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Spellbook 1×07 – Pure of Heart

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Spellbook 1×07 – Pure of Heart

1×07 Pure of Heart

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L’odore è terribile, e neanche Bright, che di solito è il più quieto nelle reazioni, sembra riuscire a nascondere il disgusto. La pentola bolle, il piano cottura della cucina di Rose è lercio, pieno di erbe, strane erbe di cui neanche lei conosce o ricorda i nomi, ma sembra abbastanza attenta in ciò che fa, e in ciò che le dice di fare il libro, che è sull’isola, proprio accanto a lei, come un fedele amico che non abbandona mai.
Bright: a quest’ora dovresti preparare la cena, non una…
Rose: sì, è una pozione!
Bright guarda l’amica, intento ad aiutare in qualche modo
Bright: ne hai mai preparata una?
Rose: hey, ho ricevuto la scopa solo da poche settimane, non sono ancora Sabrina!
Bright sembra confuso, come sempre quando si fa una citazione alla pop culture. Rose tenta di strappare in modo preciso qualche foglia di salvia, buttandola a ritmo lento nel confuso intruglio.
Il ragazzo resta fermo sulla sedia, guardandola, curioso, come se stesse assistendo a qualche sorta di spettacolo.
Bright: a cosa serve esattamente?
Rose: il libro dice che dovrebbe calmarmi.
Bright: non c’è un incantesimo per questo?
Rose fa cenno di no con il capo
Rose: probabilmente c’è, ma non ho intenzione di provarne qualcuno su di me, ok? L’ultima volta… le conseguenze sono state un tantino disastrose.
Bright: è divertente da un lato, una sbronza ad incantesimo…
Rose in realtà non lo trova affatto divertente, l’unica volta che ha ingerito dell’alcol è stato alla festa di Stacy Binks, un bicchiere e qualcosa e pochi e vaghi ricordi; un gran mal di testa sicuramente.
Rose: non so se quella sarebbe l’unica conseguenza. Voglio dire, so ancora così poco di tutto questo, della magia, degli incantesimi. E nessuno sembra volermi aiutare particolarmente, neanche con l’intera storia dei demoni, dei mostri, dei vampiri e dei tritoni che cercano di uccidermi.
Bright: hai detto che Luke sembra saperne più di quanto dice.
Rose alza gli occhi, mescolando la brodaglia con fastidio
Rose: già, ma mi sono meritata il vampiro silenzioso, misterioso e che tiene tutto per sé. Insomma, ad un certo punto Edward ha detto a Bella che era speciale, che non poteva sentire i suoi pensieri. Quando arriveremo a quella parte?
Bright: ti piace Luke?
Rose fa cenno di no con il capo
Rose: no, volevo dire che è arrivata l’ora della verità. L’ora di sapere qualcosa.
Bright sospira, è dispiaciuto per lei, dev’essere brutto non sapere nulla su chi si è, Bright si immedesima sempre molto nei problemi altrui.
Bright: ma hai scoperto qualcosa grazie all’incantesimo della verità!
Rose: già. Ho scoperto che Luke conosceva Lisandra.
Bright: la tua antenata?
Rose: sì. E che Benjamin è mio… nemico mortale, o nemesi, o qualcosa del genere. Sai, ero un tantino stordita.
Bright nota un notevole cambiamento nel tono di voce quando il nome Benjamin viene pronunciato dalla ragazza.
Bright: a proposito di questo… cosa pensi di fare?
Rose lo guarda negli occhi; quegli occhi così gentili, così buoni.
Rose: cosa vuoi dire?
Bright: beh, se Benjamin è davvero tuo nemico, prima o poi dovrai affrontarlo.
Rose ormai non pensa neanche più al cattivo odore della pozione, il pensiero di affrontare Benjamin l’ha rapita, è un qualcosa che non riesce a togliersi dalla testa.
Rose: lui è un demone… Io sono una strega.
Bright: e quindi?
Rose: prima o poi succederà, immagino…
Rose tenta di continuare a mescolare, cercando di mascherare l’evidente malessere che questa situazione le provoca. Ma è inutile, Bright legge nel cuore.
Bright: io non credo che Benjamin sia cattivo.
Rose non può fare a meno di sorridere
Bright: cosa c’è?
Rose: come fai?
Bright la guarda, curioso
Bright: come faccio a fare cosa?
Rose: ad essere sempre così buono… ad essere sempre così gentile, a credere nelle persone, nonostante sulla carta siano il male. Insomma, Benjamin… Evan….
Bright la guarda, fermandosi un attimo per pensare ed usare le parole giuste
Bright: penso che tutti abbiano una scelta. Tutto qui, non credo che esista il bene e il male e stop. Io… io lo vedo. So che loro due non sono cattivi.
Rose: dopo quello che ti ha fatto Evan riesci ancora a definirlo… buono?
Bright abbassa il capo, è certamente un argomento di cui non vuole parlare.
Bright: Evan… è arrabbiato.
Rose ha quasi paura a fare questa domanda, ma deve.
Rose: e Benjamin?
Bright sa esattamente come rispondere.
Bright: Benjamin ha paura.
La ragazza lo guarda, incredula, Benjamin sembra tutto, tranne una persona che ha paura.
Rose: Bright, cosa sei?
Questa domanda esce spontanea, senza che Rose se ne accorga. Bright si ritrae, alzandosi velocemente. Rose capisce di essere stata indiscreta.
Rose: Bright, io…
Bright: devo andare… Ci vediamo domani, ok?
Rose: ok, a domani, Bright!
Bright prende la cartella, avanzando verso la porta della cucina che dà sul retro della casa, Rose sa di aver sbagliato, è sicuramente curiosa di sapere cosa lui sia, ma è anche convinta che qualunque cosa nasconda, sia per un bene superiore. Lo sa e basta.

Bright si fa avanti a passo lento lungo il vialetto di Casa Wilson, vialetto che incrocia due stradine diverse, una per il lago, una per l’hotel. Al ragazzo piacerebbe prendere la via del lago, sedersi, riflettere un po’, ma sa che deve tornare a casa.

“Bright”

Bright sobbalza, distratto da una voce che conosce bene, si gira, notando Evan proprio dietro di lui.
Bright: cosa ci fai qui?
Evan sembra nervoso, scuote la gamba ripetutamente.
Evan: sono affamato.
Bright lo sa, è da giorni che non si concede a lui come sacca di sangue
Evan: ti prego, Bright…
Bright: no.
Probabilmente è uno dei no più difficili che Bright abbia mai detto, forse uno dei primi, ma deve farlo.
Evan: Bright, ho paura di uccidere qualcuno.
Bright: non posso essere più la tua sacca di sangue, mi dispiace.
Evan: mi dispiace per quello che ho detto, ok?
Bright: quali tra le tante cose?
Evan: si tratta di questo? Si tratta di una specie di vendetta perché ti ho ferito?
Bright fa cenno di no con il capo, ferito da questa stessa affermazione
Bright: io non sono vendicativo.
Evan: già, che cosa sei, Bright?
Il ragazzo indietreggia, è la seconda volta nel giro di pochi minuti che gli viene fatta questa domanda.
Bright: perché non vai da quella Lidia, la ragazza che baci? Magari si offrirà lei come sacca di sangue!
Evan scuote il capo, non ce la fa più, deve mangiare. La fame è troppa, supera ogni altra cosa. Si tratta del primo istinto che lo controlla. Il ragazzo inizia ad avvicinarsi, fuori controllo. Bright indietreggia ancora di più, leggendo la fame nei suoi occhi.
Bright: Evan…

“Hey”

Rose ha finalmente raggiunto i due, aveva sentito delle voci dalla cucina, ed ha corso velocemente per affrontare la situazione a modo suo.
Bright: Rose… vai via
Rose: no, non può trattarti così.
Evan: non immischiarti, è una cosa tra me e lui.
I canini di Evan si sono ormai palesati
Rose: tra te, lui e la tua fame. Non lo toccherai.
Bright: Rose, posso difendermi da solo.
Evan: solo un assaggio…
Evan inizia a farsi avanti, pericolosamente avanti, tanto da portare Rose a fare un gesto istintivo, la ragazza porta avanti le mani, si tratta di un senso di difesa, vuole proteggere se stessa e Bright, sente una forza incontrollabile dentro di lei che deve essere assolutamente espulsa, e quella forza viene espulsa attraverso le mani, come una mandria impazzita, Evan viene spinto all’indietro da un’energia invisibile, forza che Rose ha evidentemente creato. Il vampiro si trova a terra.
Bright guarda l’amica, sorpreso.
Bright: sei stata tu?
Rose è sconvolta quanto lui
Rose: penso di sì.
Evan è a terra, sconvolto quanto loro due. Il vampiro si alza velocemente, allontanandosi dal posto a velocità innaturale.

 

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Lane passa in modo gentile delle candele profumate sopra pietre poste in modo perfettamente ordinato sul bancone del Magic Emporium, chiude gli occhi, bisbigliando delle parole in lingue diverse, è frustrata, tutto ciò che sta facendo sembra non funzionare particolarmente.

Alec: non funzionerà!
La donna sobbalza, essendo stata sdradicata dalla sua realtà magica. Alec ha appena aperto la porta del negozio.
Alec: sì, lo so, è chiuso. Ma sono un cliente di una certa rilevanza, vero?
L’uomo si fa avanti, con il suo solito ghigno compiaciuto, la sua solita aria fastidiosamente sicura.
Lane: non… non posso praticare incantesimi questa settimana!
Alec: non sono qui per i tuoi stupidi incantesimi. Se vogliamo chiamarli tali, insomma, non sei una strega.
Questa affermazione infastidisce Lane, che ha sempre avuto molta voglia di essere una strega per natura.
Alec: la natura non ti ha offerto un dono, te lo sei creato. Ma sai, hai una funzionalità, Lane. Hai studiato, e questo è da stimare. Apprezzo le persone che sanno di cosa parlano!
Lane lo guarda, sempre con un certo nervosismo e un timore reverenziale.
Lane: cosa posso fare per te?
Alec: stavo… ripassando le regole, se così si può dire.
Lane: le regole?
Alec: sì, quelle stabilite dalla mia ex.
Lane: stai parlando di Lisandra?
Alec non suole dire il suo nome; non lo teme, ma semplicemente non lo fa.
Alec: sì, lei.
Lane: cosa a riguardo?
Alec: non posso uccidere la strega, non posso farlo io. Lei è protetta da un incantesimo potente.
Lane: questa non è una novità!
Lane si pente quasi di aver detto quella frase, ma ad Alec sembra non importare particolarmente.
Alec: Lisandra non aveva previsto Benjamin.
Lane: o forse sì.
Alec: no, la sua magia era potente, ma non così potente.
Lane: Lisandra è una delle più grandi streghe del passato, non penso che avrebbe pronunciato una maledizione senza cognizione di causa.
Alec sorride, incuriosito dal fatto che Lane sembra quasi adorare ed ammirare la sua ex, come la chiama lui.
Alec: Benjamin non può toccarla.
Lane: già, questo è di base.
Alec: ma se arrivasse a poterlo fare…
Lane lo guarda, incredula. Per lei è assurdo.
Lane: è impossibile. Un demone non può toccare una strega.
Alec sorride, ovviamente sa che non è del tutto vero.
Alec: dipende dai punti di vista.
Lane sgrana gli occhi, è chiaro che Alec sa qualcosa, e tutto questo l’affascina.
Lane: tu sei riuscito a toccarla. Lisandra, intendo…
Alec: diciamo che a tutto c’è una via d’uscita.
Lane: non c’è nessuna documentazione nel corso della storia…Sì, un demone può sopportare quel tipo di tocco per qualche minuto…ma, non di più. Hai visto cosa è successo a tuo figlio.
Alec: Lane, quando siamo passati al tu?
Lane deglutisce, si è accorta di aver fatto un errore
Lane: mi dispiace, Signore.
Alec: il punto è… Se Benjamin riuscisse a toccarla, potrebbe anche ferirla. È il doppio lato della medaglia!
Lane: come può toccarla?
Alec ridacchia, stranamente divertito dalla situazione
Alec: sai, Lane. Il punto è che… penso di poter sfruttare qualcosa che inizialmente mi infastidiva. Non è un inizio di giornata meraviglioso? Grazie, sei sempre di grande ispirazione.
Lane lo guarda, incredula
Lane: io non ho detto niente.
Alec: il fuoco.
La donna non riesce a capire.
Lane: il fuoco?
Alec: ti occuperai tu di prepararlo.
Lane: preparare un fuoco?
Alec: sì, un fuoco purificatore. Vogliamo bruciare la strega. Bruciarla in piazza.
Lane: vuoi bruciarla in piazza?
Alec: sì, vecchio stile. Insomma, sarebbe anche un omaggio a Lisandra. Sono o non sono uno che rispetta il passato?
A Lane sembra che l’uomo sia semplicemente uscito fuori di senno. Come può anche solo pensare di inscenare un qualcosa del genere, davanti a tutti, di questi tempi? Alec deve avere un piano, un piano che alla donna è ancora oscuro.

 

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Tatia guarda attentamente le domestiche, stanno sistemando dei grossi addobbi nella sala ballo di casa Whittermore; la sala è maestosa, regale, sembra uscita da un quadro, sembra parte di un palazzo.
Tatia: attenta a quel centrino, Flor.

Benjamin: chi avrebbe mai detto che il tuo futuro sarebbe stato fare la decoratrice di interni?
Benjamin avanza nella sala, la sua voce rimbomba, distraendo tutto le persone presenti.
Tatia: cosa ci fai qui? Dovresti andare a toccare un po’ la tua strega!
Benjamin ridacchia, divertito, Tatia, come sempre, è al vetriolo.
Benjamin: oh, sei ancora arrabbiata con me?
Tatia: no, puoi fare quello che vuoi!
Benjamin sospira, cercando di rimediare in qualche modo; nonostante tutto, odia essere in cattivi rapporti con sua sorella.
Benjamin: ti stai impegnando per l’organizzazione di questo ballo. Non ti facevo una sorta di Blair Waldorf.
Tatia: io non ti facevo uno che guarda Gossip Girl!
Benjamin: cosa c’è dietro?
Tatia lo guarda, finalmente
Tatia: cosa vuoi dire?
Benjamin: dev’esserci qualcosa dietro. Non hai mai fatto queste cose.
Tatia: papà ci tiene, volevo essere più impegnata nel tutto.
Benjamin: oh, è così carino da parte tua.
Tatia: ho da fare. Non ho tempo per la gara di cattiverie. Anche perché, sai che vincerei a mani basse, no?!
Benjamin la guarda, sorridendo
Tatia: perché sei di buon umore? È fastidioso questo sorrisetto!
Benjamin: non sono di buon umore. Semplicemente, adoro ballare.
Il ragazzo guarda la sala, estasiato.
Tatia: hai invitato Rose?
Benjamin cambia espressione improvvisamente, palesando un evidente nervosismo.
Benjamin: no, io e Rose non siamo esattamente… in buoni rapporti.
Tatia: ma non mi dire!
Benjamin: verrò con la mia ragazza!
Tatia: Lauren ha deciso di perdonarti di nuovo? Dio, quella ragazza e l’amor proprio sono come due rette parallele.
Benjamin: non dovresti giudicare.
Tatia: chi vuoi prendere in giro, Benjamin?
Tatia si pone davanti a lui, esponendogli, come sempre, la verità.
Benjamin: cosa vuoi dire?
Tatia: ho visto come vi guardate. Tu e la strega, è così chiaro che vorreste semplicemente saltarvi addosso, spogliarvi e fare l’amore. Lo sento, la tensione sessuale, la voglia di baciarvi, quella carica, quell’energia quando vi guardate dai vostri armadietti. Puoi fingere con tutti, Benjie, ma non con me.
Il ragazzo stringe i denti, chiaramente infastidito e provocato dalle parole della sorella.

“Non è una giornata meravigliosa?”

Alec entra nella sala, distraendo i due.
Benjamin: io devo andare.
Alec: sei passato a ritirare il vestito, Benjamin?
Benjamin guarda il padre, limitandosi a fare un cenno affermativo con il capo.
Alec: Tatia, è meraviglioso questo posto. Complimenti, tesoro!
La ragazza sorride, ricevere un complimento da suo padre è forse la più grande gioia per lei.

 

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Luke stringe tra le mani quel pezzo di carta, quel pezzo di carta destinato a Michelle, che tuttavia la ragazza non ha potuto mai conservare con se per un lungo periodo di tempo. Quel foglio gli ricorda quel giorno, gli ricorda la sua trasformazione, gli ricorda cosa ha fatto alla donna che amava, gli ricorda quanto deve essere diverso da allora. Lentamente e con cura lo richiude in un vetrino, posizionandolo in una cassetta in legno sul cammino del suo lussuoso ufficio.

Qualcuno bussa alla porta. Luke si affretta a sistemare per bene le cose.
Luke: Leda?

“Non sono Leda.”
Il vampiro riconosce la voce di Rose. È sorpreso di sapere che è lì.
Luke: vieni avanti!
La porta si apre, Rose avanza timidamente nella stanza, in fondo Luke è sempre una persona autoritaria, incute parecchio timore.
Rose: ciao.
Luke: cosa ci fai qui?
Il vampiro è palesemente nervoso, sa che dovrà rispondere ad una raffica di domande, e non è preparato.
Rose: sai perché sono qui.
Luke: cosa devo dirti di più? Ti sei presa ciò che volevi.
Rose: non volevo farlo in quel modo. Non mi avete dato scelta.
Luke: avete? Parli di me e Benjamin?
Luke usa un tono dispregiativo quando pronuncia il nome del ragazzo, Rose lo nota, ma lo noterebbe chiunque.
Rose: sì.
Luke: non dovresti fare quel tipo di incantesimi, hanno brutte conseguenze.
Rose: lo so, ma volevo sapere. È come se… è come se io fossi qui per una ragione, e nessuno volesse dirmi quale sia questa ragione.
Luke: tu sei qui perché dovevi essere qui.
Il vampiro pensa che ormai sia troppo tardi per nasconderle le cose. È tempo di parlare. O almeno, di dire qualcosa.
Rose: Lisandra l’ha deciso? È stata lei a portarmi qui?
Luke: tutto ciò che è successo nella tua vita era… era scritto.
Rose: anche la morte dei miei genitori?
Luke: no, non in quel senso Rose. Ma… Sei stata portata qui perché dovevi essere qui.
Rose lo guarda, curiosa di saperne di più
Rose: mia zia Meredith ne sa qualcosa?
Luke: tua zia Meredith ne sa di magia quanto io ne so di Taylor Swift.
Rose apprezza la battuta, nonostante il momento sia catartico
Rose: Luke, tu come sai tutto questo? Hai detto che conoscevi Lisandra.
Luke: lei mi ha consegnato il tuo libro.
Rose lo guarda, sorpresa. Non riesce a crederci.
Rose: cosa?!
Luke: sono stato io a metterlo nella biblioteca del tuo hotel.
La ragazza non sa a cosa pensare, ma finalmente i pezzi del puzzle iniziano ad incastrarsi.
Rose: quindi il libro ce l’avevi tu?
Luke: non è sempre stato così. Nel corso degli anni… il libro ne ha passate tante. Ho dovuto fare molto per unire le pagine.
Rose: cosa vuoi dire?
Luke: Lisandra aveva sparso le pagine in luoghi diversi nel mondo, così da poter rendere impossibile ai tuoi nemici, ai vostri nemici, reperire il libro.
Rose è incredula, non riesce a credere che il vampiro sia così coinvolto in tutto questo.
Rose: quindi tu hai recuperato le pagine?
Luke fa cenno di sì con il capo
Rose: il libro l’hai assemblato tu. Quanto ci è voluto?
Luke: secoli. Ma… chi li conta?
Rose: Luke…
Al vampiro piace quando la strega pronuncia il suo nome, non sa ben dir il perché di questo.
Rose: c’è una pagina nel libro, è completamente annerita, qualcuno l’ha…
Luke: cancellata. È stata Lisandra.
Rose: perché?
Luke: quella era una pagina personale. O, almeno così l’ho interpretata.
Rose: cosa sai di lei? Il suo passato…
Luke tentenna, è sempre difficile parlare di quella parte della sua vita.
Luke: so che aveva paura, quando l’ho incontrata, in realtà, anche io avevo molta paura.
Rose non riesce a credere a queste parole, ripensa a ciò che Bright ha detto su Benjamin
Rose: di cosa?
Luke: di me stesso.
Rose: doveva fidarsi di te, per consegnarti il libro…
Luke ripensa alle parole di Lisandra; ancora riecheggiano nella sua mente
Luke: sì, lei si fidava di me. Ed io, io mi fidavo di lei. Mi ha aiutato, mi ha dato la luce del sole.
Rose guarda la cicatrice sul viso del vampiro, la cicatrice che gli ha procurato Bright, è ancora lì.
Rose: eravate innamorati?
La domanda nasce spontanea per la strega, mentre il vampiro si limita ad accennare un sorriso.
Luke: no. Il suo cuore era impegnato.
Rose: aveva un marito?
Luke fa cenno di no con il capo
Luke: Rose… non sono sicuro di quanto posso dirti. Lisandra mi disse chiaramente di non immischiarmi. Avevo un compito e l’ho svolto.
Rose: un’ultima domanda.
Luke alza gli occhi, sa già di cosa si tratta
Luke: riguarda Benjamin?
Rose: perché dice di essere mio nemico?
Luke: perché è vero.
La risposta è secca, e non lascia alcun dubbio.
Luke: devi stare lontana da lui.
Rose: cosa… di cosa si tratta?
La ragazza tentenna, nervosa. Ha sempre paura di scoprire di più, ogni nuova informazione è un tuffo al cuore.
Luke: fidati di me.
Gli occhi del vampiro sono sinceri, e Rose lo capisce, non sa se fa parte del suo essere strega, ma sa che è semplicemente così.
Rose: Luke… mi dispiace. Mi dispiace per la scenata a scuola, per aver usato “vampiro” con tono dispregiativo. In realtà… devo ringraziarti, per quello che hai fatto alla festa, per quello che hai fatto per Lisandra… Io, io non lo sapevo.
Il vampiro è chiaramente colpito da quelle parole, ma non lo darà a vedere.

“Hey, sei pronta?”

Leda interrompe il momento, entrando nell’ufficio di Luke senza bussare.
Luke: Leda, hai scordato le buone maniere?
Leda lo guarda, e poi abbassa il capo in segno di rispetto.
Rose: sì, sono pronta.
Luke: dove state andando?
Leda: il ballo dei Whittermore. Andiamo a fare shopping!
Luke: andrai al ballo dei Whittermore?
Leda: andremo al ballo dei Whittermore, è l’evento più importante dell’anno, ci vanno tutti, il packmaster ha concesso un’uscita libera a Robin.
Luke: wow, che bello!
Luke è chiaramente ironico, Leda, dal canto suo, ormai è abituata al disprezzo del fratello per la sua relazione.
Rose: ed è una buona idea per andare nella tana del nemico, scoprirne di più.
Luke la guarda, preoccupato
Luke: Rose, no… Non devi fare niente.
Leda: possiamo semplicemente passare una serata normale?
Luke: non si tratta solo di Benjamin.
Rose: sì, avevo immaginato che anche Tatia fosse un demone.
Luke: un mezzo demone. Non sono demoni completi.
Rose lo guarda, curiosa
Rose: già, a proposito di questo. Dov’è la differenza?
Luke: un demone completo non è umano. Non prova… le più banali emozioni umane. Non prova pietà, non prova amore.
Rose: quindi Benjamin le prova.
Luke sa cosa sta succedendo; Rose vuole trovare un appiglio, una scusa.
Luke: Rose, i demoni sono inclini al male. Lo sono per natura.
Leda: ok. Basta. Basta con queste discussioni su demoni e streghe. Possiamo, semplicemente per un giorno, vivere normalmente a Twinswood?
I due la guardano, continuando, tuttavia, ad esprimere teorie tutte loro.

 

Colonna Sonora: Klaus’s Mercy

Alla Twinswood High, Bright e Peter sono uno davanti all’altro, in un corridoio vuoto, gli sguardi tra i due riempiono un pauroso e macabro silenzio, gli altri alunni sono in classe, e di solito Bright non salterebbe una lezione, ma non dipende da lui, dipende da suo fratello.

Peter
Peter

Peter: vieni con me.
Peter parla con tono autoritario.
Bright fa cenno di no con il capo
Peter: Bright, se non lo fai di tua spontanea volontà, verrà mandato un ordine.
Bright: non ho fatto niente di male.
Peter: hai dato il tuo sangue ad una creatura demoniaca.
Il ragazzo guarda il fratello, la sua natura lo porta di nuovo a considerare Evan un essere che non ha nulla di demoniaco.
Bright: lui non è cattivo.
Peter: il tuo sangue è sacro. L’hai donato. Hai ingerito sangue demoniaco. Hai usato… hai usato le tue ali per curarti. Cosa ti è successo?
Bright: cosa vuoi dire?
Peter: non eri così. Ora sembri uno schiavo dell’oscurità.
Bright: non pensi di esagerare?
Peter: vogliono tagliarti le ali, Bright.
Bright sgrana gli occhi, è chiaro il terrore nel suo sguardo, la paura prende controllo del suo corpo.
Bright: cosa?
Peter: lo faranno stasera. Parzialmente, non del tutto, ma hanno deciso di farlo.
Bright: perché?
Peter: questa è una grande trasgressione. Mamma e Papà sono riusciti a diminuire la pena, a non fartele tagliare del tutto. Ma lo faranno.
Bright: cosa sto facendo di male? Ho aiutato qualcuno!
Bright non riesce a capire dove sia l’errore, non riesce a comprenderlo, non riesce a vederlo.
Peter: il fatto che tu non riesca a capire, rende il tutto ancora più grave.
Bright: devo andare…
Bright cerca di allontanarsi velocemente, ma Peter, istintivamente, lo spinge contro l’armadietto, fermandolo.

“Hey”

I due vengono distratti da Evan, che ha appena assistito a gran parte della conversazione da lontano.
Evan: lascialo stare!
Bright lo guarda, incredulo
Bright: Evan, vai via.
Evan si avvicina, si avvicina pericolosamente.
Peter: stai lontano, mostro!
Evan guarda Bright, tentando di capire chi sia il ragazzo che lo tiene stretto ad un armadietto.
Bright: va tutto bene, Evan. È mio fratello!
Peter lascia la presa, Bright è finalmente libero.
Peter: ci vediamo dopo a casa!
Peter guarda Evan in malo modo, allontanandosi dal fratello con uno sguardo deluso.

Evan: di cosa si tratta?
Bright: cosa vuoi dire?
Evan: tutta la storia del taglio delle ali. Di cosa parlava?
Bright non riuscirebbe a spiegarglielo; tuttalpiù, sta pensando al gesto di coraggio a cui ha appena assistito. Evan è ancora palesemente affamato, ma non gli interessa in questo momento.
Bright: niente.
Il ragazzo abbassa il capo, quasi vergognandosi che Evan abbia assistito alla scenata.
Evan: Bright, se sei in pericolo, devi dirmelo. Posso difenderti.
I due si guardano di nuovo negli occhi.
Bright: non puoi fare niente.
La voce del ragazzo si spezza, palesando una forte preoccupazione.
Bright: ci vediamo!
Bright prende la cartella, e velocemente si allontana da quel corridoio, e quindi da Evan.

Lauren sbatte con forza lo sportello del suo armadietto, non è esattamente da lei, ma è profondamente arrabbiata.
Benjamin: devo prenderlo come un no?
Lauren guarda il ragazzo, ancora più infuriata
Lauren: non puoi fare così, Benjamin. Non puoi venire qui, fare gli occhi dolci e pretendere che tutto sia sistemato. Non funziona più. Ne hai fatte troppe.
Benjamin: abbiamo discusso, non è la prima volta.
Lauren lo guarda, vorrebbe tanto semplicemente perdonarlo, ma questo volta non può.
Lauren: infatti, tu fai tante promesse… e alla fine continui a spezzarmi il cuore.
Lauren è sempre stata abbastanza melodrammatica, e Benjamin lo sa bene, ma questa volta ha ragione.
Lauren: ti ho dato il mio cuore. Sei il mio primo ragazzo e lo sarai sempre. Ma non posso continuare a farmi prendere in giro. Io ti amo. Ma tu non sei coinvolto in questa relazione, non stai investendo in questa relazione; e la cosa che mi fa più male, è che non stai investendo neanche più in te stesso. Tu lo negherai, ma è qualcosa ti è successo…
Benjamin non sa che dire; tutto ciò che dice la ragazza è vero, mentirebbe a se stesso e a lei se dicesse il contrario
Benjamin: voglio solo passare una serata normale. Io e te, come una volta.
Lauren guarda altrove, non vuole che Benjamin noti le lacrime che stanno per rigarle il viso.
Lauren: sei un po’ in ritardo.
La ragazza si allontana, scoppierebbe a piangere davanti a lui, e non vuole dargli questa soddisfazione.
Benjamin si poggia addosso all’armadietto, notando Rose in lontananza, la ragazza ha assistito al tutto.

Benjamin: cosa c’è?
Rose si gira, incredula
Rose: ce l’hai con me?
Benjamin: sei contenta? Il ragazzo cattivo è stato punito.
Rose: Benjamin, non voglio parlarti.
Benjamin: “Benjamin, non voglio parlarti.”
Benjamin imita il suo tono, ma lo fa in modo infantile
Benjamin: hai 5 anni?
Rose alza gli occhi, in questo momento potrebbe succedere qualsiasi cosa, quello strano potere che ha usato su Evan potrebbe ripresentarsi. Si limita ad allontanarsi velocemente, ma Benjamin non glielo permette, la segue.
Rose: lasciami in pace.
Benjamin: cosa c’è, Rose? Non sai affrontare una discussione matura?
Rose: matura non è una definizione che abbinerei ad una discussione con te.
Benjamin: stiamo facendo questo gioco? Cosa fa più male?
Rose non capisce perché il ragazzo tenti di provocarla, ma tutto questo la infastidisce incredibilmente.
Rose: che cosa vuoi?!
La ragazza si ferma, finalmente.
Benjamin: mi hai mancato di rispetto.
Rose lo guarda, confusa
Rose: ma di cosa stai parlando? Tu mi hai nascosto il fatto di essere un demone, mio nemico mortale. Dio, suona anche più assurdo detto a voce alta.
Benjamin: hai usato il tuo potere su di me. Io non l’avrei mai fatto.
Rose lo guarda negli occhi, quegli occhi chiari che la fanno impazzire. Vorrebbe prenderlo a sberle, ma vorrebbe anche baciarlo in questo momento. Sa, tuttavia, che entrambi le opzioni sono una possibilità remota.
Rose: stai lontano da me, Benjamin.
Benjamin: e se non potessi?
Queste parole la spiazzano, semplicemente, lasciandola a bocca aperta per qualche secondo. Ma la ragazza deve riprendersi, e lo fa. Rose si limita ad allontanarsi, lasciando il ragazzo lì, solo. Solo, e con il mondo contro apparentemente.

Tatia è appena arrivata a scuola; è sicuramente tardi, e assurdamente non è neanche da lei essere in ritardo, ma la preparazione del ballo le ha portato via molto tempo. Entrando dalla porta principale, nota Peter arrivare verso di lei, intento ad uscire.
Tatia: Peter…
Se non l’avesse chiamato, probabilmente il ragazzo non si sarebbe neanche fermato.
Peter: Tatia.
E si ferma, ma sembra molto infastidito nel farlo.
Tatia: dove stai andando?
Il tono di Tatia è nettamente diverso dal solito, quando parla con lui, sembra totalmente un’altra persona.
Peter: vado a casa, devo… occuparmi di alcuni preparativi.
Tatia: per il ballo?
Peter la guarda, facendo cenno di no con il capo
Peter: grazie per l’invito, ma… come ben sai la mia famiglia e la tua… semplicemente non è un buon mix.
Tatia: ma… non è vero, mio padre non si è mai comportato male nei vostri confronti.
Peter: semplicemente perché non può.
Tatia abbassa lo sguardo, suo padre è un po’ indifendibile in quel dipartimento.
Tatia: Peter, ci terrei molto che tu venissi.
Peter la guarda, la ragazza è sincera, le sue parole sono innocenti, cosa rara per lei.
Peter: mi dispiace. Non posso. E francamente, non voglio.
La ragazza sperimenta una sensazione che non provava da un po’: l’essere feriti.
Peter: ora scusami, ma devo andare.
Peter si allontana, lasciando la ragazza lì, sola e ferita, proprio come suo fratello.

 

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Il cappuccino di Starbucks è sempre una mano santa per Rose, è come un rituale, bollente, fumante, e la boutique Brimingan, in centro a Twinswood, è la perfetta cornice per un pomeriggio di relax.
Bright è seduto sulla poltrona accanto alla ragazza, chiaramente assente, mentre Leda è davanti allo specchio di un camerino, sta provando un vestito che le sta fin troppo bene.
Rose: ho preparato delle formule a memoria, in caso mi servissero.
Bright prende tra le mani il suo cappuccino, cercando di distogliere la mente dai non piacevoli pensieri.
Bright: non lo so, potrebbe essere pericoloso. Potrebbe addirittura essere una trappola.
Leda: la smettete di parlare di tutto questo? Pensate ai vestiti.
Rose: beh, non posso permettermi quello che ho provato.
Leda: ma posso permettermelo io! In realtà… può permetterselo Luke, ma non glielo dire.
Rose la guarda, sorpresa
Rose: non dirmi che l’hai pagato tu.
Leda: è già segnato sulla carta, ho parlato con la commessa.
Rose: Leda, non dovevi farlo.
Leda si stira il vestito con le mani, poi si acconcia i capelli, vuole essere perfetta.
Leda: smettila. Ti meriti una serata di relax, ti meriti di non pensare a demoni e incantesimi. Non hai fatto altro da quando sei arrivata.
Rose: ma questa è l’unica chance che avrò di entrare in casa Whittermore, e capire cosa stia succedendo.
Bright: semplicemente… non tentare di spingerti troppo in là.
Rose lo guarda, apprezzando sempre le sue parole di saggezza.
Rose: tu non vieni?
Bright fa cenno di no con il capo
Bright: no, ho una… una cosa di famiglia stasera!
Rose: oh.
Rose non vuole indagare troppo, sente di essersi spinta un po’ troppo in là con lui.
Bright: sai, Rose ha un nuovo potere!
Bright vuole assolutamente cambiare discorso. Leda li guarda, curiosi.
Leda: cosa vuoi dire?
Bright: ieri sera ha scaraventato Evan a terra.
Leda: davvero?
Rose: immagino di sì. Anche se… non so ancora come funziona esattamente.
Leda: è eccitante avere i poteri, vero? Pagherei oro per essere una strega.
Rose: sì, ma oltre i poteri devi anche prenderti la parte dei demoni, dei lupi, dei wendigo, dei vampiri, dei tritoni…
Leda: ok… ok, ho afferrato il concetto!

“Hey, cosa ci fate qui?”

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Gabriel si avvicina il gruppo, tra le mani ha una grossa busta. I tre lo guardano, sorpresi di vederlo lì.
Leda: tu cosa ci fai qui! Ti sei perso?
Gabriel: spiritosa.
Leda ridacchia, divertita
Gabriel: stavo ritirando questo.
Leda lo guarda, di nuovo perplessa
Leda: vai al ballo?
Gabriel annuisce
Gabriel: ho sentito che Robin ha l’ora d’aria, congratulazioni!
Rose e Bright si guardano, divertiti dalla scenetta.
Leda: con chi vai?
Gabriel: ci vado con Ania. Me l’ha chiesto.
Leda: oh, te l’ha chiesto lei. Il solito galantuomo, dovevi farlo tu, lo sai? E’ compito dell’uomo chiedere alla dama di andare al ballo.
Gabriel: wow, adoro il tuo spirito femminista, credo che tu sia rimasta al periodo in cui sei stata trasformata!

Leda lo guarda, fulminandolo con lo sguardo
Gabriel: e comunque, questo ti fa il culo grosso!
Gabriel guarda il vestito, tentando di stuzzicarla. Leda guarda il ragazzo, furiosa.
Gabriel: ora devo andare, ci vediamo stasera!
Il ragazzo si gira, con il suo solito fare divertito, la battuta di chiusura doveva essere la sua.
Leda: stronzo.
Rose e Bright guardano l’amica.
Leda: mi fa davvero il culo grosso?

“Fa un tantino paura.”

Meredith guarda Rose, le due sono intente ad entrare nella sala ballo di casa Whittermore, la sala è piena zeppa di ospiti, tutti indossano un abito elegante, e tutti sembrano stare perfettamente al loro posto. Rose indossa l’abito compratole da Leda, un abito meraviglioso, sembra fatto per lei. Meredith è molto elegante, le due hanno passato il pomeriggio a prepararsi per questa serata.

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Rose: forse è solo una sensazione, una volta entrate ci sentiremo a nostro agio!
Meredith: sembra di essere in un film della Disney, dove sono tutti principi e principesse.

“Le Wilson.”

Meredith e Rose si girano, lo sceriffo Morrison è appena arrivato. Sembra totalmente diverso da quando è in divisa, il fascino è lo stesso, e anche la semplicità, ma uno smoking rende diverso chiunque.
Meredith: sceriffo…
Morrison: allora? Come vanno le cose al Wilson Hotel?
Meredith sorride, contenta della domanda.
Meredith: bene, stiamo andando alla grande.
Morrison: Stephen King è tornato?
Meredith: non ancora, ma speriamo che ci faccia visita molto presto.
Rose guarda i due, improvvisamente capisce di essere di troppo
Rose: io vado a cercare Leda, ok…?

Meredith guarda la nipote, facendo cenno di sì con il capo.
Meredith: ci vediamo dopo tesoro!

A Rose manca il respiro; sa benissimo di stare per entrare in una vasca pieni di squali, demoni, vampiri, e chissà quali altre creature abitano quella sala, procedendo a passo lento, nota quanto in realtà quelle persone sembrino normali, e si chiede se quelli siano semplicemente involucri; come sempre, quando entra in una stanza a Twinswood, la strega attira le attenzioni di molti, ma questa volta non è per il semplice odore, è bellissima. I capelli portati in alto, un viso dolce e quasi angelico, quel vestito che le scopre a tratti il ventre, e quelle curve perfette. Benjamin l’ha subito notata, non appena è entrata, anche Rose ha notato lui, ma ha allontanato lo sguardo.

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Luke: sei qui.
Rose guarda alla sua sinistra; sarebbe quasi impossibile distinguere un outfit di Luke, a scuola o ad un ballo, l’eleganza lo contraddistingue sempre. Il vampiro guarda la ragazza dalla testa ai piedi, estasiato.
Luke: sei bellissima.
Rose lo guarda, intimidita.
Rose: grazie.
Non si aspettava di certo un’affermazione del genere.
Luke: allora, qual è il piano?

Leda si avvicina ai due, il vestito è diverso da quello che aveva provato alla boutique, ma è felice, perché la mano di Robin è nella sua.

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Leda: Rose, sei arrivata. E stai da Dio!
Rose la guarda, sorridendo
Rose: grazie!
Robin: penso che non ci siamo presentati ufficialmente. Devo ancora ringraziarti per quello che hai fatto per me!
Rose guarda il ragazzo, gli ispira fiducia, ed è un bene.
Rose: ci mancherebbe.
Leda: oh mio Dio, sarà una serata perfetta…
Leda sembra fin troppo eccitata, visto i pericoli e i risvolti che si nascondo tra quelle mura.

“Un attimo di attenzione.”

La voce di Alec distrae i presenti, mettendoli completamente a tacere. Rose guarda l’uomo, e di nuovo prova quella sensazione che ha provato la prima volta che l’ha visto. Una sensazione di malessere, di pericolo imminente, di sfiducia, di oscurità, una sensazione fredda, che non le piace. Ma ora tutto ha più senso.

Alec: questa è, prima di tutto, una serata per fare del bene. Il ballo di beneficenza Whittermore ormai da 10 anni raccoglie fondi per molte delle associazioni umanitarie di questa contea. Grazie al vostro sforzo, al vostro impegno…e sì, ai vostri soldi.

La risatina da parte del pubblico è d’obbligo.

Alec: siamo stati capaci di raccogliere molto. Tanto. La comunità di Twinswood nel suo piccolo ha sempre dato. E continueremo a farlo. Ora, però, diamo spazio ai giovani. Scendete in pista cari, e… divertitevi, questa serata serve anche a questo.

Colonna Sonora: Royals

La musica parte, finalmente, i giovani della Twinswood High si fanno avanti, scendendo in pista e iniziando a ballare con i loro partner. Gabriel accompagna timidamente Ania al centro della pista, ed anche se non è un ottimo ballerino, e si vergogna come un ladro, tenterà di far passare alla ragazza una piacevole serata.

Ania: tu sai ballare?
Gabriel: assolutamente no.
Ania ridacchia, divertita.
Gabriel: tu?
Ania fa cenno di no con il capo
Ania: ricorda, ho le gambe da poco.
Gabriel: eppure già balli meglio di me. E’ tutto un dire.
Ania sorride, di nuovo; indossa un abito molto umile, ma le sta d’incanto, anche uno straccio le starebbe bene.

Leda guarda i due, in lontananza, mentre balla con Robin, neanche lui è un ballerino particolarmente bravo, ma questo non è il punto della serata.
Robin: sei bellissima.
Leda lo guarda, sorridendo.
Leda: non sei per niente male neanche tu.
Robin: mi dispiace per tutto quello che ti sto facendo passare. La storia della prigionia, le ricerche… spero che finirà presto.
Robin è sincero, non vuole che i suoi problemi gravino su Leda, è l’ultima cosa che vorrebbe.
Leda: hey, andrà tutto bene. Ne sono sicura!
I due si abbracciano dolcemente, continuando a ballare a tempo.

 

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Tatia ha già bussato parecchie volte su quella porta; la porta di casa Kelvin, la casa di Bright e Peter; continua, continua a bussare ripetutamente.

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Dopo qualche secondo, finalmente la porta si apre; è Peter.
Peter: Tatia, cosa ci fai qui?
Tatia è in veste da ballo, è bellissima, ma questa non è una novità.
Tatia: devi dirmi… devi dirmi cosa ti ho fatto.
Peter: ascolta, sono nel bel mezzo di qualcosa e…
Tatia: dimmelo!
Tatia alza la voce, ed è la prima volta che lo fa con lui.
Peter: cosa vuoi sapere?
Tatia: era diverso, era diverso prima che te ne andassi. Eravamo amici, parlavamo, noi…
Peter: Tatia, se pensi che io possa tenere ad un demonio, beh, pensi male. Ora devo andare.
Il ragazzo le chiude letteralmente la porta in faccia, lasciandola, forse, per la prima volta in vita sua, senza parole.

 

Colonna Sonora: Don’t Deserve You

Tutti sono in pista, ed è decisamente il momento di agire. Rose si guarda attorno, guarda Luke, che le fa un cenno con il capo, concordando sul fatto che sia il momento giusto. Rose si fa avanti verso l’uscita della sala, vuole procedere verso le altre stanze della casa. Quando è quasi arrivata al grosso portone che separa la sala dalle altre stanze, Benjamin si pone davanti a lei. La strega lo guarda, è bellissimo, non l’ha mai immaginato in un completo elegante, ma ora può farlo.

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Rose: mi fai passare?
Benjamin: vuoi ballare?
Rose lo guarda, incredula
Rose: cosa?
Benjamin: mi hai sentito.
Rose: è assurdo, non puoi toccarmi.
Benjamin: non serve toccarsi per ballare, basta sfiorarsi.
Il ragazzo pone la mano avanti, invitandola a fare lo stesso
Rose: Benjamin…
Benjamin: è solo un ballo…

Luke guarda la scena da lontano, si chiede che cosa stia succedendo.

Rose guarda l’uscita, dire di sì metterebbe a repentaglio il piano.
Benjamin: per favore, balla con me.
La ragazza lo guarda negli occhi; dire di no a lui metterebbe a repentaglio il suo cuore. Rose pone la mano avanti, stando attenta a non toccare quella di Benjamin, a sfiorarla semplicemente. Il ragazzo le sorride; i due iniziano a procedere lentamente verso il centro della pista, sotto gli occhi attenti di tutti, di Luke, di Leda, di Meredith e soprattutto di Alec, che guarda la scena, con una profonda curiosità.

Rose e Benjamin procedono verso il centro della pista, impauriti, entrambi hanno il terrore che un semplice tocco possa rovinare tutto. I due si posizionano uno davanti all’altra.
Benjamin pone la mano dietro di lei, senza veramente toccarle la schiena, i due avvicinano le mani parallelamente, senza mai toccarsi, iniziano a muoversi al ritmo lento di quella meravigliosa melodia; guardandosi, scrutandosi, perdendosi in quel ballo. Per un attimo, solo per un attimo, i due hanno la sensazione di potersi toccare senza che accada nulla, ma non lo fanno. Continuano a sfiorarsi semplicemente, ad essere lo spettacolo in mezzo alla pista, un principe e una principessa, due pezzi che tentano disperatamente di attaccarsi ma che semplicemente non possono; è un qualcosa di agrodolce e così profondo. Rose non ha mai provato una sensazione del genere, il semplice sospiro di lui su di lei le provoca sensazioni che neanche il fuoco che arde tra le sue mani quando pronuncia quella filastrocca riesce a procurarle.

E il tempismo di Lauren è tra i peggiori; si era preparata per Benjamin, aveva deciso di perdonarlo, di ballare con lui, ma è così chiaro anche a lei che cosa stia succedendo.

Alec resta a guardare, affascinato dalla scena, troppo affascinato.

Rose e Benjamin si sono quasi dimenticati del resto delle persone che abitano quella sala.
Benjamin: non voglio litigare con te.
Rose lo guarda negli occhi, quelle parole hanno uno strano effetto su di lei; improvvisamente le manca l’aria, quelle pareti sono troppo strette, quelle mani troppo vicine e anche troppo lontane, deve uscire di lì, deve andarsene. La ragazza si sposta velocemente, costringendo Benjamin ad indietreggiare.

Rose esce velocemente dalla sala, sotto gli occhi di tutti.

 

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Il primo freddo inizia a farsi sentire a Twinswood, probabilmente Rose lo sente anche di più a causa del vestito che lascia molto del corpo scoperto. La villa dei Whittermore è maestosa, e così il loro enorme giardino, sembra quasi un grosso parco che non ha mai fine. Rose guarda le stelle, e finalmente inizia a respirare regolarmente.
Meredith: hey…
Meredith avanza verso di lei, ponendole un giacchetto sulle spalle.
Rose: hey.
Meredith: come va?
Rose guarda sua zia, sa di non poterle mentire in questo momento.
Rose: dipende a cosa ti riferisci.
Meredith: non pensavo che foste arrivati a questo punto.
Rose: cosa vuoi dire?
Meredith: tu e Benjamin. Sembravate quasi una coppia.
Rose la guarda, si chiede quante persone abbiano assistito a quel ballo.
Rose: credimi, è molto lontano dalla realtà.
Meredith: sai, Rose, quando ero giovane, avevo la capacità di scegliere i ragazzi più complicati e disastrati del mondo. E piangevo, piangevo e scappavo… certo, non da balli di beneficenza, ma…
Rose alza gli occhi, imbarazzata per l’accaduto
Rose: è solo che.,. tutti mi dicono di non fidarmi di lui, il mio stesso corpo, ciò che sono…
Meredith la guarda, confusa, non capendo esattamente a cosa si riferisca
Rose: ed io ho provato ad odiarlo. Ho provato ad evitarlo, a pensare che sia… un demonio. Ma alla fine del giorno, quando l’ho guardato negli occhi. Ho visto semplicemente un ragazzo di 17 anni che mi fa tremare le gambe.
Meredith ovviamente non riesce a cogliere il nesso, pensa siano tutte metafore.
Meredith: è la legge più vecchia del mondo, Rose. Al cuor non si comanda.

“Rose”

Le due si girano, distratte dalla voce di un preoccupato Evan.
Rose: Evan, cosa succede?
Evan: ti ho cercato dappertutto, si tratta di Bright.
Meredith guarda la nipote, confusa
Rose: zia, puoi lasciarci un attimo soli?
Meredith: cosa è successo a Bright, va tutto bene?
Rose: sì, è… una cosa di scuola. Ti racconterò dopo.
Meredith guarda i due, confusa, ma si fida della nipote, e soprattutto non ha idea del fatto che Evan sia un vampiro.
Meredith: ti aspetto dentro.
Rose annuisce, tentando di calmare la zia con un semplice sguardo.Meredith si allontana, rientrando nella maestosa mansion.

Rose guarda Evan, incattivita.
Rose: cosa hai fatto a Bright?
Evan la guarda, facendo cenno di no con il capo
Evan: non sono io, è suo fratello, la sua famiglia.
Rose: cosa vuoi dire?
Evan: ho ascoltato una conversazione stamani. Stavano parlando del taglio di ali. Suo fratello, quel Peter, parlava di tagliare le ali a Bright.
La strega guarda il vampiro, più confusa che mai.
Rose: le ali?
Evan: non lo capisci? Bright è un angelo.
Rose guarda Evan, per qualche secondo le manca di nuovo l’aria, ma improvvisamente ha tutto più senso.

Qualche minuto dopo, Rose scende velocemente dalla macchina di Evan, che ha guidato fino a casa di Bright; la ragazza si fa avanti guardando il posto; è una casa curiosa, sembra quasi uscita da un libro di fiabe. Rose alza il vestito per camminare più veloce, mentre Evan la segue.
Evan: qual è il tuo piano, esattamente?
Rose: non ne ho idea.
Evan: sei consapevole che quei tizi possono sparare una luce dalle mani, vero?
Rose: sì, me l’hai detto in macchina almeno una decina di volte.
Evan: era giusto per ricordartelo.

Rose arriva la porta; inizia a bussare incessantemente.
Evan: hai intenzione di fare un incantesimo?
Rose: sai Evan, sei proprio un cazzone!
Rose continua a bussare ripetutamente
Evan: beh, grazie!
Rose: fai finta di non tenere a Bright, quando è chiaro che non è così. Stai rischiando la tua vita.
Evan: questo… questo…
Evan tenta di deviare il discorso, ma qualcos’altro lo fa per lui. Delle urla, sembrano quelle di Bright, e provengono dal giardino sul retro.

Evan: da questa parte!

Rose segue Evan, che va verso l’altro lato della casa, corre, corre velocemente per arrivare più in fretta che può, così fa Rose, nonostante il vestito le permette di correre poco.

 

Colonna Sonora: Elena Lives, John Dies

I due arrivano in giardino, trovando davanti a loro una scena alquanto macabra per una casa abitata da angeli.
Bright è legato ad una specie di marchingegno, a torso nudo, delle piume sono già a terra, quelle meravigliose ali sono state inquinate, un pezzo è evidentemente stato rimosso.

Bright
Bright

Rose: oh mio Dio…
Peter guarda i due, lui stesso ha azionato la macchina. E’ solo con Bright.
Rose: cosa stai facendo?
Peter: andatevene via da qui!
Bright: Rose, andate via.
Bright sembra sfinito, quella pratica deve essere molto dolorosa. Evan, d’istinto, tira fuori i canini.
Peter a sua volta, prepara un fascio di luce accecante tra le mani.
Bright: Peter, no.
Ma ora tocca a Rose; Bright è in pericolo, e non sarà difficile per lei fare ciò che ha fatto la sera prima. Porta le mani avanti, e quella forza si presenta da se, scaraventando Peter all’indietro.
Evan: ci stai prendendo la mano, Wilson!
Rose corre verso Bright, intenta a slegarlo.
Peter: voi non capite. Ha trasgredito.
La strega si ferma, guardando nella direzione di Peter.
Rose: no, tu non capisci. Bright è la persona più buona, più genuina e pura di cuore che abbia mai incontrato in tutta la mia vita.
Rose urla, vuole assicurarsi che le parole arrivino al ragazzo, che è ancora a terra.
Rose: non esiste un altro essere così. E’ un vero angelo, nel vero senso del termine. E’ buono, non giudica nessuno, è sempre pronto ad aiutare gli altri ed è… semplicemente la persona più meravigliosa che conosca. E se vuoi fargli del male, di nuovo, allora dovrai vedertela con una strega molto incazzata!
Bright guarda Rose, i polsi gli fanno male, legati a quella macchina infernale.
Peter si rialza lentamente.
Peter: pensi che io voglia fare del male a mio fratello? Ho dovuto farlo. Sono le regole. Tu vieni qui, con la tua magia, e infrangi le nostre regole. Noi ti rispettiamo. Noi siamo dalla tua parte. Rispettiamo la tua natura, le vostre regole, e non ci immischiamo. Questa è una mancanza di rispetto.
Rose: tu hai mancato di rispetto a tuo fratello, nel momento in cui l’hai semplicemente toccato. E se siete angeli… e se siete a favore del bene, non riesco a capire come possiate essere così crudeli con i vostri simili!
Peter sgrana gli occhi; quelle parole lo colpiscono; è vero, non voleva fare del male a Bright, ma è qualcosa che Rose, non essendo un angelo, non riesce a capire.

Evan si fa avanti verso Bright, slegandolo velocemente.
Evan: hey, stai bene?
Per la prima volta, Evan tocca Bright in modo diverso; non si tratta di fame, si tratta di dispiacere, di empatia.
Il vampiro guarda le ali del ragazzo, ancora sconvolto.
Evan: sono davvero grosse.
Bright, finalmente, sorride.

Peter: abbiamo finito qui.
Rose: spero che sia così.
Rose e Peter si guardano; entrambi non vogliono andare avanti con un eventuale combattimento.

 

Colonna Sonora: Cathedral (ultime scene)

Benjamin è appena uscito dal portone principale di casa Whittermore; in realtà è alla ricerca di Rose, la festa è ancora nel pieno, si chiede dove sia finita.

Luke esce subito dopo di lui, intento a cercarla. Entrambi hanno avuto la stessa idea.
Benjamin: hey, Luke! Ti chiami così, vero?
Il vampiro si gira, mostrando un’aria infastidita
Benjamin: hai visto Rose?
Luke: no. E neanche tu non dovresti, vederla intendo.
Benjamin lo guarda, sorpreso dalla sua risposta
Benjamin: è una minaccia?
Luke sorride
Luke: solo un consiglio.
I due si guardano per qualche secondo; sono come due pistoleri pronti a sparare al primo segnale. Ma Luke inizia ad allontanarsi semplicemente, non è un attacca briga, e non vuole avere a che fare con Benjamin.

Dopo qualche secondo, un qualcosa distrae Benjamin, un pianto, un pianto isterico, rotto, sentito; girandosi leggermente, in una delle panchine del giardino principale dei Whittermore, nota Tatia. Il ragazzo si avvicina velocemente a lei.

Benjamin: hey, cosa succede?
La ragazza non osa alzare lo sguardo, cerca semplicemente di trattenersi, anche se sembra impossibile. Benjamin si siede accanto a lei.
Benjamin: dimmi cosa succede.
Tatia: vattene via!
Benjamin sorride, sorride come non sorrideva da tempo. Tatia alza finalmente lo sguardo, notando il ghigno del fratello.
Tatia: perché cazzo ridi?!
Benjamin: qualcuno ti ha ferita, e tu stai piangendo, vuol dire che hai ancora un cuore. Iniziavo a dubitarne.
Tatia: vaffanculo, Benjamin.
Benjamin, solo come un fratello maggiore può fare, prende Tatia e la stringe a sé, e nonostante la ragazza tenti inizialmente di spostarsi, alla fine si lascia andare, sfogandosi tra le braccia del suo fratellone.

“Mi dispiace di averti fatto perdere il ballo.”
Bright guarda Rose, mentre cammina con lei verso il vialetto di casa Wilson.
Rose: non stava andando esattamente nel modo giusto.
Bright: hai scoperto qualcosa?
Rose fa cenno di no con il capo
Bright: allora è stata davvero una serata inutile.
Rose: no. No, ho aiutato te, e questo mi basta.
Bright la guarda, piacevolmente colpito dalla risposta.
Rose: fa male?
Bright sa esattamente di cosa parla Rose
Bright: un po’. Questo vestito ti sta benissimo, sei bellissima!
Rose lo guarda, sorridendo, è davvero un tesoro.
Rose: anche tu eri bellissimo con quelle ali.
Bright: vuoi vederle di nuovo? Certo, adesso manca un pezzetto…
Rose: puoi ancora volare?
Bright la guarda, sorridente. Si fa leggermente avanti, togliendosi velocemente la maglia e mostrando il fisico scolpito.
Rose: che cosa fai?
Dalla schiena di Bright, dolcemente e in modo delicato, in contrapposizione alle ali demoniache, si fanno spazio tra la carne quelle meravigliosi ali bianche. Rose indietreggia, tentando di non essere colpita. Bright le sbatte.
Rose: non dirmi che…
Bright inizia a sbatterle sempre più forte, prendendo la rincorsa, fino a quando, dopo qualche secondo, riesce a spiccare il volo, andando a svolazzare sopra quel meraviglioso lago, e ovunque sopra di lei; è un qualcosa di indescrivibile, un qualcosa che Rose non ha mai visto prima, a cui non ha mai assistito, un’emozione che è difficile da raccontare, uno degli spettacoli più belli che la ragazza vedrà in vita sua.

Fine Episodio.

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