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The Walking Dead | Recensione 4×12 – Still

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The Walking Dead | Recensione 4×12 – Still

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A quattro episodi dal finale di stagione e in attesa di vedere che ne è stato del terzetto Maggie/Sasha/Bob (sul quale, a giudicare dal promo, si incentrerà il prossimo episodio), “Still” si focalizza sulla coppia in fuga Daryl/Beth. Questa 4×12 è riuscita a metà: se i primi venti minuti sono scorrevoli e hanno un senso, la seconda parte è decisamente meno interessante e, a tratti, gira a vuoto.
Daryl e Beth, che prima di adesso non avevano mai avuto un forte legame, si trovano soli e costretti ad unire le forze per sopravvivere: se l’uomo è stoico nei confronti delle avversità e si limita ad affrontare ciò che l’esistenza gli riserva giorno per giorno, la ragazzina sente di non poter sopportare quella quotidianità fatta di terrore e mancanza di prospettive. Decide così, per still3fare qualcosa e provare prima che sia troppo tardi esperienze che in precedenza le erano negate, di cercare dell’alcol per fare la sua prima bevuta. Il tutto accompagnata da un riluttante Daryl.
L’episodio si apre con una sequenza di sicuro effetto: i due che si rifugiano nel portabagagli di un’auto per sfuggire alla vista di alcuni walkers. Lì saranno costretti a rimanere tutta la notte ascoltando, in sottofondo, gli orridi versi di quelle creature che un tempo erano uomini. Vediamo la preoccupazione negli occhi di Beth, il suo volto madido di sudore: è solo una ragazzina ed è costretta a fare una vita itinerante ora che il posto che chiamava casa è stato distrutto. Non la si può biasimare se, con un po’ di incoscienza, decide di imbarcarsi in un’avventura evitabile pur di provare un alcolico, cosa che in passato le era stata proibita dal padre. Lei e il suo compagno d’avventura hanno reagito in maniera differenteBeth Greene (Emily Kinney) - The Walking Dead _ Season 4, Episode 12 - Photo Credit: Gene Page/AMC alla brusca separazione dal loro gruppo: Beth, giustamente, pur rimanendo fiduciosa, non vede un futuro certo davanti a sé e pensa sia meglio sfruttare in qualche modo il tempo – presumibilmente poco, in un mondo simile – che rimane a disposizione da vivere. Di differente avviso Daryl che, da bravo boy scout si limita ad evitare i walkers quando è possibile, ad ucciderli quando è necessario e a procurarsi l’indispensabile per sopravvivere in una simile condizione: per lui non c’è un futuro roseo all’orizzonte, pensa che non rivedrà più i suoi compagni e si limita a fare ciò che è serve per andare avanti. Così facendo, però, conduce una non-vita e si tiene tutto dentro: tutte le sensazioni e i sentimenti sono repressi in un mutismo quasi fastidioso che si contrappone alla loquacità della ragazza, che sente il bisogno di esternare ciò che prova fino a scoppiare in un pianto liberatorio nel bar del golf club.
Come si diceva in precedenza, se la prima parte dell’episodio è tutto sommato riuscita poiché scorrevole e con un paio di momenti di discreta tensione uniti ad un coerente sviluppo dei personaggi che si riverbera sui loro atteggiamenti e sulle loro azioni, è nella seconda che si cade nel banale e nell’insensato. Precisamente dall’arrivo nella casupola diroccata dove Beth ha modo di assaggiare del liquore artigianale che divide con Daryl, il quale (finalmente!) ci fornisce dettagli sulla sua vita pre-apocalisse: l’uomo era un tirapiedi del fratello Merle che, sostanzialmente, ha trovato una sua identità e una sua ragion d’essere con la fine del mondo.
Il confronto tra questi due personaggi antitetici è un confronto tra due modi diversi di superare un trauma: tra Daryl, che si sente in colpa per non aver continuato a cercare il Governatore e che quindi si chiude in se stesso, e Beth, che cerca di esternare ciò che prova e di dare un senso al tempo rimasto. Intendiamoci, le intenzioni erano più che buone: indagare la psiche di due personaggi che conosciamo l’uno dall’inizio della serie e l’altro dalla seconda stagione, ma non si può dire che lo scopo sia stato raggiunto in pieno. L’esplosione di violenza verbale fomentata, parrebbe, dall’alcol, porta Daryl a compiere atti avventati: ma è credibile tutto ciò? A parte il fatto che l’uomo non sembra aver bevuto poi molto (e comunque non abbastanza da scatenare una simile reazione) e che è difficile credere che uno meticoloso come lui si ubriachi in una situazione che richiede comunque il rimanere all’erta e guardinghistill, è il finale dell’episodio a non convincere: i due che, nottetempo, danno fuoco alla baracca che era il loro rifugio. Non si preoccupano di non avere un rifugio per la notte e cioè nel momento della giornata in cui, non vedendo bene, si è più vulnerabili? Va bene il finale ad effetto e con un significato, ma qui si esagera! The Walking Dead è una storia di sopravvissuti e sopravvivenza: scivoloni simili minano la credibilità dello show. È vero che Daryl e Beth bruciano tutto per lasciarsi alle spalle quello che è stato, ma è anche vero che – per due che sono andati avanti così a lungo in un mondo simile – questa è davvero un’azione stupida e sconsiderata. Questo episodio, che non aggiunge e non toglie nulla all’economia generale della storia, era sì dovuto – perché The Walking Dead non è un semplice survival horror, ma si basa anche sulla psicologia dei personaggi – ma non ha centrato pienamente il bersaglio, tra un andamento eccessivamente lento e dialoghi privi di mordente. La quarta stagione si sta dimostrando la più deludente e, in un certo senso, sembra la meno pianificata: se la prima introduceva la storia e i personaggi, la seconda aveva come scenario la fattoria come luogo sicuro e di ritorno alla normalità, la terza la lotta con il Governatore, questo quarto ciclo di episodi non ha una meta vera e propria. Tanta carne al fuoco, ma poca sostanza: prima un temibile virus che scompare in un niente (e i walkers infetti sono spariti?), poi due interessanti episodi sul Governatore che riesce fortunosamente a raccattare dei creduloni e a dare assalto alla Prigione, ora degli episodi (con i loro pregi, per carità!) che si focalizzano sui singoli gruppetti di sopravvissuti. Quando arriveremo al dunque? E perché non farci vedere cosa ha fatto Carol per tutto questo tempo? Temo che finiremo la stagione con l’arrivo al Santuario e che dovremo aspettare molti mesi prima di una vera svolta narrativa.

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Di seguito il promo del prossimo episodio:

http://www.youtube.com/watch?v=KToaIcmsUAY

E per finire, una piccola e ragionevole RICHIESTA: se non siete d’accordo con il mio pensiero, siete pregati di spiegare pacatamente il perché evitando commenti sgradevoli e incivili e di non ritenervi depositari dell’unica verità in merito alla riuscita o meno dell’episodio di cui si discute. Grazie.

1 COMMENT

  1. Sono completamente d’accordo con te, questo episodio all’inizio mi piaceva anche perché Daryl è il mio personaggio preferito e sapendo che era incentrato su di lui mi aspettavo grandi cose e soprattutto più azione.
    Quindi sono rimasta anch’io un po’ delusa da questo episodio alquanto piatto in certi momenti.. forse sarebbe stato meglio se avessero alternato alle scene di Daryl e Beth le scene di un altro gruppo per movimentare un po’ la trama.
    La scelta di tenere i gruppi separati per qualche episodio poteva anche andare bene per cambiare un po’ la situazione, ma se le puntate continuano così prevedo abbastanza monotonia e spero di sbagliarmi.
    Nella 4×11 mi ero illuminata quando finalmente era venuto fuori che Eugene in teoria sarebbe a conoscenza della causa dell’epidemia, argomento che ormai non viene più affrontato dai tempi della prima stagione direi.
    Vorrei che ci dicessero qualcosina in più ogni tanto 🙁

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