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Once Upon A Time | Recensione 6×02 – A Bitter Draught

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Once Upon A Time | Recensione 6×02 – A Bitter Draught

Secondo appuntamento per questo sesto anno di “Once Upon A Time”, con “A Bitter Draught”.
Un titolo interessante, perché può assumere un doppio significato.

In inglese, infatti, “draught” può significare “piano” (come sostantivo), così come, nel gioco della dama, “pedina”.
Come dicevo, la scelta del titolo è interessante, perché il termine può essere inteso in ambedue i modi e dà luogo, così, a due diversi titoli, entrambi inerenti a ciò che si vede nell’episodio. Se pensiamo al primo significato, infatti, “A Bitter Draught” può essere tradotto con “Un Piano Amaro”, riferendosi, in questo modo, al piano che la Evil Queen sta ponendo in essere, di certo molto amaro per Regina, in primo luogo, ma anche per gli altri, per gli Eroi.
Se, invece, si vuole intendere “draught” come pedina (del gioco che la Evil Queen sta conducendo), ecco che bisogna considerare anche un diverso significato di “bitter”, che può essere tradotto anche come “duro” e “accanito”; in tal modo, la traduzione diventa “Una Pedina Accanita”. Anche questa traduzione avrebbe senso, perché si riferirebbe al personaggio introdotto nella puntata, che è stato usato come pedina sia dalla Evil Queen (già nel passato), che da Tremotino. Pertanto, il riferimento a questo personaggio andrebbe visto sia per le caratteristiche che lo contraddistinguono che per il fatto di essere stato brutalmente usato dai due.

Il personaggio a cui mi riferisco, come avrete capito, è Edmond Dantès, Conte di Montecristo.

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Devo dire che ho un atteggiamento un po’ oscillante in merito. “Il Conte di Montecristo” è il mio romanzo preferito in assoluto, il cui protagonista, eroe, è estremamente complesso. La storia, scritta da Alexandre Dumas, venne pubblicata a capitoli a partire dal 28 agosto 1844 fino al 16 gennaio 1846 e si ispira, in realtà, a una storia vera.
Penso conosciate la trama: è il 1815, il protagonista è il giovane Edmond Dantès, ufficiale della Marina civile francese di circa 19 anni, arrestato a Marsiglia il giorno del suo matrimonio. Edmond è vittima dell’invidia di due uomini: Danglars, che sulla nave di cui Edmond è secondo svolge le mansioni di contabile (il quale gli invidia la posizione sulla nave, che vorrebbe per sé), e Fernando Mondego, cugino della promessa sposa di Edmond, Mercedes (che, invece, gli invidia l’amore di Mercedes). I due decidono quindi di denunciarlo, seppur in modo anonimo, al Procuratore del regno di stanza a Marsiglia, con l’accusa di complottare insieme all’ “usurpatore”, ovvero Napoleone Bonaparte, per il ritorno di quest’ultimo. Il giovane viene dunque arrestato e portato dinanzi al vice procuratore, Villefort, il quale interroga Edmond e capisce che egli è del tutto innocente, vittima delle circostanze, e gli assicura che verrà rilasciato entro la sera stessa. Villefort, però, si fa consegnare la lettera di Bonaparte di cui Edmond è in possesso (e della quale non conosce il contenuto) e la legge. A causa del contenuto di questa, che coinvolge suo padre, cambia idea e fa incarcerare Edmond nella tremenda prigione dello Chateau d’If; durante la lunga prigionia (quattordici anni) Dantès conosce l’Abate Faria, il quale fa scoprire a Edmond di quale mente oltremodo brillante e geniale egli sia dotato e gli insegna a leggere e scrivere, gli insegna la storia, la filosofia, la matematica, la scienza, la chimica, le lingue… e gli rivela, altresì, di conoscere l’ubicazione di uno splendido tesoro, il tesoro dei Conti Spada, sepolto all’isola di Montecristo nel 1492, di cui, poi, quando sta per morire, lascia la mappa a Edmond. Con uno stratagemma, egli scappa dalla prigione e riesce a entrare in possesso del tesoro. Edmond Dantès abbandona così la sua identità e diventa il Conte di Montecristo, dando vita alla sua vendetta.
Come un ragno, il Conte tesse la sua ragnatela, in cui le sue prede sono già ignote prigioniere, come un burattinaio muove i fili e coloro che hanno causato la grande tragedia che lo ha colpito sono solo marionette attaccate a quei fili e si muovono secondo il suo volere. Alla fine, uno dopo l’altro tutti i suoi aguzzini cadono, scoprendo proprio in quel momento che il Conte di Montecristo è in realtà Edmond Dantès, che tutti loro credevano morto. E tuttavia, alcuni eventi collaterali spingono Edmond a mettersi in discussione, motivo per cui decide, infine, di non esigere la vita dell’ultimo traditore rimasto e di lasciarlo libero.
Edmond Dantès, Conte di Montecristo, abbandona così la vendetta e abbraccia il nuovo aspetto della seconda possibilità che la vita gli ha concesso: l’amore della giovane Principessa Haydée, figlia del Pascià di Giannina, che lui stesso ha salvato anni prima.

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Va da sé, quindi, che anche l’opera sia complessa, dalle tematiche importanti: non solo la vendetta, ma la Giustizia, la critica a essa, in quanto fallibile; la Fede e le sue implicazioni, la Provvidenza (inevitabili, visto che il romanzo è stato scritto nel XIX secolo); la forza di una persona, che può sostenerla e farla resistere anche attraverso le prove più dure che si possano immaginare, fino a farla rinascere, più grande di quanto fosse in precedenza; le famose “seconde occasioni” e cosa si decide di fare con esse; la perdita e il ritrovamento di se stessi; il perdono e la misericordia e, infine, la questione politica (ciò che davvero causa l’imprigionamento di Edmond alla prigione dello Chateau d’If).
Per questo la sua introduzione in una storia qual è quella di “Once Upon A Time” è oltremodo delicata, anche perché già gli adattamenti del romanzo non sono stati il massimo (quelli più recenti, almeno).
Quando, dunque, il nuovo personaggio è stato annunciato come “Conte di Montecristo” (mentre io pensavo a quanto fosse bella la sala riprodotta), ho letteralmente smesso di respirare e la mia mente è partita in quarta a urlare “E’ Lui!!!! E’ Lui!!! E’ Lui!!! IL CONTE!!!” (esistono solo due Conti per me, Montecristo e Dracula). Pochi istanti dopo, però, è subentrata la mia estrema razionalità, che ha ripreso il controllo, e chiaramente il pensiero è stato: “Fermi tutti. Il Conte di Montecristo?! Qui?! Sarebbe meglio di no.”
Come ho detto la scorsa volta, l’introduzione di personaggi letterari mi lascia perplessa in uno show sulle favole, ma almeno Frankenstein e Dott. Jekyll/Mister Hyde sono letteratura in qualche modo “fantastica”, Robin Hood e Ade, Hercules e Morfeo sono leggende e mitologia, quindi hanno sempre a che fare con il modo fantastico, a differenza de “Il Conte di Montecristo”, che non ha assolutamente niente in tal senso. Per questo motivo è davvero meglio che lo abbiano introdotto e fatto uscire di scena nello stesso episodio, la sua storia non è solo troppo complessa, ma anche troppo distante da questo universo per poterla inserire e trattare. Ovviamente, la critica che si può muovere a questo punto è: perché introdurlo solo per usarlo come pedina ed eliminarlo subito? Per ricollegarsi al tema della vendetta, chiaramente, ma forse si poteva usare un altro mezzo. E’ apprezzabile, tuttavia, che pur cambiando in parte la sua storia abbiano lasciato una delle sue caratteristiche peculiari, ovvero quella spiccata umanità che lo porta a empatizzare con gli innocenti e i sofferenti, a voler aiutare e salvare loro e i giusti, anche a costo della sua vita.
Almeno, sembra che lo abbiano già fatto uscire di scena, ma la domanda sorge: come può essere morto se non aveva il cuore? Errore degli autori o illusione creata appositamente?

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Curiosità: non so se avete riconosciuto l’interprete. E’ Craig Horner, Richard, Il Cercatore de “La Spada della Verità”.

Passando al resto dell’episodio, le questioni principali sono quelle che riguardano la Evil Queen ed Emma, due questioni che, in verità, potrebbero essere collegate l’una all’altra.
tumblr_oegdnd9v3p1qiekfeo6_250Assistiamo al prosieguo dell’incontro tra Zelena e l’altra metà di sua sorella (la Evil Queen, per l’appunto) e, pertanto, al procedere della tentazione, che raggiunge un nuovo punto nella parte finale dell’episodio, quando, in modo astuto, la Regina Cattiva usa la nipotina per arrivare a far colpo su sua sorella. E Zelena è palesemente oscillante e indecisa su cosa scegliere, sulla versione di sua sorella alla quale dare la sua lealtà.
Ovviamente la Evil Queen va da Tremotino per allearsi, in qualche modo, con lui. Tralasciando il leggero disgusto che provoca vedere quei due flirtare, visto che lui aveva una liason con la madre di Regina, i due insieme hanno sempre una dinamica interessante e divertente, proprio perché legati dalla profonda conoscenza della magia. La richiesta di Tremotino era oltremodo scontata, è un po’ come il “I will always found you”, ma è anche vero che in quella cittadina non passa ora senza che si palesi una minaccia, per cui gioco forza alcune situazioni sono inevitabili. Ciò che lascia davvero perplessi è che lui non abbia incluso suo nipote, il figlio di suo figlio… Se lo è dimenticato, di nuovo, come Emma aveva dimenticato di essere la “Lies-Detector”?

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Vediamo poi la Evil Queen rivelarsi all’altra metà di se stessa e agli eroi e affermare due interessanti verità: la prima è implicita ed è quella secondo cui anche gli eroi hanno oscurità e a volte non possono evitare di uccidere (finalmente si sdogana questo concetto? Nelle ultime due stagioni mi è sembrato che gli autori si fossero dimenticati che Snow stessa, nella Echanted Forest, ha ucciso un bel po’ di gente al servizio di Regina e non si è stati nemmeno un minuto a polemizzare su questo, giustamente); la seconda, invece, del tutto esplicita, è che non sono solo gli arrivati dalla Land delle Untold Stories ad avere storie nascoste di proposito, ma anche gli eroi che noi ben conosciamo.

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Il che, per l’appunto, è l’assoluta verità. Per quale motivo lo è? Semplicemente perché è naturale, essendo loro esseri umani (inteso come sinonimo di persone, dunque in senso lato) ed è oltremodo umano avere cose che non si vogliono raccontare e, pertanto, è normale che gli Eroi abbiano storie che non vogliono siano raccontate (l’abbiamo vista arrivare tutti quella domanda a Charming, ovviamente).

E proprio questo ci porta a Emma.
Emma che, per fortuna, ha rivelato almeno qualcosa a Killian (il quale, come viene ulteriormente dimostrato con quella semplice frase, “Le debolezze non sono il tuo forte”, la conosce bene) e per fortuna decide di parlare con qualcuno delle visioni.
Ecco che vediamo concretizzarsi il principio di cui ho parlato la scorsa volta, espresso dalle parole di Jafar e Mister Hyde: il Salvatore non può avere cedimenti, debolezze, prima di tutto secondo se stesso. Archie-Grillo Parlante è la voce della razionalità e del buon senso, che le ricorda che i Salvatori sono umani e, dunque, fallibili e lei non può aspettarsi niente di diverso.
E’ emblematica la domanda di Emma, “Se non sono in grado di salvare le persone, allora cosa sono? A cosa servo?”

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Emblematica non solo perché Emma sin dal pilot si è sentita ripetere che lei è una Salvatrice, ma perché si collega agli sprazzi che ci sono stati mostrati, quasi come un puzzle da ricostruire: i discorsi di Hyde e Jafar, le visioni di Emma e, in ultimo, proprio il fatto che Emma tremi quando, con Snow e Regina, viene detto “Anche gli eroi hanno delle untold stories”. Emma ad Archie rivela il timore che la figura incappucciata sia Regina, pur non sapendo quale delle due (il dubbio sulla Regina “buona” è un cliché di cui potremmo fare anche a meno, grazie), ma la domanda che ho posto la scorsa settimana diventa ancora più importante: e se fosse Emma quella sotto il cappuccio? O, quantomeno, una parte di se stessa, le sue paure? Paura di non essere all’altezza, di non esserlo più, di non riuscire a riprendersi dopo tutto quello che è successo, di non sapere chi si è se non si è “il Salvatore”.

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Infine, il discorso implicito della Evil Queen, quello sull’oscurità che resta dentro e che, quindi, è presente anche negli Eroi, ha, però, un suo rovescio, che ci viene mostrato quando lei ha in braccio la nipotina, con la quale è dolce: se gli Eroi hanno una punta di oscurità, i cattivi hanno una punta di luce, come dice anche il principio dello ying e dello yang?

Bene, io mi fermo qui. L’episodio è stato un po’ meno spumeggiante dello scorso, l’introduzione di Montecristo un po’ debole e inutile, ma sono stati introdotti, o ampliati se preferite, i concetti interessanti legati alle Untold Stories. E la Evil Queen è sempre divertente da vedere (grazie a Lana Parrilla, ovviamente).
La domanda è: ok, dove sono Aladdin, Jasmine e Jafar (e Oded Fehr, il suo interprete)? Avete intenzione di farci aspettare a lungo? Va bene solo se li avremo per tutta la stagione. Cosa su cui non ho niente in contrario. Jafar-Oded Fehr nemmeno. Vedete?

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*Beh, modestamente no.*

Vi lascio con il promo del terzo episodio, “The Other Shoe”.

 

 

E vi ricordo le ultime news, che trovate qui e qui.

Alla prossima settimana!

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

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