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Orange is the New Black | Recensione 2×12 – It Was the Change

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Orange is the New Black | Recensione 2×12 – It Was the Change

Penultimo episodio, penultima recensione e una piccola confessione: non ce l’ho fatta, dopo aver finito di guardare l’episodio mi sono guardata subito il successivo; non potevo sopportare di non sapere!

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Una puntata all’insegna dell’uragano Wanda (povera, presa in giro allegramente dai colleghi) che colpisce la zona di Leitchfield causando la tracimazione del lago (c’era un lago vicino al penitenziario?!) e l’emersione di tutti i guai della prigione (tubature scadenti, margini del fiume abbandonati, radiatori che non funzionano, sistemi elettrici guasti, topi OVUNQUE…che paradiso!).

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Un episodio che, ammetto, mi è piaciuto molto: il ritmo non è stato dei più veloci ma la particolarità delle situazioni rappresentate e la tensione vibrante che ha condotto all’epilogo dell’episodio, hanno tenuto viva la mia attenzione.
Certo l’originalità si è proprio sprecata, se consideriamo che in ogni telefilm che si rispetti, ad un certo punto c’è la necessità fisica (immagino…visto che non manca mai) di esplorare il mondo del «costringere tutta la people in uno spazio ristretto e vediamo cosa succede» e quasi sempre ne viene fuori qualcosa di utile: diciamo che se gli sceneggiatori hanno bisogno di qualcosa che sblocchi la situazione garantendo un po’ di drama, un po’ di comedy (spesso burlesca) e un po’ di thriller, l’opzione “People in a box” è sempre efficace. Ovviamente, la bravura dello sceneggiatore sta nello sfruttare questo luogo comune in maniera opportuna senza trasformarlo solo in qualcosa di già visto. E anche in questo caso OITNB si distingue dalla massa e confeziona una sceneggiatura che ha saputo mescolare i vari ingredienti realizzando un episodio intenso e accattivante.
Ma procediamo con ordine.

Partiamo subito con la questione grande protagonista dell’episodio: la guerra fra Red e Vee.
Ci siamo lasciati nello scorso episodio, con Crudelia De Mon che accoltella la detenuta sbagliata sotto lo sguardo stupito di Vee. Scopriamo che Crudelia è stata mandata in isolamento e che ora Red deve organizzarsi per combattere una guerra in un modo che non le è congeniale; per citare Vee «tutto questo non è da lei. Red è un gatto, una stratega». Dopo una breve lezione su come si commetta un omicidio…

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Red prende la decisione di spacciare l’assalto per un atto intimidatorio; una scelta che si ritorce velocemente contro la stessa Reznikov, che, contrariamente a Vee, ha un “esercito” con minore potenza fisica e soprattutto una famiglia fuori dal carcere: è sufficiente che Vee minacci Red di fare del male al figlio per far sì che la Reznikov ricominci a tremare come una foglia.
Nel corso della giornata e nottata, Red cerca in tutti i modi di trovare un modo per eliminare il pericolo: difendendosi in primis, attaccando come soluzione finale. Ma il tentativo di soffocamento va a vuoto (non esistono più le plastiche per alimenti di una volta!) e, dopo una bella scazzottata sotto la pioggia battente, le due siglano una tregua: solo una delle due è sincera, però.

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È interessante la differenza fra le due: entrambe donne forti, entrambe ambiscono al potere, entrambe leader del proprio gruppo. Red è una matriarca: le donne del suo “circolo” sono con lei perché lo vogliono, perché si sentono «figlie», sanno che Red le proteggerebbe e che si prende cura di loro; questo rende Red facilmente ricattabile, o meglio, minacciabile perché per spaventarla è sufficiente minacciare di fare del male ai suoi cari, dentro e fuori dal carcere. Vee, invece, è violenta fisicamente e psicologicamente: plasma le sue ragazze facendo credere loro di essere importanti quando in realtà sono solo un numero, sostituibili; non ha una “famiglia” sincera né dentro, né fuori dal carcere, solo persone con cui scambia favori. È questo ciò di cui ci da conferma il flashback: in un passato non troppo lontano, Vee subodora che RJ si stia arricchendo alle sue spalle e non si fa problemi a sedurre il ragazzino, che diceva essere per lei «come un figlio», per poi venderlo al suo poliziotto di fiducia: RJ è morto perché LEI ha deciso di giustiziarlo. E Taystee lo sa? Tutto ciò fa sì che non sia possibile intimorire Vee attraverso minacce ai suoi cari perché non ne ha; ma questo suo essere un “lupo solitario” la rende anche vulnerabile nel momento in cui dovesse perdere il suo pack di lupacchiotti: non resta che attendere che le ragazze la abbandonino.
La prima a lasciare il pack è Taystee: cacciata dal gruppo per evitare che il suo legame con Poussey metta in pericolo il commercio di droga. Una Taystee che all’inizio è arrabbiata con Poussey e la incolpa di tutto quanto è accaduto ma che non appena si ritrova disposta a picchiare l’amica per amore di un surrogato di madre che l’ha abbandonata senza farsi problemi, si accorge di cosa quest’ultima le avesse fatto e le due amiche si riconciliano. Una conclusione della vicenda un po’ telefonata, a dire il vero, ma non per questo meno bella: io adoro il personaggio di Poussey e le belle amicizie e vedere l’una e l’altra distrutte dalla prepotenza mi dava veramente sui nervi.

A proposito di «bei rapporti», dopo un episodio di relativa pausa, riprendono le news sul rapporto Daya-Bennet. Malgrado il dolcissimo inizio…

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(seriamente, che tenerezza l’espressione felice sui loro visi!)

…le cose si complicano perché, sostanzialmente…

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…per poi peggiorare durante la nottata in sala mensa: dalla crisi di panico (di Daya E di Bennet), alla chiacchierata sul passato dalla quale emerge che proprio Bennet è l’unico a non rimpiangere affatto l’aver dato il chewing gum galeotto a Daya mentre quest’ultima – quella incinta in carcere- se potesse tornare indietro, farebbe molte cose diversamente. Il tutto è chiaramente legato alla presa di coscienza dello scorso episodio: il fatto che lei sia in carcere e non possa prendersi cura del figlio e la possibilità che Bennet possa decidere di lasciarla o che finisca in carcere per stupro; senza dimenticare che il bambino dovrà essere indottrinato a dovere per ripetere a vita la bugia sulla paternità di Mendez o semplicemente si dovrà spiegare molte più cosette del normale ad un povero cristiano arrivato sulla Terra senza colpa alcuna! Le paure di Daya prendono forma nel buio della sala mensa e Bennet sembra a corto di risposte esaurienti, a parte il rassicurarla circa i propri sentimenti e intenzioni. Fare il bene del bambino diventa la priorità di entrambi ed è stato bello vedere Daya nelle vesti piene di madre: nulla a che vedere con la sua, armata di tanta buona volontà ma assolutamente inadatta.
A proposito della Diaz, ci terrei ad esprimere tutta la mia piena condivisione sul discorso dei programmi sulle donne incinte a loro insaputa: voglio dire, passi un mese, passino due, poi due domande fattele!

E, a proposito di madri, come non partecipare al dolore di Maria, trasferita coattamente da una direttrice sconsiderata che la vede solo come un nome fra tanti? Un altro problema tipico del carcere, quello della lontananza dai propri cari, viene introdotto in OITNB e nuovamente ci offre spunti di riflessione. Ovviamente i trasferimenti dei detenuti hanno lo scopo di evitare -credo, suppongo – che si creino piccoli “clan” all’interno delle prigioni, rendendole, quindi, più sicure e più facilmente amministrabili per coloro che hanno il compito di proteggere chi vi è recluso. Ma non possiamo fare a meno di riflettere sugli effetti sul tessuto sociale e famigliare che hanno questo tipo di provvedimenti.

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Insieme a Maria, nell’elenco di coloro che saranno trasferiti, figura anche la stessa Piper, come abbiamo purtroppo scoperto in chiusa della 2×11. Una Piper terrorizzata all’idea di finire in Virginia, una Piper che ha vissuto già quell’incubo in apertura della seconda serie e che ora teme di ritrovarsi in una prigione analoga a quella di inizio serie. Ma, allo stesso tempo, una Piper che, in seguito a un’affermazione di Yoga Jones, si guarda intorno e si accorge che effettivamente il giornalista potrebbe non avere torto e che tutti i soldi destinati alla manutenzione della prigione, devono essere andati da qualche parte vista la situazione. E così Chapman decide -nel momento meno opportuno- di approfittare della mancanza di luce per dare un’occhiata ai registri della Fig nel suo ufficio. Peccato la luce torni e aprendo la porta, si trovi davanti i baffetti a manubrio di Joe Caputo.
Sono contenta che Piper abbia deciso di iniziare ad indagare, smettendo almeno per un po’, di autocommiserarsi. Mi è piaciuto decisamente meno che abbia approcciato Maria solo ora, dopo mesi in cui non l’ha calcolata di striscio, come si suol dire.
Sul fronte Alex, sappiamo che la Vause dovrebbe andare a trovarla a breve; vedremo come andrà il colloquio.

Parlando degli ammanchi, non possiamo non parlare di Figueroa. L’ho detto milioni di volte ma lo ribadisco: la bravura degli sceneggiatori è proprio quella di costruire personaggi a tutto tondo, capaci, anche quando non li sopportiamo o rivestono il ruolo di «cattivi», di creare in noi empatia nel momento in cui diventano anch’essi vittime. È questo il caso della Fig, la stessa donna che non si preoccupa di usare la sua femminilità per circuire le persone, che tratta le detenute come semplici numeri e ha sottratto danaro – molto danaro – alla prigione per interessi personali, ora diventa la persona che è stata raggirata dal marito: un marito candidato come governatore che l’ha portata a sottrarre quegli stessi fondi e che, nel frattempo, la tradisce col proprio assistente. Ammetto che l’espressione distrutta sul viso quando ha scoperto del tradimento del marito mi ha fatto dispiacere per lei. Tutto ciò non toglie che voglia vederla pagare per i suoi reati.

A latere di queste storyline, al solito, troviamo quelle più piccole:

  • Pennsatucky che finisce per mettere da parte i pregiudizi – suoi e di Healy – e conosce meglio Big Boo. Ancora rido, per non piangere, per il libro sul futuro predominio delle lesbiche sul mondo: mi ricorda, purtroppo, le varie teorie antisemite dei secoli scorsi (i famosi e falsi “Protocolli dei Savi di Sion”) ma soprattutto mi ricorda che al mondo esistono persone così stupide da pensare una cosa del genere. Scusate ma quanno ce vò ce vò.

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  • Roza e Morello. Il discorso, già citato altrove qualche recensione fa, e il lecca lecca mi ribadiscono quanto sia meraviglioso il personaggio di Lorna: sarà anche una pazza scatenata ma ha un gran cuore e una capacità empatica eccezionale, considerando dove viva.
  • Le due fattone ex amiche di Pennsatucky che si strafanno di noce moscata…Avvertenza per la gente a casa: mi raccomando quando condite la ricotta, non esagerate perché potreste avere le traveggole.
  • Lutcheck che persevera con le proposte indecenti e la scomparsa dell’alcool negli alimentatori della prigione, finito quasi tutto nella pancia di Poussey nei liquori fatti in carcere.

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  • Ma soprattutto, parliamo di Brook Soso che propone di cantare tutti insieme e viene derisa….per poi farci vedere qualche inquadratura dopo, che tutte iniziano a cantare. Soso rules!

Per quest’ultimo appuntamento con la rubrica Trivia, condivido con voi un video realizzato in occasione dell’ospitata da parte del cast di OITNB presso lo show di Conan O’Brien: un’ospitata ricca di interviste e aneddoti divertenti che vi invito a recuperare ma anche foriera di questo più o meno allettante spot pubblicitario tutto dedicato a Pruno, la bevanda dei carcerati.

Anche per questa settimana ho terminato, vi saluto e vi invito a mipiacciare, commentare, condividere la mia recensione. Alla prossima settimana con l’ultimo episodio di Orange is the New Black!!!

That’s all folks!!!!!

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

2 COMMENTS

  1. che grandissima bitch quella Vee!! persona che non ha proprio coscienza, anzi oserei dire che non ha nemmeno un’anima soprattutto nella scena dell’esecuzione di RJ, povero ragazzo 🙁 sì era uno spacciatore però quel fb… mi ha messo i brividi! e non parliamo dell’aggressione a Red che oltretutto è stata anche da codarda, colpire alle spalle cioè!!
    ma come si dice… karma is a bitch Vee! quello che fai ti torna indietro

    Piper che si è svegliata alleuia!! beh ha capito che Fig la vuole trasferire per toglierla di mezzo quindi contrattacca

    al season finale e complimenti per la descrizione Vee/Red ciao!! 🙂

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