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Revolution | Recensione 2×10 – The Three Amigos

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Revolution | Recensione 2×10 – The Three Amigos

Dopo un break relativamente accettabile, di poco più di un mese, ritroviamo i nostri rivoluzionari in balia degli eventi che conseguono l’incendio delle nanocellule nella scuola. Con il mid-season finale, avendo scoperto il segreto dietro la loro funzione e al perché Aaron fosse in grado di controllarle, siamo rimasti sconvolti e, almeno io, mi aspettavo una nuova puntata al cardiopalma. Fortunatamente, però, questa 2×10 è stata abbastanza tranquilla e abbiamo avuto l’onore di conoscere, finalmente, la progenie di Monroe. Decisamente figlio suo. Degno erede.

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Il mistero riguardante la sorte del Dr. Gene ci viene subito svelata, quando un sempre più che virile Monroe insieme all’ormai suo fedele braccio destro Charlie, lo libera dalle grinfie dei patrioti. Precedentemente uccisi, senza pietà.
Quello che apparentemente poteva sembrare un atto caritatevole, ovviamente, non lo è. Gene viene subito portato in un capanno, dove ci sono Rachel e Miles ad aspettarli. Ricordiamoci che Gene li ha traditi più di una volta, facendo anche finire Aaron e Cynthia nelle mani dei patrioti, quindi mi aspettavo, anche per coerenza, una reazione più aggressiva da parte di Rachel, ma che riesco a giustificare solo quando si vede Miles al letto con in corso una brutta infezione, ben peggiore di quella con la quale lo avevamo lasciato. Motivo per cui, giustappunto, Bass ha salvato Gene, che riesce a curare Miles.
Nel frattempo, ritroviamo Aaron. E’ con tutti loro al capanno, quindi è facilmente intuibile credere che subito dopo la strage alla scuola, siano riusciti a scappare tutti insieme. Almeno questo…
Fissa la tomba di Cynthia, assorto nei suoi pensieri, finché non arriva Rachel. Ormai, conosciamo bene la freddezza della donna ma, nonostante manchi di tatto, molto spesso, adoro il modo in cui si approccia con Aaron. Con lui, la trovo molto tenera.
Il ragazzo, ovviamente, si sente in colpa per la morte di Cynthia e continua ad arrovellarsi il cervello sulla città che venne nominata dal ‘bambino microcellula’: Spring City, Oklahoma. Nemmeno a Rachel questo nome dice qualcosa, ma Aaron non sembra affatto intenzionato a lasciar perdere. A prescindere dalle motivazioni che lo spronano, comunque, da bravo nerd, non può lasciar perdere.

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Gene prova, inutilmente, a scusarsi con Aaron e avvisa sua figlia del miglioramento di Miles. In tutta la sua scorbutica ironia, il nostro adorato rivoluzionario torna sano e in salute. Il modo amorevole e protettivo con cui Rachel lo tratta ci fa capire che nessuno dei due si è pentito di aver rivelato all’altro i propri sentimenti ed è inevitabile farsi venire gli occhi a cuoricino guardandoli. L’idillio viene gelosamente interrotto da Bass, che non ha intenzione di perdere altro tempo dietro a lui e ai patrioti. Vuole solo sapere di suo figlio. Giustamente.
Miles prova a deviare il discorso ma Monroe non cede e, alla fine, abbiamo un nome: Connor.

“I’ll do you one better. I’ll take you to him.”

Miles promette a Monroe di portarlo da suo figlio, con la vana speranza che, una volta messo il cuore in pace, possa decidere di restare con lui e il resto della S
cooby-gang per aiutarlo a fermare i patrioti. Rachel non è propriamente d’accordo, ma con un dolce ‘I want you to come’ che, almeno dal mio punto di vista, avrebbe fatto smuovere pure le montagne, Miles riesce a convincerla ad andare con lui e Bass, alla ricerca di Connor. Dopo aver insistito parecchio a sottolineare quanto non sopporti di restare così tanto vicina a Monroe. Ovviamente, alla fine cede, perché non si può resistere al fascino coercitivo di Miles Matheson.

Si preparano ad affrontare il viaggio, lasciando al capanno Gene, Charlie e Aaron, che decide di scappare in piena notte quando nessuno può vederlo.
Non proprio rapidamente, i three amigos raggiungono le lande desolate del Mexico, ai confini con il Texas.
Monroe non sembra essere particolarmente entusiasta di realizzare che Miles ‘abbandonò’ suo figlio proprio in Messico, e non perde certo l’occasione di farglielo presente, ma alla fine continua imperterrito il viaggio, senza lasciarsi abbattere dall’eventualità che suo figlio possa essere diventato un sombrero o che possa non vivere più lì.

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Aaron scappa in piena notte, come ho precedentemente accennato, e Gene e Charlie decidono di andare a cercarlo. Si separano e, durante la perlustrazione del territorio, Gene si incuriosisce nel notare dei patrioti trainare un carro pieno. Propone a Charlie di seguirli per scoprire che cosa stiano nascondendo e portando a Willoughby, nonostante la ragazza ci provi, almeno, a fingersi ubbidiente dopo che Rachel le ha detto di non muoversi da lì, e segue suo nonno verso la strada nella quale ha notato i carri. Charlie, magistralmente e molto in stile Monroe, attacca uno di questi carri, uccidendo dei patrioti sotto lo sguardo sconvolto di Gene. Tutto ciò per scoprire che in quei carri vengono trasportate delle arance.
Trovare il cadavere di un alieno sarebbe stato meno sconvolgente.
Subito veniamo catapultati a Willoughby dove vediamo i patrioti fare buon viso a cattivo gioco con i cittadini rimasti nella città. Le arance vengono distribuite a tutti, date ai bambini, alle donne, e pochi istanti dopo assistiamo ad una scena che, probabilmente, avremmo dovuto aspettarci. Con la morte di Horn, mi ero convinta del fatto che non ci sarebbero più stati tentativi di esperimenti su quella povera gente, ma mi sono solo illusa; notiamo, infatti, che i patrioti inseriscono nelle arance uno strano liquido, che potrebbe essere qualsiasi cosa ma che già sappiamo, per certo, non essere niente di buono.

“I have to help you to find your son, after you killed mine.”
Nel frattempo, i nostri rivoluzionari preferiti, riescono a raggiungere la cittadina in cui dovrebbe trovarsi Connor, nonostante durante il tragitto ci siano stati diversi conflitti tra Monroe e Rachel. E a ragion veduta. 1-0 per la Matheson.
La città non ha niente di rassicurante, sembra alquanto malfamata, e Monroe inizia ad infastidirsi seriamente, nonostante Miles cerchi di giustificarsi dicendo che, fino a qualche anno prima, era una bella cittadina. Raggiungono un’abitazione e chiedono di due signori, che poco dopo Miles rivelerà essere gli zii di Connor; l’uomo che attualmente vive in quella casa, dice che quelle persone sono morte circa otto anni prima e sembra non esserci alcuna traccia di Connor. Con un Monroe disperato ma agguerrito, si fermano in un bar del posto, l’uomo chiede di Connor e un gruppo di malviventi si avvicina al loro tavolo. A capo di questo gruppo, troviamo proprio Connor. Non ne sono rimasta sconvolta a causa delle immagini spoilerose che giravano già da un po’ di tempo, ma è stato un bel colpo di scena. E mi viene da ripetere che è proprio figlio di suo padre. Una stirpe di ‘leader’ quella dei Monroe.

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Dopo che Miles ha rivelato a Bass l’identità del ragazzino saccente con il quale stava già iniziando a discutere, i due si presentano. Connor non sembra affatto entusiasta di sapere che l’uomo davanti a sé è suo padre e lo è ancora di meno quando gli viene rivelato che il suo nome è Sebastian Monroe. Il ragazzo non ha alcuna intenzione di avere a che fare con lui e l’unica cosa che si limita a voler sapere è dove sia sua madre; Miles gli dice che Emma è morta e l’approccio padre-figlio continua a non essere dei migliori.
three amigos se ne vanno e, una volta da soli, la conversazione punta proprio su Connor. Miles ci prova a dirgli di lasciar perdere ma Bass non vuole sentir ragioni, nonostante si sia convinto da solo del male fatto al proprio figlio; non mancano le frecciatine tra lui e Rachel, che non perde tempo a paragonarlo a suo figlio, in malo modo, scatenando la ‘simpatia’ di Monroe. Miles, come sempre, interviene tra di loro per fermare la discussione prima che degeneri e sembra essere finita là; Monroe, però, nel cuore della notte, si allontana dai due e torna nel bar per cercare di avere una conversazione con Connor.

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Assodato che sia davvero suo figlio, Monroe torna da Connor e cerca di avere una conversazione con lui, ma il ragazzo ha un che del cartello che lascia pensare che non sia ingenuo come lo vede Bass. Inizialmente, lo fa incuriosire lasciandogli la possibilità di fare delle domande e, di nuovo, il pensiero del ragazzo è rivolto alla madre. Bass non entra nel dettaglio della sua morte e, piuttosto, devia l’argomento su di lui; è un Monroe, ce l’ha nel sangue, che lo voglia o meno. E non perde altro tempo prima di rivelargli le sue intenzioni: riprendersi la Repubblica di Monroe, insieme, come padre e figlio. Perché accontentarsi di una sola doppia dozzina di messicani da comandare? Perché non riprendersi una ‘nazione’ che includeva tre quarti degli Stati Uniti?
Beh..Niente male come proposta per recuperare venticinque anni di regali di Natale e compleanni saltati.

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[Il sorriso di Julia vero quanto una moneta da cinque euro.]
Come mio solito, l’ultimo spazio della recensione, prima delle considerazioni finali, è dedicato interamente al mio amore per Tom Neville.
Con questa puntata, la politica nella serie tv aumenta di volume. Tom e Julia, raggiungono la Casa Bianca, ancora intenzionati a portare avanti il piano di uccidere il Presidente degli Stati Uniti d’America. Tra di loro c’è una chimica innegabile ma continuo a non fidarmi per niente della donna; mi dà proprio l’impressione che sia addirittura più manipolatrice, malefica e doppiogiochista di Tom, con la differenza che la classe del mio uomo è imbattibile.
I due, alla fine, concordano un piano per avanzare verso il successo, partendo con l’uccidere il capo dello staff. Inizialmente, il piano consisteva nell’avvelenarlo durante il rinfresco di benvenuto ma, per una serie di sfortunate coincidenze che Julia, ovviamente, tiene a sottolineare in seguito per criticare Tom, sono costretti a pensare ad un piano B. Tom le rende chiaro qual è il suo ruolo all’interno del nucleo famigliare, per così dire, e spero vivamente che l’amore per la donna non lo faccia vacillare in alcun modo.
Ah, si, c’è anche Jason. Esiste ancora. L’avevo rimosso. E lo vediamo ficcanasare tra alcuni documenti di Allenford, che non abbiamo la minima idea di cosa potrebbero essere. Dall’espressione del suo viso, azzarderei a dire che non sono niente di buono.
Nel frattempo, Tom assalta il capo dello staff nella sua stanza, lo avvelena, uccidendolo, e va via con una nonchalance degna di un reale, rendendo poi chiaro a Julia come stanno le cose. Semplicemente divino. Nient’altro da aggiungere. E la sua scalata verso il successo sembra proseguire, nonostante gli imprevisti.

s   t

Per concludere, vediamo che Aaron riesce a raggiungere la famosa Spring City, apparentemente una città abbandonata, finché all’improvviso compare Grace.
…Ma non era morta nella Torre?

Con tanti dubbi lasciati in sospeso, come al solito…Voi che ne pensate di questo episodio?

Vi ricordo di mettere ‘mi piace’ alle due pagine facebook italiane dedicate a Revolution, per tenervi sempre aggiornati con news e spoiler:
Revolution Italia – Il primo sito italiano
Revolution Italia

Vi lascio con il promo della 2×11 – ‘Mis dos padres’. SPOILER!

http://www.youtube.com/watch?v=6y1lXvDnEH0

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Giulia, 23 anni, abruzzese, studentessa universitaria di "Beni Culturali: cinema, musica e teatro", presso l'Università degli studi di Siena. Appassionata di cinema fin da bambina, ad un certo punto della sua vita, esattamente quando scoprì Supernatural nel 2006, ha iniziato a diventare una drogata anche di serie tv. Adora passare ore ed ore davanti al suo pc a fare lunghe maratone telefile, occupando il suo tempo libero con un'altra forte passione, la scrittura (riducendosi a studiare la notte, ai limiti della sopportazione umana!). Il suo sogno nel cassetto è di diventare una sceneggiatrice, ma si accontenterebbe anche di diventare una 'semplice' scrittrice di romanzi fantasy. Ha una vera e propria ossessione per tutto ciò che riguarda gli angeli e, più in generale, per ogni sorta di creatura sovrannaturale. Sa che un giorno farà il giro degli Stati Uniti a bordo dell'Impala insieme a Sam e Dean ma, nel frattempo, si accontenta di vederli solo attraverso lo schermo.

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