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“Solo: A Star Wars Story” è meglio di quanto ci aspettassimo!

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“Solo: A Star Wars Story” è meglio di quanto ci aspettassimo!

Siamo solo al quinto mese dell’anno, ma possiamo dire senza timore di essere smentiti che la Disney, con la Lucasfilm e la Marvel Studios, sta dominando questo 2018 ancora prima del suo inizio, da dicembre 2017. “Gli Ultimi Jedi”, infatti, ha inaugurato un anno che da un punto di vista cinematografico porta i marchi di Star Wars e degli amatissimi supereroi.
Dopo “The Last Jedi” e “Avengers Infinity War” (con gli articoli di ChelseaH e Walkerita), dunque, non potevamo lasciarci sfuggire il nuovo capitolo inerente a quella “Galassia lontana lontana” ed eccoci a parlare brevemente di “Solo: A Star Wars Story”.

Siamo tutti consapevoli che non si sentiva la necessità di questo film, che è stato realizzato palesemente per sfruttare la fama del personaggio di Han Solo, da sempre uno dei più amati della saga di “Star Wars”. Non se ne sentiva la necessità soprattutto a fronte di altre storie che sarebbero molto più interessanti: la fondazione dell’Ordine Jedi, la Old Republic, la guerra contro l’Impero Sith, Darth Revan, uno spin off su Obi Wan (e lo dico da star warsiana sin da bambina, la cui fiamma mai sopita è tornata a divampare nel 2014)… Tuttavia, da Cavaliere Jedi un po’ ribelle e che pensa con la sua testa, sì, ma che è pur sempre fedele al suo Ordine, sono andata al cinema a vedere questo nuovo spin off e capitolo (con mio padre, come sempre la prima volta, visto che lui mi ha iniziata a “Star Wars” da bambina).
Personalmente, non ho mai pensato che questo film potesse essere all’altezza della storia principale, né di “Rogue One”, e avevo una sola speranza: divertirmi. Così è stato, con in più qualche sorpresa decisamente piacevole. Motivo per cui, ho scelto cinque elementi che rendono “Solo: A Star Wars Story” degno di essere visto al cinema.
Ecco l’elenco per chi, non avendo ancora visto il film, vuole sapere comunque quali essi siano: 1) Corellia, il pianeta natale di Han Solo e Qi’Ra; 2) l’Impero, la cui oscurità è mostrata anche in questo film, in modo diverso da quanto visto in precedenza; 3) gli easter egg e i collegamenti con le altre parti della saga che compongono “Star Wars”, dalla storia degli Skywalker a “Rogue One” a “Rebels”; 4) il “primo” volo del Millennium Falcon e la rotta di Kessel in 12 parsec, una sequenza davvero ben realizzata e mozzafiato; 5) l’umorismo, i colpi di scena e, conseguentemente, il fatto che alcuni personaggi sorprendano rivelandosi ciò che non ci si aspettava (o non del tutto, almeno).

ATTENZIONE, DA QUI IN POI SPOILER SUL FILM!!!

1) Corellia. Il pianeta natale di Han risulta sorprendente, completamente diverso da come ce lo saremmo aspettato (e da come un tempo ci era stato descritto in quello che ora è il materiale Legends) e ci viene presentato come cupo e disperato, una sorta di girone infernale diviso tra gangster e Impero, due fazioni dalle quali è completamente dominato e in cui i bambini imparano presto a diventare spietati per riuscire a sopravvivere.
E la scenografia del pianeta è impressionante.

2) L’oscurità dell’Impero. In “Rogue One” l’abbiamo avvertita, ma ciò è avvenuto perché eravamo dentro l’Alleanza Ribelle, nel suo momento più disperato, dopo anni e anni di guerra, quando doveva affermarsi definitivamente per non essere distrutta. E, altresì, perché vedevamo tutto anche attraverso gli occhi di Cassian, che per l’Alleanza aveva rischiato la vita infinite volte e aveva fatto di tutto, anche cose che preferiva dimenticare.
Al contrario, qui non incontriamo l’Alleanza, né vediamo l’Impero attraverso gli occhi di qualcuno che lo combatte da sempre. Ed è proprio questa la forza di questo aspetto del film, poiché in “Solo” vediamo la brutalità della guerra imposta dall’Impero a tutti coloro che non volevano sottomettervisi, una guerra di conquista e brutale dominio, e la vediamo attraverso gli occhi di un giovane uomo comune, Han appunto, che viene sbattuto suo malgrado su un campo di battaglia dove non si vede nulla e non si sa perché si debba conquistare una determinata posizione e i giovani soldati (non cloni) saltano in aria come birilli. Non vediamo una strabiliante battaglia tra incrociatori, ma un campo di combattimento a terra, buio, confusionario, fangoso e ingoiato dai fumogeni e con le trincee. Un incredibile richiamo a quella che è stata la storia del mondo negli ultimi cento anni, con le due guerre mondiali.
Vediamo il dominio imposto con la forza e la dittatura in check point che richiamano quelli posti alle frontiere del Terzo Reich con i Paesi con cui confinava (ad esempio la Svizzera) e anche questi luoghi sono caratterizzati dalla stessa mancanza di luce. Ovunque ci sia l’Impero, la scelta è quella di far predominare l’ombra.
Vediamo, insomma, cosa sia stato l’abbattersi dell’Impero su persone comuni, in vasta scala sulla Galassia.

3) Gli easter egg e i collegamenti. Sono ovunque. Ovunque. In ogni sezione del film ci sono particolari che rimandano a ciò che conosciamo bene, per ricordarci che è sempre la stessa, unica storia, che è tutto legato ed è quindi normale ritrovare personaggi, anche senza nome, che abbiamo visto in “Rogue One” o anche in “Star Wars Rebels”, nei nuovi fumetti e via dicendo. Il tutto è inserito in maniera fluida, per nulla forzata, proprio come deve essere per quanto appena detto: è sempre la stessa storia, quindi è normale ritrovare personaggi e particolari visti precedentemente in altre parti della Galassia.
Lo stesso può dirsi per la musica: la colonna sonora non è stata composta da John Williams, ma in alcuni e precisi momenti del film sono inseriti spezzoni delle musiche della saga principale, sempre per lo stesso motivo di cui sopra.
Eccone alcuni: come già visto nel trailer, al primo incontro con Lando Calrissian appare Tam Posla, visto in “Dottoressa Aphra” e che è su Jedha nel periodo di “Rogue One”; sullo yatch del villain troviamo una dei Decrainated, anch’essi visti su Jedha; L3-37, il droide copilota di Lando, è quella personalità particolare che C3-PO riscontra quando entra in contatto con il Millennium Falcon; ritroviamo i Pyke, già incontrati in “The Clone Wars”; l’idea del detonatore termico con il quale Leia minaccia Jabba The Hutt, per salvare Han (e che quindi diviene qui precedente); su Kessel, Beckett ha lo stesso travestimento di Lando sempre nel palazzo di Jabba The Hutt, ne “Il Ritorno dello Jedi”; Kessel, pianeta dove l’Impero fa lavorare gli schiavi nelle miniere, ricorda per un aspetto Utapau; viene nominato Scarif, il pianeta dove la squadriglia Rogue One cade, sacrificandosi per dare speranza di vittoria all’Alleanza Ribelle.

E questi sono solo alcuni. Il più incredibile, però, quello che fa saltare sulla sedia del cinema, avviene verso la fine del film ed è Darth Maul. Sì, proprio lui, Darth Maul, l’apprendista Sith di Palpatine ne “La Minaccia Fantasma”, riportato in vita e rivisto prima in “The Clone Wars” e poi in “Rebels”, ora al comando di uno dei quattro Sindacati criminali conosciuti che dominano la Galassia parallelamente all’Impero (l’Alba Cremisi, il Sole Nero, i Pyke e gli Hutt).

Il più commovente, invece, sono i dadi dorati, che abbiamo visto la prima volta in Episodio IV e l’ultima in Episodio VII, stretti nel pugno di un ferito Ben Solo, che scopre essere solo una proiezione a opera di Luke. Vediamo quei dadi sin dai primissimi istanti di “Solo” e scopriamo che sono sempre stati il porta fortuna di Han, il quale li ha dati alle persone che amava, proprio affinché venissero da essi protetti. E ogni volta che Han si è messo al volante di uno speeder o ai comandi di una nave, come su Corellia e sul Falcon, quei dadi sono stati appesi sui comandi proprio come protezione. Abbiamo quindi l’ulteriore conferma che il motivo per cui Luke li ha proiettati per Ben era per ricordargli chi lui sia, per scuotere Ben e, alla fine, salvarlo.

4) Il “primo” volo del Millennium Falcon e la rotta di Kessel. Quando si vede il Falcon decollare e prendere il volo nello spazio, quando si vedono Lando e L3 prepararsi per il salto nell’iper-spazio e quando, poi, essendo Lando ferito e impossibilitato a pilotare, Han prende i comandi della nave e poco dopo Qi’Ra lascia il posto di copilota, dove si siede Chewbe, i brividi sono inevitabili.
E il viaggio lungo la rotta di Kessel, di ritorno dal suddetto pianeta, il record di 12 parsec che renderà famoso Han, è favoloso, rocambolesco e mozzafiato, grazie ai mille pericoli che il gruppo deve affrontare, dall’Impero, ai mostri, agli inevitabili pericoli presenti nello spazio.

5) Umorismo, personaggi sorprendenti e colpi di scena. L’umorismo è una costante di questo film, anche se ci sono dei momenti drammatici, come dimostrano non solo tutte le occasioni in cui, come gli sentiamo dire in “Il Risveglio della Forza”, Han “talk the way out”, ma anche il primo incontro tra lui e Chewbacca (Han che vola trascinato da Chewie è una scena esilarante). E sono proprio i momenti in cui si riconosce Alden Einreich come Han Solo.

Oltre a questo, però, ci sono i vari personaggi che sorprendono inevitabilmente: Enfys Nest (e il suo gruppo), che pensi sia il villain e si rivela una delle scintille dell’Alleanza Ribelle; Beckett, che pensi debba essere il mentore di Han e il cui tradimento diventa, invece, il primo mattone di quel muro difensivo che Han costruirà attorno a sé; Dryden Vos (Paul Bettany), un villain favoloso, elegante, sottile e inquietante, alla cui presenza non si può evitare di stare sempre in tensione, perché anche l’invito a cena nasconde, in verità, una violenza pronta a esplodere.


Infine, Qi’Ra, davvero un bel personaggio, molto più complesso di quanto possa sembrare, dolce, amorevole, persino compassionevole, ma allo stesso tempo forte e letale, il cui sacrificio iniziale la condanna a una strada che, alla luce della parte finale del film, sembra senza più ritorno. Una giovane donna che voleva una vita normale e tranquilla e la cui natura è fondamentalmente la stessa, ma che la vita ha costretto su una strada a suo modo oscura, incatenandola a essa suo malgrado, rendendola dunque così giovane già dilaniata dalla malinconia per ciò che ha perso e non potrà avere.
Chissà se, visto il suo ritorno all’Alba Cremisi, la rivedremo in qualche altro capitolo, magari ulteriormente indurita e definitivamente passata dalla parte dei villain.

Bene, anche per questa avventura nella “Galassia lontana lontana” è tutto.
E ora attendiamo “Episodio IX”.

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

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