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Supergirl | Recensione 2×12 – Luthors

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Supergirl | Recensione 2×12 – Luthors
Supergirl -- "Luthors" -- Image SPG212b_0066 -- Pictured (L-R): Mehcad Brooks as James Olsen and Chyler Leigh as Alex Danvers -- Photo: Cate Cameron/The CW -- © 2017 The CW Network, LLC. All Rights Reserved

Il titolo non lasciava granché spazio all’immaginazione. Questo episodio ci ha presentato un unico nucleo narrativo, ruotandoci intorno per mostrarci più sfumature di un cognome che da sempre è protagonista della storia tanto quanto la sua controparte “super”, in fin dei conti non esiste un eroe senza il suo villain, due identità che possono effettivamente definirsi solo tramite il confronto reciproco. Ma questo caso è differente o almeno così sembrerebbe finora, questa è la storia che sembrano intenzionati a raccontarci, una storia diversa, in cui il passato non vuole e non deve ripetersi, in cui le sue protagoniste lottano costantemente per definire il loro percorso e non semplicemente proseguire su quello che le rispettive famiglie hanno segnato in precedenza.



Combattere un pregiudizio. Questo appare il filo conduttore dell’episodio fin dalle sue prime battute, quando uno dei più radicati pregiudizi sociali e umani viene dissolto nell’arco di pochi minuti, distrutto con un paio di battute come se fosse una voce da spuntare sulla lista della spesa: “dire ai miei amici che frequento una donna: fatto”. Ed è proprio il tipo di scena che cercavo da “Supergirl”, è in realtà la scena che dovremmo vedere ovunque anche oltre lo schermo, vale a dire quel momento in cui una tale rivelazione smette di essere considerata un affare di stato e diventa mera e quasi noiosa normalità. La reazione di Mon-El è probabilmente la mia preferita, nonché la chiave di lettura del messaggio che questa piccola parentesi iniziale voleva presentare. Se consideriamo che Daxam era un pianeta in cui ancora vigeva la schiavitù e in cui i colpevoli di reato venivano umiliati sulla piazza centrale delle città, è significativo scoprire che persino nella loro società a tratti retrograda la rivelazione di Alex non avrebbe fatto assolutamente scalpore, tanto che Mon-El appare quasi deluso e totalmente disinteressato dalla notizia, pronto al massimo a fare una delle sue battute scontate non tanto come alieno ma come ragazzo.


Eppure però, nonostante la facilità con cui la vita sentimentale di Alex viene accolta dai suoi amici, appare più difficile accettare la possibilità che la proverbiale mela possa essere effettivamente caduta lontana dall’albero e che Lena Luthor voglia davvero mettere quanta più distanza possibile tra lei e tutti i peggiori aspetti dell’umanità di cui il suo cognome è sinonimo. L’intero episodio ci mostra da una parte il percorso personale compiuto da Lena in una famiglia da cui cercava accettazione allo stesso modo in cui ora cerca disperatamente il distacco e dall’altra parte invece siamo testimoni ancora una volta di quanto volubile e influenzabile sia l’opinione pubblica, pronta a condannare e santificare l’imputato come il più imparziale e severo dei giudici.

Per quanto riguarda il primo aspetto di questa storia, quello più individuale e personale, credo che questo episodio e soprattutto il tempo a lei dedicato siano stati una conferma per un personaggio che ha avuto una personalità definita, di spessore e sfumata al tempo stesso fin dal principio. Lena Luthor è secondo me una donna perennemente in bilico nonostante la forza e la determinazione che riesca a dimostrare, una donna che si interroga costantemente sulla possibilità di forgiare autonomamente il suo destino o semplicemente assecondare una “natura” congenita che ad ogni modo già la definisce e la etichetta agli occhi di chiunque osservi e giudichi la sua storia dall’esterno. Anche prima della scoperta avvenuta in questo episodio delle sue effettive origini Luthor, e nonostante tutti i tentativi di Lillian di tenerla a distanza in quanto promemoria del tradimento di Lionel, Lena ha sempre avvertito un senso di appartenenza alla famiglia e al nome che la accompagnava, un nome che non ha mai voluto rinnegare ma che sperava di poter cambiare in meglio. Ciò che purtroppo secondo me va a contrastare la sua volontà di allontanarsi da una negativa “tradizione di famiglia” non è soltanto la consapevolezza di non poter mai davvero mutare il modo in cui il mondo vedrà il nome Luthor qualunque cosa accada ma è soprattutto la realizzazione di essere fondamentalmente sola. Il ricordo positivo che custodisce e difende gelosamente di suo padre, il passato condiviso con Lex, il primo a farla sentire davvero in famiglia, l’illusione, a cui cede puntualmente, che Lillian possa davvero amarla come una figlia, sono tutti aspetti che mostrano quanto Lena abbia ancora bisogno di un punto di riferimento stabile, di una famiglia che la accetti incondizionatamente, e questo desiderio a mio parere, influenza, più volte di quante lei stessa voglia ammettere a se stessa, il suo pensiero e la sua “missione” di partenza di cambiare l’immagine che il nome Luthor suggerisce.


La sua messinscena per ingannare Lillian prima dell’arresto, il modo in cui le parole della donna riescono sempre a fare breccia in lei seppur in modo sottile, il potere che vede dispiegarsi davanti a sé ogni volta che una parte nascosta dell’impero dei Luthor le viene rivelata per convenienza, sono momenti che si traducono in puro dubbio per Lena, e lo si nota in quei silenzi indecifrabili e in quello sguardo lontano mille miglia dalla realtà in cui a volte si perde, quasi come se stesse giocando costantemente la partita a scacchi cominciata da bambina al fianco di Lex, cercando ancora di capire se valga la pena continuare a lottare con “i bianchi” o se non sia più semplice passare allo schieramento opposto e assecondare completamente le scelte di famiglia.

Fin dall’inizio di questa stagione ho sempre creduto di non potermi mai davvero fidare del tutto di Lena in quanto mostrava a mio parere solo una parte di sé, celando accuratamente aspetti più oscuri che inevitabilmente sembravano entrare in contrasto con le sue parole ma più conosco questo personaggio più mi rendo conto di quanto sincera e luminosa possa essere la sua bontà. Al tempo stesso, però, credo anche che le sue antitetiche sfumature di carattere siano ancora più profonde di quanto apparissero al principio, in quanto temo che Lena non abbia ancora vinto la lotta interiore che si protrae nella sua personalità dall’infanzia e per quanto sia una donna matura e determinata, credo che il confine tra bene e male sia per lei ancora estremamente labile ma soprattutto ancora influenzato e influenzabile da emozioni e possibilità che vanno oltre la volontà e i propositi di partenza.

“Yesterday she was guilty, today she’s not, it’s not confirmation bias Danvers, it’s just the news game”

Incredibilmente sottovalutato è probabilmente il personaggio di Snapper Carr che a volte riesce a riassumere nuclei fondamentali dell’episodio in una sola frase, concisa, diretta, terribilmente realistica e vera per qualsiasi contesto. E in questo episodio infatti Carr diventa la voce di un altro aspetto della storyline di Lena, vale a dire quello che riguarda l’opinione pubblica e il modo in cui lei appare ai loro occhi. Dopo l’evasione di Metallo e Lillian Luthor durante il processo al leader del CADMUS, diventa estremamente facile per tutti indossare la toga di giudice e il distintivo da detective per riconoscere Lena Luthor colpevole della fuga e condannarla in quanto tale a subire lo stesso trattamento riservato a sua madre e a suo fratello. Forte anche della conferma ricevuta da quella che appare una prova inconfutabile, l’opinione pubblica ha tutto ciò che le serve per dormire serena nelle sue convinzioni, per sentirsi pienamente in diritto di puntare il dito e scagliare la prima pietra, certa oltre ogni ragionevole dubbio di trovarsi dalla parte giusta, di essere “i buoni” che combattono la corruzione e la malvagità dei “cattivi”, in questo caso i Luthor. Ma la verità è che quelle idee così definite di “bianco” e “nero” che appaiono radicate nel pensiero comune del popolo sono in realtà ancora più volubili di una bandiera esposta al vento ed è per questo che non sorprende il fatto che sia Kara l’unica a credere in Lena e a lottare per lei, non solo perché è questo che Kara rappresenta, ossia una seconda possibilità per chiunque, ma soprattutto perché Supergirl ha sperimentato in prima persona cosa voglia dire essere acclamata come una divinità il giorno prima solo per essere additata come la peggiore delle minacce il giorno seguente, questo almeno fino al successivo atto di eroismo che la riporta nuovamente nella lista dei preferiti.

Quella di Kara è fondamentalmente una lotta contro il mondo intero per difendere Lena, anche di fronte a quelle che sembrano prove schiaccianti, anche in un confronto con persone che fanno parte della sua vita da tempo come Winn o James, anche quando tutto sembra confuso e ogni segnale conduce nuovamente a Lena, Kara non smette di credere in lei e soprattutto nella loro amicizia, non smette di lottare contro un passato che tutti si aspettano di veder ripetersi da un giorno all’altro. Kara vede Lena come nessun altro riesce a fare, ne scorge il potenziale e la volontà di cambiare la sua storia, riconosce un percorso a volte simile al suo perché entrambe cercano di definirsi oltre le tradizioni di famiglia di cui sono ereditiere, ma soprattutto le concede incondizionata fiducia, quella che non ha bisogno di spiegazioni o di prove tangibili, ripercorrendo forse gli stessi passi che Clark aveva compiuto con Lex all’inizio del loro rapporto ma rivelandosi determinata ad ottenere un esito differente. Kara & Supergirl non rinunciano a Lena e la conseguenza di questo atto di estrema fiducia si risolve ancora una volta nella scelta di Lena di non abbandonarsi alla tentazione più facile di seguire le orme segnate per lei da Lex e Lillian ma provare invece a definire il suo percorso indipendente e diventare la persona che desidera essere e che Kara vede in lei.  Nonostante il peso dei suoi dubbi e di quei pensieri che non riesce ancora ad allontanare del tutto, per la prima volta nella sua vita Lena sa di poter contare incondizionatamente sul supporto di qualcuno che vede la parte migliore di lei e fa scudo per difenderla.

Ed è per questa ragione che adesso non solo spero ma mi auguro fortemente di non assistere a un’improvvisa svolta dark di Lena, in primo luogo perché a mio parere siamo ormai fuori tempo massimo per rendere il personaggio un tipico Luthor come da tradizione dopo il rapporto costruito con Kara ma soprattutto credo che in questo modo si andrebbero a smentire quelle che sono le basi di questa storyline e di questo personaggio, ossia la dimostrazione più umana della possibilità di andare oltre il pregiudizio e di cambiare il proprio futuro senza lasciarsi condizionare dal passato. Kara e Lena non sono e non devono essere i nuovi Clark e Lex o tutta questa storia, alla fine, sarà stata soltanto una perdita di tempo.

Infine mi sembra giusto soffermarmi su altri due rapporti personali evidenziati in questo episodio vale a dire l’amicizia tra Kara e James e la fase di imbarazzante stand-by tra Kara e Mon-El. Sul primo fronte, a parte non riuscire a dimenticare quell’inversione di rotta inverosimilmente brusca compiuta da Kara nella prèmiere di questa stagione, ho apprezzato ad ogni modo come il rapporto tra Kara & James stia proseguendo senza troppi strascichi personali, riuscendo, contro ogni previsione, a dare a James una storyline “leggera” ai fini del quadro generale della storia ma comunque personale e indipendente, cominciando anche a renderlo credibile e abile come vigilante. Ciò che mi ha colpito del loro rapporto in questo episodio, nonostante la posizione di classica sfiducia di James nei confronti di Lena e dei Luthor in particolare, è stato notare come il loro confronto andasse in realtà oltre la questione “Lena” e riguardasse semplicemente una dimostrazione di fiducia. Ritrovandomi sorprendentemente a comprendere le sue ragioni, James pone Kara ancora una volta di fronte a una realtà in cui la ragazza sembra non riuscire a concedergli quella stessa fiducia che invece in questo frangente riserva a Lena, contrastando ancora, non troppo velatamente, la sua doppia vita da vigilante. Solo la risoluzione finale della storyline dei Luthor dimostra probabilmente ad entrambi la necessità di lasciar andare l’iperprotettività reciproca per il bene dell’amicizia che ancora li lega, scegliendo la fiducia prima del desiderio di proteggersi l’un l’altro.

Sul fronte romantico invece, Kara e Mon-El portano avanti un improbabile rapporto di amicizia fondato su apparenze e inverosimile indifferenza nei confronti dei sentimenti confessati e taciuti, entrambe maschere che cadono rovinosamente al primo momento di crisi durante il quale Kara lascia a piede libero la sua gelosia e i timori che ancora nutre nei confronti della serietà delle intenzioni di Mon-El. L’aspetto che probabilmente più apprezzo di questa storia è ancora una volta il cambiamento che Kara ha “causato” in Mon-El, ancora prima che i sentimenti di entrambi evolvessero in questa direzione ma soprattutto anche dopo il suo iniziale rifiuto. Contro ogni previsione infatti, Mon-El sembra aver trovato la sua stabilità e aver accettato il cambiamento non soltanto perché spinto dall’interesse per Kara ma perché per la prima volta comincia a comprendere il significato della maturità, di un lavoro normale, di amicizie sincere che lo rendono partecipe delle loro vite ma soprattutto abbraccia finalmente l’idea di avere un obiettivo, che non per forza si traduce nel voler salvare il mondo, ma semplicemente gli dona uno spessore individuale precedentemente sconosciuto. E solo nel momento in cui si rende conto che l’evoluzione di Mon-El non è una fase di passaggio dovuta a un illusorio interesse romantico, anche Kara trova lentamente il coraggio di aprirsi emotivamente con lui e rivelargli in maniera un po’ criptica i suoi sentimenti. Questo almeno finché un misterioso fascio di luce brillante teletrasporta nel suo appartamento un misterioso ma affascinante sconosciuto dal nome impronunciabile ma dalle idee piuttosto chiare.

In previsione di un episodio che appare dal promo particolarmente leggero e dedicato quasi esclusivamente all’ambito romantico dei protagonisti, io vi lascio e vi do appuntamento alla prossima settimana!

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

7 COMMENTS

  1. la lettura psicologica di lena che gioca a scacchi è ottima ma credo che la scena sia anche un indizio degli autori per i fans dei fumetti dc; infatti CHECKMATE è il nome di una società segreta di cui lena nei fumetti fa parte.

    • Ho sempre amato le sfumature metaforiche che spesso vengono attribuite agli scacchi e le scene che hanno in qualche modo chiuso la storyline di Lena nell’episodio mi sono piaciute tanto. Ti ringrazio per questo dettaglio perchè non ho mai letto i fumetti quindi non lo sapevo ma ora che mi ci fai pensare, in Smallville effettivamente Tess Mercer (la Lena di Smallville) faceva parte della Checkmate. Però mi sembra di ricordare che fosse un’organizzazione avversa ai supereroi e questo mi spaventa per il futuro di Lena nella storia! Grazie mille per il commento!

      • se segui arrow, checkmate è un po’ come la ARGUS; non è direttamente contro i supereroi come cadmus però finisce per scontrarsi spesso con loro; è un po’ ambigua come organizzazione, esattamente come lena del resto.

        • Sì, effettivamente vista così si sposa bene con la personalità sfumata di Lena! Spero solo non si incrini troppo il rapporto con Kara se dovessero proseguire su questa strada, è una delle mie storyline preferite di questa stagione.

  2. Ciao mia cara fellow, ti farà piacere sapere che, stavolta, ho guardato la puntata di “Supergirl” senza avvalermi del tasto fast forward. Il motivo? La relazione tra Kara e Lena. Sorvolando sul fatto che, come Kara, nemmeno io per un secondo ho creduto al coivolgimento dell’amica, spero la nostra bella Luthor rimanga in una “zona grigia” evitandoci così il clichè “amicizia tradita” tipico di Clark e Lex di cui, onestamente, faccio pure a meno. Molto interessante è anche la faccenda della Checkmate (grazie Alan, by the way), chi sa che davvero, in futuro, non propendano per quella direzione.
    Per il resto, concordo sulla tua analisi da “dalle stelle alle stalle e viceversa” tipico dei mass media (e non solo) e non conoscendo bene nè i trascorsi tra Kara e James, nè come fosse Mon-El agli esordi, chiudo qui. Alla prossima.

    • CIAO SAAAAAAM!!!! Sempre bello ritrovarti!!! *-* Il rapporto tra Kara & Lena è una delle storyline che mi affascinano di più in questa stagione perchè hanno effettivamente presentato i due personaggi in modo differente da Clark & Lex e anche la loro storia sembra voler intraprendere un’altra strada. Onestamente spero sia così altrimenti davvero non ne capirei il senso, ci dicono fin dall’inizio che loro sono diverse e che la storia non deve ripetersi e poi si ripete? Ovviamente non credo che Lena sia candidata alla santificazione ma mi dispiacerebbe davvero veder rovinarsi il rapporto con Kara! Grazie per il commento my fellow!

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