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Perché Tredici (non) mi è piaciuto

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Perché Tredici (non) mi è piaciuto

Partiamo dal presupposto che, fosse stato solo ed esclusivamente per me, non mi sarei nemmeno sognata di approcciarmi ad una delle serie tv in voga al momento. Quando qualcosa è sulla bocca di tutti, tendo a non averci minimamente a che fare finché non è caduta definitivamente nel dimenticatoio: solo in questo modo posso farmi un’idea anche solo lontanamente oggettiva del prodotto che ho di fronte, senza alcun tipo di influenza da parte della gente. In questo caso, però, ahimè, non è andata così.
Tutto è cominciato perché una mia conoscenza ha paragonato 13 Reasons Why a Trainspotting. Non avendo alba di che cosa fosse Tredici, ho pensato tra me e me: WOW! FIGATA!. Ma dopo aver visto i primi dieci minuti della prima puntata, sono dovuta giungere all’infelice conclusione che questa mia fantomatica conoscenza, probabilmente, di Trainspotting non avesse visto nemmeno il trailer.
Ma come abbandonare una serie che parte da premesse tanto accattivanti? Insomma, diamo a Cesare quel che è di Cesare: le intenzioni dei creatori erano estremamente interessanti; ed è proprio per questo motivo che ho continuato con la visione. Purtroppo, però, per quel che mi riguarda, la realizzazione di questi propositi non è risultata all’altezza.
Dato l’enorme successo che questa serie ha riscosso a livello di pubblico, le mie parole verranno verosimilmente interpretate come totali eresie: ma so che i fans, per quanto accaniti, non potranno né bullizzarmi, né dar troppo sfogo al proprio disappunto, perché hanno una vaga idea di che cosa comportino atteggiamenti del genere. Ah, ah, ah.
Battute idiote a parte, direi che la prima cosa di 13 Reasons Why che mi ha lasciato alquanto perplessa è stato il trattamento del tema principale. Insomma, ti riproponi di affrontare il discorso del bullismo, questione tanto importante quanto attuale, e lo fai nella maniera più irrealistica e illogica possibile? Suvvia!

Mi spiego. Immagino che coloro che leggeranno questo articolo abbiano già visto la serie, quindi non mi dilungherò sulle spiegazioni dei momenti che sto per descrivere. Prendiamo in considerazione, ad esempio, le scene degli stupri. Per quel che riguarda la violenza su Jessica, a me non sono chiare tre cose:
1) Hannah ha assistito a tutto e ha deciso di tenere il becco chiuso, così, per sport. Cioè, tu ti sei suicidata perché la gente si è comportata male nei tuoi confronti, ma non ti prendi neanche la briga di rendere partecipe una tua conoscenza del fatto che è stata violentata? Chi è che si è comportato male con chi, dunque?
2) Justin sapeva quel che stava succedendo nella camera di Jessica, ma ha preso l’altruistica decisione di lasciar stuprare la sua ragazza dal suo amico. E tutto ciò perché viene da una famiglia povera e parecchio disagiata (come accade, del resto, ai tre quarti dei ragazzi un po’ ribelli e maledetti che popolano le scuole messe in scena dai teen drama), ed era in debito nei confronti di Bryce, perché, una volta, quest’ultimo gli aveva regalato un paio di scarpe da ginnastica? E com’è che deve essere la tua ragazza a pagare il tuo debito, e non tu, tesoro?
3) Jessica, fino a metà stagione, sostiene di non ricordarsi assolutamente che cosa è avvenuto il giorno della festa a casa sua e, infatti, crede a Justin quando le dice che Hannah si è inventata tutto. Poi, però, quando viene mostrata la scena dello stupro, Jessica è sveglissima e lucidissima, tant’è che si rende perfettamente conto di quel che sta succedendo, dato che piange come una fontana e cerca di ribellarsi alle molestie di Bryce. Ma mi state prendendo per il culo!?

E questo per quanto riguarda Jessica. Passiamo ad Hannah. La nostra protagonista, dopo averne subite di ogni, e soprattutto dopo aver assistito alla violenza sull’amica, una sera, in preda ai brutti pensieri, decide di andare a farsi una passeggiata. Dopo aver camminato a lungo, si lascia incantare dalla musica proveniente da una casa nei paraggi, e decide di andare a vedere di che cosa si tratti: ebbene, è una festa a casa dello stupratore. Dà un’occhiata in giro, e finisce nella vasca idromassaggio assieme ad altri ragazzi della sua scuola, i quali, dopo poco, la abbandonano. Ebbene: sei a casa di uno stupratore, il che non è che sia una cosa propriamente consigliata, ma vabbè, hai 17 anni, quindi non capisci un cazzo a prescindere; sei nella sua vasca idromassaggio, e finché sei in compagnia di altre persone, può anche andare bene; ma una volta rimasta da sola e seminuda, non era il caso di alzare il culetto e tagliare la corda? Non era il caso di urlare, dato che nella casa c’era altra gente, prima che Bryce cominciasse a fare i suoi lerci comodi? Evidentemente, no. Non è giustificabile alcun tipo di violenza, ma anche tu, Hannah Baker, svegliati un po’ fuori.
In ogni caso, è vero, siamo tutti fatti a modo nostro e reagiamo alle circostanze in maniera completamente soggettiva: ma in questo caso, a mio modesto parere, entra in gioco solo ed esclusivamente del mero buon senso.
In secondo luogo, i dialoghi e la costruzione dei personaggi sono, a tratti, qualcosa di scandaloso. Per ciò che riguarda il primo punto, adesso citerò qualche frase, ovviamente decontestualizzandole, per sottolineare quanto siano imbarazzanti:
– “la nostra era un’amicizia alla cioccolata calda, adatta ai mesi freddi ma non a tutte le stagioni” (ma neanche Fabio Volo o Federico Moccia);
– “fanculo alla vita!” (che motto banale e patetico);
– “In vita sentimentale ce l’hai la sufficienza?” (no comment);
– “A ore tre”. “Ma è più tardi!” “No, la direzione” (come sopra).

Ma se adesso, dopo averle decontestualizzate, le riponessimo nel contesto da cui sono state tratte…. scherzavo, sarebbero imbarazzanti comunque.
Per quel che riguarda, invece, i personaggi… beh, da dove cominciare? A parte il cliché del già citato Justin, vogliamo soffermarci su chi? Sul ricco Bryce, che, come sempre accade, facendo appunto parte di una famiglia abbiente, si sente in diritto di fare qualsiasi cosa? O su Tony, l’angelo custode ispanico e gay del protagonista? O sulla stessa Hannah Baker, che, alla fine del suo secondo anno di superiori, dopo essere stata al centro dell’attenzione per la sua cattiva reputazione, decide che non vuole più essere invisibile agli occhi dei suoi compagni di scuola? Semmai è proprio l’invisibilità a cui dovresti puntare, maledizione!
In fin dei conti, i personaggi si pongono per lo più come delle macchiette non dotate di alcun tipo di profondità psicologica: il che è strano, dato che la serie si pone proprio l’obiettivo di affrontare la psicologia degli adolescenti.
Peccato. È veramente un peccato. Poteva essere un gran telefilm, e non adatto solo ed esclusivamente ad un pubblico di giovanissimi, ma anche a chi, come me, le superiori le ha finite da un pezzo. E invece no, hanno deciso di mettere in scena una serie di mocciosetti afflitti da enormi manie di protagonismo che, alla fin fine, hanno poco a che vedere con dei reali adolescenti (i quali, si spera, siano ben più svegli di quelli di 13 Reasons Why).

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Ebe
Tre sono le sue grandi passioni: la lettura, il cinema e le serie TV. Queste ultime le ha scoperte in tenera età. Tornava a casa da scuola intorno alle quattro del pomeriggio, si preparava una grossa tazza di latte e cereali, e rimaneva incollata allo schermo della televisione, affascinata dalle vicende raccontate in Dowson's Creek. Non a caso, Peacy è stato il suo primo amore. Friends, Girls, Scrubs e Black Mirror (per non parlare delle serie a cartone animato come South Park, i Simpsons e Death Note) le hanno letteralmente rubato il cuore. E anche il tempo che avrebbe dovuto impiegare per laurearsi (scherzo. O forse no).

10 COMMENTS

  1. Ho iniziato la serie perché tutti ne parlavano, anche perché una mia amica, che non segue serie tv, se ne era appassionata allora ho creduto che il prodotto fosse davvero buono.
    Ma già dalla prima puntata il telefilm non scorreva, l’ho trovato lento e senza grandi colpi di scena.
    Credevo di essere l’unica a cui non piacesse 13 (che ancora non ho finito, mi mancano 2 ep ma proprio non riesco a farmelo scorrere), invece mi trovo in compagnia.
    Sono d’accordo con tutto quello che hai scritto, non aggiungerei altro.

  2. Io ho letto il libro che mi è piaciuto, quindi, sentendo parlare così bene della serie, ho deciso di guardarla. In realtà sono solo al primo episodio che, ammetto, non mi ha entusiasmato, però ho pensato fosse perchè, a differenza degli altri, io non godessi di alcun effetto suspense. A quanto pare, forse, non è così. Comunque, se siete rimasti delusi, io vi consiglio il libro, magari le cose miglioreranno.

  3. Ho visto la serie perché tutti ne parlavano, e non mi trovo d’accordo quasi su nulla del tuo commento. Per prima cosa, non la definirei una serie sul bullismo, perché il bullismo è altro, secondo me. La considero una serie sull’incomunicabilità, sulla fragilità, sul bisogno prettamente adolescenziale di essere accettati dal gruppo. Hannah è una ragazza fragile, ed è vero che è in parte causa lei stessa della sua sofferenza, ma è proprio questo il punto. Il suo dolore non è uguale a quello degli altri, è il suo, ed è per questo che le sue reazioni non sono uguali a quelle degli altri. Riguardo ai due gravissimi errori commessi da Hannah, hai ragione sul fatto che una persona sensata avrebbe agito diversamente, ma una persona che commette un gesto così estremo non può essere una persona sensata, o non lo farebbe. E proprio il senso di colpa di non essere riuscita, pur potendo, ad impedire i fatti, la conduce alla disperazione e al gesto estremo. Ultima cosa, Jessica: non hai mai avuto una sbronza in cui sei cosciente ma poi non ricordi nulla di quello che hai fatto? Io sì, e credo sia questo quello che le è successo. Non mi dilungo oltre, se non per fare i complimenti alla pagina, che seguo con molto interessante, e ringrazio per il tempo che dedicherai alla lettura del mio commento.

    • Direi che a te è piaciuta la serie, a me no. Semplice discordanza di visioni. E meno male, aggiungerei! 🙂 sarebbe così noioso se tutti fossero d’accordo con quello che ho scritto…

  4. Ciao! Come te, ammetto che ’13 reasons why’ non sia il capolavoro così tanto decantato da tutti e che, anzi, pecchi sotto molti punti di vista.
    Bella l’idea, interessante la forma ed eccentriche le premesse, ma superata l’onda del successo e l’escamotage delle cassette, la serie rende molto meno di quanto tutti i fan millantino.
    Tuttavia, per quanto ammetta che questa sia un fenomeno mediatico più che un capolavoro, mi trovo in netto disaccordo con te.
    Esclusa la godibilità o meno di una serie (ammetto di vederne tante perché ho voglia di svagarmi o per guardare attraverso concezioni della realtà più approfondite delle mie, anche senza badare ai capolavori di sceneggiatura e produzione), che in questo caso non mi è dispiaciuta, i punti da te accusati non mi sembrano così ‘imparziali’ ed ‘oggettivi’ -che poi l’hai detto, avresti preferito guardala più in là e non ora, per non farti condizionare, ma dettagli-.
    Certo, nel recensire qualcosa non si può mai raggiungere l’oggettività assoluta, lo sa chiunque, anche meglio di me, ma parto da questo per rispondere a questo interessante articolo.

    Non seguirò esattamente l’ordine con cui hai presentato le tue idee, sia perché qualcosa probabilmente la dimenticherò, sia perché da cellulare è difficile scorrere e risalire ogni due per tre.

    -Stereotipi:
    Accusare lo stereotipo rappresentato da Justin, come quello sulla battuta sulle ‘ore tre’ o quello su Bryce -e penso si possa continuare, ma non è questo il punto- è non c’entrare un messaggio importante della serie: non si parla di un caso isolato, di una storia vera o di una telecronaca. Gli stereotipi sono spesso necessari per rendere universale qualcosa ed è proprio questa l’idea dietro le vicende di Hannah e delle sue cassette. Certo, come te e come tanti, anch’io avrei apprezzato un certa originalità in quei tipi fissi, in quei casi umani -senza l’accezione negativa del termine-, qualcosa di diverso, che mantenesse quel carattere generico delle vicende, senza ricalcare i soliti schemi; ma da qui, al farne una colpa, un peccato indelebile di queste tredici puntate -non mi esprimo neanche sulla futura seconda stagione, che è meglio-, mi pare esagerato.

    -Le scelte di Hannah, Justin, ecc.:
    Parliamo sempre e comunque di adolescenti. Magari ne parlo così vivamente perché saranno pochi anni che sono uscito da quella fase, ma anche solo il ricordo di quel periodo dovrebbe farti ricordare le stupidaggini fatte e le scelte sbagliate, spesso ripetute, di quei tempi. Non giustifico nessuno di loro, mai, ma non capire che nell’ottica di un periodo di incertezza, di formazione e anche di scontro con il mondo -che è quello dai 15, se non erro, ai 18, rappresentato nella serie- tutto assume connotati e sfumature diverse è un limite, a mio parere, di interpretazione e non di scrittura.

    -Caso Jessica:
    Ora, aldilà del meccanismo sfruttato dalla serie in cui, un evento, prima della cassetta corrispondente, non venisse citato nel dettaglio o, peggio ancora, ignorato, non credo ci sia nulla di male nel come lei risponda allo stupro. C’è stato? Ormai ne siamo certi, sì (e ci aggiungerei un insulto a Courtney, giusto per ricordare alcune battute della serie) ma vederlo da esterni è lo stesso che viverlo? Jessica potrà anche essere stata ‘cosciente’ come mostrato nella scena, ma vorrei sollevare un paio di punti a favore del suo modo di fare -che poi si parla anche di realtà fittizia, quindi cercare di essere fedeli a quanto faremmo noi sarebbe un’utopia-:
    -era ubriaca, si è addormentata sotto Justin prima ancora che succedesse tutto, quindi era visibilmente in uno stato alterato e qualsiasi ricordo, a posteriori, rischiava di diventare qualcos’altro;
    -per il motivo sopra citato, ma è una mia ipotesi, un semplice meccanismo di autodifesa e soppressione si è attivato, spingendola a rimuovere o comunque ignorare la realtà dei fatti perché troppo dolorosa e traumatica;
    -in tal senso, l’attaccamento a Justin si è fatto più stretto, quasi morboso, dopotutto attorno a lui girava l’intera faccenda, avrebbe creduto solo a lui, qualora qualcuno avesse provato a farle ricordare il trauma -come poi accade-;
    -Jessica inizialmente non vuole credere ad Hannah, non vuole credere di essere stata violata, ma la verità continua a tormentarla, da qui il decadimento fisico esteriore, seguito dai problemi con l’alcol.
    In definitiva, la tua mi è parsa una semplificazione troppo riduttiva, per quanto i punti sopra riportati siano un misto di fatti messi in scena e mie ipotesi.

    -Stupro di Hannah:
    Personalmente, ho odiato Hannah -e qui tanto di cappello a chicchessia, perché far odiare e far provare dispiacere per un personaggio, nel modo fatto da questa serie, lo trovo un valore aggiunto sia per la sceneggiatura che per l’attrice/attore- per le scelte fatte durante il suo calvario. La risposta data a Zach, le accuse mosse ad alcuni, Clay incluso, la decisione di andare alla festa di Bryce, così come quella di entrare nell’idromassaggio. Ma se tanto altro può essere detto, di certo, si può anche dire che ’13 reasons why’ non manchi di spiegazioni, magari inaspettate, ma ci sono. I perché vengono sempre dati, forse anche troppi -ma qui si parla di gusto personale- e tutto l’episodio che ruota attorno all’ultimo briciolo di vita rimastole in corpo, toltole poi dallo stupro, è pieno di rimpianti, autocommiserazione e, soprattutto, di perché. Non urla, non reagisce e subisce perché si sentiva spezzata, anzi, la resa di quella scena mi è piaciuta veramente tanto -excursus sui vari ‘colpevoli’ inclusi-, sebbene non tocchi l’apice della scoperta dei genitori in bagno, la cui recitazione ha messo in ombra qualsiasi velleità giovanile del resto del cast.

    In definitiva, mi sono permesso di rispondere alla tua recensione per darti ragione, ’13 reasons why’ è un fenomeno mediatico, dalle premesse accattivanti, godibile, ma che avrebbe potuto dare molto di più, sotto molti aspetti. Tuttavia, mi sono sentito in diritto di rispondere alla tua opinione, sia per intavolare una discussione, sia per capire se anche io ho sbagliato a vederla o pensarla in questo modo.

    Se proprio dovessi accusare qualche limite della serie, attaccherei i modi di Tony o il fatto che sia prevalentemente adolescenziale -cast incluso, la recitazione in alcuni punti ha lasciato molto a desiderare-, così come il trascurare alcuni temi solamente accennati o la superficialità di certe situazioni.

    P.S.: tema simile, cast nettamente superiore, ma senza l’ausilio della cassette: la seconda stagione -serie antologica, non serve guardare la prima season- di ‘American Crime’; se non l’hai già vista, te la consiglio vivamente e vorrei sapere che ne pensi al riguardo. Sarà perché l’avrò vista per prima, ma ritengo che sia nettamente superiore a ’13 reasons why’.

    Un’opinione puramente personale,
    Alessandro

    • Ti ringrazio per questa lunga riflessione. Le tue sono assolutamente da considerarsi critiche costruttive. Quello che penso al riguardo di Tredici l’ho già espresso nell’articolo, quindi non mi ripeterò ulteriormente 🙂 voglio aggiungere una sola cosa: magari sì, i miei giudizi sulla psicologia adolescenziale possono essere considerati a tratti superificiali; ma, se si sono rivelati tali, è per il semplice fatto che, in fin dei conti, questo telefilm non ha suscitato in me quell’interesse che mi avrebbe spinta ad approfondire il discorso. In poche parole: è una serie veramente noiosa, e mi stupisce che sia riuscita a riscuotere tutto questo successo. Ma, del resto, come hai detto tu: si tratta puramente di un fenomeno mediatico.

  5. Meno male non sono l’unica a pensarla così! Oddio, nel complesso la serie l’ho apprezzata abbastanza, però certe cose (anche alcune di quelle che hai evidenziato tu) non si possono vedere. Hannah in primis, che non ho potuto sopportare.
    Nel complesso sono d’accordo con te!

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