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Revolution | Recensione 1×16 – The Love Boat

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Revolution | Recensione 1×16 – The Love Boat

Revolution 1x16In guerra è sempre difficile distinguere i buoni dai cattivi: entrambe le parti sono determinate a commettere qualsiasi atrocità pur di sconfiggere il nemico e, spesso, nel nome della libertà, sono stati compiuti efferati massacri.

Questo è l’interessante e problematico tema della puntata settimanale di Revolution, che si chiede fino a che punto ci si può spingere combattendo una battaglia “giusta”.

La battaglia giusta è annientare la tirrania di Monroe, sempre più fuori controllo, che adesso sta cercando di produrre un’arma batteriologica da utilizzare contro i ribelli.

Questa notizia viene recapitata al quartier generale delle forze Georgiane, guidate da Miles, da nientemeno che l’ex comandante della Militia Tom Neville, lo stesso che aveva rapito e torturato Danny, rinnegato il figlio Jason e quasi ucciso più e più volte tutti i membri della famiglia Matheson.

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Per Charlie e Nora, ovviamente, è uno shock trovarsi a combattere fianco a fianco con quello che fino a due giorni prima era uno dei loro più acerrimi nemici, mentre Miles, seppur controvoglia, accetta il nuovo arrivato, in nome del più importante obiettivo perseguito con la guerra.

La “nave dell’amore” che dà il titolo all’episodio è un peschereccio che il gruppo utilizza per prelevare il Dottor Ethan Camp, che sta costruendo l’arma batteriologica per Monroe e convincerlo a fare la stessa cosa per la Presidentessa Foster della Georgia.

Per costringerlo, il gruppo si serve dello stesso barbaro metodo adottato da Monroe, cioè rapisce la famiglia del dottore.

Quando Charlie scopre cosa Miles e Tom stanno facendo, decide che quello non è il modo in cui lei vuole combattere questa battaglia: cosa rende i soldati della Georgia migliori di quelli di Monroe, se sono disposti ad essere ugualmente crudeli e non cercano, invece, di fare la cosa giusta?

Mi è piaciuto moltissimo il ruolo di Charlie in questo episodio, anzi, vi dirò di più, probabilmente è stata la mia preferita: la ragazza rappresenta la coscienza di Miles, lo costringe a riflettere sulle conseguenze delle sue azioni e riesce sempre ad attivare il suo “good side”. Come ormai ben sappiamo, Miles si è autoconvinto di essere una macchina assassina, quando in realtà non lo è. E’ probabile che Miles sarebbe diventato come Monroe, se non avesse avuto Charlie, il biondo angelo custode morale sempre pronto a riportarlo sulla retta via.

Charlie conosce bene Miles, sa che talvolta le parole non bastano per convincerlo, ma non si lascia spaventare ed è in grado, come stavolta, di rinchiudere lo zio e liberare il dottore da sola (o meglio, con l’aiuto di Jason). La ragazza ha la forza di non abbandonare le sue convinzioni, quando realizzarle diventa difficoltoso: ha un altissimo senso della moralità e del giusto che le impedisce di perdere sé stessa.

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In una guerra così crudele ed efferata, ci vuole veramente poco a diventare mostri assetati di sangue, a rinnegare tutta la propria bontà. Charlie, invece, riesce ad aggrapparsi disperatamente alla sua purezza,  condizionando anche lo zio Miles, impedendogli di farsi trascinare dal desiderio di vendetta che lo lacera.

Decisamente strepitoso anche il ritorno in grande stile di uno dei miei villain preferiti della serie, cioè Tom Neville. L’ex comandante non ha perso un briciolo della sua arroganza e crudeltà. E’ esattamente lo stesso, ha solo cambiato fazione.

Sarà ancora un elemento di disturbo interessante o riuscirà il modo di collaborare con Miles e Charlie?

Unica nota stonata: Miles e Nora ancora insieme? Miles è innamorato di Rachel, Nora è solo un diversivo mentre si annoia, ne sono sicura!! (piccolo cuore di shipper infranto)

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Dall’altra parte dell’America, il viaggio verso la Torre di Aaron e Rachel è sempre più difficile e pericoloso: i due sono affamati, ma vengono cacciati in malo modo dagli abitanti della Regione delle Pianure, Rachel si ferisce gravemente ad una gamba in seguito ad una brutta caduta e vorrebbe che Aaron continuasse da solo il loro importantissimo viaggio.

Stavolta gli autori soddisfano una delle mie più pressanti richieste fin dai tempi del pilot: dare un senso al personaggio di Aaron. Scopriamo che nel quaderno della Dott.ssa Warren, che contiene tutti i terribili segreti della Torre, c’è un articolo che parla proprio di Aaron, giovane, geniale studente del MIT.

Quindi, il nostro grassottello e fin’ora inutile amico non è lì per caso…in che modo Aaron è collegato alla Torre? C’è forse qualche mistero che solo lui e la sua mente brillante possono risolvere?

Già appagata da questa ottima rivelazione, pensavo l’episodio fosse ormai concluso. Nulla di più sbagliato.

La scena si sposta all’interno della Torre, dove Grace sta lavorando ad un gigantesco pc, cercando si sbloccare l’ascensore per raggiungere il “livello 12”, probabilmente la chiave di tutto il blackout.

Quando sembra riuscirci, la guardia che la tiene in ostaggio sale sull’ascensore, che si ferma, però, al settimo piano. Dopo strazianti urla umane, l’ascensore ricomincia a scendere, Grace è terrorizzata e, quando lo sportello insanguinato si apre…titoli di coda. Argh!

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Non so voi, ma il pc con sfondo nero e numeri verdi, questa presenza misteriosa nella Torre e la stessa barca, mi ricordano tantissimo Lost, la stazione sotterranea, Desmond, il fumo nero e tutto questo non fa altro che aumentare esponenzialmente la mia curiosità per quello che succederà lunedì.

Chi è l’inquilino misterioso della Torre?



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