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Telefilm Addicted consiglia… Scream Queens

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Telefilm Addicted consiglia… Scream Queens

Un paio di mesi fa me ne stavo lì spaparanzata nel pieno dell’ozio estivo, quando sono stata colta da una schiacciante consapevolezza: il momento delle assegnazioni delle serie da recensire in autunno incombeva minaccioso all’orizzonte.
Il problema, se di problema si può parlare, è che non avevo di fatto un particolare interesse per nessuno dei nuovi show che sarebbero partiti di lì a poco. Che fare, quindi?
Con il cuoricino palpitante di preoccupazione, ho condiviso i miei dubbi con alcune colleghe, che, solerti come sempre e armate di capacità analitiche ben più solide delle mie, mi han posto la fatidica domanda: “Di che tipo di serie vorresti occuparti?”.

L’illuminazione sulla via di Damasco.

Ora, io mi son sempre candidata per la recensione di serie fantascientifiche e/o drammatiche, ma la verità è che avevo da sempre un sogno nel cassetto ed era finalmente giunto il momento di condividerlo con il mondo.
“Non so, la verità è che sono acida come un litro di latte lasciato a macerare nel frigo per mesi durante un’apocalisse zombie e mi piacerebbe che questa mia pregevole qualità trapelasse nei miei fantasmagorici scritti… in poche parole, ho bisogno di trash.”
Il verdetto è stato unanime: “Tu,” mi hanno detto, “devi proporti per Scream Queens.

Io la serie, complice la mancanza di tempo, complice il fatto che sono la regina del procrastinare compulsivo, non l’avevo ancora vista, ma, data la fede sconfinata che nutro nelle mie guru del palinesto, ho deciso subito di lanciarmi in un recupero/maratona della prima stagione, che mi ha colpito al punto che non solo ho chiesto di potermi occupare della seconda, ma ho anche deciso di produrmi in un articolo che rimpolpasse con nuovi proseliti le già nutrite fila della mia nuova ossessione.

Partiamo dalla trama, che risulterà estremamente familiare a chiunque abbia visto almeno un paio di film horror in vita sua.
È appena iniziato il nuovo anno scolastico alla Wallace University e le confraternite stanno passando al vaglio la crème de la crème del corpo studentesco in cerca di nuovi membri.
Fra tutte le associazioni spicca particolarmente quella delle Kappa Kappa Tau, formata da un branco di stronzette anemiche capitanate dalla bitch per antonomasia, la sempre divina Chanel Oberlin, votata a far sì che l’ingresso nella sorellanza rimanga un privilegio riservato a ragazze prive di cervello e con il fisico (e la pettinatura) simile a quello di un levriero afgano con l’asma.

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A metterle i bastoni tra le ruote ci pensa la preside Munch, che, non potendo radere al suolo la sede della confraternita con una bomba artigianale, si rassegna a fare di necessità virtù e si limita a costringere la presidentessa ad accettare tutte (ma proprio tutte, del tipo che si parla di cani e porci e nemmeno di razza) le ragazze che si degneranno di fare domanda per le Kappa Kappa Tau.

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E dato che l’uomo è, per sua stessa natura, un animale fondamentalmente votato al masochismo, le richieste piovono a pacchi, roba che nemmeno se Emma Roberts mettesse all’asta i suoi reggiseni su Ebay.
Purtroppo la povera Chanel non ha tempo di preoccuparsi delle cose veramente importanti (cioè della sua sfavillante persona), perché un serial killer travestito da Red Devil, la mascotte della scuola, decide di scegliere proprio quel momento per cominciare a trucidare barbaramente gli studenti del college, a partire proprio da una delle minion di sua signoria.
Quando si dice il tempismo e l’ineleganza.
Episodio dopo episodio, omicidio dopo omicidio, le ragazze si fanno strada a colpi di tacchi a spillo e WTF moment verso la sconvolgente rivelazione finale… (rullo di tamburi per creare un’adeguata dose di suspence).

Adesso vi starete chiedendo “Perché dovrei sprecare il mio tempo nella visione di una serie con una trama banale i cui protagonisti mi staranno sulle balle nel 99,9% dei casi?”

Perché, miei cari addicted, state partendo dai presupposti sbagliati.

Il fatto che la trama sia banale non è un difetto, scordatevelo proprio. La sua apparente familiarità vi permetterà di concentrarvi sui veri pregi del prodotto, che sono ben altri.
Del resto stiamo parlando di Ryan Murphy, che ha saputo costruire una serie cult come Glee partendo dal classico plot “Ragazzi bullizzati al liceo trovano sostegno nella propria passione e nell’amicizia con altri sfigati loro pari”… roba che a sentirla così si sarebbe annoiata perfino Madre Teresa di Calcutta. Quindi, abbiate fede!

I protagonisti NON vi staranno sulle scatole, anzi, tutt’altro, li adorerete proprio perché sono degli stronzetti con il quoziente intellettivo pari a quello di un ippopotamo pigmeo e le capacità empatiche di Hannibal Lecter dopo una settimana di digiuno.

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La scelta è ampia e difficile, ma alla fine il mio preferito in assoluto resta probabilmente Chad Radwell, l’iper-egocentrico fidanzato di Chanel, autore, fra le altre, della seguente perla:

Chad Radwell: “I was waiting to talk to you about this
cuz secretly I was hoping you’d be killed
and I wouldn’t have to hurt your feelings.
I just don’t think it would work out with us.
You’re nuts.
And not like a typical crazy-ass coed,
but wake-up-with-my-penis-in-a-jar lunatic.
Now that puts me in a tough spot
because that also means you’d also be the screw of my life.
I mean, that kind of insanity means your muffin,
it’s Space Mountain loads of fun!
I love Space Mountain, best ride at Disneyland.
But I love my penis more.”

Quando si dice il sentimento.

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Potrei stare ore a parlarvi di quanto ogni personaggio sia a suo modo sconvolgente e fantastico, ma la cosa si farebbe decisamente troppo noiosa e poi, come dire, SPOILEEEEER (modalità River Song: On)!

Non c’è bisogno che vi tedi con una lunga lista di motivi più o meno validi per imbarcarvi in questa avventura, questa serie ha tutto, ma proprio tutto quello che potete desiderare, mistero, ragazze stupende e un dissacrante humor nero che vi farà pentire di aver cercato di essere politicamente corretti nel corso della vostra esistenza. Tutto questo senza tralasciare la critica pungente e insolitamente profonda dell’organizzazione a caste profondamente radicata nell’apparato scolastico americano, che trova la sua massima incarnazione nel sistema delle confraternite.

Lascio l’ultima parola alla mia dolce metà, che, da me interrogata sui motivi filosofici che dovrebbero spingere uno spettatore ad approcciarsi alla visione di Scream Queens, mi ha risposto con questa critica profonda e carica di significati nascosti: “Perché è idiota.”

Non mi rimane altro da fare se non ricordarvi che la seconda stagione andrà in onda a partire da stasera negli USA.

#ohhellno!

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