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Supergirl | Recensione 2×08 – Medusa (1)

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Supergirl | Recensione 2×08 – Medusa (1)
Supergirl -- "Medusa" -- Image SPG208a_0082 -- Pictured(L-R): Melissa Benoist as Kara/Supergirl, Helen Slater as Eliza Danvers, David Harewood as Hank Henshaw and Chyler Leigh as Alex Danvers -- Photo: Bettina Strauss/The CW -- © 2016 The CW Network, LLC. All Rights Reserved

Ci siamo finalmente, il tanto atteso super-crossover firmato The CW / DC è cominciato! Ora, ho due notizie al riguardo per voi e sapete bene come saranno: una buona e l’altra cattiva. Seguiamo la tradizione e partiamo dalla “cattiva”, tanto per toglierci il pensiero: di cross-over in questo episodio non c’era praticamente nulla, se non il collegamento finale con la seconda fase dell’incontro che avverrà in “The Flash”, la cui comparsa appunto, per restare in tema di velocità, è avvenuta in un battito di ciglia, ora lo vedi, ora vedi i titoli di coda! La buona notizia però è che, anche senza aver introdotto per davvero l’evento cross-over, “Supergirl” porta in scena a mio parere un bellissimo episodio che, sembra quasi mi abbiano ascoltato [adoro quando fanno così!], riesce a trovare quel perfetto punto d’incontro di cui parlavo nella precedente recensione tra storia e personaggi, privilegiando di pari passo sia il progresso della trama sia le relazioni tra i personaggi che risultano ancora una volta fondamentali per lo spessore psicologico dei protagonisti. E quando questo succede, io ho sempre tanto da raccontare, quindi non indugiamo oltre e tuffiamoci nella recensione come un qualsiasi americano che si rispetti fa con il pranzo del Ringraziamento!

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LIKE MOTHER, LIKE … ?

Adoro il Ringraziamento! Se fossi americana probabilmente sarebbe la mia festa preferita ed è per questo motivo che amo quando le serie tv, praticamente ogni anno, dedicano in qualche modo i loro episodi settimanali alla celebrazione della festività, perché anche solo attraverso uno schermo, si riesce sempre a respirare quell’atmosfera di comunione e orgoglio che pervade tutti coloro che abbracciano i significati di quel giorno, quasi più del Natale a volte, riuscendo a mettere in pausa rancori e problemi anche solo per 24 ore, solo per celebrare insieme e in armonia il Giorno del Ringraziamento. Sì, lo ammetto, è ancora una volta una visione buonista, irrealisticamente positiva e luminosa in maniera quasi accecante, ma non posso farci niente, adoro quel briciolo di speranza nell’umanità che quella festa diffonde e che di conseguenza le serie tv trasmettono anche a noi! Sarà per questo che “Supergirl” si sposa così bene con una festività di questo tipo, perché sia la protagonista che la serie stessa rappresentano in ogni episodio, e non solo il quarto giovedì di novembre, il simbolo totalizzante di tutti quei significati che il Ringraziamento vorrebbe racchiudere in sé, e il primo fra tutti è quello che “Supergirl” ha fatto proprio anche quest’anno, ossia il valore della famiglia, qualsiasi essa sia.

Non credo infatti che sia particolarmente difficile riconoscere quello che secondo me è stato il nucleo centrale di questo episodio, vale a dire il rapporto tra genitori & figli, in particolar modo il legame tra madre & figlia. Il confronto che ci viene mostrato è senza dubbio evidente ad occhio nudo ma nonostante tutto, nella sua semplicità, per me è un confronto che ha forza, che dona spessore, che ti commuove o ti travolge con la lampante differenza che purtroppo riusciamo a riconoscere tra ciò che è da una parte e ciò che invece dovrebbe essere. Così com’è successo anche nella prima stagione, il Ringraziamento riporta Eliza Danvers a National City e con lei tornano le reazioni irresistibili delle sue figlie: da una parte Kara di già in estasi al solo pensiero di assaggiare nuovamente le prelibatezze culinarie preparate dalla sua madre adottiva, dall’altra Alex pronta a svuotare ogni forma di alcol liquido in bottiglia (che Kara nasconde inutilmente) perché per la seconda volta è terrorizzata dal dover rivelare a sua madre una nuova verità su di sé, l’anno scorso era il suo lavoro alla DEO, quest’anno la consapevolezza di aver abbracciato la sua vera identità. Inutile dire che alcuni dei momenti più belli secondo me sono anche i più “domestic” a cui assistiamo all’inizio dell’episodio, come la strana determinazione di Alex nell’impedire a James e Winn di rivelare la verità su The Guardian a Kara per non rubarle il momento o il ritorno alla DEO con parte del pranzo messa da parte appositamente per J’onn, dettagli quasi impercettibili e non fondamentali per la trama di base ma vitali nella loro semplicità per la caratterizzazione dei personaggi.

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Ad ogni modo però credo che la tematica centrale di questo episodio si possa riassumere perfettamente nelle parole di due personaggi:

“You’re always gonna be different Alex because you always were exceptional and I LOVE YOU however you are” – Eliza

“I do love you Lena, in my own way” – Lillian

È tutto lì, in quelle due frasi, difficilmente si potrebbe aggiungere altro secondo me. Non si tratta neanche più di bene e male, buoni o cattivi, heroes & villains, abbiamo spesso visto quanto l’essere genitore esuli facilmente dalle etichette morali che siamo portati a riconoscere nelle persone così come nei personaggi, non sempre i genitori dei “buoni” amano i loro figli [vedi la madre di Trish Walker in “Marvel’s Jessica Jones” o Irina Derevko in “Alias”], non sempre i genitori dei “villains” non sanno cosa significhi amare i loro figli più di qualsiasi altra cosa al mondo, anche più di un credo o di una missione personale [vedi Narcissa Malfoy in “Harry Potter” o Victoria Grayson in “Revenge”]. Il rapporto tra una madre e i suoi figli è un legame che semplicemente non può essere catalogato o definito solo tramite le ordinarie norme di moralità, il dna e la biologia ormai non rappresentano più una certificazione di affetto, ci troviamo di fronte a una relazione sociale e umana dalla profondità letteralmente catartica, che diventa in un modo o nell’altro la base di ogni rapporto futuro, capace di rappresentare per il figlio in questione o un punto di riferimento imprescindibile o una carenza in grado di segnare la persona irrimediabilmente. Per questo a mio parere non si può soltanto definire Eliza la mamma buona e Lillian quella cattiva, si tratta invece di due madri che a modo loro hanno segnato e definito le giovani donne che sono cresciute oltre i loro insegnamenti. Alex e Kara infatti portano ancora oggi i segni dell’amore incondizionato che Eliza ha donato loro senza riserve, senza limiti, e soprattutto senza differenze nonostante Kara sia arrivata a lei già cresciuta, con il ricordo dei suoi veri genitori ancora definito e stabile nei suoi ricordi e con la consapevolezza di non poter più tornare a casa. Eppure nonostante la sua diffidenza iniziale, nonostante Kara non volesse accettare di riconoscerla come “sostituto” di una madre che lei aveva già avuto, Eliza era riuscita a trovare le parole e i tempi giusti per avvicinarsi a lei, per dimostrarle di non voler prendere il posto di Alura nella sua vita ma di voler soltanto provare a starle accanto come sua madre avrebbe voluto, aiutandola a trovare la sua strada in un mondo così diverso e lontano dal suo, un mondo che sapeva come far paura agli occhi di chi era poco più che una bambina. E anche adesso che bambina non lo è più, Eliza vede Kara e semplicemente la capisce ed entra nella sua vita come solo una mamma può fare, in punta di piedi ma con dolce comprensione e lungimiranza, riuscendo in un solo istante a vedere ciò che sua figlia forse volutamente ignora (o forse, conoscendo Kara, davvero non ci era arrivata, sta di fatto che se avesse trascorso due minuti con James, Eliza avrebbe anche capito che lui è The Guardian). Ma è accanto alla “sua Supergirl” che Eliza dimostra quanto l’amore di una madre possa superare a volte anche l’amore e l’accettazione che una figlia prova per se stessa. Di fronte infatti alla consapevolezza di dover ripetere con sua madre il momento di confessione vissuto l’anno precedente, i timori che assalgono Alex sono chiaramente della stessa natura, avendo sempre sentito su di sé il bisogno di superare costantemente i suoi standard ma allo stesso tempo di avere una vita regolare, di essere all’altezza delle aspettative ma anche di essere degna della fiducia e della stima dei suoi genitori. Per questo motivo trovare il momento esatto e le parole migliori per aprirsi con sua madre e rivelarle quella parte di sé che lei per prima ha faticato ad accettare diventa per Alex la missione più difficile che abbia mai affrontato e la situazione d’emergenza che la DEO si ritrova a contrastare le appare in fondo come la scusa più adatta per evitare l’argomento. Sta di fatto però che lavorare fianco a fianco con Alex permette ad Eliza di trascorrere con sua figlia il tempo necessario per leggerle dentro come se i suoi pensieri e le sue paure prendessero improvvisamente forma davanti a sé e in quel momento Alex non ha neanche davvero bisogno di parlarle, il suo silenzio e il suo sguardo impaurito rivelano di lei più di quanto possano fare le sue parole mentre sua madre riempie quei silenzi con un’accettazione che non ha dubbi, non ha bisogno di tempo, riconoscendo di fronte a sé la donna di cui più è orgogliosa e che ai suoi occhi non sarà mai ordinaria ma sempre eccezionale, qualsiasi persona lei senta di essere, senza limiti, senza condizioni.

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Per questo motivo quindi, di fronte a colei che rappresenta l’esempio dell’amore materno, il confronto dall’altra parte appare spietato e l’empatia nei confronti di Lena è più profonda di quanto immaginassi. Lillian Luthor sembra non volerci neanche provare, la sua gelida indifferenza nei confronti di Lena che non ha mai riconosciuto, né biologicamente né sentimentalmente come una Luthor, è paralizzante mentre la sua estrema sincerità nell’ammettere l’evidente preferenza che ha sempre avuto nei confronti dell’adorato Lex non è neanche degna di stima, perché a volte essere madre significa anche saper mentire per il bene dei figli. Ma a parte l’adorazione che prova per Lex, la Lillian Luthor che conosciamo di istinto e amore materno nei confronti di Lena non ha assolutamente nulla, vedendo in lei in questo caso esclusivamente una possibile risorsa per il suo piano o un nemico nel caso dovesse scegliere di mettersi contro di lei. Lena dal suo canto sembra ormai una donna completamente formata e sicura di sé, che ha lasciato alle sue spalle e nel suo passato il bisogno di essere amata e considerata all’altezza del nome di famiglia dall’unica persona che contasse per davvero, ma nonostante il fascino e la sicurezza nei suoi modi e nella sua personalità, fin dalla sua prima comparsa Lena ha sempre lasciato intravedere involontariamente dal suo sguardo una mancanza affettiva ormai storica, iniziata con Lillian e ripetuta con Lex, e compensata in qualche modo con quel rapporto di inedita amicizia che stava nascendo con Kara Danvers da una parte e Supergirl dall’altra. Nonostante i dubbi e le sfumature del personaggio, Lena a mio parere ha gli occhi sinceri ma anche un equilibrio emotivo instabile che viene meno quando Supergirl le confessa la vera natura di sua madre. Per quanto la delusione e l’incredulità di fronte a quella rivelazione fossero autentiche e di spessore, e per quanto non abbia davvero creduto a un suo improvviso cambio di rotta, credo anche che ci fosse un fondo di verità nella “messa in scena” che Lena abbraccia per ingannare sua madre e fermare il suo piano di sterminio di massa di tutti gli alieni presenti a National City, come se in quel momento, nonostante scegliesse ancora una volta di essere diversa, lei si rendesse conto di quanto sia davvero difficile se non impossibile scrollarsi davvero di dosso il cognome “Luthor”.

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LEGACY

Il motivo dunque per cui la figura materna o più in generale la figura genitoriale è così importante nelle relazioni sociali è perché tende ad impostare o plasmare in qualche modo quella che diventa la loro eredità, rappresentata proprio dalla generazione successiva. La tematica della “mela che cade o non cade lontana dall’albero” non è rappresentata solo dalla figura di Lena Luthor ma anche da Kara stessa che, così com’era successo con sua madre nella prima stagione, si ritrova ora a dover scoprire i compromessi e le decisioni abbracciati anche da suo padre per proteggere la loro gente e il loro pianeta. Il motivo per cui sono particolarmente legata al rapporto che ci stanno mostrando tra “una Super e una Luthor” sta proprio in questo aspetto di entrambe le donne, ossia nel loro essere contemporaneamente il simbolo di ciò che hanno significato le rispettive famiglie e la dimostrazione di ciò che invece loro vogliono diventare al di là dei meriti e degli errori dei loro genitori (o di fratelli e cugini).

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Di fronte alla rivelazione delle responsabilità del progetto Medusa e degli intenti dell’organizzazione Cadmus, Kara e Lena reagiscono praticamente nella stessa maniera, sentendosi quasi intrappolate nelle azioni dei loro familiari e nelle conseguenze che adesso si ritrovano costrette ad affrontare in quanto appunto “eredità” di chi è venuto prima di loro.

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Ma se Kara ha la fortuna di essere circondata da una nuova famiglia che le permette di razionalizzare e contestualizzare le azioni dei suoi genitori concedendole la possibilità di portare avanti i loro insegnamenti migliori e rimediare invece a quelli che in parte sono stati i loro errori, Lena purtroppo è sola con se stessa intrappolata con un cognome difficile da ripulire, nonostante il suo percorso di crescita e gli sforzi effettuati per cambiare l’immagine che il mondo ha di lei, e temo anche che le azioni di sua madre siano più difficili da accettare rispetto a quelle del padre di Kara, rischiando in questo modo di portarla a domandarsi a quanto effettivamente serva lottare contro quella che sembra essere la natura della sua famiglia. Ad essere in pericolo quindi dopo questo primo confronto tra Supergirl e Lena Luthor, nonostante il doppiogioco di Lena abbia evitato la strage di alieni a National City, ci sono ora due degli aspetti che più apprezzo di questa storyline ossia, come ho già detto, sia il rapporto di sorprendente e profonda amicizia tra Lena e Supergirl che rappresenta per me la possibilità di cambiare davvero la storia ed evitare di ripeterla, diventando migliori di chi è venuto prima come Clark e Lex, sia il percorso di crescita di Lena stessa perché, per quanto non l’abbia mai davvero decifrata, cominciavo a credere davvero nei suoi progressi e nella speranza che potesse davvero vincere la battaglia che combatteva contro se stessa.

tumblr_ohesc1mmv81ulcc3lo4_250 Restando ferma infatti nel desiderio di vedere ancora Lena contrastare la natura dei Luthor e portare avanti l’amicizia con Kara, temo anche che l’aver fatto arrestare sua madre lasci ora un posto vacante alla leadership del CADMUS, un posto che purtroppo dovrà essere occupato presto da un nuovo villain di spessore, e Lena in fondo ha sempre posseduto il potenziale per un tale ruolo.

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Rimanendo infine ancora un po’ in tema di famiglie che non vengono definite solo dal DNA, ho apprezzato moltissimo in questo episodio lo spazio dedicato al rapporto tra J’onn e Kara. Nonostante i suoi problemi di certo non trascurabili o secondari, J’onn resta per le sorelle Danvers, e in particolar modo per la più giovane tra le due, un punto di riferimento stabile, un supporto che permette a entrambe di fare chiarezza quando assalite e perse nei dubbi. Ma la verità sulla sua condizione diventa sempre più difficile da celare e J’onn si ritrova costretto a rivelarsi a Kara in tutta la sua drammatica e ormai quasi totale e irreversibile trasformazione. Il modo in cui J’onn e Kara restano in ogni battaglia l’uno al fianco dell’altra fino all’ultimo respiro è uno dei lati che amo di più di questa serie, oltre all’affetto reciproco che li lega evidentemente infatti, tra di loro c’è profondo rispetto per le storie che hanno rispettivamente vissuto, per il modo in cui scelgono di affrontare le loro sfide e in questo episodio anche per l’accettazione che J’onn abbraccia del suo destino mentre Kara resta semplicemente al suo fianco.

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Ed è proprio grazie a questo legame familiare creatosi tra J’onn e le Danvers che SuperEliza riesce a invertire gli effetti del veleno del progetto Medusa permettendo così a J’onn di combattere e annientare il dna dominante del White Martian, ristabilendo la sua natura originale.

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Inevitabilmente anche il fronte romantico ha trovato il suo giusto spazio nell’episodio e devo anche ammettere che nonostante la prevedibilità, in fondo non mi ha infastidito. Da una parte infatti non posso non ammettere che la dinamica sentimentale tra Mon-El e Kara mi piace sempre di più principalmente perché è stata costruita con calma e ordine, valorizzando tutte le fasi del loro percorso che sono andate dal superamento dei pregiudizi, alla conoscenza, all’amicizia fino a giungere ora a quel sentimento che diventa quasi strano ammettere e riconoscere, nonostante Mon-El non sia particolarmente bravo a nasconderlo. Ciò che più mi colpisce di questa storyline è la sua semplicità, l’innocenza che, nonostante la diversità dei caratteri, ancora riesco a vedere in entrambi i ragazzi, e soprattutto mi piace particolarmente quanto Mon-El abbia desiderato cambiare solo per essere l’uomo che Kara vede in lui.

tumblr_ohdwdvjxmv1ulcc3lo4_250Sull’altro fronte Danvers invece non c’è molto da dire, fondamentalmente Maggie si è resa conto di essere stata un’idiota a respingere la donna migliore che lei possa mai incontrare e ha deciso di fare ammenda e provare a riconquistarla. Ma l’aspetto più bello di questa storyline invece è per me il traguardo raggiunto da Alex che comincia ora a riappropriarsi della sua sicurezza, a riconoscersi finalmente, al di là di un’altra persona, come la donna indipendente e forte che è sempre stata e che sceglie di tornare ad essere, più se stessa di quanto sia mai stata in precedenza. “I finally get me”, con queste parole Alex raggiunge una realizzazione individuale straordinaria, affermandosi come la donna che chiunque sarebbe fortunato ad avere nella sua vita.

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Nel finale di episodio dunque, mentre una misteriosa figura cerca disperatamente Mon-El, dopo diversi tentativi falliti, Barry e Cisco raggiungono finalmente l’appartamento di Kara per chiedere il suo aiuto. Volete sapere per quale emergenza? Scopritelo nella recensione di The Lady and The Band!

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

2 COMMENTS

  1. Bell’episodio e gran bella recensione! Concordo con te su tutto. Il personaggio di Lena è davvero molto interessante, è bello vederla così forte e pure così fragile e anche se, come te, spero che questo rapporto con Supergirl non degeneri come quello di Lex e Clark, mi piacerebbe molto vedere una Lena cattiva a capo di Cadmus. Il confronto che hai fatto tra le due madri non avrei saputo dirlo meglio. Ho trovato l’episodio molto ben bilanciato, non solo nelle storylines ma anche nei momenti spensieratezza/crisi (bellissima la scena iniziale del Ringraziamento). Anche a me la coppia Mon El/Kara piace sempre di più, mentre finalmente ho capito cosa intendessi per puro fanservice qualche settimana fa. Il bacio Alex/Maggie si vedeva arrivare da un kilometro e, nonostante si possano comprendere scuse e ragioni, l’ho trovata affrettata di 1/2 episodi (necessità di chiudere entro il midseason?). E poi diciamocelo, il “sono quasi morta oggi” non stava in piedi per niente, avessero simulato meglio la scena magari 😀 strano che sia uscita così “finta” quando anche i soli voli di supergirl vengono gestiti molto bene. Infine il crossover! Ora, io non sono una gran fan degli altri tre show ma l’idea mi intrigava! Non ti dico la delusione quando il crossover consisteva negli ultimi 30 secondi di episodio! Per curiosità sono andata a vedere la puntata di The Flash e lí invece é stata tutt’altra cosa. Mi chiedo come finirà in Legends a questo punto. Alla prossima!

    • Ciao!! Grazie mille per le tue parole!!! Purtroppo la storia Alex/Maggie è nata all’insegna del “tutto e subito” e così sembra voler proseguire, sarà per questo forse che non sento ancora un trasporto emotivo nei loro confronti, anche se Alex dà sempre senso a tutto con ogni parola e ogni gesto, sono felice di aver riconosciuto il mio personaggio preferito in tutta la sua profondità! Cosa che non posso dire della relazione purtroppo! In confronto, Kara & Mon-El stanno compiendo un percorso bellissimo! Lena è il mio personaggio preferito tra i nuovi, e ho un debole per il suo rapporto con Kara proprio perché entrambe sembrano decise a rompere con il passato! Fin dall’inizio però ho sempre temuto che Lena potesse nascondere davvero un lato oscuro, il potenziale per diventare villain c’è ma io spero che possa contrastare questa possibilità proprio perché l’amicizia con Kara è preziosa! Non ci resta che attendere! Grazie ancora!

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