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This Is Us | Recensione 1×02 -1×03 / The Big Three – Kyle

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This Is Us | Recensione 1×02 -1×03 / The Big Three – Kyle

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Ciao a tutti!
Sono felice ed entusiasta di avere l’opportunità di parlare in modo diffuso di questa serie nuova assolutamente magica e meravigliosa, di cui mi sono innamorata a prima vista.

Sapete quando dicono che farsi aspettative è sbagliato, o che Buddha stava in pace con se stesso proprio perché viveva il momento presente, in assenza di desideri e di volontà di controllo sul futuro (e voi alzate gli occhi al cielo pensando: sì, beh, buon per lui, noi invece siamo esseri umani, grazie): ecco, cancellate tutto. Questo telefilm ci ha dimostrato l’esatto contrario.
Ho passato l’estate contando i giorni che mancavano all’inizio di This Is Us, che sulla carta presentava tutte le caratteristiche perché diventasse in fretta uno dei miei preferiti, ma la realtà ha superato di gran lunga le mie più rosee aspettative (e anche gli ascolti lo confermano, in modo da farci stare sereni. È già arrivato l’ordine per una stagione completa di diciotto puntate, mi manca giusto solo il rinnovo precoce e per una volta potremo accantonare il #mainagioia che tormenta da sempre il telefilm addicted per definizione).

In questa occasione farò un commento generale delle due puntate già andate in onda, ma dalla prossima settimana il ritmo sarà quello tipico delle singole recensioni (i popcorn li porto io). Qui c’è il commento mio e di Al al pilot.

Di questo telefilm a me riempie il cuore di calore ed esultanza il fatto che, scavando nella sua essenza, parla di gente normale. Siamo noi. Siamo noi alle prese con il quotidiano, che richiede un grande coraggio per essere vissuto, con tutti gli imprevisti, le svolte, i passi indietro, i capitomboli che la vita ci fa sperimentare e tutte le prove che ci fa piombare addosso quando siamo più vulnerabili e che ci sfida con forza a superare, senza farci annientare, ma trovando il modo di andare oltre, arricchiti. C’è un’immensa dignità in questi personaggi, in tutti loro. Sono brave persone. Sono gli eroi di tutti i giorni. E per questo si crea immediatamente un legame di affetto e di simpatia, che ci fa commuovere di fronte alle loro vicissitudini.
Cercano di fare la cosa giusta, di fare quello che possono con gli strumenti che hanno a disposizione, spesso sbagliando, proprio come capita a chiunque, perché essere brave persone non significa essere perfetti e questo è un tema che mi piace sempre molto e apprezzo quando viene rappresentato sullo schermo. Lo trovo onesto e assimilabile alla nostra esperienza umana e per questo condivisibile. Alla fine della visione, quello che mi rimane è una sensazione rigenerante di pulito, e il profumo delle cose belle.
Per me è davvero una perla del panorama televisivo.
C’è anche una grande cura e attenzione per la struttura narrativa, che certo non ci risparmia colpi di scena e momenti WTF non esattamente sempre graditi (Esposito Miguel, parlo con te), ma in grado di tenere vivo l’interesse e la voglia di scoprire di più di questa famiglia particolare. So di sbagliare e non è che non abbia, come tutti, avuto le mie brutte esperienze con showrunner *evita di scrivere aggettivi sgradevoli*, ma sento di fidarmi di Dan Fogelman (temo già le conseguenze di quanto ho scritto).

Andiamo ora nel dettaglio delle storie che si sono dipanate sotto ai nostri occhi – spesso commossi -, fino a questo punto temporale. Nello specifico voglio iniziare dal punto maggiormente controverso, il nocciolo duro che non ho ancora metabolizzato.
Nel pilot ci è stata presentata la coppia perfetta, con un marito da mettere immediatamente all’asta perché la miglior offerente se lo porti a casa e, d’improvviso, questa unione di anime belle destinate a stare insieme forever non esiste più.

Che cosa è successo a Jack? Che cosa ne avete fatto di Milo Ventimiglia anziano? Dove lo tenete nascosto?
Quando Rebecca è entrata a casa di Randall con il “nonno”, tutto mi aspettavo tranne di vederla accompagnata da Miguel, pur continuando a indossare la catenina a forma di luna, donatale dalla versione giovane dell’amato marito adorante, che lei aveva promesso di non togliersi mai. Beh, di certo non se l’è tolta. Qualcuno può spiegarci? Mi si deve già spezzare il cuore così, senza nessun preavviso, alla seconda puntata?

 

C’è da dire che, comunque, nel corso della puntata non avevo visto di buon occhio il collega e amico un po’ troppo impiccione di Jack (se permetti, non parli del sedere della moglie di nessuno. Stai al tuo posto). Avevo trovato anche la telefonata riparatoria un po’ troppo stucchevole, per i miei gusti. Quest’uomo sembra un po’ melodrammatico nelle sue esternazioni. Ok tutto, i buoni sentimenti, l’amicizia, i fiori che sbocciano nelle crepe dell’asfalto, ma che cosa voleva dire di preciso con “Io vi amo tutti, sono perfino geloso?”. Ingenuamente, avevo solo pensato che “geloso” fosse una scelta semantica sbagliata.


Ora, io posso prendere per buone le parole dello showrunner che dice che l’amore romantico esiste e loro si amavano tanto, ma che questo non significa che le cose non possano andare male, pur rimanendo the best love story ever. Mi fa piacere e mi ispira fiducia questa sua Weltanschauung, ma di fatto un twist del genere piazzato a fine puntata è stato uno shock. (Oltre a un inizio di condizionamento pavloviano: fine della puntata = cliffhanger, ma per fortuna il terzo episodio ha preso una strada diversa). Shock che non si è ancora assorbito, perché di fatto non si è più toccata la questione. Insomma, dobbiamo tenerci Miguel.
In ogni caso io faccio il tifo per Jack e Rebecca, comunque andrà/sarà andata. Sono magnifici insieme, sono la mia ship, sono splendidi e si amano da morire. Lasciatemi qui con la mia illusione. E sono ancora più ammirevoli proprio per aver affrontato da giovane coppia una situazione potenzialmente distruttiva come il dover allevare tre neonati contemporaneamente, che per me è paragonabile alla somma di tutte le fatiche di Ercole fatte a digiuno.

 

Adoro i loro momenti di assoluta intimità seduti sul pavimento, quando hanno esaurito le forze, sono estenuati, hanno bisogno di riprendersi, fare il punto della situazione e ritrovarsi. Li vediamo permettersi di parlarsi senza filtri e confessarsi con grande sincerità quello che provano, quello che desiderano, quello di cui hanno più paura.

 

Così come sono stata felice di ritrovare il ginecologo saggio che io vorrei seriamente che facesse parte della serie come regular, magari come quarto nonno. Perché fare economia? The more the merrier cit.
Mi ha fatto infinita tenerezza Jack quando ha portato, da solo, i neonati alla visita di controllo, nervoso e totalmente sopraffatto dalle nuove responsabilità e dalla mancanza di sonno, gravato anche dalla preoccupazione per la salute mentale della moglie dopo il parto e lo stress a cui sono entrambi sottoposti. Lo trovo goffo e dolce insieme, quando non trova le parole più appropriate per esprimere quello che lo inquieta riguardo a Rebecca, ansioso di sentirsi rassicurare dal dottor K.

  

Il dottore, come sempre, riesce a calmarlo e fargli ritrovare fiducia e la giusta prospettiva, regalandogli quello di cui aveva più bisogno: una buona dose di sonno. Nel frattempo gli fa capire, grazie al buonsenso di cui riempie i suoi consigli sempre molto efficaci, il punto di vista di Rebecca.
Mi ha fatto tenerezza anche Rebecca (per inciso, a me Mandy Moore piace molto per come recita e come canalizza le emozioni di un ruolo così complesso, e l’ho apprezzata soprattutto nella terza puntata) che, nei panni di neo madre di un’intera nidiata, si trova ad affrontare un prova molto dolorosa, che forse il marito non riesce a comprendere fino in fondo (non è un’accusa. Sono entrambi travolti dalla nuova vita in cui piange un bambino a turno e spesso tutti insieme. Da impazzire già solo per questo). Ho trovato giusta la decisione di mettere in scena, con naturalezza e rispetto, la verità sulle fasi di accettazione di Randall da parte della madre adottiva. L’amore è un sentimento meraviglioso, ma non è scontato. La vita non è quella del Mulino Bianco in cui si conversa con le galline.

È molto bella l’idea di “fare la limonata quando la vita ti dà i limoni” e “trasformare la sofferenza in azione, concentrandosi sulla positività”, come afferma il nostro medico saggio, ma è altrettanto vero che non siamo tutti uguali, che l’essere umano è complicato e ha molte “zone grigie” e che ciascuno soffre a modo proprio e ha diritto di farlo, per tutto il tempo che serve, e senza giudizi.
Immagino che Rebecca sia stata oppressa dall’aspettativa generalizzata intorno e dentro di lei, di dover amare tutti i suoi bambini allo stesso modo. Sono sicura che si sia rimproverata incessantemente per non essere in grado di trovare dentro di sé quell’amore innato che tutti le avranno detto che doveva sentire. E trovo che sia difficile e che richieda una alta dose di consapevolezza, e coraggio, ammettere prima con se stessa e poi con altri, di non riuscire a sentire un legame con Kyle – Randall. Figuriamoci: ha davanti un povero bambino orfano, sfortunato, indifeso che merita tutto l’amore del mondo e lei non è in grado di darglielo, nonostante gli sforzi di essere una buona madre. Che è. Io trovo che Rebecca sia una grande madre, ma questo non significa che non ci siano state resistenze interiori per via del suo legame ancora presente con quel bambino nato morto che era il suo bambino, per il quale deve superare il lutto e che le manca, come è normale che sia. E, soprattutto, che nessun altro neonato può sostituire. Deve essere stato come vivere in un piccolo inferno, in quei giorni appena tornata dall’ospedale.
A proposito di Randall, confesso di avere un debole per lui. Ovviamente amo tutti i personaggi (per ora tranne Miguel, ma tanto lo so che finirà con il piacermi anche lui, quando vedremo la storyline che lo riguarda, perché saranno capaci di gestire al meglio la situazione), perché vanno a toccare punti inconsci molto potenti ed emotivi. Ma Randall vorrei abbracciarlo forte, spesso. E più ne parlano, più ce lo descrivono come l’uomo perfetto che cerca di essere sempre buono, retto e generoso, quello che annulla se stesso per venire incontro agli altri e più io voglio proteggerlo. Sono felice che abbia una moglie dalla personalità e carattere tanto forti, in grado di comprendere al meglio la personalità del marito e di diventare una leonessa pronta a combattere i nemici, in caso di bisogno. Go, Beth!

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Un po’ come deve aver sentito di dover fare Rebecca, quando non gli ha confidato la verità sul padre biologico. Ma questo merita una riflessione a parte. Mi piace Randall perché sento di fidarmi istintivamente di lui e lo trovo adorabile quando l’emotività lo travolge, rendendolo buffo, e quasi una mina vagante, proprio come quando ha quasi avuto una crisi isterica nel portare a casa il padre o quando sbraita in mezzo alla strada, e infine quando si commuove al racconto di come William ha conosciuto sua madre. I love him.

 
 

Veniamo a William, protagonista della terza puntata, che si apre a sorpresa con il racconto straziante delle fasi della sua vita rappresentate solo attraverso immagini mute accompagnate dalla musica, per lasciare che il senso della sua vita ci arrivi immediato. Vedere quel giovane magro e allampanato, un po’ timido, ma di buon cuore, mi ha fatto una pena infinita. Qualche volta vorrei che le vicende di questi personaggi non mi provocassero sempre sentimenti tanto forti.


Così come è stata superba la scena dell’incontro tra William e Rebecca, quella che ha posto le basi dei futuri segreti, così emozionante e struggente da non farmi quasi respirare. Dall’iniziale presentazione di William come drogato incapace di avere un contatto con la realtà, al punto da non ricordare nemmeno il luogo in cui ha abbandonato un neonato, ci troviamo davanti a un giovane poeta che ha dovuto, con grande dolore, superare un’immane perdita, con un’ammirevole dignità. Difficilmente ho assistito a un’immagine più evocatica e triste della sua sull’autobus mentre, distrutto, tiene in grembo il piccolo Randall.

Quando Rebecca piomba a casa sua, il ragazzo si trova davanti una giovane donna brillante che ha tutto quello che lui non possiede, tra cui, al primo posto, la possibilità di dare una vita qualitativamente superiore al suo bambino. Donna che gli confessa inoltre di non riuscire a voler bene al figlio adottivo, dal quale è stato per lui difficile separarsi, ma che rifiuta con forza la sua timida richiesta di rimanere in contatto con lui, di tanto in tanto. Non so, vogliamo anche colpirlo con una pala in testa per tramortirlo meglio?
Grandi applausi per come William ha gestito l’incontro con enorme sensibilità e delicatezza, riuscendo senza grandi discorsi ad arrivare al cuore del problema, consigliando a Rebecca di cambiare il nome del bambino, che ha diritto a essere un individuo a sé stante, e non il sostituto del fratellastro morto.


Per quanto riguarda il “segreto di Rebecca”, grande tematica di questa puntata e sicuramente di quelle future, io capisco il motivo per cui ha deciso di agire in quel modo. Non trovo che fosse davvero possibile avere quel tipo di “adozione aperta” in uso nei tempi moderni (lo so perché guardavo Teen Mom, mia grande fonte documentativa), che deve essere gestita in modo accurato e professionale, con dei mediatori preparati e non improvvisata. Credo che si sia trattato di una decisione giusta che, però, necessariamente avrebbe portato dei problemi nel corso del tempo. Una di quelle cose che partono piccole e diventano valanghe pronte a travolgerti e più si rimanda il momento della verità, e più diventa difficile parlare, in un circolo vizioso. Mi spiace pensare che il rapporto di Randall con la madre dovrà subire uno scossone di questa portata, perché mi aspetto ovviamente che il segreto verrà rivelato (altrimenti, che plot sarebbe?).

Le vicende di Kate e Kevin sono un po’ meno drammatiche anche se entrambi sono messi di fronte a ostacoli, paure e quegli schemi di comportamento non salutari che necessitano di una presa di coscienza e di una piccola o grande rivoluzione.
Percepisco Kevin come il fratello più fragile e insicuro, nonostante il successo, o forse proprio perché la vita di attore lo espone al capriccio del pubblico, dalla cui opinione dipende. Lui stesso ammette di avere bisogno di essere accettato. Proprio come da piccolo, quando “tradiva” il fratello adottivo per entrare nella cerchia dei bambini bianchi, ferendo a morte il piccolo Randall, che però, con la sua innata bontà d’animo, l’ha sempre perdonato ed è pronto ad aiutarlo anche adesso nel cuore della notte. È il momento giusto perché Kevin “diventi grande”, si assuma le sue responsabilità, tagli il cordone ombelicale con la madre surrogata e affronti la sua nuova vita a New York, con un po’ di sicurezza in più.

  

Amo il legame tra lui e Kate, anche se ovviamente non trovavo giusto che lei rinunciasse alla sua vita per il fratello. Però come si fa non ricordarli dormire insieme nella culla, come unico modo perché si tranquillizzassero dopo aver trascorso nove mesi nella stessa vasca idromassaggio?

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Il loro è un legame speciale, che certo non deve diventare soffocante e troppo esigente, al punto da impedire a uno dei due di farsi una vita, mentre l’altro permane nel suo stato di bambino mai cresciuto che ha bisogno della balia. Quello che però mi piace e che mi fa fare il tifo per questi personaggi è la loro grande capacità di rendersi conto di quello che non va nella loro vita e di fare i giusti passi per rimediare e trovare un modo più sano e proficuo di gestire le situazioni. Ci vuole magari un po’ di tempo, qualche riflessione, il consiglio di uno dei fratelli, ma poi fanno quello che è giusto: Kevin lascia libera Kate di mettere i primi solidi mattoncini nella sua relazione con Toby e Kate decide che è ora di scoprire la sua vera identità, staccandosi del suo bisogno di essere necessaria a qualcuno, di doversi prendere cura del fratello.

Kate, dal canto suo, è alle prese con il suo mai superato problema di peso, che è il nucleo fondamentale attorno al quale ruota la sua intera esistenza, come se avesse una sorta di relazione abusiva con una parte di sé che ha preso il sopravvento e che lei non è in grado di gestire, al punto da non riuscire a relegarla in un angolo almeno per cinque minuti, giusto il tempo di divertirsi.

Farei una menzione speciale per Toby, che è diventato il mio mito assoluto. All’inizio mi era sembrato troppo irruento, troppo “simpatico per forza”, troppe battute che non mi facevano ridere. Era tutto troppo. Certo, capivo che a Kate piaceva molto e che lui riusciva sempre a connettersi con lei a livello profondo e in modi molto creativi, ma adesso mi ha veramente conquistata. Ha un modo così spensierato e solare di vivere, di mostrare a Kate come l’esistenza possa essere lieta e piacevole, pur con tutti i problemi che ci troviamo ad affrontare, la cui soluzione, qualche volta, può risiedere in prospettive meno ovvie, forse più plateali, ma sempre premurose. Mi riferisco al fatto di averla portata con la limousine al ricovero per anziani malati a cantare Time After Time (mi pare ovvio, mettiamoci pure una delle canzoni più struggenti al mondo) e di aver sofferto e respirato con lei, prima che trovasse finalmente la potenza della sua magnifica voce, prima di riuscire a emergere dagli strati di timidezza e non accettazione di sé. Teniamoci stretto Toby!

 

Spero che This Is Us piaccia tanto anche voi. Che cosa ne pensate? Mi farebbe piacere avere la vostra opinione su questa novità, se anche voi pensate che sia la miglior rivelazione della stagione, così come sembrano considerarlo i giornalisti americani!

Finisco con l’immagine che, per me, riassume perfettamente il legame simbiotico, affettuoso e spensierato dei tre fratelli.

  

Vi lascio il primo della prossima settimana e vi do appuntamento a presto. Grazie per avermi letta e tenuto compagnia. Se volete rimanere aggiornati con le novità di This Is Us vi consiglio di passare da:

This Is Us Italia
Milo Ventimiglia Italia

 

– Syl

12 COMMENTS

  1. Ma che bella sorpresa!!!! Non avevo capito che ci sarebbero state delle recensioni per This Is Us, e già lo consideravo un spreco assoluto perchè questa serie mi sta coinvolgendo tantissimo!! Parole stupende: questa serie per me parla direttamente al cuore e tu l’hai descritta molto bene 🙂
    Su Randall sai che condivido, il mio “trovatello”, preso sotto l mia ala protettiva di vecchia zia dopo i primi dieci secondi del pilot. Ha una comiità innata con la quale riesce a sdrammatizzare anche la più triste delle situazioni, e la sua attualmente credo proprio sia la storyline più complicata. Anche William però, ora che ci è stato introdotto meglio, non è da meno – una tenerezza infinita.
    Capire cosa sia successo a Jack e Rebecca è assolutamente la mia priorità, perchè sono perfetti insieme e già mi sto mettendo ansia da sola nel non sapere effettivamente se sia peggio un divorzio o la scomparsa prematura di Milo Ventimiglia, che in tutti e due i casi è comunque un twist insostenibile.
    Fino all’ultimo anche nel terzo episodio mi sono aspettata un cliffhanger, tanto che quando Kate si è svegliata nel mezzo della notte in contemporanea col fratello, ho temuto che volessero far precipitare l’aereo di Kevin o che so io (sì, io vivo nel dramma perenne). Meglio invece che non abbiano seguito uno schema troppo ripetitivo.
    Bene, non vedo l’ora di leggere altre recensioni allora!!

    • Ciao Al! Anche per me è stata una bellissima sorpresa poter fare le recensioni, ma davvero questo telefilm non poteva essere lasciato indietro. Penso sempre a Randall come al tuo “trovatello”, anche se non mi aspettavo che avrebbero preso la direzione del padre biologico così in fretta, mandandomi in una valle di lacrime. È verissimo che ha una comicità innata, è una delle cose che mi piacciono di più, soprattutto nel suo rapporto con Beth (come quando alla fine della seconda puntata lei dice “Bene, gente, adesso mi sento una total bitch” e tutti ridono). Comunque deve averla presa dal padre, perché quando gli dice in strada “A questo punto rivaluterei il fatto di averti lasciato alla caserma dei pompieri” mi ha fatto ribaltare XD
      Dimenticavo, anche io al tonfo dell’aereo ho temuto subito al peggio con Kevin schiantato sulla pista per qualche tremenda calamità. Siamo compagne di dramma 😀
      Del “twist di Milo” ho solo letto che al momento non avevano ancora girato (un paio di settimane fa) una scena con Milo anziano, ma era prima dell’ordine della stagione completa, quindi spero parlasse di tempistica e non di “altro”, perché, appunto, non contemplo né divorzio né morte. Nella mia bolla magica sono ancora insieme. Viva il negazionismo.
      Grazie ancora di essere passata, sei stata gentilissima 🙂

  2. This is us + le tue recensioni… un’accoppiata fantastica!!! Sono contentissima di poter leggere le tue splendide analisi di questo telefilm che reputo speciale.
    Dopo aver visto il pilot ero a dir poco entusiasta, tanto che mi sono avvicinata alla seconda puntata quasi con il “timore” che potesse in qualche modo avere il classico “calo”. Che potesse deludermi. Non è assolutamente successo. Ognuna di queste tre puntate è riuscita ad emozionarmi, entusiasmarmi e mi ha provocato più volte gli occhi lucidi.
    Come dicevo, reputo TIU un telefilm speciale, una chicca nel panorama televisivo (di cui vado gelosa 😀 ), perchè, come hai sottolineato (con parole splendide), questo telefilm parla di noi, e lo fa in modo sussurrato, delicato, vero, che riempie di emozioni, riempie di bello.
    In merito ai personaggi, per ora, ho un grandissimo debole per Kate-Kevin, quel “cosa hai fatto quei tre minuti senza di me?” mi ha stesa, così come mi ha stesa la scena dei tre fratelli che ripetono, insieme, il motto dei “big three”. *.*
    All’inizio anche io non avevo ben inquadrato Toby, mi sembrava eccessivo, troppo in tutto quello che faceva. Dopo lo spettacolo nella casa di riposo… basta mi ha conquistata! (anche per la scelta oculata dell’orario dell’esibizione, quello di maggior attenzione 😀 ).
    Concordo sul dottor K. Sono pronta a firmare una petizione per avere in ogni puntata nonno Locksat 😀 , mi piace il suo fare pacato, sereno, il suo essere paterno nei confronti di Jack e Rebecca. E trovo l’attore bravissimo.
    Non vedo l’ora di saperne di più in merito a Jack-Rebecca (coppia che adoro).
    Complimenti, Syl, analisi, come sempre, fantastica!!
    Alla prossima 🙂

    • Grazie, Miri, sono felice di ritrovarti anche qui e grazie per il commento 🙂
      Per il momento sono ancora “un’osservatrice” del rapporto tra Kevin e Kate, perché, per quanto sia molto bello, soprattutto nella frase che hai citato tu, la bellezza di quanto sta succedendo con Randall/William e Rebecca, e per “bellezza” intendo la delicatezza con cui hanno gestito una storia struggentissima, li sta mettendo un po’ da parte, poveretti 🙂
      Toby nella casa di riposo è anche la mia morte! Dopo quello può fare di me – come spettatrice – quello che vuole! E anche quando se ne va dalla palestra dicendo “Peggior posto in assoluto” XD
      Anche io temevo il crollo nella seconda puntata, e poi che mettessero sempre dei cliffhanger alla fine, cosa che avrebbe appiattito la puntata in attesa del “grande evento finale”. Ho in effetti guardato la terza temendo un po’ il peggio. Invece mi hanno stupito piacevolmente!
      Mi piace così tanto che mi sto lamentando per il fatto di avere “solo” 18 puntate e non le solite “22” 😀
      Grazie ancora e alla prossima!

  3. Ciao! E figuriamoci se ti lasciavi scappare l’occasione di recensire una materia che ti appassiona così tanto! A proposito, non c’è bisogno che lo precisi, si capisce da come scrivi.
    Ho problemi di connessione e non ho ancora potuto scaricare l’episodio. Dopo averti letto, però, è come se l’avessi visto e sono contento di capire che l’atmosfera magica sia rimasta intatta.
    Mi limito solo a sperare che certi personaggi (William) continuino a suscitare in te sensazioni tanto forti, perché è esattamente quello il motivo per cui fai recensioni tanto sublimi.

    • Ti aspettavo 🙂 E ti invito anzi a guardare il terzo episodio – per poi parlarne – perché per me è stato il migliore di tutti, come emozioni (infatti, leggo ora, Mandy Moore è stata nominata “Performer of the week” e lo trovo giusto, mi ha davvero colpito). Riguardo alla recensione, sono felicissima della sorpresa di poter recensire TIU perché poter parlare di un telefilm che piace così tanto è fantastico. Finora sono stata molto fortunata 🙂 A presto!

      • Ho appena finito di guardare l’episodio. Mi sembra di non aver nulla da aggiungere a quanto hai detto.
        Mi è piaciuta molto, come in precedenza, la figura del ginecologo e le sue saggezza e comprensione, derivanti dall’esperienza. Non ha paura di condividerla, cosa piuttosto rara in quella forma e che comunque non mi è mai capitato di riscontrare nell’italico ambiente medico.
        Mi piacciono tutti i personaggi e non riesco a trovare il mio preferito: Kevin, che appare un po’ dipendente da Kate ma che si sforza di lasciarla libera. La stessa Kate che non esita, almeno d’istinto, a rinunciare ad una relazione con un tipo dolcissimo (mi ricorda qualcuno con un’altra Kate che le insegna a non temere il domani…) e non credo che ne abbia poi molte, quindi il suo gesto assume un significato ancor più importante. Anche se, per la sua crescita, probabilmente sbaglia. Mi aspettavo che da un momento all’altro nonno Espo tirasse fuori il distintivo ma non è successo: colpa della mia nostalgia.
        Tutti bravissimi attori, con un’interpretazione misurata il giusto per rappresentare l’intimismo che sostiene il tutto.
        Insomma, rimane quell’atmosfera che definisco elegante, delicata, ovattata quasi dovesse contenere e proteggere i pensieri e i sentimenti di quelle persone.
        Siccome per sentirmi meschinamente soddisfatto qualcosa che non va la devo pur trovare, ho come l’impressione che ci sia un po’ troppo buonismo lì in giro, cioè poco corrispondente alla vita reale (purtroppo), oggetto a cui è ispirato il telefilm. Sciocchezzuole, comunque.
        Mi piace l’insieme e mi piacciono tutti i particolari che lo compongono.
        Che dire, speriamo bene.

        • Concordo con il buonismo, però per il momento non è ancora diventato stucchevole e poco realistico. Alla fine i personaggi fanno cose non esattamente lineari, salvo poi rendersi conto di aver sbagliato e rimediare. Però non è che non si chiudano porte in faccia o non si facciano dei discorsi chiarificatori (Rebecca quando dice a Jack che beve e si disinteressa della famiglia). Certo, comprendono il punto di vista dell’altro piuttosto in fretta :D, però è anche perché stiamo parlando di una famiglia che, per come ce l’hanno mostrata, è stata fatta crescere da una “matriarca” di gran forza. Rimane da vedere come gestirà Randall la notizia del segreto di Rebecca e vedere il rapporto che i figli hanno con Miguel (il saluto di Randall, secondo lo sr, era più freddo che quello rivolto alla madre e pare che lui sia quello che l’ha presa meglio). Vedremo 🙂

          • Mi ero dimenticato:
            A proposito di Randall, non mi ha convinto il cambio di nome che mi sembra un ulteriore modo per differenziarlo dai “veri” figli. Se la madre ha già difficoltà ad accettarlo, sottolinearne ufficialmente la distanza non mi sembra la soluzione migliore per la sua integrazione. Anche se capisco la situazione che sta vivendo e che così le sarà più chiaro che non è quello perso. Però mi sembra inutile da parte di una madre. Magari mi sbaglio ma d’istinto la vedo così.

          • Secondo me è stato proprio l’inizio del legame tra di loro. E lui meritava di avere il suo nome. Così era praticamente dargli il nome di un altro, per giunta morto e rimpianto. A me non sarebbe piaciuto (a me nei panni di Randall)

    • Ciao 🙂 Verissimo, già è una canzone struggente, cantata in quel modo e in quel contesto, è stata davvero da brividi!

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