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Pretty Little Liars | Recensione 5×23 – The Melody Lingers On

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Pretty Little Liars | Recensione 5×23 – The Melody Lingers On

Più ci avviciniamo alle risposte di cui tanto abbiamo bisogno, più ogni episodio di Pretty Little Liars si riempie di nuovi elementi che Marlene molto probabilmente chiama “indizi” mentre per noi sono soltanto ulteriori teorie che fanno aumentare la parcella del nostro terapista e personalmente non potrei sentirmi più lontana dalla verità e dalla soluzione finale perché mi rendo conto che guardare questa serie tv ti porta a:

• Ricordare cosa è successo in passato (mission impossible)
• Fare attenzione ai dettagli (e ci sarà sempre qualcosa che ti sfuggirà)
• Guardare la serie con lucidità mettendo da parte paure e ipotesi (mission failed)

Quello che quindi dovrebbe essere un simpatico passatempo si trasforma nel tuo incubo peggiore in cui non t’importa di conoscere i risvolti politici del panorama mondiale ma tutto ciò che desideri sapere è CHI È QUESTA DANNATA A! Ma ricomponiamoci e vediamo questa volta cosa abbiamo scoperto (non abbiamo scoperto niente, è una frase idiomatica in queste recensioni).

Due sono gli aspetti principali di cui tener conto in questo episodio: il processo ad Alison DiLaurentis e la ricerca del misterioso Varjak, sempre più evanescente eppure sempre più reale. La traccia che adesso guida le liars un po’più disperate di quanto non lo fossero il giorno prima è il numero telefonico che Emily ha trovato tra i rifiuti mentre pedinava l’avvocato di Mona, numero che rispolvera le rotelle di Spencer e le permette di accendere una tenue luce nella sua metaforica lampadina portandola a collegare quel particolare con i ritagli di giornale che aveva trovato a casa DiLaurentis, quegli annunci tramite i quali Alison comunicava con un destinatario senza volto né voce che a quanto pare diceva di avere informazioni sull’assassino di sua madre. Questa diventa quindi la pista migliore da seguire (siamo a cavallo!) per provare a scovare l’ennesima identità nascosta che fa rimbalzare le ragazze come palline di ping pong e in mancanza di Hanna, Caleb ne fa le veci senza ottenere purtroppo evidenti risultati.
Dall’altra parte delle sbarre invece, ci sono Alison & Hanna, la prima sotto processo, la seconda sotto pressione ma con la consapevolezza di non essere stata incastrata da Ali, non che sia questa gran consolazione ma almeno non dovrà aggiungere un’accusa di omicidio a quella di sospetta complicità. Il processo rappresenta quindi un evento per la città di Rosewood e tutti gli occhi sono puntati sulla ragazza più discussa degli ultimi due anni e su tutte quelle persone che hanno fatto parte della sua vita. Ecco perché Veronica Hastings, forte del potere che aveva riacquisito su sua figlia, seppur con buone intenzioni, le vieta di assistere al processo ma Spencer, con tutta l’indipendenza e la ribellione che ha dimostrato in questi anni, determinata le dice: “Ok”. Non posso farcela.

Spaventate di riflesso, anche Aria e Emily prendono seriamente in considerazione l’ipotesi di iscriversi a un corso di ippica anziché partecipare all’udienza ma il possibile coinvolgimento futuro di Hanna e la chiamata in stile Kiss The Rain che Alison fa ad Emily la sera prima, cambiano le carte in tavola e portano le due ragazze a presenziare in aula il giorno successivo. Qualunque cosa si voglia dire di questa serie, regia e fotografia sono sempre all’altezza della situazione e la scena che conduce Alison dal riformatorio al tribunale è curata perfettamente con una colonna sonora fantastica che racchiude il montaggio con esperienza. Ciò che mi diverte e mi intriga allo stesso tempo in questi episodi è capire se il comportamento di Alison sia miracolosamente cambiato diventando finalmente onesto e sincero o se, ancora una volta, la sua mente machiavellica stia elaborando piani e progetti che non possiamo vedere e il suo sguardo sollevato quando vede entrare Aria e Emily in tribunale si trasforma in delusione nel momento in cui si rende conto dell’assenza di Spencer e personalmente non posso fare a meno di chiedermi se la ragazza che viveva per controllare le sue amiche non fosse ancora lì, ancora presente a sé stessa.
Il processo comincia, l’avvocato dell’accusa inizia ad attaccare senza esclusione di colpi e il primo affondo che va a segno riguarda la verità sulla storia del rapimento, verità che non avrebbe potuto e dovuto sapere e che comincia a far prendere acqua a una barca di per sé instabile a causa del peso dell’immensa mole di segreti che, proprio in un contesto del genere, rischierebbero di essere scoperti, uno dopo l’altro. Mettendo da parte le reazioni del signor DiLaurentis che compare due volte all’anno, se la prende con le liars, afferma la santità di sua figlia e poi scompare di nuovo, Aria, Emily e Spencer in collegamento telefonico capiscono di non poter vivere il processo passivamente, non quando la vita e il futuro di ognuna di loro è legato, volente o nolente, a doppio filo con quello di Alison quindi se salvare Ali trovando il vero assassino di Mona significa salvare anche loro stesse, che ben venga la contro missione. Nuovamente in campo quindi, pronte a disfare ogni singola prova che loro per prime avevano costruito durante l’ennesima fase in cui erano convinte di avere tra le mani le verità assolute del mondo (compresa la ricetta originale della Nutella e della Coca Cola), Aria e Emily seguono Spencer che, decisa a risvegliarsi davvero dal suo torpore, guida la spedizione dei tre nell’unico luogo che, dopo il Radley, si rivela la chiave di svolta di ogni problema: la camera di Mona, più misteriosa ed enigmatica del magazzino 13 e dell’interno del Tardis messi insieme.

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Guidati da una canzone di Edith Piaf che A usa per sbeffeggiare ancora una volta l’ingenuità delle ragazze di fronte a quelle convinzioni a cui spesso si aggrappano con tutte le loro forze, Spencer, Aria e Emily tornano nella stanza di Mona che però trovano già ampiamente perquisita dal nemico pubblico numero uno, con tanto di messaggio finale lasciato affinché potesse essere trovato.

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Ma per la prima volta (ecco cosa succede quando mi ascoltano e si muovono in branco), le ragazze provano a pensare in grande, ad andare oltre l’evidenza e a mettere in conto la possibilità che A voglia creare un DEPISTAGGIO (Miracolo! Gioite insieme a me!) e far credere loro di possedere più informazioni di quelle che in realtà ha. Seguendo quindi la linea guida CFM (Cosa Farebbe Mona), Spencer, Aria e Emily pensano ai posti più impensabili in cui l’elfo geniale avrebbe potuto nascondere i suoi indizi, arrivando finalmente a trovare un misterioso biglietto in cui Mona ha scritto… tre frasi apparentemente senza senso, grazie Mona, anche da morta non ci semplifichi le cose!

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Tornando sul fronte processo quindi, a sorpresa, viene chiamato a testimoniare anche Jason DiLaurentis, fortemente pentito di aver ascoltato Spencer e di aver aiutato l’accusa a condannare sua sorella Ali per omicidio, smontando il suo alibi e ipotizzando che potesse essere lei la ragazza bionda che si intravede nel video che testimonia l’aggressione a Mona. Dall’alto della sua ammirevole ipocrisia, Jason accusa Spencer di tutti i mali del mondo, di aver incastrato quella santa donna di Alison, di averlo convinto con calci e pugni a raccontare per una volta la verità alla polizia e di aver guidato un gruppo di terroristi in una crociata contro la famiglia DiLaurentis.

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Ma il fratello dell’anno DuemilaCredici/DuemilaMai si ritrova costretto ad affrontare quella realtà in cui non solo non è Spencer la colpevole di tutti gli oscuri segreti che coinvolgono i DiLaurentis ma anche la sua brillante idea di testimoniare viene facilmente ribaltata dall’accusa che suggerisce alla giuria che le intenzioni di Jason di difendere sua sorella ora dopo averla accusata precedentemente siano legate alla sua breve relazione con Ashley Marin e al coinvolgimento di Hanna nel processo. Accusa 2 – Difesa 0 e la tuta di Alison diventa sempre più arancione.

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Mentre Ashley quindi si assume davvero le responsabilità delle sue azioni nei confronti di Ted e decide di dedicarsi esclusivamente alla difesa di sua figlia, Spencer, Aria e Emily proseguono sulla stessa strada e questa volta senza genitori o fratelli e sorelle che si intromettano tra loro e l’obiettivo principale che adesso non è tanto trovare A quanto salvare Hanna da un futuro che non merita, proprio come “una banda di vichinghi” farebbe per proteggere e lottare per uno di loro.

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Degno di nota è quello che quasi certamente sarà l’ennesimo depistaggio nei confronti di Andrew di cui non mi sono mai davvero fidata ma che adesso sembra essere inseguito da una freccia luminosa gigante che lo indica come colpevole di qualcosa, non sappiamo ancora di cosa, ma certamente colpevole.

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Finale particolarmente criptico quello che segue l’analisi scientifica di una sorta di punteruolo precedentemente visto in casa di Mona e che ci mostra A intento a distruggere documenti sconosciuti mentre il redivivo Tippy canticchia nuovamente il misterioso numero telefonico.

Nonostante quindi le nostre speranze, anche questo episodio di Pretty Little Liars sembra intenzionato a confondere un po’ di più le idee anziché chiarirle, rendendo quindi del tutto evidente la volontà di aspettare esclusivamente il gran finale per ottenere davvero risposte soddisfacenti.
Kisses, Walkerit-A

 

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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