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The Originals e il significato di essere genitori

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The Originals e il significato di essere genitori

Carissimi, ben ritrovati! Oggi è martedì e, come sempre, mi sono vista l’ultima puntata di The Originals (come farò settimana prossima visto che sarà in pausa?!?). E voi direte: “Quindi?”. Quindi, anche questa puntata è stata fonte di infiniti spunti di riflessione. Devo dire sinceramente che questa serie è, per me, una conferma continua: personaggi molto ben strutturati e caratterizzati, attori credibili e una trama orizzontale concepita a regola d’arte. Ogni puntata non solo è compimento di quella precedente e porta aperta alla successiva, ma è anche ricca di concetti che, se non esplorati nel dettaglio, rischiano di far perdere di significato l’intera storia. Non voglio entrare nel dettaglio commentando la puntata, primo perché a farlo ci pensa tutte le settimane la mia amica Mary (peraltro molto meglio di quanto potrei mai fare io), secondo perché non è quello di cui voglio parlarvi oggi.

L’ultima puntata di The Originals (la 2×08) si apre con queste parole di Klaus:

“Veniamo al mondo come innocenti, con gli occhi spalancati, vulnerabili. E’ compito dei nostri genitori quello di nutrirci e proteggerci.”

Ed ecco qui quello di cui vorrei parlarvi oggi (e a cui penso da parecchio tempo): del difficile compito che grava sui genitori, del loro ruolo e di quello che, in fondo, sono. Entriamo subito a bomba in tutto questo.

Era la puntata 2×19 di The Vampire Diaries quando Elijah parla ad Elena della sua famiglia: “Klaus is my brother. (…) We are the oldest vampires in the world. We are the Original family and from us all vampires were created”. E ancora, “You know, my family was quite close, but Klaus and my father did not get along too well”. Ed è nella terza serie di The Vampire Diaries che ci viene presentata la famiglia degli Originari: nella 3×08 Rebekah racconta a Elena la loro trasformazione in vampiri e dice “(…) My parents only wanted a way to keep their children alive”. E, nella puntata successiva, Stefan prende le redini della situazione rubando le bare in possesso di Klaus e noi, così, abbiamo scoperto che, proprio in quelle bare, si trovavano i fratelli e la madre di Klaus. Piano piano, questa famiglia disfunzionale ci ha conquistati e si è guadagnata addirittura uno show tutto suo.

Quando ero ragazzina ero davvero incontenibile, non che fossi particolarmente impertinente o disubbidiente, ma avevo le miei idee e smuovermi era difficile e, a causa di questo, mi sono spesso trovata in conflitto con i miei genitori. Ho sempre pensato che, alla fine, ognuno debba comportarsi in “scienza e coscienza” ovvero, razionalmente e con rispetto. Come sono diventata quella ragazzina? Chi o che cosa mi ha plasmata nella persona che sono?

Siamo abituati fin da piccoli ad avere accanto mamma e papà, sono figure normalmente costanti perché rappresentano il primo punto di riferimento che ci viene dato nella vita. E questa è una cosa meravigliosa. Loro sono le persone più importanti che abbiamo, e un loro singolo gesto può cambiare irrimediabilmente il nostro carattere e, di conseguenza, le nostre vite. Eppure, con il passare del tempo, i nostri genitori possono diventare figure che ci opprimono (la nostra libertà, la nostra voglia di fare o strafare…), che limitano la nostra vita. Come è possibile?
Chi non si è mai sentito dire dai propri genitori “quando sarai mamma (o papà) anche tu allora capirai”?

Ebbene, io da due anni sono mamma di un bimbo (meraviglioso) eppure, ancora non capisco. Essere genitori non è una cosa semplice. Non si nasce imparati, come si dice dalle mie parti. E’ un mestiere che si impara facendolo, e col cavolo che tutto viene naturale. Perché l’amore che si prova verso i propri figli è incondizionato ed illimitato, quello si è naturale. Ma il sapersi relazionare con loro, beh, questa è tutta un’altra storia. Fin da quando sono appena nati i bambini sono perfettamente recettivi di tutto quello che sta attorno a loro: nei primi mesi di vita non possono vedere, eppure percepiscono tutte le nostre sensazioni ed emozioni. Sono delle spugne. E questo mette i genitori in una situazione pericolosa: calibrare al massimo i loro atteggiamenti e le loro azioni per far sì che il bimbo percepisca equilibrio. Perché, anche se non riesce ad attribuire un significato vero e proprio alle cose, la verità è che queste hanno già lasciato il segno.

Piano piano il bambino cresce e comincia a capire sempre di più, ad associare ogni comportamento ad uno stato d’animo. Ripensando alla nostra infanzia ci accorgiamo che i ricordi cominciano solo ad un certo punto: prima di allora sembra sia il nulla. Eppure dentro di noi ci sono sicuramente tutte le esperienze di cui abbiamo memoria e, altrettanto sicuramente, quelle di cui non l’abbiamo perché, non ricordarle, non vuol dire non averle vissute. Forse sono solo sepolte così in fondo da non essere visibili ma, essendo presenti, hanno riempito uno spazio che ormai le contiene. Tutti questi momenti della nostra infanzia che non ci appartengono in un senso vissuto in realtà appartengono al vissuto dei nostri genitori perché, loro, in quel momento, ne sono stati gli artefici. E, proprio per questo, ci hanno plasmati.

Nel corso di questa seconda stagione di The Originals gli autori ci stanno portando verso una maggior caratterizzazione dei genitori di questi vampiri originari, per il momento soprattutto di Esther. Devo ammettere che è un bel percorso da seguire perché ci permette di vedere la storia dal punto di vista di chi, questi vampiri, li ha generati. E quello che scopriamo è che Esther ha avuto una sua vita.

Vi state chiedendo che scoperta è?!? Beh, io non credo sia tanto scontato. Siamo stati così concentrati a seguire le vicende di Klaus ed Elijah e a vedere Esther come la madre che ha rovinato i suoi figli che non ci siamo fermati a pensare a cosa avesse passato lei. E poi, ci raccontano che non poteva avere figli e, per questo, ha chiesto ausilio ai poteri della sorella, poteri che le si sono ritorti contro generando tutto il “male” a seguire.

Ecco: semplicemente Esther era una donna che ha affrontato una situazione, ha fatto delle scelte e poi delle altre ancora perché nel mentre che i suoi figli crescevano lei stava vivendo. Non la sto assolutamente difendendo, ci mancherebbe, ha tentato di uccidere i suoi figli! Non sto cercando di redimerla. Voglio solo vedere le cose dal suo punto di vista. E quello che vedo è che, nonostante tutto, lei è una persona e, come tale, si comporta.

Perché, alla fine, i genitori sono solo coloro che ci mettono al mondo, coloro da cui siamo generati. Non a caso la parola genitore deriva dal latino “genitor”, derivazione del verbo gignere ovvero “generare”. Eppure, grazie (o per colpa) a loro, i figli diventano le persone che sono. Ma loro stessi sono persone e, come tali, vivono la loro vita accanto alla nostra e, anche loro, non sono altro che il prodotto delle loro esperienze e di ciò che hanno dovuto affrontare. Con l’unica aggravante che ciò che loro decidono, quello che loro fanno, si ripercuote a cascata su chi hanno vicino, in particolar modo i figli.

Pensate sia facile?!? Per niente.

Ecco, allora, il segreto. Vedere i propri genitori per quello che sono realmente: non solo mamma e papà, non solo persone che hanno degli obblighi verso di noi solo per il fatto che sono, appunto, i nostri genitori. Ma i nostri genitori sono in primis delle persone e possono piacerci o non piacerci, possono essere corretti o scorretti, ma sono umani (o vampiri o streghe o mostri… è importante?!?) e per questo vanno accettati. Per questo sono solo parzialmente d’accordo con le parole di Klaus che ho citato all’inizio: i genitori ci mettono al mondo e se è vero che fino ad un certo punto hanno il compito di sostenerci (fisicamente e moralmente) è anche vero che, nel farlo, vanno avanti per la loro strada e questo li potrebbe portare anche a scelte infelici, o non idonee o complicate. E, per giudicarli, dovremmo poter camminare nelle loro scarpe. Ma questo non ci è concesso. Quindi, possiamo solo prenderli per come sono realmente. I genitori prima di essere mamma o papà sono persone. Semplicemente persone.

Fatemi sapere cosa ne pensate, spero di non essermi incasinata troppo… potete insultarmi se volete (ecco magari non esagerate)!!
Alla prossima!

Grazie Simona per tutto il supporto e per le lunghe chiacchierate e i confronti..se non fosse per te non sarei mai capace di riportare citazioni ed essere così precisa nel mettere gli episodi di cui parlo… decisamente mi serve una cura di ferro ma tu mi devi svelare il tuo segreto!!!

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Nata negli anni 80, grazie al suo papà clone di Magnum P.I., cresce a pane e “Genitori in blue jeans” (dove si innamora di Leonardo di Caprio che troverà poi in quei film tanto amati come "What's Eating Gilbert Grape" o “Total eclipse”), l’uomo da 6 milioni di dollari, l’A-Team, Supercar e SuperVicky. L’adolescenza l’ha trascorsa tra Beverly Hills 90210, Santa Monica e Melrose Place..il suo cuore era sul pianeta di Mork e alle Hawaii..anche se fisicamente (ahimè) era sempre e solo nella provincia bergamasca. Lettrice compulsiva fin dal giorno in cui in prima elementare le hanno regalato Labirinth è appassionata di fantasy (Tolkien è il suo re, Ann Rice e Zimmer Bradley le sue regine) e di manga (Video Girl AI in primis per arrivare a Paradise Kiss e Nana), anche se ultimamente è più orientata a letture propedeutiche pediatriche! Ama studiare (tra laurea, dottorato e master ha cominciato a lavorare a 28 anni!!) ed imparare, ma non fatela arrabbiare altrimenti non ce ne è per nessuno!

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