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Shadowhunters | Recensione 1×10 – This World Inverted

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Shadowhunters | Recensione 1×10 – This World Inverted

Decimo episodio per “Shadowhunters”, che inizia così a narrare l’ultimo “capitolo” di questa parte della storia.
Nonostante alcune idee che potevano rivelarsi interessanti ed evidenti ispirazioni a parti dei romanzi, “This World Inverted” non risulta come, probabilmente, gli autori lo avevano concepito. A meno che…

Sarò onesta: sapevo da tempo di questo episodio ed esso era quello che più temevo. E forse non avevo torto.
Le ispirazioni a parti della saga letteraria e anche a “Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” e il seguito “Attraverso Lo Specchio” di Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson) sono evidenti, eppure è come se, permettetemelo, gli autori volessero creare un soufflé… che invece si è afflosciato. (A meno che…)
Che dire: meno male che hanno rinnovato lo show prima! (Sì, io sono contenta del rinnovo. Lo show non è come si desiderava fosse, ma ciò non significa che non si possa migliorare. Inoltre, come ho detto sin dall’inizio, io amo questa saga e farò sempre il tifo per qualunque cosa la riguardi, nonostante le critiche.)

Innanzi tutto, vorrei ringraziare gli autori di cuore per aver deciso di ispirarsi a qualcosa che è davvero molto avanti nei romanzi… complicandomi notevolmente la vita, visto che, appena ho capito da cosa deriva questa realtà alternativa, ho pensato “Dannazione, come cavolo lo spiego senza fare spoiler?”
Il panico. Quindi, grazie, eh. Grazie mille.

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Ci ho pensato per giorni (prima dell’episodio) e alla fine sono arrivata alla soluzione. Sarò telegrafica: “Città del Fuoco Celeste”. Edom.
Chi ha letto i libri dovrebbe capire cosa intendo. Posso solo aggiungere che all’inizio, quando ho saputo di questo episodio, ho pensato che l’ispirazione fosse alla parte iniziale di Edom, ma poi la settimana scorsa vedendo il promo, con la frase di Magnus, “Gli Shadowhunters non esistono più”, ho capito che l’ispirazione veniva da tutta la parte riguardante Edom. Pensate a cosa esso sia, a ciò che vi si scopre, e collegatelo alla spiegazione di Meliorn e alla frase di Magnus: ed ecco da dove nasce l’ispirazione per questi eventi.
Tralasciamo il fatto che manchi un personaggio, perché non potevano inserirlo e potrebbero sempre dire che era altrove… Il problema è che, pur avendo le basi in quella parte della saga, a differenza di essa l’episodio manca di profondità, manca di quella straziante vena malinconica che è presente nel romanzo. La realtà parallela viene attraversata da Clary con la comprensibile fretta di uscirne, rischiando lei di perdervisi definitivamente, ma lei avrebbe dovuto anche provare una terribile malinconia al pensiero che ciò che vede è ciò che avrebbe dovuto avere e non avrà mai: suo padre e sua madre insieme. Quello sguardo finale a Jocelyn e Valentine che ballano e ridono, prima di entrare nel passaggio con Magnus, è indice di tutto ciò, ma non è sufficiente; si poteva e doveva fare molto di più.
Inoltre, sebbene Meliorn, prima, e Magnus, poi, spieghino che in quella dimensione gli Shadowhunters non esistono più, non viene spiegato come mai l’Istituto esista ancora e sia in mano ai Morgenstern-Lightwood. La cosa non ha senso. (E non voglio commentare la pubblicità che Jocelyn trova divertente perché brutta. Non voglio.)

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Tutta la faccenda della realtà parallela sembra gestita come mero espediente narrativo per portare Clary e Jace dove si trova Valentine, luogo che dovrebbe a questo punto essere il corrispettivo di “Città di Ossa” in cui i due sono a Renwick.. o quasi. E, a parte il fatto che arriva da quella dimensione, non sappiamo nient’altro nemmeno sul frammento di portale che Clary porta al collo… come ha fatto ad arrivare a Jocelyn? Forse, però, lo scopriremo (e comincio a pensare che sia il corrispettivo di un certo frammento di specchio…).
La domanda, pertanto, come suol dirsi sorge spontanea: c’era davvero bisogno di questo? Mi chiedo, perché invece di creare questi eventi inesistenti non hanno realizzato altro? Certo, bisognava coprire i tredici episodi nei quali si articola la stagione, nonché aumentare il livello di azione, visto che essa entra nel vivo più avanti, ma usando certi passaggi iniziali di “Città di Ossa”, come il Java Jones, ci sarebbe stato più materiale utilizzabile per la stagione. Se, come è comprensibile, si voleva iniziare subito con Clary che tenta di entrare al corso di arte, si poteva comunque ampliare lo spettro temporale, in modo da far passare qualche giorno tra questa parte e il Pandemonium, dando anche più spazio ad Alec, Isabelle e Jace, da un lato, e Clary e Simon dall’altro; si poteva anche dare più spazio sin da subito a Valentine, mostrando in modo più approfondito le sue azioni.
Soprattutto, invece di un episodio così, con questo viaggio in una dimensione diversa, si poteva sfruttare il racconto di Luke (e, qui nello show, di Magnus) sul Circolo e creare un vero e proprio episodio flashback (interamente tale, invece di inserire solo delle parti in uno normale, come è stato), anche per spiegare bene la storia di Valentine (che ho riportato qui).
In questo modo, avrebbe avuto tutto più senso.
A meno che… come avete capito c’è un “a meno che”. Ne parlerò alla fine.

Vediamo poi risolversi il problema di Luke, con l’indagine a suo carico e quant’altro, questione che era rimasta in sospeso da qualche episodio a questa parte. L’aspetto positivo è che hanno pensato a risolverla e non è stata lasciata in sospeso, per l’appunto, ma il tutto è stato realizzato in modo piuttosto raffazzonato. Si poteva fare di più e di meglio, usare questo spunto, visto che lo si è voluto creare, per qualcosa di più drammatico e interessante.

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Infine, si è portato all’eccesso Alec.
Certo, come volevasi dimostrare il suo intento è proteggere la famiglia, in questo caso particolare Isabelle, e all’inizio scarica pure la colpa del coinvolgimento di Jace sugli altri, cerca di proteggere lui e Clary… poi, però, va fuori di testa e perde completamente la bussola, arrivando a dire l’assurda frase “Jace per me è morto”, accettando di mettere a rischio il legame parabatai che lo unisce a Jace. Una cosa che Alexander Gideon Lightwood non direbbe e non farebbe mai. MAI. M A I.
E’ chiaro che il motivo per cui ciò accade sia la scoperta che la Coppa è sparita insieme al ciondolo-pezzo di portale; questo lo fa infuriare e lo fa sentire tradito dal suo parabatai, il che, unito ai guai in cui si trova Isabelle e dai quali, nella sua mente, Jace doveva proteggerla, lo fa esplodere, ma andiamo. E’ Alec. Sì, in “Città di Ossa” si infuria con Jace proprio perché seguendo Clary fa esporre anche lui e Isabelle a dei pericoli, e a tratti si capisce che vorrebbe prenderlo a pugni; sì, Jace a un certo punto gli rifila una risposta che fa più male di un pugno e sì, come ho detto la scorsa volta, può capitare che due parabatai si allontanino irrimediabilmente l’uno dall’altro, ma questi sono Jace e Alec e nessuno dei due direbbe mai una frase del genere in merito all’altro. MAI. Avete capito autori? M A I. La rabbia di Alec sembra quella di qualcun altro. Un altro parabatai, uno dei due in quella situazione di “ripudio” cui ho accennato la scorsa volta e che si vede ampiamente in “Le Cronache dell’Accademia degli Shadowhunters – The Evil We Love” (non scendo in particolari per non fare spoiler). Il fatto è che Alec non è quest’altra persona. E’ Alec.
Per quanto sia piuttosto ovvio che questo serva a far progredire il suo percorso verso il mettere in discussione ciò di cui è sempre stato convinto, certi eccessi dovrebbero essere evitati, snaturano il personaggio e anche se questo accade per poco è in ogni caso una cosa da evitare.
Inoltre, è un peccato che il momento in cui è utilizzato il meccanismo di rintracciamento basato sul legame dei parabatai non sia sfruttato a dovere, poiché poteva portare a un qualcosa di molto intenso e profondo, una sorta di breve “percorso interiore” tra i due, che poteva rappresentare un inizio per il riavvicinamento. Un riavvicinamento che ci sarà, non dubitiamo, ma insomma, poteva iniziare qui, perché il modo in cui i due si chiamano, si invocano a vicenda è bellissimo e testimonia quanto siano legati, quanto si amino, quanto siano l’uno la metà dell’altro.

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Restiamo sulla questione parabatai. Mi sono state poste delle domande in merito da persone che non hanno letto i romanzi, per cui provo a dare una spiegazione. Per non ripetere e non scrivere un poema, rimando alla recensione dell’episodio 1×03, dove ho illustrato il legame in genere, e passo ai particolari.
Innanzi tutto, come due persone diventano parabatai: due persone che scelgono di legarsi in questo modo possono essere amici sin dalla più tenera infanzia o, come nel caso di Alec e Jace, possono essersi conosciuti più avanti (quando Jace fu mandato a vivere dai Lightwood, dai quali poi venne adottato, aveva circa dieci anni, Alec ne aveva circa undici), essere divenuti amici ed essersi poi resi conto che il loro rapporto è così profondo da voler divenire parabatai (proprio per questo c’è tempo sino ai diciotto anni compresi per sottoporsi alla cerimonia). Tra Jace e Alec è andata proprio così: qualche anno dopo essere giunto nella loro famiglia, Jace chiese ad Alec se voleva divenire il suo parabatai e Alec, dopo una riflessione, acconsentì. I due avevano quindici e sedici anni (nei romanzi) quando si sottoposero alla cerimonia; quest’ultima avviene nella Città di Ossa e il suo nome è The Fiery Trial, ovvero La Prova di Fuoco, poiché i due futuri parabatai si trovano in due cerchi di fuoco bianco e dorato che servono a creare il legame, mentre i due testimoni necessari alla cerimonia prendono posizione sulle due ali della figura dell’Angelo presente sul pavimento della sala in cui si svolge il rituale. A eseguire la cerimonia sono i Fratelli Silenti.
Il legame tra due parabatai non è fondato sull’andare d’accordo, cosa che, se ci si pensa, è più che ovvia, poiché due persone non possono andare sempre d’accordo. Come evidente da sempre e detto esplicitamente in “Le Cronache dell’Accademia degli Shadowhunters – The Fiery Trial”, il punto non è questo, non è essere sempre insieme e non è essere sempre… come dire, in sincrono. Il punto è essere migliori insieme. Combattere meglio insieme. Alec e Jace non vanno sempre d’accordo, come ho detto in “Città di Ossa” ognuno dei due prenderebbe volentieri a pugni l’altro in certi momenti, ma Jace e Alec sono sempre migliori insieme. Inoltre, e questo è la base dalla quale parte tutto, sono profondamente dediti l’uno all’altro. Userò le parole di uno Shadowhunter che è stato ed è molto più di questo: “Quando un legame parabatai è vero, quando l’amicizia scorre (nelle vene e tra le due persone, n.d.A.) in modo così profondo e onesto, può essere… trascendente. … C’è sempre qualcosa (di evidente e di diverso n.d.A.) nei veri parabatai. Essi non hanno bisogno di parlare, per comunicare. Io ho visto voi due avere intere conversazioni senza dire una sola parola. Era così con il mio parabatai. … Io lo vedo tra voi due. I veri parabatai sono uniti molto prima che la cerimonia abbia luogo.”

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Ecco perché, sebbene sia un legame che esiste sin dalla creazione degli Shadowhunters, è raro che uno di loro abbia un parabatai. Nel bene e nel male, è un legame per la vita ed è estremamente profondo, motivo per cui la cerimonia ha delle similitudini con quella matrimoniale, e per questo bisogna pensarci non bene, molto di più.
Spero di aver chiarito i dubbi. Se ve ne sono altri, chiedete e vi sarà dato! Nei limiti delle mie possibilità, insomma. Non sono Cassandra Clare e sfortunatamente non ho accesso alla sua mente (me tapina ed infelice).

Quello che fa sorridere (in senso positivo), nell’episodio, sono i particolari, che sono tutti richiami ai romanzi: Izzy nerd e con la maglietta di “Star Wars”, con Simon che le chiede di andare a convivere; i cosplay (quindi anche Clary nerd); loro che sono tutti insieme, anche se non sono Shadowhunters.

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Ho trovato molto carino il ribaltamento dei ruoli Alec-Magnus, con i parallelismi al loro primo incontro nella realtà “vera” a cui abbiamo assistito qui (Matthew Daddario che nei panni di un Alec gay dichiarato e felice in stile “Will e Grace” ha sempre uno sguardo che trafigge… davvero non si sente la mancanza degli occhi blu di Alec… i suoi sono ugualmente perfetti). Mi è sembrato si volesse affermare che in qualunque dimensione quei due (come gli altri) sono destinati a trovarsi.

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Altro momento carino, Clary che prende garbatamente in giro Magnus, cosa che ricorda il rapporto che lei arriva ad avere con tutti loro e con lui praticamente da subito (personalmente, ho sempre amato il rapporto Clary-Magnus).

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Adorabile il piccolo Charmain Meow (il gatto di Magnus nei libri) e… Menzione d’onore a Church! Seduto come un re accanto al suo cuscino con la perfetta espressione da Grumpy Cat e che ringhia, persino! (Per chi non ha letto i romanzi, Church è il “gatto” che hanno all’Istituto ed è un vero birbante. Non gli piace quasi mai nessuno e, sebbene intelligentissimo e perfettamente in grado di comprendere ciò che gli si dice, fa sempre l’opposto e a volte si diverte a mettere nei guai Jace e compagnia.)
Peccato non averli nella realtà “vera”. Certo, inserire un gatto in mezzo a quella folla all’Istituto sarebbe stato oltremodo difficile, ma avremmo volentieri barattato i tecnici della Telecom con Church.

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Restando su Magnus (che è profondamente se stesso anche nella dimensione alternativa) e parlando di cose più serie, sono due i particolari importanti: il Libro Bianco e il fatto che Magnus ricopra il ruolo di Madame Dorothea. Non scenderò in particolari per non fare spoiler, ma attenzione a quel libro e alle frasi di Magnus a Clary, quando le legge le carte… sono indizi.

Per fortuna, con l’arresto di Isabelle si iniziano a vedere le conseguenze dell’azione compiuta per liberare Meliorn. Sorge il sospetto che l’arrivo del nuovo personaggio (visibile nel promo del prossimo episodio) sia collegato anche a questo, proprio perché, come ho detto, dei Nascosti che liberano un prigioniero sono una rivolta per il Clave, una violazione della Legge, cosa che non può passare inosservata.
Quello che apprezzo di Alec è la sua desolazione per non essere riuscito a proteggere la sorella, nonché per la mancanza di Jace, dopo essere tornato un minimo sui binari, “Il legame è così debole… come se fosse un fantasma”. (Fatti due domande, Alexander Gideon Lightwood.)
Potrebbe darsi che il ferimento di Jace (che forse è il cambio rispetto ai libri, dove è Alec a essere ferito) sia stato concepito come evento atto a farli riavvicinare.
Altro bel particolare è il rapporto tra i due, con Alec così deciso a proteggere la sorellina minore e lei che all’inizio rifiuta irritata questo aiuto (reazione così tipica di Isabelle, giovane donna forte e indipendente), per poi arrivare a comprendere che quello di Alec è atteggiamento dettato solo dal profondo amore che ha per lei
(“Città delle Anime Perdute”, anyone?). Proprio Alec e Isabelle.

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La parte con Simon, come sempre, è generalmente la più fedele (tizio degli Affari Interni escluso): la trasposizione dei suoi problemi, del suo accettare e rifiutare, allo stesso tempo, la nuova natura fisica corrisponde a ciò che lui effettivamente vive nella saga (e “Nerdferatu” è magnifica). E Luke è una delle persone che, in effetti, aiuta maggiormente Simon, al quale lui confida i propri problemi e le proprie paure.
Ancora una volta inoltre, emergono i problemi esistenti tra le varie razze dei Nascosti, che non sempre vanno d’accordo fra di loro (come se le difficoltà con la società Shadowhunter non bastassero a complicare le loro vite).

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La parte migliore dell’episodio è quella che vede presente Meliorn. Vengono rivelati particolari sul Popolo Fatato, come il fatto che sia custode di alcuni passaggi inter-dimensionali (a proposito, ecco un altro pezzo proveniente dal film, il cancello del portale); la loro connessione con la natura, che permette loro non solo di captare segnali invisibili per altri, ma anche di manipolarla, grazie alla loro magia; le doti di combattenti naturali delle Fate (ammetto che la frase di Meliorn a Jace, pronunciata in modo così soave, mi ha fatto venire i brividi), i cui guerrieri sono formidabili e pericolosissimi avversari. E iniziamo a vedere il regno delle Fate, “the Land Under The Hill”, la Terra Sotto La Collina, che ha molta importanza.

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Proprio grazie a Meliorn veniamo infine all’ “a meno che” cui ho accennato all’inizio, e che farebbe venire meno la critica di evento fine a se stesso relativa alla dimensione parallela, cosa di cui sarei contenta. Chi non ha letto i libri scelga se leggere o meno, visto che rivelo un particolare… che poi non rivelo davvero, posto che è già stato affermato, ma lo confermo. Avete il tempo delle immagini per decidere se proseguire o meno. (Peraltro, ecco di nuovo Jace! Lo vogliamo sempre così!)

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Dunque: come si vede, giunti da Valentine Jace e Clary trovano… Michael Wayland. Un incontro inesistente nei libri, visto che Michael Wayland è un uomo che dovrebbe essere morto, come tutti hanno ripetuto, Jace per primo. E così, ho iniziato a pensare, mettendo insieme vari pezzi. E se il passaggio attraverso quella realtà alternativa non fosse solo un espediente narrativo per movimentare la trama, ma fosse una sorta di pezzo di un puzzle? E me lo sono chiesto perché, insomma, Jace e Clary arrivano da Valentine e chi trovano, rinchiuso? Proprio Michael Wayland, proprio in quel momento, proprio “a fagiolo”, come suol dirsi. Guarda un po’ il caso.
Cosa c’entra il passaggio nella dimensione a cui sono stati condotti da Meliorn, cosa c’entra Meliorn? Beh, Meliorn dice a Clary “Io posso aiutarti a trovare tuo padre” e che il Portale la condurrà da Valentine. Non sto dicendo che Meliorn li abbia traditi, perché è difficile che il Popolo Fatato si schieri dalla parte di qualcuno che li sfida, uccidendone degli esponenti, e che li tratta alla stregua di esseri inferiori da sterminare, come fa Valentine. Il Popolo Fatato è molto più antico degli Shadowhunters, è un popolo fiero e pericoloso, che non accetterebbe mai di essere definito inferiore, pretendendo invece massimo rispetto. E ciò vale soprattutto per i membri della Corte Seelie, come Meliorn. Tuttavia, potrebbe darsi che Meliorn sappia più di quanto ha detto. Questo è del tutto plausibile. Per spiegare cosa intendo uso una domanda che mi è stata rivolta da una persona che non ha letto i libri: “Ma le Fate sono davvero così? Criptiche e ‘ballerine’?” (Intendendo per “ballerine”, credo, il fatto di non sembrare del tutto affidabili.) La mia risposta è stata “Oh, per l’Angelo… SI.”
Come noi lettori sappiamo, criptiche non si avvicina nemmeno alla vastità della verità su di loro. Le Fate non sono prive di sentimenti, anzi, ma possono essere anche molto crudeli, perché sono il frutto dell’unione tra Angeli e Demoni: la bellezza degli Angeli e la crudeltà dei Demoni. (Non vale per tutti, è importante dirlo.) Come detto nelle precedenti puntate, le vere Fate non possono mentire ma, come hanno affermato Maryse e Lydia, proprio per questo trovano un modo creativo di dire la verità. Per avere una risposta che si avvicini alla verità pura e semplice (si badi, si avvicini, non sia tale davvero) bisogna fare loro una domanda diretta. Ad esempio sarebbe sbagliato chiedere loro “Puoi mostrarmi l’entrata della dimensione?”, perché laddove un umano risponderebbe “Sì, ti ci porto”, una fata risponderebbe solo “Sì” e non farebbe altro, adducendo come spiegazione il fatto che le sia stato chiesto solo se sarebbe in grado di mostrare l’entrata, non di condurvi la persona e di farla passare per quell’entrata (invero, giuro che vedendo il momento in cui Clary chiede a Meliorn se la realtà alternativa è come la loro mi è sorto spontaneo il pensiero “Ora le risponde che lo è ma non lo è”. E infatti… che dire, Jace e Isabelle sarebbero fieri di me!). E questo è un esempio semplice. Ora provate a riportare il tutto a qualcosa di più complesso come condurre Clary da suo padre. Per di più, anche quando aiutano e dicono la verità, le Fate possono farlo con un secondo fine, nascondendo conoscenze importanti di cui sono in possesso, o facendo implicitamente pagare un prezzo (a volte molto caro) per loro mero divertimento. Nascondendo dunque un’insidia nelle proprie affermazioni, nell’offerta di aiutare, tanto da poter rendere la scoperta della verità, avvenuta con il loro aiuto, molto dolorosa. Non è detto che si comportino così, ma possono farlo e ne hanno le capacità, per questo anche solo parlare con una fata può essere pericoloso.

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Ora, a queste considerazioni, dalle quali emerge che Meliorn potrebbe sapere più di quanto abbia rivelato a Jace e Clary, aggiungiamo anche questa: se fossimo Valentine, la gente potrebbe entrare tranquillamente nel nostro quartier generale senza che noi ne fossimo a conoscenza? Se io fossi Valentine, la risposta sarebbe “No”. Valentine è oltremodo intelligente e furbo, pianifica nei minimi dettagli… ed è tendenzialmente un passo davanti agli altri, di solito.
A questo sommiamo un’altra cosa. Ricordiamoci che due episodi fa, quando Lydia è entrata in scena, abbiamo assistito a un particolare interessante: Lydia è entrata all’Istituto con le sembianze di Valentine, grazie a una Runa. Potrebbe darsi che quello fosse un indizio per il futuro.
E quindi il dubbio che mi ha colto è: e se quello non fosse Michael Wayland ma fosse Valentine? Un Valentine al corrente che qualcuno sta arrivando e che decide di agire per far cadere gli altri in una sorta di trappola. In fondo, da un uomo così, che ha tradito il proprio parabatai e fatto quello che ha fatto alla sua famiglia, c’è da aspettarsi di tutto.
Chi non ha letto i libri e ha deciso di leggere fino a qui potrebbe obiettare che l’uomo trovato da Clary e Jace ha riconosciuto Jace. Obiezione corretta, ma… c’è un ma: prima di tutto, Michael pronuncia il nome di Jace solo dopo Clary; in secondo luogo, come si vede, sul suo collo c’è il simbolo del Circolo. Eh già, Michael Wayland era un altro membro del Circolo (la domanda giusta sarebbe: chi non lo era?).

E con questo si torna dunque al tema dell’episodio, sottolineato anche dal Valentine della dimensione alternativa: “Attraverso lo specchio”. Un tema che non solo si ricollega allo specchio che appare a Renwick in “Città di Ossa” e che potrebbe avere non soltanto il significato in un certo senso proprio della storia creata da Carroll: pertanto un altro mondo sì, ma forse anche un’illusione, un inganno.

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Bene, qui mi fermo e vi lascio, come sempre, con il promo del prossimo episodio, “Blood Calls To Blood”.

 

 

Alla prossima!

Ricordatevi di passare in queste meravigliose pagine per news, aggiornamenti e spoiler settimanali sugli episodi, news sui nostri personaggi preferiti e tanto altro!

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

2 COMMENTS

  1. Dopo questo episodio ho atteso tanto la tua recensione proprio per provare a capire l’espediente del mondo alternativo! Non capivo molto questa scelta, che ho trovato carina, ma dopo le tue parole mi é piaciuta anche di più! Divertente da un lato (jace impaurito dal demone, izzy nerd mentre balla e tutti gli altri personaggi) ma un ottimo espediente dall’altro per ricollegare il libro e ciò che verrà dopo…ammetto che non avevo colto il collegamento con renwick! Se sarà come pensi tu (e anche io) riguardo a Valentine e Michael tanto di cappello agli autori per essere riusciti a collegare le varie parti 😀
    Io l’ho trovata una bella puntata, con un finale inaspettato (sia per chi ha letto la saga che per chi non lo ha fatto) e piena di dettagli e spunti da tenere d’occhio. Per me stanno facendo un ottimo lavoro, nonostante qualche pecca più o meno grave…
    Per quanto riguarda Alec e Jace sono completamente d’accordo con te…forse in questo episodio si sono spinti un po’ troppo oltre, ma confido che dopo aver portato il loro rapporto ad un tale estremo la loro riconciliazione sarà emozionante come non mai *-*
    P.s: Sempre ottime recensioni 😉

    • Ciao!

      Eh, addirittura! Grazie! 🙂

      Io non trovo stiano facendo un ottimo lavoro, anzi, però, come ho detto altre volte, non è tutto da vedere in modo negativo.

      Per quanto riguarda la dimensione parallela (o alternativa, come si preferisce), carina ma manca di profondità. Potevano metterlo quel minuto in più in cui lei parlava con Magnus di suo padre e di cosa provava a vederlo così.

      Per quanto riguarda i collegamenti e i potenziali misteri da dipanare… Non so, è solo ciò che ho pensato io, potrebbe essere così o magari no.
      Io spero di sì, avrebbe un senso. D’altronde, si usa l’espressione “gioco di specchi” proprio per intendere degli inganni e visto che il simbolo dell’episodio è lo specchio, per l’appunto come simbolo dei Portali, si potrebbe dire che c’è stato un gioco di specchi. E quindi tale gioco potrebbe arrivare a un inganno di Valentine.

      Alec e Jace: avere una riconciliazione emozionante a questo punto è il minimo che possono darci! La voglio emozionante, voglio un super momento parabatai e via dicendo. 😛

      Grazie mille! 😀

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