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Quotes of the Week #55

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Quotes of the Week #55

Anche questa settimana è arrivato il momento dell’appuntamento di Quotes of the Week, e quest’oggi ci focalizzeremo per lo più su due serie che ci hanno regalato due episodi F-E-N-O-M-E-N-A-L-I, ovvero Glee e poi soprattutto The Originals.

Probabilmente ve l’avevo già detto, ma io l’episodio tributo a Finn non sono proprio riuscita a guardarlo, quindi non posso nemmeno giudicarlo. Ma questo di episodio ragazzi… questo è stato un tributo perfetto a Finn e a Cory, oltre a essere stato il finale perfetto anche per il glee club. Forse avrei preferito che alle nazionali ci fossero stati anche i Warbler e i Vocal Adrenaline… insomma, gli avversari “storici”, e che magari la performance dei New Direction fosse un pochino più elaborata, ma va bene anche così… a volte non è proprio il caso di mettere i puntini sulle i.

Ovviamente vi sto parlando della 5×11 di Glee, City of Angels, che ha visto Finn Hudson protagonista dall’inizio alla fine.

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Mr. Schuester: Finn transformed this club when he joined us. He wasn’t just the male lead. He was captain of the football team. He was the coolest kid in school, a real dude, you know? He was our secret weapon at those competitions. Other schools may have their version of a Rachel or a Kurt, but no one had Finn.

Mr. Schuester: Quando si è unito a noi, Finn ha trasformato questo club. Non era semplicemente il leader maschile. Era il capitano della squadra di football. Era il ragazzo più popolare della scuola, un vero uomo, capisci? Era la nostra arma segreta durante le competizioni come questa. Le altre scuole potevano avere la loro versione di Rachel o Kurt, ma nessuna aveva un Finn.

Sam si sente così investito da Mr. Schue della responsabilità di onorare la memoria di Finn e di capitanare il glee club. Il che ha senso, se pensiamo che è stato Finn a scoprire Sam e che l’ha scoperto in quella stessa doccia in cui Mr. Schue aveva scoperto lui (un cerchio che si chiude insomma).

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Sam: Finn Hudson made us a promise at the beginning of the year, that we are all going back to nationals together. Even when we lost sectionals, which was totally not Marley’s fault, Finn told us that it wasn’t over. He said that we’d be back here together. Maybe you’re thinking, “Finn isn’t here.” Well, he is.

Sam: Finn Hudson ci ha fatto una promessa all’inizio dell’anno, ovvero che saremmo tutti tornati alle nazionali. Anche se abbiamo perso le provinciali, il che non è stato assolutamente per colpa di Marley, Finn ci ha detto che non era finita. Ha detto che saremmo tornati qui insieme. Magari state pensando “Finn non è qui”. Beh, invece lo è.

Io ammetto senza problemi di aver pianto in maniera indegna durante questo episodio, e tanto non ci credo se mi dite che non vi sono venuti nemmeno per un istante gli occhi lucidi.

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Sam: I believe, with all my heart, that Finn is here. He’s right here with us right now. And he’s holding all our hands and he’s telling us the show must go all over the place.

Sam: Io credo con tutto il mio cuore che Finn sia qui. È qui con noi. E ci sta tenendo tutti per mano e ci sta dicendo che lo show deve continuare in qualunque caso.

E poi Carole, mamma mia Carole. La sua miglior apparizione di sempre.

Carole: I can hear Finn’s voice in my head. “This is nationals, mom! I coach those kids! You leave them and you’re leaving me.” You guys are his legacy.

Carole: Riesco a sentire la voce di Finn nella mia testa. “Sono le nazionali, mamma! Ho allenato io questi ragazzi! Se li abbandoni, stai abbandonando me.” Ragazzi, voi siete la sua eredità.

E lasciando per un attimo da parte Finn, mi è anche piaciuto molto il momento agrodolce fra Sue e Schuester, quando lei è costretta a far chiudere i battenti del glee club e, in una sorta di cerchio che anche qui si chiude, è proprio lei a consolare Schue.

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Sue: You didn’t lose William, the game is just over.

Sue: Non hai perso William, è solo che il gioco è finito.

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Spostandoci da Lima a New Orleans, la 1×16 di The OriginalsFarewell to Storyville – è l’ennesimo episodio capolavoro di questa serie che non smette mai di stupire. Gran parte del merito – c’è da ammetterlo – va anche e soprattutto a un cast azzeccatissimo e dal talento infinito, ovvero a Joseph Morgan, Daniel Gillies e Clair Holt, che hanno dato vita a questi vampiri originali in maniera sublime.

Al centro come sempre c’è il conflitto fra fratelli, portato stavolta al suo limite più estremo.

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Klaus: You look at me and you see everything you abhor in yourself. Sure, you dress it up with your fancy suits and your handkerchiefs, you with your mask of civility and eloquence, you’re every bit the abomination I am. Or worse.

Klaus: Quando mi guardi vedi tutto ciò che ti fa orrore di te stesso. Certo, vai in giro indossando i tuoi completi d’alta classe e i tuoi fazzolettini, con la tua maschera di civiltà ed eloquenza, ma se un abominio esattamente quanto me. Se non peggio.

E la disperata analisi di Rebekah, che “smaschera” tutto ciò che c’è di irreparabile in loro.

Rebekah: Centuries later, each of us is broken. You with your anger and paranoia. Me with my fear of abandonment. And poor Elijah. He dedicates himself to everyone but himself. We are the strongest creatures in the world, and yet we are damaged beyond repair. We live without hope, but we will never die. We are the definition of cursed, always and forever.

Rebekah: Secoli dopo, ognuno di noi è rotto. Tu con la tua rabbia e la tua paranoia. Io con la mia para di essere abbandonata. E il povero Elijah. Ha dedicato se stesso a tutti tranne che a se stesso. Siamo le creature più forti del mondo, eppure siamo danneggiati senza possibilità di essere riparati. Viviamo senza speranza, ma non moriremo mai. Siamo la definizione di dannati, sempre e per sempre.

Un rapporto complicato e danneggiato quello fra i fratelli…

Klaus: What’s done is never done, it remains within us, a story we tell ourselves so we know who we are. A vicious father, a bastard son, and the sister who betrayed him. Perhaps it’s time for a new story.

Klaus: Ciò che è fatto non ha mai fine, rimane con noi, una storia che ci raccontiamo per sapere chi siamo. Un padre crudele, un figlio bastardo, e la sorella che l’ha tradito. Forse è tempo di avviare una nuova storia.

La sorella che l’ha tradito, ma che in realtà l’ha anche amato come mai nessuno ha fatto.

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Elijah: You say you despise Rebekah for her betrayal and yet no one has stood by your side for so long, not even I myself. Perhaps it’s you that’s forgotten.

Elijah: Dici di disprezzare Rebekah per il suo tradimento, eppure nessuno ti è stato accanto per così tanto, nemmeno io. Forse l’hai dimenticato.

E infine l’addio definitivo fra due fratelli che nel loro modo contorto di amare si amano, ma che non potranno mai più vivere sotto lo stesso tetto. E in questo lasciarla libera, io ho visto l’ultimo atto di puro affetto di Klaus nei confronti della sorella.

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Klaus: What do you want, Rebekah?
Rebekah: Same things that I’ve wanted since I was a child. I want a home. I want a family. I want someone to love me, and I want to live.
Klaus: Then go. Go far away and never come back. We are far too damaged to remain together, less a family now than a volatile mix of ingredients. New Orleans will be mine. I will raise my child here in the city you took from me. No doubt Elijah will choose to stay, but you sister… you are free.

Klaus: Cos’è che vuoi, Rebekah?
Rebekah: Quello che ho voluto fin da quando ero bambina. Voglio una casa. Voglio una famiglia. Voglio qualcuno che mi ami, e voglio vivere.
Klaus: Allora vai. Vattene lontano e non tornare mai più. Siamo troppo danneggiati per restare insieme, una famiglia fragile come un mix di ingredienti volatili. New Orleans sarà mia. Crescerò qui mia figlia, nella città che mi hai tolto. Sicuramente Elijah deciderà di restare, ma tu sorella… tu sei libera.

E poi altri commiati, quello da Marcel, che sottolinea una volta di più la volontà di Rebekah di avere un posto al quale appartenere…

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Rebekah: I do wish you had finished building our home. It would have been nice, if there was something beautiful left standing, after all of this.

Rebekah: Mi sarebbe piaciuto che tu avessi finito di costruire casa nostra. Sarebbe stato bello se fosse rimasto qualcosa di positivo qui, dopo tutto quello che è successo.

E quello da Elijah, l’altro amato fratello.

Rebekah: Elijah, when I brought Mikael, I never for second meant to hurt you.
Elijah: I know.

Rebekah: Elijah, quando ho fatto venire qui Mikael non ho mai voluto farti del male.
Elijah: Lo so.

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L’appuntamento di oggi è stato un pochino monotematico, ma entrambe questi episodi meritavano il riporto dell’intero script ed è stato davvero, ma davvero difficile isolare i passaggi da citare e non sono comunque riuscita a rendere giustizia né all’uno né all’altro, spero comunque di essere riuscita a farvi rivivere un minimo l’atmosfera.

In ogni caso, eccovi di seguito una piccola carrellata di citazioni randomiche dalle altre serie.

Dalla 1×04 di Star-Crossed, And Left No Friendly Drop, Sophia cerca di fare di tutto per rendere onore alla memoria del padre, anche se questo significa contrastare il fratello.

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Sophia: This is what dad wanted for us Roman, to be with humans, part of their world. This is how I am choosing to honor him.

Sophia: Questo è ciò che papà voleva per noi Roman, stare con gli umani, essere parte del loro mondo. Io scelgo di onorarlo così.

E poi c’è Emery, che le da lezioni spicce sull’amicizia.

Emery: Friendships are tough, even for humans.

Emery: Le amicizie sono difficili, perfino per gli umani.

Dalla 4×23 di Pretty Little Liars, Unbridled, riportiamo la crisi isterica di Veronica Hastings quando trova il bel Nathaniel Buzolic addormentato sulla figlia… reazioni così esagerate non le aveva avute nemmeno quando la figlia in questione si è sbattuta senza rimpianti praticamente ogni ex della sorella! (E anch’io vorrei un Nathaniel Buzolic che si addormenta accidentalmente su di me, just for the record).

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Veronica: Dean. Um, hello! Job description! Get up!
Dean: Sorry, I must have fallen asleep.
Veronica: Yeah, you must have, on top of my daughter, which strikes me like just a little inappropriate.

Veronica: Dean. Uh, salve! Descrizione del lavoro! Alzati!
Dean: Scusi, devo essermi addormentato.
Veronica: Sì, devi averlo fatto, su mia figlia, il che mi sembra un tantino inappropriato.

Nella 3×12 di Once Upon a Time, New York Serenade, finalmente è arrivata la sola e unica, the Wicked Witch! Se non la adorate a priori, significa che a) non avete mai letto il libro di Wicked, b) non avete mai visto il musical, c) non siete cresciuti pensando che il male vero del Mago di Oz fosse Dorothy o, d) a & b & c. Per la “c” non posso farci niente, non a tutti piace fare il tifo per i cattivi di turno, e mi rendo conto che porre rimedio alla “b” sia un tantino dispendioso, ma vi suggerisco caldamente di porlo questo rimedio alla “a”… poi potrete tornare qui e dirmi in tutta onestà, “È il libro più bello che abbia mai letto ed Elphaba è una creaturina meravigliosa”. E insomma, eccovela qui, e non ve la traduco nemmeno perché in italiano non rende nemmeno un decimo che in originale!

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The Queen may be evil, but I’m wicked and wicked always wins.

E con questo siamo giunti anche oggi alla fine del nostro appuntamento settimanale… se avete citazioni che vorreste vedere inserite nella rubrica fatemelo sapere, twitter is the way! Io nel mentre vi auguro una buona domenica e una buona settimana!

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