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Telefilm Addicted consiglia… In the Flesh

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Appassionati di zombie venite a me! Se amate le vicende dei nostri amici “non morti”, ma siete un po’ stufi dei soliti cliché che avvolgono ormai il loro mondo, questa è la serie che fa per voi!

130318050208675959Prodotta dalla BBC Three, e scritta da Dominic Mitchell, la miniserie inglese composta da tre episodi, viene trasmessa nel marzo del 2013 come serie sci-fi e horror, anche se, a mio avviso, a differenza di molte serie basate sugli zombie, di horror ha davvero poco. Infatti lo show non gira intorno alla solita trama in cui i morti si trasformano in zombie per terrorizzare ed uccidere la popolazione in vita, ma per la prima volta in questo genere possiamo assistere ad un’innovazione caratterizzata dalla ricerca d’integrare gli zombie nella società attuale. Cosa? Avete capito benissimo! Dopo una delle usuali epidemie virali che ha causato la rianimazione dei morti, in un’Inghilterra quasi post-apocalittica, il governo cerca di curare i contagiati, per “riabilitarli” a vivere come gli esseri umani che gli stanno intorno. Ma come fanno gli zombie a passare inosservati tra le persone comuni? Semplice, usando lenti a contatto che riproducono il colore nativo degli occhi e un fondotinta coprente che nasconde una pelle pallida da personaggio dell’aldilà. Kieren Walker (Luke Newberry), il nostro protagonista, viene “curato” insieme a molti altri zombie, e rintrodotto nella sua vita precedente, e quindi anche nella sua famiglia, che avrà il duro compito di somministrargli i giusti farmaci, tramite una strana pistola, ogni giorno per il resto della sua esistenza. Ma è solo un piccolo prezzo da pagare per riavere indietro una persona cara che ormai è deceduta, vein-the-flesh-serie-tv-zombiero? Invece questa non è l’unica pecca, infatti la famiglia e Kieren, devono anche scontrarsi con coloro che fanno parte del movimento ultraconservatore, che combatte per far si che questi “individui affetti dalla Sindrome di parzialmente Deceduto (PDS)”, come usano chiamarli, non siano nuovamente integrati nella società. La sorella di Kieren, Jem (Harriet Cains), fa parte di questa resistenza che al momento dell’apocalisse zombie ha fatto fuori un numero spropositato di “non-morti” rischiando la propria vita, e che quindi vedendo i “riabilitati” in giro a piede libero per la cittadina inglese, si sente presa in giro. Ma il tema principale dello show non è la morte, come si potrebbe pensare, ma l’accettazione e l’integrazione degli individui nella società odierna. L’intolleranza dell’uomo e la denuncia politica hanno il ruolo fondamentale, ancora una volta, nelle serie britanniche. Infatti la vicenda è incentrata su come la comunità abbia paura di accettare persone apparentemente riabilitate o redenti, e questa è chiaramente una metafora dei problemi sociali che circondano la nostra vita giorno dopo giorno. Argomenti che sono già stati proposti in “Dead Set” e in “Black Mirror” (entrambe di Charlie Brooker).
Amore, fratellanza e amicizia sono tematiche da non sottovalutare in questo show, infatti vi è presente anche una storia d’amore inaspettata, che cattura il nostro pubblico e smaschera la morale che la serie racchiude. Si, perché questa volta non si parla dei sentimenti degli umani durante un attacco zombie, ma di quelli dello zombie stesso, caratteristica peculiare e innovativa della miniserie. Quindi di chi bisogna avere paura se non degli zombie? Ma dei vivi ovviamente, sono loro che non accettano e non integrano gli individui problematici nella propria cerchia e si rinchiudono in una forma di razzismo superficiale.
Vi consiglio vivamente di guardare “In the flesh” non solo perché a mio parere è uno show geniale, ma anche per la regia, la fotografia e locations che sono stati realizzati in maniera impeccabile, così da immergere l’utente in quel mondo “post- apocalittico” che lo sceneggiatore ha tanto sottolineato.
In concomitanza con lo show sono stati creati dei video, ovviamente ingegnosi come la serie tv stessa, in cui si spiega,in forma di documentario, come sopravvivere ad un attacco zombie. Graficamente perfetti ed ironici, questi video non possono di certo passare inosservati e quindi vi suggerisco di gustarveli uno dopo l’altro.




Alla fine della serie purtroppo vi ritroverete con alcuni dubbi e domande, poichè lo show essendo suddiviso in solo tre episodi non ha allargato l’inquadratura al mondo, ma si è concentrato esclusivamente sulla cittadina in questione; ma non preoccupatevi, la miniserie è stata rinnovata per una seconda stagione che colmerà ogni vostra lacuna e curiosità!

TRAILER:




 

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