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The End Of The F***ing World – Recensione stagione 2

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The End Of The F***ing World – Recensione stagione 2

Eccoci con la recensione della seconda stagione di The End Of The F***ing World, approdata ieri su Netflix dopo un’attesa durata ben due anni. Ne è valsa la pena di aspettare tutto questo tempo? Sì, sì, sì e ancora sì.

Anche nel mondo di Alyssa e James sono passati due anni e si sa, in due anni cambia tutto e succedono milioni di cose, soprattutto quando sei un adolescente. Eppure… eppure in realtà non è cambiato proprio nulla! Alyssa si è trasferita, ha voltato pagina e si è sposata mentre James ha passato mesi in riabilitazione, ha seppellito prematuramente il padre e vive in macchina. E allora perché dico che non è cambiato nulla? Semplice, perché Alyssa continua a essere la ragazza che James non è riuscito a uccidere perché innamorato di lei e James continua a essere l’unico in grado di far sentire viva Alyssa perché anche lei è innamorata di lui.

Alyssa e James sono una coppia adorabilmente disfunzionale che ha bisogno di superare il proprio disagio esistenziale prima di poter, effettivamente, stare insieme. Alyssa deve andare oltre il trauma di una famiglia instabile e dell’aggressione sessuale di cui è stata vittima nella prima stagione. James deve fare i conti una volta per tutte con il suicido della madre e poi la morte improvvisa del padre. Il tutto mentre cercano di scampare a una minaccia – Bonnie – che si portano dietro per quasi tutta la stagione prima di realizzare di essere effettivamente in pericolo.

The End Of The F***ing World – Recensione: I PUNTI DI FORZA

I toni sono gli stessi della prima stagione: una raffica di situazioni assurde, un dose illegalmente amabile di umorismo nero, il british accent con l’inflessione del disagio e una colonna sonora da playlist immediata che conferisce un sapore di far west alla steppa inglese. E in mezzo tantissime riflessioni sulla vita, sui rapporti umani e sull’amore.

Tutto questo in otto episodi che si guardano come se fossero un film – la lunghezza totale in fondo non si discosta molto da quella di una pellicola un pochino più lunga del solito – e che ci donano anche quei due o tre colpi di scena che fanno schizzare l’adrenalina alle stelle per qualche attimo. All’inizio ci fanno credere che James sia morto, alla fine che Bonnie abbia ammazzato sia James che Alyssa – ed è vero che in entrambi i casi sappiamo che non si tratta della realtà, però è innegabile che sia comunque ciò che per un breve istante siamo portati a credere – e crediamo.

Rispetto alla prima stagione, siamo anche più empatici nei confronti di Alyssa e James. Lui, che si ostina ad andare in giro abbracciando l’urna contenente le ceneri del padre. Lei che non sa se sia meglio non provare nulla e quindi accontentarsi di ciò che passa il convento – una vita con Todd, seguendo le orme della madre – oppure lasciarsi andare e ammettere di aver bisogno di James che le faccia sentire tutto.

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Il finale è meraviglioso, chiude tutte le storyline e ci dà esattamente ciò in cui abbiamo sperato fin dalle prime scene della prima stagione, ovvero Alyssa e James finalmente uniti e sulla buona strada per essere felici.

A voi è piaciuta questa seconda stagione? C’è stato il finale che vi aspettavate o siete rimasti delusi? Fatecelo sapere nei commenti!

 

 

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

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