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Nikita | Recensione 4×05 – Bubble

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Nikita | Recensione 4×05 – Bubble

Vorrei poter sdrammatizzare, vorrei scherzare sulla rivelazione del cognome di Michael (Bishop) e sul club Besson, geniale omaggio al papà di tutto questo, ma la verità è che siamo arrivati a un punto dal quale non si torna indietro ormai e non ci resta che prepararci per l’ultima fatale battaglia.

 

BUBBLE

Impeccabile scelta del titolo: la bolla. La bolla è quella realtà fittizia, quell’illusione in cui Nikita e Michael, Birkhoff e Sonya, persino Alex e Sam, si crogiolavano prima che il sacrificio di Ryan mostrasse a tutti loro cosa davvero si celasse dietro il loro apparente happy ending.

È sinceramente inquietante vedere Nikita e la sua famiglia che cominciano da capo, che tornano a respirare abbassando le difese e rendendosi completamente vulnerabili. Il personaggio di Nikita è quasi irriconoscibile in  questo episodio e non con un’accezione negativa, ma semplicemente perché lei stessa non riesce a riconoscersi come persona libera, come eroe acclamato, come simbolo di un futuro luminoso, lei che aveva sempre vissuto nell’ombra, lei che era sempre stata tutto tranne che sé stessa. Nikita racconta la sua storia, la prima volta in privato, la seconda di fronte al mondo intero, e afferma davanti a tutti che il pericolo ormai è scampato, che Amanda è morta e il The Shop è distrutto.

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E ironicamente, a fronte delle sue dichiarazioni, Amanda prepara i dettagli per il suo ultimo piano d’attacco che le permetterà di controllare tutto ciò che vuole … soltanto perché lo vuole.

 Ryan why Amanda I want to

Incontriamo così un nuovo associato del The Shop, interpretato del sempre affascinante Vincent Ventresca, ma a parte questo credo che anche lui serva solo come figura nominale per evitare di mostrare troppo apertamente che Amanda sia la sola a capo dell’imminente apocalisse dei cloni. Simbolica è la scena del trattamento di uno dei tanti doppelganger da lei programmati e che, come non troppo irrealistici kamikaze, rispondono soltanto a lei e sono disposti a morire per eseguire un suo ordine.

Particolarmente distaccati dal gruppo e dalla storyline centrale fin dall’inizio sono Alex e Sam. Sorprendendo Alex con un’insolita lealtà, Sam porta la valigetta piena di frammenti di vetro a Parigi ma lì viene catturato dalle persone a cui deve un cospicuo gruzzoletto di soldi, costringendo così Alex a pareggiare i conti e a salvarlo. Di ritorno sul Blue Wolf Courier, Sam sembra essere più Owen di quanto ci aspettassimo e rivela ad Alex di voler essere migliore per lei, di voler scoprire chi è davvero per poter costruire qualcosa insieme. Ciò che sarebbe scaturito in seguito a quella dichiarazione era ormai ovvio da tempo ma devo ammettere di averlo comunque avvertito come affrettato e anche un po’ strano.

Ad ogni modo tutti sembrano vivere il loro sogno di rinascita: Alex e Sam, Nikita e Michael, gli Stati Uniti d’America, ma è proprio quando tutto sembra diverso, quando la luce in fondo al tunnel diventa sempre più forte, che un’onda improvvisa travolge quella realtà mostrando ciò che il sogno aveva coperto.

 

RYAN THE HERO

Non ho mai fatto mistero di una mia particolare preferenza per una specifica personalità, quella del gregario, della cosiddetta “spalla”, quello che nelle favole chiamano “l’aiutante”. Il gregario è colui che lavora senza sosta nell’oscurità, dietro le quinte, e che per questo motivo nessuno “vede” davvero. L’aiutante è il partner dell’eroe, colui che vive di luce riflessa, che sostiene e protegge il protagonista di cui tutti si ricordano e che sacrifica sé stesso per un bene superiore, per la proverbiale causa. In questo magnifico episodio Nikita si è ritrovata ad indossare dei panni per lei sconosciuti, quelli di Nikita Mears: l’eroe. Non più assassina, non più nemico pubblico numero 1, non più recluta, soltanto Nikita, il simbolo della speranza e della rinascita. Non fraintendetemi, è stato bello vederla finalmente alla luce del sole, nessuno merita il tanto sospirato lieto fine più di lei ma permettetemi di dire che il vero Eroe in questa storia è soltanto uno ed è Ryan Flatcher, il suo leale e fedele gregario.

Sono di parte, lo ammetto, ma non posso fare a meno di pensare alla storia di questo personaggio e a tutto quello che ha fatto senza essere mai notato davvero, senza che qualcuno puntasse i riflettori su di lui. Nikita adesso è circondata da persone che la amano e la proteggono ma Ryan c’è sempre stato, quando Michael le dava la caccia, quando Birkhoff era al servizio di Percy, Ryan e Alex erano sempre dalla sua parte, pronti a sacrificare le loro intere esistenze per lei, senza chiedere spiegazioni, senza chiedere nulla in cambio.

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Ryan Flatcher faceva sorridere a volte perché il suo dna era impregnato dallo stile CIA, era impostato per pensare in grande, per scovare cospirazioni e credere che ci fosse sempre un segreto da scoprire. Ma la sua particolarità era quella di aver ragione, di riuscire ad arrivare lì dove gli altri si fermavano, di non fidarsi di una facile vittoria perché aveva visto troppo per credere alle favole.

Mentre le diverse coppie vivevano felici quella serenità illusoria che Amanda e il The Shop avevano costruito per loro, Ryan non riusciva a smettere di pensare e pur di non rovinare il suo angolo di paradiso, pur di non scoppiare quella “bolla” in cui Nikita si era rifugiata, non condivide le sue idee con nessuno, sperando di essersi sbagliato questa volta. La sua ricerca della verità a tutti costi e il suo bisogno di giustizia lo conducono a parlare con Mr. Jones per ottenere quelle conferme che quasi sperava potessero smentirlo. Ma ancora una volta Ryan era andato oltre, forse troppo. Quando apre gli occhi, Ryan si ritrova faccia a faccia con Amanda, pronta a renderlo uno dei suoi giocattoli telecomandati ma prima di farlo, decide di divertirsi e rivelargli un piccolo segreto che poi non avrebbe ricordato: un’armata di cloni, fedeli esclusivamente a lei, sta per infiltrarsi nella loro realtà per distruggere tutte quelle piccole vittorie finora ottenute. L’errore di Amanda è in fondo lo stesso commesso da tante persone: sottovalutare quanto eroico un gregario possa essere. Le scene che seguono sono alcune tra le più emozionanti mai viste nella serie: Ryan riesce a liberarsi e a combattere con coraggio e tenacia Amanda e i suoi uomini, lotta come un gladiatore ma non per la sua vita, soltanto per la verità. Di fronte ad un’ Amanda sorpresa come l’abbiamo vista poche volte, Ryan, stanco di vivere in un eterno segreto, sacrifica sé stesso e abbraccia un’ultima letale via di fuga.

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Con le ultime forze che gli restano, aspetta Nikita che giunge in ospedale e poi le rivela tutta la verità, le apre gli occhi e le salva la vita ancora una volta, permettendole di combattere quel nemico che altrimenti non avrebbe visto arrivare.

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Ryan era quel personaggio dato un po’ per scontato, non era divertente come  Birkhoff, non era tormentato come Michael, ma quell’uomo che in pochi avevano notato, ha guardato oltre e con il suo corpo ha fatto scudo per le persone che amava senza far rumore, lontano dai riflettori. Questa per me è la definizione di un EROE.

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Here we go again

Per quanto abbia voluto crederci, per quanto ci abbia provato, Nikita raccoglie l’ultimo insegnamento lasciatole da Ryan e decide di non permettere che il mondo creda di aver vinto e di essere finalmente al sicuro. Nikita torna ad essere quello che è sempre stata, una combattente, una guerriera che non è disposta ad abbassare la testa o a guardare da un’altra parte. E per portare a termine la sua ultima missione, si affida all’unica persona che riesce davvero a capirla in pieno, l’unica persona che comprende il bisogno di mettere la parola fine ad un sistema deviato ormai da troppo tempo, l’unica persona che era al suo fianco all’inizio di tutto e con cui adesso finirà quel viaggio cominciato insieme.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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