Home Rubriche & Esclusive Tele-Spiego | La struttura dell’episodio

Tele-Spiego | La struttura dell’episodio

0
Tele-Spiego | La struttura dell’episodio

Ciao a tutti! Nella seconda puntata del reboot di questa rubrica (se avete dubbi su cos’è un reboot è perché vi dev’essere sfuggito questo) presenteremo tutti quei termini che spesso ci troviamo a incontrare quando parliamo di come è composto un episodio… termini che spesso hanno anche un equivalente italiano o italianizzato ma volete mettere quanto fa più figo usare il “tecnicismo” in inglese?
Partiamo senza indugio dalla prima cosa che ci salta agli occhi iniziando la visione di un episodio. Qui c’è da fare una prima distinzione, ovvia, tra la struttura dell’episodio di una series e quello di un serial (la differenza tra le due tipologie era stata già trattata qui): vedendo un maggiore sviluppo di trama orizzontale, nel serial al 90% dei casi troviamo una recap sequence a inizio episodio, ovvero un breve riassunto “a collage” di quello che abbiamo visto precedentemente nella serie (“previously on…”) per ricollegare i pezzi. Spesso questa breve introduzione ci anticipa involontariamente anche qualcosa di quello che vedremo nell’episodio: se ci vengono mostrati spezzoni di storyline non trattate di recente, capiamo che la recap sequence ci sta ricordando dove eravamo rimasti perché probabilmente l’episodio includerà anche uno sviluppo di quella particolare sottotrama.

Previously_On_Color_Small

A seguire (in partenza, invece, nelle series) e prima dei titoli di testa (opening credits) abbiamo la sequenza di apertura, in genere con il compito di incuriosire lo spettatore e convincerlo a rimanere collegato fino alla fine. Proprio per via di questo obiettivo, la sequenza viene chiamata anche teaser (dal verbo inglese to tease = invogliare, stuzzicare; motivo per cui sentiamo parlare spesso anche di teaser trailer, ovvero quei trailer incentrati prevalentemente su scene che incuriosiscono e lasciano allo spettatore la voglia di saperne di più). Esempi sono le scene in cui ci viene presentato il caso (omicidio da risolvere nei procedural, problema esistenziale che coinvolgerà i protagonisti in un teen drama, malato del giorno nei medical drama ecc.) attorno a cui ruoterà gran parte dell’episodio.
Ci sono diversi modi per aprire un episodio, non necessariamente tutti ad alto impatto adrenalinico: nelle comedy abbiamo infatti in genere una gag, a volte completamente slegata dal seguito, che serve semplicemente a “entrare nel mood”:


TV Tropes indica anche cold opening (o cold open) come sinonimo di teaser, visto che entrambi sortiscono l’effetto di catturare lo spettatore e incuriosirlo. Questa definizione indica più letteralmente un’“entrata a freddo”, che colpisce lo spettatore gettandolo nel bel mezzo dell’azione senza un minimo di preavviso. Il primo esempio che mi viene in mente sono quegli episodi che si aprono con una scena concitata, magari in cui vediamo uno dei personaggi principali in evidente pericolo, che si interrompe sul più bello seguita dalla scritta “X hours earlier”, convincendoci a vedere l’intero episodio per scoprire come si è arrivati a quel punto.


Anche a fine episodio possiamo trovare chiusure diverse a seconda della tipologia di serie: molte comedy amano salutarci con una gag analoga a quella di apertura, ovvero che rimane abbastanza slegata dal resto della trama dell’episodio e, fondamentalmente, ha il compito di strappare un’ultima risata dopo/durante i titoli di coda. Queste scene finali sono dette credit cookie (definizione che io adoro) o stinger.


Molte serie presentano una sequenza modello che si ripete al termine di ogni puntata (mi viene in mente Cold Case e la sua emblematica “sequenza della scatola”). Sempre più diffuso è il monologo della voce fuori campo (del protagonista, come in Grey’s Anatomy, o di un narratore onnisciente, come in Gossip Girl) accompagnato da una sequenza visiva che tira le fila di quanto visto nell’episodio, accomunando tutti i personaggi a un leitmotiv. Ma quello che sono sicura tutti voi preferite è il cliffhanger.

Anche questo termine è un prestito dall’inglese: to hang = stare appeso e cliff = scogliera, rupe. Direi che l’immagine evocativa spiega già tutto da sé.cliffhanger1 Il cliffhanger è in genere un momento di massima tensione che si interrompe bruscamente al culmine, dando spazio ai titoli di coda e lasciandoci letteralmente “sospesi”. Tecnica già sperimentata in letteratura, l’espediente è senz’altro il metodo migliore per assicurarsi un seguito per l’episodio successivo, istillando nello spettatore rimasto a bocca aperta la voglia di sapere come si risolverà una situazione critica/cosa succederà a quel determinato personaggio/chi era il tizio inquadrato di sfuggita e con fare misterioso/ce la faranno i nostri eroi a farla franca ecc.
Ci sono ovviamente diversi tipi di cliffhanger, a seconda del tipo di effetto che gli autori vogliono suscitare e, anche qui, del tipo di serie e del suo target audience: per fare degli esempi semplicistici al massimo, possiamo avere il classico incidente d’auto con l’incertezza sulla sorte del guidatore, ma a suo modo può essere un cliffhanger anche il lasciarci in sospeso fino al prossimo episodio con l’interrogativo “quale dei due pretendenti sceglierà la nostra protagonista?”.
Il cliffhanger è in genere tanto più a effetto quanto più è lunga la pausa tra il finale di un episodio e l’episodio successivo, perché la curiosità deve superare un distacco maggiore: così un cliffhanger alla fine di un episodio ordinario sarà meno sconvolgente di quello di un finale di stagione, che dando appuntamento a molti mesi dopo deve toccare le corde giuste per far sì che gli spettatori restino così a lungo sulle spine e desiderosi di vedere il seguito. Tra gli esempi recenti quello che mi ha convinta di più è senz’altro il season finale di Sleepy Hollow: destino incerto per praticamente tutti i personaggi principali, chi per un motivo e chi per un altro, e una situazione di pericolo imminente più a livello globale…direi che qualcuno ha fatto i compiti a casa.

Anche per questo appuntamento è tutto, sperando di avervi dato del materiale utile per una conversazione da veri addicted vi invito, nel caso abbiate altre curiosità da soddisfare o chiarimenti da chiederci, a commentare qui sotto e a suggerirci altri termini o espressioni da trattare nelle prossime settimane.

Previous article Ship Addicted | Destiel Fanfiction
Next article Shameless | Intervista speciale a Fiona, Lip e Ian
Avatar photo
Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here