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Quotes of the Week #37

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Quotes of the Week #37

Anche questa settimana è arrivata la domenica, e ormai sappiamo tutti che domenica è sinonimo di Quotes of The Week! Oggi mi faccio perdonare per aver recentemente trascurato i nostri amici succhiasangue, riporto quel brillante uomo di Ichabod Crane fra noi, vi rendo noto qual è stato il mio episodio preferito della settimana, e un paio di altre cosine carine carine!

L’angolo vampiresco

I grandi assenti della scorsa settimana erano stati i vampiri, quindi direi di iniziare proprio da qui. In The Vampire Diaries ormai spuntano doppelganger a ogni angolo della strada, credo che da qui alla fine della stagione il cast si sarà ridotto a Nina Dobrev e Paul Wesley… sempre che non salti fuori che anche Damon è il doppelganger di un doppelganger di un doppelganger del fratello di Silas che ancora non conosciamo. A questo punto io sarei completamente favorevole, più Ian Somerhalder per tutti!

Okay, torniamo seri… nella quinta puntata della quinta stagione, intitolata Monster’s Ball, Damon e il suo nuovo migliore amico Jeremy sembrano aver trovato una maniera per far tornare Bonnie. Lei non sembra però d’accordo, e sostiene che ci saranno conseguenze… al che assistiamo a quello che secondo me è stato il momento più toccante della puntata (per quanto io personalmente detesti Bonnie!).

Jeremy: What is it worse than seeing you, and hearing you and not being able to feel you?

Jeremy: Cosa può essere peggio di vederti, sentirti e non poterti toccare?

La 5×06 – Handle With Care – invece ci regala l’invasione delle doppelganger di cui sopra (e il cielo ci aiuti, visto che Amara sembra ancora peggio di Elena e come al solito l’unica che si salva è Katherine… che al momento sembra avviata inesorabilmente verso la sua fine, SIGH). La puntata ci regala anche Silas e Damon all’avventura insieme, decisi ad aiutarsi l’un l’altro pur di raggiungere i propri scopi personali. Silas è di nuovo mortale ed è di nuovo uno stregone, e si diverte a sfoggiare i poteri ritrovati.

Silas: I’m like a supernatural Madonna.

Silas: Sono come una Madonna soprannaturale.

Damon nel mentre, gli rende noto che lui e Amara forse non sono destinati a stare insieme se perché loro possano stare insieme c’è bisogno di serrare i battenti del purgatorio soprannaturale, con il conseguente caos che ne potrebbe potenzialmente derivare nel mondo umano.

Damon: That’s no fate, you idiot. It’s you being a crazy person.

Damon: Questo non è destino, razza di idiota. Questo sei tu che ti comporti da pazzo.

Ci spostiamo ora a New Orleans dove ritroviamo invece i miei vampiri preferiti, ovvero gli Originali. Nella sesta puntata di questa prima stagione di The Originals, Fruit of the Poisoned Tree, ritroviamo i tre fratelli finalmente riuniti insieme dopo molto tempo.

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Rebekah: So this is what you do the first time we’re back together as a family, vampire book club?

Rebekah: Quindi questo è ciò che fate la prima volta che la nostra famiglia è di nuovo unita, il club del libro dei vampiri?

E non manca il solito sarcasmo di Klaus.

Klaus: Elijah’s back. In his presence all problems turn to pixie dust and float away.

Klaus: Elijah è tornato. In sua presenza tutti i problemi si trasformano in polvere di fata e volano via.

I tre non hanno fatto a tempo a ricongiungersi, che si prospetta già una nuova crisi da affrontare.

Rebekah: Who do we have to kill?
Elijah: Probably no one. All right… potentially everyone.

Rebekah: Chi dobbiamo uccidere?
Elijah: Probabilmente nessuno. Okay… potenzialmente tutti.

Stavolta è Elijah a prendere il comando, e gestisce la situazione alla sua maniera, non senza lasciare più volte scontento e perplesso il fratello maggiore.

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Klaus: You tend to give you word on the most inopportune times brother.

Klaus: Tendi a dare la tua parola nei momenti meno opportuni fratello.

Ma quello che Klaus tende sempre a dimenticare, è che Elijah non farà mai nulla che possa nuocere alla propria famiglia.

Elijah: No one hurts my family and lives. No one.

Elijah: Nessuno fa del male alla mia famiglia e vive. Nessuno.

Per Rebekah invece è stata una puntata piena di riflessioni e della solita ricerca della felicità che la contraddistingue. Mi viene da chiedermi se le sarà mai concessa, o se continuerà a vivere in funzione dei fratelli.

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Rebekah: I’ve lived a lot longer than you, Marcellus. I have seen kings rise and fall. If there is one thing I know to be true, it is that no matter how big your empire becomes, it is nothing if you have no one to share it with.

Rebekah: Ho visto molto più di te, Marcellus. Ho visto re salire al trono e cadere. Se c’è una cosa che so per certo, è che non importa quanto sia grande il tuo impero, non vale niente senza nessuno con cui dividerlo.

Facciamo ora un passo indietro e torniamo alla puntata precedente, la 1×05 – Sinners and Saints – nella quale abbiamo scoperto le vere motivazioni di Sophie, e il ruolo di Davina in tutto ciò. La puntata è stata aperta da un Klaus oltremodo curioso di sapere della visione riguardante il figlio.

Klaus: How, may I ask was this particular vision interpreted?
Sophie: Pretty much that your baby would bring death to all witches.
Klaus: Ah, well. I grow fonder of this child by the second.

Klaus: Posso chiedere come è stata interpretata questa visione?
Sophie: Sostanzialmente tuo figlio sarà la rovina di tutte le streghe.
Klaus: Ah, bene. Mi affeziono ogni secondo di più a questo bambino.

La parte più interessante dell’episodio però, è stata senza ombra di dubbio quella che vede protagonisti Elijah e Davina.

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Elijah: Is that what you want, to be normal?
Davina: I just don’t want to be what I am.

Elijah: Quello che vuoi è essere normale?
Davina: Semplicemente non voglio essere ciò che sono.

Scopriamo anche la solitudine e l’abbandono che prova Davina.

Davina: She’s lucky. No one ever fought for me, but someone fought for her.

Davina: Lei è stata fortunata. Nessuno ha mai lottato per me, ma qualcuno l’ha fatto per lei.

Fra le altre cose, è arrivato anche il momento dello scontro diretto fra Klaus e Marcel, che viene però interrotto da Elijah.

Elijah: Do forgive me Marcel, but if anyone is to teach my brother a lesson, it’s me.

Elijah: Perdonami Marcel, ma se qualcuno deve dare a mio fratello una lezione, quello sono io.

E la puntata si conclude con la solita dichiarazione di Elijah, la famiglia prima di tutto.

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Elijah: I will fight for my family until my last breath.

Elijah: Combatterò per la mia famiglia fino al mio ultimo respiro.

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Le perle di Ichabod Crane

Ma lasciamoci alle spalle i vampiri perché, udite, udite! Sleepy Hollow è finalmente tornato sui nostri schermi! E con lui il nostro caro Ichabod, che all’inizio della puntata intitolata Sin Eaters, scopre che il passatempo preferito degli americani moderni è urlare contro all’arbitro e che ovviamente, non può esimersi dal provare lui stesso questa gioia incommensurabile.

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Ichabod: I thought only horses slept standing up!

Ichabod: Pensavo che solo i cavalli dormissero in piedi!

Il resto della puntata in realtà è stato oltremodo serio, forse per la prima volta mi è venuto un pizzico di magone guardando questa serie. Via flashback abbiamo modo di vedere come Ichabod e la sua Katrina si siano conosciuti, quando lei era una quacchera e lui al servizio dell’esercito inglese.

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Katrina: Destiny isn’t a matter of chance, but of choice. And what you choose to accept, will eventually become yours.

Katrina: Il destino non è questione di fortuna, ma di scelta. E ciò che si sceglie di accettare, alla fine diventa tuo.

Il momento più strappalacrime della puntata però, è stato quando Ichabod decide di togliersi la vita nella speranza che questo significhi la fine anche per il Cavaliere… e Abbie decide di stargli accanto in quelli che pensa siano gli ultimi attimi dell’uomo (ma che grazie al cielo non lo sono, o mi avrebbero privato del pezzo forte della rubrica!).

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Ichabod: I’ve lived on borrowed time, more than any man deserves. I’ve seen wonders beyond my wildest imagination. And through these centuries, against the impossibility that we would find each other… we did. And I am most grateful for it.

Ichabod: Ho vissuto moltissimo tempo, più di quanto un uomo meriti. Ho visto meraviglie oltre ogni mia immaginazione. E attraverso i secoli e contro ogni possibilità che ci trovassimo… l’abbiamo fatto. E ne sono estremamente grato.

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Cambiamo ora completamente registro e diamoci a serie di tutt’altro stampo… a essere tornato infatti non è solo il mio caro amico Ichabod, ma anche Glee, con una scoppiettante puntata incentrata su Lady Gaga e Katy Perry. E voi cosa siete? Io penso di essere una Katy, decisamente!

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Sue: Before Katy versus Gaga it was Jackie versus Marilyn, Betty versus Veronica, Mary Todd Lincoln versus Martha Washington. Why must we always choose between female pop archetypes? Why can’t we just be them all!?

Sue: Prima di Katy versus Gaga era Jackie versus Marilyn, Betty versus Veronica, Mary Todd Lincoln versus Martha Washington. Perché dobbiamo sempre scegliere fra archetipi pop femminili? Perché non possiamo essere tutti loro?

Anche Sam Evans è decisamente una Katy, e il Blam e nell’aria più che mai… best bromance dello show (dopo il Niff che a quanto pare so solo io cosa sia), lasciatemelo dire!

Sam: Don’t judge me. I’m badass. I play football, I play the guitar, but I just happen to like sweet things too. They relax me. Which is why I like you so much.

Sam: Non mi giudicare. Sono un duro. Gioco a football, suono la chitarra, ma mi piacciono anche le cose dolci. Mi rilassano. Ecco perché mi piaci così tanto.

Intanto a New York Kurt decide di mettere su una band, fa delle audizioni, gli si presenta davanti l’Adam Lambert della situazione e lui giustamente cosa fa?! Lo caccia. Stolto di un Hummel, che non sei altro!

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Kurt: Thank you for your time Starchild but it’s not a fit.
Santana: Are you insane? I’m sorry, do you mind just stepping outside for a moment while I bitch slap some sense into my friend?

Kurt: Grazie per il tuo tempo Starchild, ma non vai bene.
Santana: Sei pazzo? Scusa, ti dispiace uscire un attimo così che possa prendere a schiaffi e far tornare il senno al mio amico?

Ma è bene non scordare mai nemmeno il caro Mr. Schue, sempre pronto a prendersi cura del suo Glee club come un padre amorevole, e a instillare in esso sicurezza e speranza riguardo all’avvicinarsi dei campionati nazionali.

Mr. Schue: Other people’s greatness makes our greatness even greater.

Mr. Schue: La grandezza degli altri rende la nostra grandezza ancora più grande.

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Sul fronte Glee potrò anche sentirmi l’unica al mondo a sapere cosa sia il Niff (ma poi mi basta aprire Tumblr per non sentirmi più sola!), sul fronte Awkward non è che mi sento l’unica al mondo a fare il tifo per Collin… a quanto pare lo sono proprio (e perfino Tumblr è pieno di odio per lui, SIGH). Ma ora siamo onesti… se voi foste Jenna Hamilton e aveste di fronte un Matty e un Collin… seriamente correreste fra le braccia di Matty?! Dopo cose del genere fra l’altro?!

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Jenna: Should I be worried?
Collin: No, you should be kissed.

Jenna: Dovrei essere preoccupata?
Collin: No, dovresti essere baciata.

Il resto della puntata si può riassumere con “tutti odiano Collin e Jenna odia tutti perché odiano Collin”, il che ci lascia con poco altro di interessante da citare… ovvero Lissa, Austin e Sadie. La prima nella fattispecie, sta cercando di rientrare in comunione con la chiesa.

Lissa: I’m revirginizing for Jesus. They say if you pray hard enough, it grows back.

Lissa: Mi sto riverginizzando per Gesù. Dicono che se preghi molto, ricresca.

Ed è sempre Lissa a raccontare a un Austin perdutamente innamorato di Sadie, i precedenti della Sadie in questione.

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Lissa: Hey, did you know Sadie’s last boyfriend died and everyone thought she killed him? That was after they thought she was pregnant with his baby.
Austin: If you ever kill me, I can only hope you’ll keep our murder baby.

Lissa: Hey, sai che l’ultimo ragazzo di Sadie è morto e che tutti pensavano che l’avesse ucciso lei? Questo dopo aver pensato che fosse incinta di lui.
Austin: Se mai mi uccidessi, posso solo sperare che tu tenga il frutto dell’omicidio.

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Passiamo ora alla puntata più bella della settimana telefilmica – della mia quantomeno – ovvero alla 1×06 di Agents of SHIELD, dal titolo F.Z.Z.T. Fitz e Simmons, Simmons e Fitz.

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Skye: You and Simmons are so tight it’s like you’re psychically linked.

Skye: Tu e Simmons siete così vicini che è come se foste collegati psichicamente.

La situazione è decisamente tragica, Simmons è stata contagiata, non riesce a trovare un vaccino, tutti si preparano al peggio. Ma Fitz non la lascia sola nemmeno per un secondo.

Fitz: Well, when did you become so sun-kissed? Because I’m pretty sure that every minute of every day, you’ve been stuck in a lab right beside me. At the academy, at sci-ops, this plane…you’ve been beside me the whole damn time!

Fitz: Dunque, quand’è che il sole ti avrebbe baciato? Perché sono abbastanza sicuro che ogni singolo minuto di ogni singolo giorno, l’hai passato in un laboratorio al mio fianco. All’accademia, a sci-ops, sull’aereo… sei stata al mio fianco per tutto questo tempo!

Rischiando lui stesso il contagio pur di poterla aiutare a salvarsi.

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Simmons: Fitz… I don’t know what you think you’re doing…
Fitz: I’m doing what we always do. We’re gonna fix this… together.

Simmons: Fitz… non so cosa tu abbia intenzione di fare…
Fitz: Faccio quello che facciamo sempre. Troveremo una soluzione… insieme.

Quando però pensa non ci sia più tempo e nemmeno più speranza, Simmons decide di buttarsi dall’aereo per non mettere la vita di tutti quanti a repentaglio. Fitz tenta di seguirla e salvarla, ma Ward è più veloce e anche più allenato di lui. Questo non impedisce però a Simmons di reputare Fitz l’eroe assoluto.

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Simmons: Ward did an amazing thing, yes, but it wasn’t Ward by my side in that lab searching for a cure. It’ wasn’t Ward giving me hope when I had none. It was you. You’re the hero.

Simmon: Ward ha fatto una cosa meravigliosa, sì, ma non è Ward quello che è stato al mio fianco in quel laboratorio, alla ricerca di una cura. Non è Ward quello che mi ha dato speranza quando non ne avevo nemmeno un briciolo. Sei stato tu. Tu sei l’eroe.

Nel mezzo di tutto ciò, assistiamo anche alla frustrazione del resto della squadra all’idea di non poter far nulla per Simmons, in particolare a quella di Ward.

Ward: I wanted it to be a person, some super-powered psychopath, someone I could hurt, someone I could punish. That I could do. What I can’t do is protect you guys from stuff I can’t even see or understand.

Ward: Vorrei che fosse una persona, qualche psicopatico con i super poteri, qualcuno a cui possa far male, qualcuno che possa punire. Questo lo potrei fare. Quello che non posso fare, è proteggervi da cose che non posso vedere o capire.

In una specie di storyline a parte, Coulson invece fa delle analisi per cercare di capire cosa gli sia successo veramente, e poi ci ironizza anche sopra, in perfetto stile Coulson.

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Coulson: Blood work finally came back. I’m perfectly normal, little heavy on the iron. But don’t worry, you don’t have to start calling me Iron Man.

Coulson: Sono arrivati i risultati degli esami del sangue. Sono nella norma, un piccolo eccesso di ferro. Ma non ti preoccupare, non dovrai iniziare a chiamarmi Iron Man.

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Siamo giunti anche quest’oggi all’angolino dei suggerimenti, nel quale questa settimana Cecilia ci propone questa citazione tratta dalla 6×09 di Sons of Anarchy, John 8:32.

Jax: I’m the scumbag outlaw and you’re the pillar of justice and neither one of us likes looking at ourselves in the mirror.

Jax: Io sono il fuorilegge e tu sei il pilastro della giustizia, e a nessuno di noi piace guardarci allo specchio.

Bene, e con questo siamo arrivati alla fine. Non vi ho riportato tutte le cose che mi sono segnata questa settimana perché la prossima, ve lo dico già da ora, me ne scappo da questo grigiume e vado a godermi ciò che ho aspettato con ansia per gli ultimi cinque mesi della mia vita… ovvero le ferie! Ho pensato quindi di tenermi qualcosa da parte – sì, questo qualcosa include Robbie Amell, non temete – per allietarvi anche settimana prossima con la mia invasiva presenza, anche se in realtà sarà solo il mio ologramma a parlavi (non vi preoccupate, è logorroico esattamente come me).

Cheers!

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

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