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The Good Doctor 1×09 – Di flirt, campioni mancanti e pacemaker sciamanici

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The Good Doctor 1×09 – Di flirt, campioni mancanti e pacemaker sciamanici

Bentornati a una nuova puntata di The Good Doctor, che ho trovato, come da tradizione, ricca delle mie personali tre “C” preferite: calore, comprensione e, perché no, un po’ di sana commozione.

La narrazione non si è focalizzata esclusivamente su Shaun e il racconto si è quindi fatto più corale, dando spazio alle vicende di gran parte dello staff ospedaliereo, e riportando sullo schermo perfino un personaggio che era mancato senza che ne ce fosse spiegato il motivo, cioè il dottor Andrews.

So che detta così può suonare stucchevole, ma io davvero mi trovo ogni settimana ad apprezzare sempre di più ogni personaggio, sentendomi legata a loro da un crescente affetto. Non si pecca mai di buonismo: i personaggi sono umanissimi e non sempre i loro comportamenti si rivelano quelli “giusti al momento giusto”, ma è apprezzabile il fatto che siano sempre mossi dall’intenzione primigenia di imparare dai loro errori, senza che un ego ipertrofico venga a mettere lo zampino. Nel farlo, ci regalano sprazzi di solidarietà e autentico interesse per il prossimo, che mi lasciano sempre ben sperare per le sorti del mondo.

Per una volta non iniziamo l’analisi della puntata con le vicende di Shaun, ma preferisco portare in primo piano l’operato del dottor Melendez, un personaggio che all’inizio si era dichiarato contrario all’inserimento di Shaun nel suo organico, ma che adesso sta coprendo a grandi balzi la strada verso la santità. (Scherzo). Non nuoce nemmeno il fatto che sia indubbiamente un bel vedere, se posso esprimermi così (Claire agrees).

Se prima ci era stato presentato come l’antagonista per antonomasia, il chirurgo la cui arroganza avrebbe reso difficile la vita a Shaun, con il tempo si è trasformato in una presenza meno scontata e più articolata: è riuscito a superare i pregiudizi contro Shaun e ha iniziato, con mio sommo stupore, ad apprezzarlo, a contare su di lui e perfino a chiedere il suo aiuto. Non solo il dottor Melendez mi pare essersi trasformato, a questo punto, in un mentore con maggiore stabilità e oggettività di giudizio nei riguardi Shaun, ma sembra quasi che si lasci da lui “sfidare”, per andare oltre la sua zona di comfort. A lui manca quella genialità impavida che Shaun possiede, ma invece di combatterla, ha imparato a integrarla, pur rimanendo la voce dell’esperienza.

Era chiaro che gli autori non sarebbero stati tanto crudeli da lasciar morire il bambino-mascotte, ma l’ansia sulle sue sorti non si è sciolta fino alla fine. Il dottor Melendez non è stato solo molto bravo nel salvargli la vita, ma ha saputo porsi con molto rispetto nei confronti di una madre angosciata, pronta a tutto pur di salvare il figlio dopo una vita che nessuno di noi si augurerebbe, aggrappata a credenze lontane anni luce dalla medicina occidentale, che le danno la sensazione di tenere in vita il figlio: batte con la forza della disperazione sul “pacemaker dello sciamano”, per insegnare al cuore del figlio a sopravvivere. Non ho visto nessun senso di superiorità in Melendez e ho trovato la sua vicinanza silenziosa (è un uomo di poco parole) alla madre molto toccante.

La trama parallela della puntata ha coinvolto Claire, protagonista suo malgrado di una vicenda che ha quasi dell’incredibile, anche se avrebbe potuto avere delle ripercussioni molto concrete e terribili: come è possibile perdersi un campione chirurgico, lasciando una donna a dover decidere senza alcun dato oggettivo se farsi asportare un organo o meno, perché non si ha idea se il nodulo asportato e poi perso chissà dove sia benigno o maligno? Ho trovato la vicenda agghiacciante, proprio perché banale nel suo accadimento. Voglio dire, non vi siete chiesti allora quante volte avremo rischiato tutti di fare la stessa fine? Preferisco onestamente non pensarci, anche se mi rimane il dubbio che dovrà pur esserci stato un altro modo per capire se il nodulo fosse canceroso. Lo spero, almeno.
La vicenda ci dà l’opportunità di conoscere meglio il dottor Andrews, che non sembra passarsela benissimo nel suo matrimonio, nonostante le apparenze. Ero convinta di trovarmi di fronte all’ennesimo confronto tra un uomo troppo ambizioso costretto a star spesso fuori casa e una donna che non vede più in lui l’uomo che ha sposato.

Pensavo si trattasse del caso in cui i coniugi cambiano impercettibilmente nel tempo, prendendo strade diverse, fino a non riconoscersi più. In realtà la scenata della moglie “io non ti conosco, io non so (più) chi sei”, ha un effetto rinvigorente sul dottor Andrews che, in preda a un raptus di buona volontà quasi impossibile da credere, si presenta in laboratorio a dare una mano per recuperare la provetta perduta. Ero convinta che si sarebbe messo sulla difensiva e che si sarebbe rifiutato di intervenire, invece ha dimostrato maturità nel capire (e mettere in pratica) che quando si è una squadra, il problema riguarda tutti e nessuno deve tirarsi indietro per trovare la soluzione, anche se il proprio ruolo non lo richiede specificatamente. Claire dimostra ancora una volta la sua sensibilità ed empatia a favore del prossimo, quando si scusa con la paziente e offre supporto, nonostante i consigli contrari dello staff amministrativo. Capisco che l’ospedale debba seguire una prassi legale, ma, via, anche se Claire si fosse attenuta al protocollo standard sarebbero stati denunciati lo stesso, e a ragione. Non c’era nessun modo per evitarsi una causa legale, si tratta di un caso di negligenza lampante.

Claire è anche protagonista di un siparietto divertente che alleggerisce la puntata facendoci prendere un po’ di fiato, quando spiega a Shaun, con il quale ha ormai un rapporto cameratesco da sorella maggiore, “la tripletta del flirt”, per insegnargli a interpretare tutta quella parte di comunicazione non verbale necessaria per avere buone relazioni (anche sentimentali).

Tutto sembra andare liscio, finché non cade lei stessa vittima del suo stesso “schemino del flirt”, quando Shaun, senza il minimo sentore di provocare imbarazzo, le mostra i risultati delle sue osservazioni sul mondo, ottenute proprio grazie ai suoi insegnamenti. Ops, a qualcuno oltre a me (e Jess) piace il dottor Melendez? Claire, il tuo segreto è al sicuro con noi, meno con Shaun.

Shaun si dimostra brillante e operativo come al solito, e sembra inserirsi bene nelle dinamiche che il suo lavoro esige, al quale sembra essersi adattato. L’unico problema, ancora una volta, lo percepisco con mio sommo stupore tra lui e il dottor Glassman. Ogni volta che interagiscono, io mi metto sulla difensiva e comincio a temere che possa ferire Shaun. Poi magari Shaun ha la pelle meno sensibile della mia, ma io non posso fare a meno di rimanere sempre un po’ ferita.

Qualche volta ho l’impressione che Glassman si sia pentito di aver insistito per inserire Shaun all’ospedale o che quasi non lo sopporti più. Penso che lo senta anche Shaun che, con i suoi modi diretti e franchi, si sta impegnando sul serio a migliorare le sue social skills, dobbiamo dargliene credito. A me non pare che abbia questa assoluta necessità di un life coach che velocizzi il suo “apprendistato emotivo/sociale”, in modo da renderlo meno solo e quindi più felice. Come afferma Shaun, lui è già felice e non gli importa di stare solo. Per me il medico anziano sta facendo troppa pressione e non comprendo il motivo. Qualcosa bolle in pentola? Vuole davvero mollare Shaun? Sicuramente vuole il meglio per Shaun, sicuramente è preoccupato per qualcosa che non riusciamo a intuire e il bene che prova per il ragazzo non è messo in discussione. Solo che si comporta in modo davvero spiazzante che io spesso non condivido, sentendomi io per prima ormai molto protettiva nei confronti di Shaun, che non merita di essere trattato in modo tanto brusco. (Ho già ovviamente pensato che stia per morire e che voglia accertarsi che Shaun ce la faccia anche senza di lui, il che renderebbe il suo proposito molto nobile, ma se imparasse a comunicare in modo più lineare, saremmo tutti più felici).

Tre momenti TOP della puntata:
1. i medici riuniti intorno a Gabriel (ormai salvo) a guardare la tv, ridendo con lui, con la madre addormentata in mezzo.
2. Lea che è ormai il nostro raggio di sole e svolta sempre la giornata di Shaun. Io credo che Leah e Shaun siano molto simili nel non essere accettati in quella che il mondo esterno vede come “stramberia”. Trovano quindi nell’altro quel consenso e quell’assenza di giudizio che desiderano e che sanno darsi senza riserve, incosciamente. Perché non facciamo diventare Leah la sua life coach? Sarebbe perfetto!
3. Tutta la parte della preparazione virtuale all’intervento di Gabriel. WOW! È qualcosa che si può fare davvero?

Vi lascio con il promo della prossima puntata, che si preannuncia ricca di drama, come è normale che sia dal momento che si tratta del winter finale. In ogni caso, ho già l’ansia.

A presto!
– Syl

4 COMMENTS

  1. Va beh, c’è poco da dire, ci hai già pensato tu. Aggiungerei, se no che ci sto a fare, che come avevo supposto il Glassman sta facendo casino e ne farà ancora, aumentando la tensione tra lui e Shaun. In effetti, mi pare stia già avvenendo. Se è lodevole il tentativo di affiancare al ragazzo qualcuno di più esperto come guida, non lo è altrettanto la durezza in aumento con cui si rapporta a lui. Almeno credo non si debba fare. Forse sente sempre di più il peso della responsabilità nell’averlo pressoché imposto agli altri medici, forse come ipotizzi tu gli sta per succedere qualcosa che lo spinge ad affrettare l’inserimento di Shaun (addirittura morire? Esagerata, magari soltanto lasciare il posto). Forse sostituisce Shaun alla figlia perduta e s’innervosisce a torto perché è chiaro che non potrà mai essere rimpiazzata da alcuno. Credo in ogni caso che la fretta sia cattiva consigliera e foriera di ulteriori e più profonde prossime tensioni fra i due.
    Il resto mi pare non sfugga dai soliti clichè ospedalieri, d’altra parte è piuttosto logico che sia così e poi a me interessa soltanto il percorso di Shaun: è quella la storia.
    Mi chiedo se col prosieguo possa subentrare un po’ di noia dovuta alla ripetitività delle situazioni, però per adesso mi soddisfa parecchio e ogni volta non vedo l’ora di vedere la puntata seguente. E’ impossibile non affezionarsi a quel ragazzo e non fare il tifo per lui.

    PS: tu che sei addentro alle segrete cose, sai quando ritornerà?
    Grazie per l’informazione e la splendida recensione, quello sempre. Si sa.

    • Ciao! La mia app non dà ancora nessun aggiornamento per quanto riguarda il ritorno dopo la pausa invernale e nemmeno cercando in giro (ti lascio il calendario di tvline http://tvline.com/2017/11/30/tv-calendar-2018-january-return-dates/).
      Sul dottor Glassman è come sceso un velo cupo che lo rende sempre più distante da Shaun. E sì che mi era anche piaciuto quando aveva iniziato a interagire anche con Claire, durante il suo momento difficile. Adesso invece è sempre più lontano dalla vita ospedaliera. Magari come dici tu sta accelerando i tempi perché in procinto di ritirarsi. Se prima però mi chiedevo come sarebbe andato avanti Shaun senza di lui, adesso sono meno preoccupata, tanto il medico non lo sta affatto aiutando. Lo innervosisce e basta.

  2. Grazie per il link.
    Credo che Glassman non stia per ritirarsi di sua volontà, ma tema che Andrews approfitti dei mancati progressi di Shaun a livello di comunicazione per prendere il suo posto di gran capo. Per questo s’innervosisce troppo. In fondo, se non ricordo male, egli stesso aveva proposto le proprie dimissioni nel caso di fallimento del suo “esperimento”, dopo aver così tanto perorato la causa del giovane medico riguardo la sua assunzione. Naturalmente, tale comportamento finirà, o potrà finire, per nuocere a Shaun. Mi sono un pochino documentato e da quanto ho letto ci vuole al contrario moltissima pazienza nel rapportarsi con chi è affetto da questo disturbo. Non solo, ma sembra che non si possano nemmeno pretendere grossi miglioramenti riguardo questo aspetto. Magari qualcosina, ma non più di tanto. Ovvio che dipenda anche dal grado di gravità, perché ci sono differenti situazioni e la difficoltà consiste proprio nell’individuare il modo di agire. Più che altro, l’armonia dei rapporti dipende da chi gli sta vicino, a qualunque titolo. In conclusione, Shaun verrà pienamente accettato dai colleghi medici solo se si dimostrerà davvero geniale (cosa che sta accadendo) e, con la sua bravura, indispensabile per il buon andamento dell’ospedale. Immagino che anche Andrews, in questo episodio dimostratosi non poi così tanto “cattivo”, in ogni caso finirà con l’accettarlo per il bene dei pazienti e anche dello stesso ospedale, quindi con risvolti positivi anche per se stesso. Il che non guasta, dopotutto. Bella storia, mi piace molto.

    • Sì, il mettere le mani avanti nel caso di allontanamento forzato per quel patto tra lui e Andrews che citi mi sembra una buona spiegazione del suo comportamento. Non si sono documentata sulla sindrome di Savant, ma in tutta sincerità credo che nessuno trarrebbe beneficio dall’essere trattato in modo tanto brusco di punto in bianco da una persona che prima correva a casa sua alle due di notte. Ma attendiamo il finale della prossima settima, che credo scombussolerà non poco la trama.

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