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Pretty Little Liars | Recensione 6×11 – Of late I think of Rosewood

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Pretty Little Liars | Recensione 6×11 – Of late I think of Rosewood

A un certo punto ho creduto che non sarebbero più tornate. Avete presente quando si dice “come vola il tempo” o “sembra ieri che abbiamo scoperto chi è A!”? Ecco, con Pretty Little Liars questo non vale, MAI! Ho avvertito ogni singolo giorno di pausa trascorso tra la prima e la seconda parte della stagione, ho letto ogni possibile spoiler, teoria, news, rumour che hanno portato il proverbiale hype a livelli che voi umani non potete comprendere, ho immaginato almeno cento scenari su come questo salto temporale sarebbe avvenuto e l’ho fatto dalla prima volta che l’idea venne annunciata. Ma, nonostante tutta la preparazione e la conoscenza, nonostante le idee e i pareri, niente è paragonabile all’emozione che si prova quando finalmente l’episodio comincia e tutto il resto si annulla, o meglio tutto ricomincia a scorrere normalmente perché le Liars sono tornate e in un istante è come se non fossero mai andate via. Anche se questa volta c’è qualcosa di diverso, questa volta è tutto diverso.

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Da una parte guardare questo episodio di Pretty Little Liars è stato come ritrovare il mio migliore amico dopo tanto tempo, rivivere con lui quel momento di unica quotidianità che mi accompagna ogni settimana, indipendentemente dagli impegni, dallo stato d’animo o dai pensieri, lui c’è sempre e nel bene o nel male, è qualcosa su cui puoi sempre contare. Ma dall’altra parte una strana sensazione mi ha colpito dritto alla bocca dello stomaco perché a tratti guardavo quell’episodio e ci vedevo quasi un pilot, con nuove storie ma soprattutto con nuove vite da conoscere, ricominciando tutto da capo, e a favorire questa impressione non c’erano solo i continui riferimenti irresistibili al vero pilot della serie, ma si tratta più che altro di un’atmosfera che aleggia per tutto l’episodio, di un’oscurità che circonda quella città quasi più di quanto sia successo in passato e che in qualche modo adesso riesco anche a percepire nei volti delle (mie) ragazze, più cupi quasi di quanto non lo fossero cinque anni prima, ma la loro è un’oscurità sottile, quasi impossibile da scorgere, nascosta come il migliore dei segreti e loro sanno come mantenere un segreto.

Mentre le loro voci riecheggiano come ricordi nei corridoi di quel liceo che non hanno mai vissuto come normali adolescenti, Alison DiLaurentis legge alla sua classe, perdendosi in quelle parole, nel loro significato, anche lei ancora priva di un sorriso felice. Alla fine della lezione, una figura misteriosa le si avvicina lentamente ma è soltanto il dr. Rollins, il medico responsabile delle cure di Charlotte in ospedale, colui che presto però diventerà molto più di questo per Alison. Sarà una voluta coincidenza, sarà solo una suggestione, ma quella sensazione di inquietudine di cui vi parlavo comincia proprio qui, nel passo felpato di quel giovane medico, nel suo sorriso che per qualche motivo non mi rassicura affatto, per quella consapevolezza che potrebbe essere la persona migliore del mondo… ma che allo stesso modo potrebbe essere la più pericolosa. Ma il dr. Rollins passa presto in secondo piano, rimanendo solo una comparsa costante al fianco di Alison, perché adesso sono proprio le parole di Ali a fare da sfondo alle nostre protagoniste, alle nostre ragazze ormai donne, ognuna nel suo mondo, ognuna con uno sguardo spento perché mancanti di qualcosa che ancora non vediamo. Aria, Spencer, Hanna e Emily leggono la lettera di Alison, leggono il suo bisogno di riaverle a casa, al suo fianco, e infine leggono quella richiesta velata ma non troppo che dipinge sui loro volti il dubbio e la preoccupazione nelle loro forme più pure.

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Per tutto l’episodio il rapporto tra le ragazze e Alison mi è sembrato che vivesse in un equilibrio instabile, certamente diverso dalla spensieratezza e dalla libertà in cui l’avevamo lasciato, e forse molto più simile a quello che era una volta ma con una sostanziale differenza: nessuna di loro è disposta a tornare indietro, né per Alison né per nessun altro. Evidenziato ancora di più dalle parole di Ashley e di Toby, qualcosa sembra essere nuovamente stonato in questa amicizia, come in un assurdo dejà vu, in cui Aria, Spencer, Hanna e Emily accorrono quando Alison chiama e restano con lei anche di fronte alla più difficile delle richieste. Alison rivuole la sua famiglia, rivuole almeno la possibilità di averne una per davvero, di avere qualcuno che ti ama e che puoi amare incondizionatamente, anche se è la stessa persona che per quell’amore ha fatto del male e lo ha fatto a te ma più di tutti lo ha fatto alle stesse ragazze a cui Alison adesso chiede una mano per riportare Charlotte a casa. Nella lettera alle sue amiche Alison scrive parole bellissime senza dubbio, sentendosi legata a loro come mai prima, ma c’è qualcosa che secondo me non potrà mai davvero cambiare ed è la consapevolezza che lei non sarà mai davvero una di loro e lo dimostra senza alcuna cattiveria nel momento in cui chiede loro di testimoniare a favore di Charlotte, non le importa che loro la perdonino, non le importa abbastanza da domandare loro se hanno ancora incubi la notte o quali cicatrici le azioni di A abbiano lasciato, le importa solo di sua sorella e ha bisogno che loro l’aiutino a riportarla a casa, al suo fianco. Forse, egoisticamente, tutti noi al suo posto avremmo almeno provato a convincere le nostre amiche ad aiutarci a riprenderci la nostra famiglia. Forse, per amore di giustizia, tutti noi avremmo dovuto mandarla al diavolo come fa Spencer in maniera molto sottile. Alison non ha davvero idea di cosa abbia rappresentato per le quattro ragazze l’esperienza vissuta nella Dollhouse e tutto ciò che è venuto prima e dopo quel bunker, non può neanche immaginare le conseguenze di quei giorni vissuti con il terrore anche della propria ombra, non può sapere quanto profondamente le sue amiche possano essere cambiate per questo. Eppure qualcosa effettivamente non è ancora cambiata perché nonostante le parole e la rabbia, loro sono ancora lì e, in fin dei conti, sono nuovamente disposte ad aiutarla.

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Nonostante le proteste e i dubbi infatti, le ragazze vedono la possibilità di testimoniare in tribunale a favore di Charlotte come una conferma della loro libertà, come una dichiarazione della loro indipendenza, della loro vittoria finale, della sicurezza di poter vivere finalmente la loro vita chiudendo ufficialmente il capitolo A, senza permettere più a Charlotte di condizionare ogni loro pensiero, ogni loro movimento. Spencer, Hanna e Emily guardano il giudice negli occhi e affermano di essere davvero libere dal controllo di A, di essere forti abbastanza da non aver paura del suo ritorno a casa. Spencer, Hanna e Emily siedono in tribunale con determinazione e semplicemente mentono, al giudice, ad Alison, a loro stesse. Ed è proprio Aria Montgomery a far cadere la maschera, a mostrare tutta la debolezza di quell’apparente serenità, a pronunciare tutte quelle parole che le altre avevano avuto paura di ammettere ad alta voce, a riconoscere che per quanto ci provino, non si sentiranno mai abbastanza al sicuro da dimenticare il passato e poter vivere tranquillamente in un presente in cui il loro incubo peggiore ottiene indisturbato il suo lieto fine. La testimonianza di Aria è a mio parere la scena più onesta ed emozionante dell’intero episodio, è la più drammatica e vera di tutta la storia perché nessuno fino a quel momento voleva guardare in faccia alla realtà e vederla ancora una volta in tutta la sua oscurità: A non è il passato, A è una parte di loro, una parte di cui non potranno mai davvero liberarsi, A continua a inseguirle ogni volta che la luce si spegne, ogni volta che una porta si chiude. I flashback davanti agli occhi di Aria danno i brividi per la loro importanza, la sua forza nel riconoscere di aver paura è straordinaria e in quel momento Aria fa la sua dichiarazione: questa volta, tra lei e Alison, Aria sceglie se stessa.

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Ad ogni modo la vita a Rosewood va avanti anche per chi ha scelto di rimanere, accettando di combattere le proprie battaglie quotidiane, anche quelle che sembrano impossibili da vincere. Pam Fields infatti affronta la sua nuova quotidianità dopo la scomparsa di suo marito Wayne, cercando di andare avanti e costruire qualcosa di nuovo ma rendendosi conto di quanto non sia poi così semplice come sembra; Ashley Marin è la responsabile del nuovo aspetto del Radley, ora prestigioso hotel che si prefigge l’obiettivo di scacciare i fantasmi del passato mentre Veronica Hastings è in corsa per diventare senatore degli Stati Uniti, ispirata e sostenuta da sua figlia Spencer. Ma oltre alle rispettive famiglie, le ragazze non possono fare a meno di affrontare un altro capitolo fondamentale di quelle che erano le loro vite a Rosewood tramite i nuovi volti di Toby Cavanaugh, Caleb Rivers e Ezra Fitz. Toby e Caleb sembrano decisamente più maturi e stabili rispetto all’ultima volta che li abbiamo visti, entrambi hanno un nuovo obiettivo ed entrambi sembrano aver raggiunto un equilibrio tale da riuscire a mantenere rapporti apparentemente cordiali con le rispettive ex fidanzate.

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Dico “apparentemente” perché in piccoli momenti mi è sembrato che la tensione tra le coppie si rivelasse in tutta la sua evidenza, così come deve essere in fondo per chi è stato legato da un amore come quello che ha unito Toby & Spencer e Hanna & Caleb.

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Ma nonostante abbia sperato con tutta me stessa che si trattasse solo di uno stupido rumour, è il rapporto tra Spencer e Caleb a far nascere purtroppo inevitabili dubbi che mi auguro vengano risolti nel più autentico stile PLL, mai banale, mai squallido. Il discorso per Ezra purtroppo è completamente diverso ma come nel caso di Aria, è probabilmente il più profondo. Ezra è il tipo di uomo che, dopo gli errori del passato, aveva scelto di fare di più e consacrare il suo futuro ad aiutare il prossimo ma quando quell’impegno così importante viene travolto dall’inevitabile cattiveria umana come da un’onda su un castello di sabbia, ciò che resta di un animo buono come il suo sono solo le sue ceneri. Distrutto dagli eventi tragici che hanno coinvolto la squadra umanitaria di cui faceva parte e in particolar modo Nicole, la ragazza che lo aveva coinvolto nel progetto, Ezra si ritrova nel suo momento più buio, dopo aver perso ogni certezza e ogni principio in cui credeva. L’unica debole luce nei suoi occhi si riaccende nel preciso istante in cui rivede Aria e tra di loro c’è esattamente quello sguardo ricco di mille parole che forse mi aspettavo anche per le altre coppie.

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Nonostante sembri felice al fianco di una nuova persona, Aria continua ad esserci per Ezra, continua a cercarlo anche solo per essere certa che lui stia bene, quasi come un’abitudine che non può controllare e a cui non vuole rinunciare. Responsabile anche della pubblicazione del suo romanzo, Aria semplicemente ascolta Ezra, osserva la sua oscurità restando in silenzio perché forse non ci sono davvero parole adatte a giustificare ciò che ha vissuto o forse perché in parte rivede se stessa nel suo lato più buio. E a conferma di ciò, in tribunale, quando si volta, Aria vede Ezra di nuovo lì, alle sue spalle, presente come sempre nella sua vita, quasi come un angelo custode che adesso però ha perso la voglia di lottare.

In tutto questo, molto sottotono è anche il ritorno di Mona Vanderwaal, il cui destino sembra ancora una volta quello di essere invisibile ma è proprio in quei momenti che Mona sa essere letale e la sua scena in tribunale in cui difende appassionatamente il caso di Charlotte mi è sembrato soltanto il primo atto della sua nuova, imperdibile, commedia.

E in tutta l’inquietudine che si respira a pieni polmoni nella cittadina di Rosewood, in tutti quei segreti che attanagliano nuovamente ogni sguardo, ogni sorriso appena accennato, ogni parola non detta, una sola luce brilla ancora più forte di tutte quelle ombre che fanno di tutto per oscurarla. Nonostante i cambiamenti, le paure, le insicurezze, e quella profonda mancanza che ognuna di loro lascia trasparire dagli occhi, quando sono insieme, davvero insieme, lontane da tutti coloro che non le hanno mai capite e da quel mondo esterno che hanno chiuso fuori perché non potevano fidarsi di nessun altro al di fuori di quella famiglia che avevano creato, Aria, Spencer, Hanna e Emily risplendono in tutta la loro purezza, in quell’amore che rappresenta l’unica vera costante di questa serie e di questa folle realtà chiamato Pretty Little Liars. Di nuovo insieme dopo troppo tempo, basta poco a tutte loro per ricominciare ad abbassare la guardia, per ricominciare ad ammettere che forse non va tutto poi così bene come volevano far credere al mondo intero. Aria, Spencer, Hanna e Emily hanno di fronte un nuovo percorso da compiere e non parlo solo di quella nuova minaccia che non vediamo ma che sappiamo con certezza che sta arrivando, parlo dei loro demoni personali e di quei segreti che custodiscono gelosamente ma che presto o tardi dovranno lasciar andare. E quando succederà, Spencer, Hanna, Aria e Emily dovranno sapere come ricreare quell’invisibile rete di protezione con cui si proteggono a vicenda da sempre e tra un sorriso e un abbraccio, forse hanno già cominciato a ricostruirla.

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Nel finale, il sorriso felice di Alison viene fatalmente spezzato e la sua famiglia le viene strappata ancora una volta. Quello che sembrava l’apparente suicidio di Charlotte DiLaurentis viene presto riconosciuto come omicidio e mentre un’assurda Sara Harvey ritorna in scena e vorrei dire trionfalmente, ma in realtà mi ha ricordato troppo “La morte ti fa bella” per apprezzarla (mia cara, Jenna Marshall riceve il lunedì e il mercoledì se vuoi imparare come tornare a Rosewood con stile), Aria, Spencer, Hanna e Emily si ritrovano per l’ennesima volta fuori da una chiesa dopo un funerale, con un detective della polizia pronto a indagare su di loro e in quel momento tutte loro lo capiscono: adesso sono davvero a casa, adesso Pretty Little Liars è davvero tornato.

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Addio CeCe Dr-Ake e benvenuto volto dietro il vetro scuro.

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Sempre vostra, Walkerit-A

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

2 COMMENTS

  1. Recensione meravigliosa! Hai messo a fuoco tutti i punti che per me sono stati importanti in questa prima puntata (perchè è un nuovo inizio, senza dubbio). Ero lì da sola che sorridevo a uno schermo come un ebete durante le scene della girls night e pensavo che insieme sono troppo belle!!!!
    Aria Montgomery eroe indiscusso di Rosewood, date una medaglia a questa ragazza per favore! Sara Harvey è stata la nota trash dell’episodio, se già la odiavo prima ora la detesto proprio… E spero vivamente anche io che la situazione Hanna-Caleb-Spencer si risolva bene perchè se no è tragedia.
    E poi beh, evidentemente le mamme mentre erano rinchiuse in cantina devono avere elaborato dei piani quinquennali incredibili dato che sono tutte in super carriera 😀

    • GRAZIE MILLE davvero per le tue parole, è sempre importantissimo per me fare un buon lavoro con questa serie, ci tengo molto quindi ancora GRAZIE! Quanto mi erano mancate le ragazze insieme! Aria la amo da sempre e in questo episodio mi ha dimostrato ancora una volta il perchè, la sua scena è stata EMOZIONANTE! Sono d’accordo su Sara Harvey, mi è sembrato un po’ forzato come ritorno anche se adesso bisogna scoprire la “Sara thing”, cosa le hanno fatto le ragazze? A terrorizzarmi davvero è la storia Spencer/Caleb, non tanto per le ship che per me passano sempre in secondo piano, ma più di tutto per l’amicizia tra le ragazze! Voglio fidarmi! Ashley & Veronica hanno davvero dato una svolta alla loro vita, adesso mi aspetto Ella curatrice del British Museum! Alla prossima! 😉

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