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Pretty Little Liars | Recensione 6×16 – Where somebody waits for me

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Pretty Little Liars | Recensione 6×16 – Where somebody waits for me

Per quanto mi riguarda, gli episodi come l’ultimo andato in onda sono generalmente quelli che preferisco perché, nonostante la storia prosegua, avanzando seppur a piccoli passi, è in momenti come questi che ci si concentra maggiormente sulla psicologia dei personaggi anziché sullo sviluppo delle indagini che sembrano quasi messe temporaneamente in stand-by per permetterci di ricapitolare e fare il punto della situazione. Anche se devo ammettere che avverto ancora mancante la profondità di quel rapporto che da sempre rappresenta il cuore pulsante della serie, credo che questo episodio volesse dedicarsi principalmente alle protagoniste in quanto giovani donne alle prese con relazioni emotive fondamentali e non semplicemente come “vittime” ancora una volta di una minaccia dai contorni indefiniti in cerca di vendetta o di verità. Ognuna delle ragazze infatti affronta adesso quel problema che riguarda soltanto lei, le proprie scelte, le proprie decisioni, quel singolo momento che ha inevitabilmente impostato le coordinate del suo prossimo futuro e di cui presto o tardi dovrà pagare le conseguenze senza che nessun vendicatore senza volto ci metta del suo.

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TRUTH OR CONSEQUENCES

Spencer Hastings ha raccolto il telefono lasciato dietro di sé da Yvonne e come immaginavo questo è il momento che definisce ciò che avverrà certamente da qui a poco, ma in questo particolare frangente si pone l’accento principalmente sul rapporto con sua madre Veronica e su come esso si sia evoluto nel tempo. Non è un segreto che troppe volte in passato Spencer abbia avvertito più del dovuto il peso delle aspettative che derivano dal suo cognome e soprattutto dall’illustre precedente segnato da sua sorella Melissa, emblema del marchio Hastings. Ho sempre creduto che, contrariamente a suo marito Peter, la cui oscurità prendeva facilmente il sopravvento sulla sua figura di padre, Veronica abbia cercato in ogni modo di mantenere un difficile equilibrio nella relazione con le sue figlie, provando a fare la cosa giusta per entrambe anche quando le sue azioni sembravano non corrispondere alle intenzioni. Nel tempo però, Veronica ha imparato a conoscere davvero le due ragazze e per quanto il suo amore sia rimasto imparziale, penso che abbia riconosciuto finalmente in Spencer sia quelle fragilità nascoste ma bisognose della sua protezione, sia quell’incredibile forza capace di essere un sostegno anche per lei nei suoi momenti più difficili. Ed è proprio questo rapporto che ritroviamo ora tra Spencer e Veronica, un legame in cui hanno implicitamente bisogno l’una dell’altra, in cui Veronica vede nella sua bambina ormai donna un supporto sempre presente con cui poter essere se stessa ma allo stesso tempo anche una figlia da proteggere ancora dai lati più bui e preoccupanti della sua vita, mentre Spencer per quanto forte e indipendente si mostri, è sempre quella ragazza in cerca dell’approvazione materna che adesso ha incondizionatamente e che per questo motivo è terrorizzata dall’idea di perderla. Il telefono di Yvonne ha rivelato le difficili condizioni di salute di Veronica che, per quanto al momento siano migliorate, rappresenterebbero una debolezza nella sua corsa al Senato, l’arma più potente e vile che la concorrenza possa utilizzare contro di lei. Nel suo bisogno di trovare quindi quelle risposte le servono disperatamente, Spencer si rivolge all’unica persona in grado di organizzare tutto questo ma che in qualche modo riesce a capire meglio di chiunque altro, forse perché da sempre più simile a lei di quanto voglia ammettere: Mona Vanderwaal.

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Il confronto con Mona, sincero o meno che sia, è intenso ed emozionante, entrambe infatti posseggono da sempre il carattere di un guerriero che non accetta la sconfitta ma allo stesso modo entrambe hanno provato a combattere lealmente le loro battaglie (questo però quando le piccole Mona nel cervello della giovane Vanderwaal sono tutte concordi!), ed è per questo che Mona ammette di aver messo in scena la storia del cellulare dimenticato, per permettere a Spencer e a sua madre di lottare ad armi pari, o forse, se vogliamo essere cinici, per conquistare la sua fiducia in vista di piani futuri ancora da svelare. Qualsiasi fossero le intenzioni di Mona, Spencer stringe adesso tra le mani la possibilità di essere sincera e mettere a rischio la felicità di sua madre o compiere esattamente quel passo falso che in tanti lì fuori attendono che lei faccia. E la sua espressione cupa nel finale mi suggerisce che purtroppo Spencer ha preso proprio quella decisione che ad ogni modo mi aspetto da lei: proteggere le persone che ama sempre e comunque. Un’ultima riflessione la merita, che piaccia o meno, il suo rapporto con Caleb che per quanto non sarà mai accettato come una storia normale, rappresenta per Spencer al momento un supporto necessario di cui ha bisogno e onestamente non posso neanche negare che mi abbia fatto piacere vedere Caleb scendere in campo per proteggerla da quei lati ciechi di Mona che lui conosce fin troppo bene.

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Il momento catartico che ha definito Aria invece è stata la sua decisione di fare un passo in avanti e proseguire personalmente il nuovo libro di Ezra, salvando così il suo ingaggio con la casa editrice ed entusiasmando il suo capo. Portata a termine la sua missione con Spencer, Aria deve affrontare ora le conseguenze delle sue azioni, riassunte sorprendentemente nella visita inaspettata di Liam.

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L’aspetto che più ho apprezzato della sua storyline è paradossalmente proprio la relazione con il ragazzo che, per quanto non sia Ezra, è comunque una persona che sembra aver imparato in fretta a conoscerla, a leggere la verità e la bugia tra le sue parole ma soprattutto a riconoscere la sua più autentica personalità in ciò che scrive. Liam impiega poco tempo a scoprire il segreto di Aria ma ciò che più mi ha stupito piacevolmente è stata la totale fiducia e lealtà nei suoi confronti, il sostegno incondizionato che le dimostra e anche l’ammirazione per il suo talento. All’apparenza quindi Liam sembrerebbe la metà perfetta per Aria in un mondo però in cui Ezra non esiste. Ma Ezra esiste ed è tornato a Rosewood, e in un istante, quando lui e Aria sono insieme, il mondo intorno si annulla. Consapevole di non essere in diritto di biasimarla per i suoi dubbi, Ezra sembra essere nuovamente l’uomo di cui Aria si è innamorata e come segno della sua “rinascita” infatti le consegna ora i nuovi capitoli del suo libro, lasciando Aria in caduta libera senza paracadute, destinata a schiantarsi contro quella singola decisione che adesso definisce il suo futuro.

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tumblr_o2piyvMcUH1tizrsvo1_250 Hanna purtroppo continua ad oscillare senza convinzione nella sua vita, passando da momenti di illusoria e forzata normalità in cui fugge senza guardarsi indietro da ogni responsabilità, a brevi istanti in cui decide di agire per risolvere tutto e subito, come se Sara Harvey o chi per lei stesse comodamente seduta ad aspettare che Hanna Holmes la scopra con le mani nel sacco, mettendo fine alla sua storia. Nonostante finora si sia dimostrato particolarmente piatto come personaggio, è proprio Jordan a farle quella domanda per cui urge, arrivati al sesto episodio di questa 6B, una risposta: di cosa ha bisogno Hanna? Di andare avanti nel suo futuro con Jordan o rimpiangere e invidiare il passato con Caleb?

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In entrambi i casi , ciò che in realtà più mi preme è rivedere la stessa Hanna che ho sempre amato, quella ragazza che non fugge, che non si tira indietro, ma combatte AL FIANCO delle sue amiche perché sa che solo con loro può davvero riconoscersi ed essere se stessa, solo insieme possono vincere questa ennesima battaglia così come è successo in passato.

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Emily invece rappresenta ora il lato più umano e ferito di questo gruppo ancora diviso, quella che vorrebbe riprendere in mano la sua vita ma che invece continua ad essere colpita perché è più facile mettere k.o. chi è già in ginocchio. Per arrivare a lei e ai suoi ovuli infatti, numerose donazioni sono state distrutte, aggiungendo quindi alla sua costante paura anche il peso insostenibile del senso di colpa. Quasi per compensazione però, è proprio intorno a lei che il gruppo sembra sul punto di rinascere, per fare scudo e proteggerla da chiunque la veda come un facile bersaglio.

In tutto questo focus sulle vite individuali delle ragazze trova spazio anche Alison e il suo nuovo amore segreto per il dr. Rollins di cui non imparerò mai il primo nome. Provando a mettere da parte la sensazione che il caro dottore sembri essere colpevole di qualsiasi reato mi venga in mente, Alison si confida a riguardo con Spencer in un momento che purtroppo non posso esimermi dal definire come: “E questo dovrebbe interessarci perché … ?”.

Infine, tornando a concentrarci su quella “linea gialla” che unisce tutte le protagoniste in un’unica storia, prima quindi di premere “Play” e ripartire, occorre soffermarci su una conferma che sembra essere arrivata in questo episodio ossia la consapevolezza di trovarci di fronte a un doppio mistero da risolvere: da una parte abbiamo infatti l’assassino di Charlotte, dall’altra invece dovrebbe esserci il suo vendicatore, che sembra intenzionato ad estorcere alle ragazze una verità che non posseggono. Con la polizia che chiuderebbe volentieri le ragazze fuori dalle “mura” della città e Melissa che torna improvvisamente nell’occhio del ciclone in seguito alla scoperta dell’effettiva arma del delitto, la teoria che vede il nuovo stalker e l’assassino di Charlotte come due persone distinte e separate diventa sempre più probabile ma sono i moventi secondo me a trarre ancora in inganno credendo infatti che chiunque abbia ucciso Charlotte l’abbia fatto come una sorta di favore per le ragazze mentre non sarebbe impossibile credere in un delitto che riguardi soltanto la problematica DiLaurentis e il suo passato di certo non limpido.

Con questo dubbio io mi congedo, dandovi appuntamento alla prossima settimana!
Sempre qui, WalkeRit-A.

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