplice introduzione a ciò che ci aspetta in questa seconda stagione e serve a riunire il trio di protagonisti, tuttavia ha dei momenti interessanti e parte con il botto. Letteralmente, visto che la Rittenhouse fa saltare in aria le Mason Industries, uccidendo buona parte di coloro che abbiamo visto lavorare per fermare Garcia Flynn nella prima stagione.

Ritroviamo, così, il nostro team costretto a lavorare in segreto, per sfuggire proprio alla Rittenhouse, ma intento a cercare Lucy. Beh, soprattutto Wyatt, con il costante appoggio di Rufus.

Fedele alla struttura che ha caratterizzato tutta la prima stagione, questo primo episodio della seconda ci porta in un altro momento fondamentale della Storia, la Prima Guerra Mondiale, e ci fa incontrare nientemeno che Marie Curie e una delle sue figlie. Ed è proprio grazie a questo che veniamo introdotti al secondo momento cruciale della puntata, ovvero il cellulare in mano al Capitano e, dunque, la scoperta che qualcuno ha “giocato col Tempo” più di quanto ci aspettassimo.


Questo particolare porta alla rivelazione fondamentale e onestamente più intrigante vista sinora in “Timeless”: la questione Rittenhouse è molto più complicata del previsto, non si tratta solo di smantellare un’organizzazione che si è andata costruendo nel corso degli ultimi secoli, pertanto di trovarne i membri fondatori e i loro discendenti, la Rittenhouse è ramificata ovunque, ci sono cellule dormienti non si sa dove, composte da non si sa chi, e molto più organizzate di quanto Lucy, Wyatt, Rufus e persino Flynn si aspettassero, visto che hanno appositamente strumenti moderni con loro, per portare a termine un piano che i nostri protagonisti non hanno la minima idea di cosa sia. E noi con loro, ovviamente.
E questa è una svolta davvero interessante, che dà nuova linfa alla storia, evitandole di diventare ripetitiva rispetto alla prima stagione (rischio che si sarebbe corso con il semplice “troviamo i fondatori e i loro discendenti e fermiamoli”) e, soprattutto, permette quel ribaltamento di ruoli che Flynn aveva descritto a Lucy sin dal pilot e che sembra eliminare Flynn dalla categoria “main villain” (almeno per ora), come ci viene suggerito dal finale della puntata (terzo e ultimo momento cruciale di essa).
Proprio il fatto che fondamentalmente il “Time team” non sappia cosa voglia fare di preciso la Rittenhouse, cosa abbia portato queste persone a un tale fanatismo, fa essere la trama particolarmente avvincente, perché noi spettatori non sappiamo nulla, il mistero si dipana nel corso dei secoli ed è intessuto come la tela di un ragno e noi ne verremo a capo solo con i protagonisti, solo man mano che loro scopriranno gli scopi di questa organizzazione.
A tal proposito, è ovviamente molto interessante l’introduzione di questo nuovo personaggio, salvato da Emma e Carol Preston e portato dal 1918 al 2018, poiché sembra avere un ruolo fondamentale per la Rittenhouse.



Altro elemento centrale dell’episodio è quello emotivo, inerente a Lucy, al legame che unisce il trio e ai sentimenti che legano Lucy e Wyatt. Quest’ultima componente ha fatto un balzo in avanti rispetto alla scorsa stagione, dove la situazione tra i due era ancora piuttosto confusa.
In questa première, invece, abbiamo l’esplicita dichiarazione (da parte di Rufus per ora) in merito al fatto che Wyatt si è innamorato di lei.

Particolarmente bella è la nuova dinamica del trio, in cui le cose si sono in qualche modo capovolte: nonostante i tre di base siano sempre le stesse persone, con l’entusiasmo di Lucy per la Storia che persiste nonostante tutto, la testardaggine di Wyatt e i timori e le “lamentele” di Rufus, ora a dover essere forte non è Lucy per Wyatt (per la perdita della moglie) o per Rufus, ma sono loro a dover essere un appoggio per lei, un luogo sicuro, particolarmente Wyatt, visto che non solo Lucy ha scoperto della madre, ma soprattutto che quest’ultima è disposta a sacrificare la seconda figlia per gli scopi della Rittenhouse.

Questo primo episodio è, dunque, un buon punto di partenza per questa seconda stagione.

Sam

Lungi dall’essere sottotono o esagerato, il primo episodio della seconda stagione di “Timeless” riesce a mantenere stabile e sostenuto un ritmo vivace, entusiasmante e costante che era già stato protagonista assoluto nel primo ciclo di episodi, rendendo la serie sempre equilibrata e mai vittima di momenti vuoti. Il plot twist che ha caratterizzato il cliffhanger finale della stagione d’esordio imposta ora le direttive per questo secondo capitolo, capovolgendo con stile le sorti di una “guerra del tempo” (passatemi la citazione d’alto lignaggio) che sembravano a favore del “time team” per poi rivelarsi invece propizie per la fazione avversa, le cui redini sono adesso più salde che mai nelle mani di due donne capaci di nascondere magistralmente il loro vero volto per gran parte della loro esistenza, come straordinarie agenti dormienti. Per questo motivo, ho trovato profondamente soddisfacente non solo la rivelazione del doppio (o triplo) gioco di Emma (anche perché nel momento in cui si sceglie Annie Wersching come interprete, non ci si può davvero aspettare che faccia parte dei “buoni”), ma soprattutto la posizione di comando di Carol Preston, una donna la cui lealtà all’ideologia sembra superare addirittura l’amore materno non soltanto per la figlia che ancora le rimane, ma in particolar modo per quella che sa di aver perso, anche se non la ricorda, e che ad ogni modo non è intenzionata a riavere, non se questo significa danneggiare quella tradizione di cui fa parte da intere generazioni.

Eppure, paradossalmente, è straordinario notare quanto una madre così apparentemente cinica riesca a influenzare profondamente la vita e la personalità di sua figlia. Il personaggio di Lucy Preston è senza ombra di dubbio quello che più mi ha colpito fin dal principio a causa di una caratterizzazione incredibilmente sfumata che prendeva forma episodio dopo episodio, sino a raggiungere una stabile tridimensionalità. Ciò che però nella prima stagione poteva apparire come una tipica rappresentazione di una giovane donna “intrappolata” nell’eredità di sua madre e “costretta” quindi a percorrere il cammino che era stato disegnato per lei, diventa in questa première quasi un’autentica condanna nella vita di Lucy, che si rende conto di quanto asfissiante sia quel destino che sembra chiamata a rispettare, andando così ad amplificare una personalità dicotomica che Lucy aveva già mostrato prima ancora di venire a capo della verità sulle sue origini. Separata dalle uniche persone che al momento rappresentano per lei la sola certezza, e soprattutto convinta della loro inevitabile dipartita in seguito all’attacco sferrato alla base operativa, Lucy appare in questa première più scissa che mai, spenta, priva di punti fermi a cui aggrapparsi per provare a ripartire o combattere. Sebbene la sua emotività sia sempre stata complementare alla parte più razionale di sé, trovo particolarmente intenso il conflitto interiore che Lucy vive durante il suo primo viaggio per conto della Rittenhouse, come se ogni singolo compromesso morale a cui scende per la salvaguardia della missione spenga inevitabilmente ancora un po’ la luce della sua umanità, un aspetto del personaggio che Abigail Spencer ha saputo rendere perfettamente sullo schermo. Credo che a salvarla in maniera provvidenziale da una spirale che potremmo benissimo definire “suicida” sia non soltanto l’emozionante reunion con Wyatt e Rufus, ma anche quella parte di sé che resiste nella sua purezza con stoico coraggio, vale a dire la sua genuina e travolgente passione per la Storia, quella passione che le fa ancora brillare gli occhi e la rende adorabilmente imbranata di fronte a Marie Curie, una donna che per lei diventa in quel momento anche un simbolo, un promemoria non solo della sua importanza per l’umanità ma anche per Lucy stessa, disposta a fare scudo con il suo stesso corpo per difenderla dai danni collaterali della missione della Rittenhouse.

Ciò che mi emoziona di Lucy in questa première è anche la sua più profonda fragilità nel momento in cui supplica sua madre di restare con lei anziché schierarsi nuovamente dalla parte della Rittenhouse, una supplica che appare quasi inutile a questo punto della storia ma che rende tristemente evidente il bisogno di Lucy di non perdere sua madre come aveva perso sua sorella Amy, il disperato tentativo di rimettere insieme cocci di un’esistenza purtroppo intrisa di bugie.

Il mio debole per Jiya & Rufus continua a navigare a vele spiegate anche in questa seconda stagione perché credo che in fondo entrambi rappresentino l’aspetto più puro del team, nonostante anche Connor Mason sia apparso in questa première come una vittima sperduta e senza obiettivi. Ancora sconosciuta è la natura delle crisi di Jiya anche se tendo a ipotizzare che si tratti di visioni di un probabile futuro apocalittico che la ragazza non riesce ancora a mettere a fuoco mentre l’unica “arma segreta” della squadra nella lotta alla Rittenhouse sembra essere colui che più di chiunque altro aveva inflitto all’organizzazione maggiori sconfitte.

Anche Garcia Flynn riprende esattamente dal punto in cui l’avevamo lasciato e la sua storia sembra ricollegarlo nuovamente a Lucy, ma per quanto una parte di me abbia professionalmente squittito in seguito alla richiesta di Flynn di parlare esclusivamente con lei (il loro misterioso rapporto mi affascina particolarmente), temo che questa volta un desiderio di vendetta possa celarsi tra i piani di Flynn, convinto fino a prova contraria che Lucy l’abbia incastrato.

La première di “Timeless” non solo non delude le aspettative ma conferma quella personalità originale e unica che la serie aveva già ampiamente mostrato nella prima stagione, ritagliandosi uno spazio tutto suo in un panorama televisivo in cui il rischio di cadere nell’anonimato è perennemente dietro l’angolo.

Walkerita

Insomma, questa seconda stagione si presenta promettente!
Bene, vi diamo appuntamento a metà stagione e intanto vi lasciamo con il promo generale!

 

Ricordatevi di passare in questa pagina per tante news sulla serie tv e i suoi interpreti!

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

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