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Lucifer | Recensione 2×15 – Deceptive Little Parasite

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Lucifer | Recensione 2×15 – Deceptive Little Parasite

“Emotions can’t be controlled, Lucifer.”

Direi che in queste cinque parole di Linda-la-psicologa possiamo riassumere l’intero episodio, un episodio che ha scavato profondamente nelle emozioni di tutti quanti e in particolar modo in quelle di Lucifer, Mamma e Amenadiel – mostrandoci nuove sfumature di questi personaggi che, nonostante siano ormai quasi due stagioni (una per Mamma) che li conosciamo, non smettono ancora di sorprenderci.

Scopriamo subito che l’unico in grado di usare la lama di Azrael è proprio Lucifer, in quanto portatore di luce. Lucifer è l’unico in grado di far prendere fuoco alla lama, che però non risponde a uno specifico comando recitato a mo’ di incantesimo ma bensì solo e soltanto alle emozioni del portatore di luce. E quindi eccoci tornati all’impostazione standard degli episodi di questa serie: seduta con Linda che cerca di impartire a Lucifer una lezione che lui si rifiuta di comprendere, caso della settimana che Lucifer usa a suo piacimento per far luce in sé stesso, altra sessione da Linda, risoluzione del caso e del proprio tormento interiore. Salvo il fatto che stavolta alla fine non arriva la risoluzione di tale tormento, ma piuttosto arriva il tormento vero e proprio, il dolore. È bene ricordare che il nostro caro Lucifer non è umano, non è abituato alle emozioni umane e quindi rimane spesso confuso e frastornato di fronte all’ampiezza dello spettro di esse. Non essendo umano, non possiede nemmeno quella capacità innata di riuscire ad affrontarle e controllarle, non ne è in grado perché non è nemmeno in grado di ammetterle e riconoscerle. Fin dal principio questo è stato uno dei lati più affascinanti del suo personaggio, la sua avventura alla scoperta di cosa significhi essere umano. Ora però non ha più tempo per gli esperimenti, ora ha bisogno di un corso accelerato su come controllarle e come usarle, ma il punto è che – come gli dice Linda all’inizio – le emozioni non possono essere controllate: non ci si può svegliare una mattina e decidere di essere felici, di provare rabbia, di essere tristi, di provare dolore. Le emozioni arrivano in maniera autonoma e non richiesta, non possono essere comandate. C’è solo una cosa che, eventualmente, siamo in grado di fare: sopprimerle, per non ricordare, per non soffrire, per non alimentare speranze, per non prendere scelte sbagliate, per mille motivi. L’essere umano è in grado di prendere le proprie emozioni e lucchettarle in armadietti a prova di bomba, per tutelarsi, per proteggersi, per evitarsi il disturbo di doverle affrontare.

Quindi, alla luce di tutto ciò e osservando la maestria con la quale Lucifer ha preso tutto il proprio dolore e l’ha sepolto nei recessi più bui e reconditi del proprio animo, ce la sentiamo davvero di continuare a definirlo non umano? Io non me la sento più. Perché sopprimere le proprie emozioni nel tentativo di proteggersi dal tracollo emotivo è il comportamento più umano di tutti. E la spada che prende fuoco quando lui sfoga le proprie emozioni, non è un po’ l’equivalente di un umano che a furia di incassare colpi sbotta e fa tabula rasa di tutto ciò che ha intorno?

Ma Lucifer non è l’unico membro di questa famiglia disfunzionale a essere arrivato così vicino all’umanità più vera. C’è anche Amenadiel che nel corso di questo episodio vediamo alle prese con la gelosia più profonda – quella scaturita dal fatto che il figlio ribelle sia anche il più dotato – che è un’altra delle caratteristiche più umane possibili. Gelosia che però si tramuta immediatamente in empatia e sofferenza quando vede – quando sente – il dolore del fratello, quando stando vicino a quella fiamma percepisce un’eternità fatta di solitudine e rifiuto ancor prima di vedere le lacrime che hanno inondato gli occhi di Lucifer. E improvvisamente nulla ha più importanza, non la lama, non il miraggio del ritorno in paradiso, nulla, l’unica cosa che conta è che suo fratello sta soffrendo e che non è giusto.

Mamma, invece, è già più difficile da inquadrare: passa l’episodio a tentare in ogni modo di provocare il fuoco in Lucifer – che sia quello della voglia sessuale o della rabbia più pura, non le importa – ma nell’esatto istante in cui Amenadiel si schiera dalla parte di Lucifer decidendo di toglierli la pressione di dosso perché abbiamo tutto il tempo del mondo, lei capitola senza fare storie. Sto avendo serie difficoltà a capire dove arrivi il suo egoismo e dove inizi l’amore per i suoi figli (o viceversa), ma non mi lamento perché questo è uno dei tanti aspetti che stanno rendendo questa stagione così interessante.

Ovviamente, la regina indiscussa dell’episodio è stata Trixie Morningstar, che non si fa pregare più di tanto quando Lucifer decide di usarla per i suoi scopi personali e che insegna a Chloe una lezione importantissima che riassumerei nell’everyone is fighting a battle you know nothing about, che ha fatto da tema portante alla seconda stagione di Skam. E una menzione speciale alla faccia di Douche quando scopre che Trixie è in giro per la scuola con suo padre.

Seconda regina indiscussa dell’episodio è stata Maze, che ha portato la sua amicizia con Chloe a un nuovo livello, uno da cui ormai sarà molto difficile fare marcia indietro. Per Maze non vale tutto il discorso sull’umanità che ho fatto poco fa riguardo a Lucifer e Amenadiel, il che rende ancora più belli e degni di nota i suoi tentativi per riuscire a far capire alle persone a cui tiene che, appunto, ci tiene. Ha un modo tutto suo di fare, fa ancora molta fatica a destreggiarsi in questo mondo, ma nonostante ciò è capace di provare sentimenti veri e ha un senso della lealtà sviluppatissimo. Che farebbe qualunque cosa per Lucifer, l’abbiamo appurato molto tempo fa. Ora ci stiamo rendendo conto che, in fondo, farebbe qualunque cosa anche per Chloe.

Mancano solo tre episodi alla fine della stagione e ora sappiamo che Lucifer è il portatore di luce, sappiamo che ha tutte le intenzioni di lasciare Mamma e daddy dearest ad affrontare da soli i problemi coniugali e sappiamo che il guscio umano di Mamma ha i giorni contati. Quello che mi chiedo io è: nel momento in cui il corpo nel quale risiede Mamma dovesse deteriorarsi del tutto, lei tornerebbe automaticamente all’Inferno o potrebbe occuparne un altro, di corpo? E soprattutto: Lucifer sarà veramente in grado di portare a termine il proprio piano, ovvero di rinchiudere Mamma e daddy dearest in paradiso lasciando che si scannino a vicenda e lavandosene le mani di tutto? E riuscirà a continuare a far finta che fra lui e Chloe non ci sia nulla, che non sia successo nulla? Il concepimento miracoloso che ha portato alla nascita della detective, basterà a fare da deterrente alla loro unione? Perché abbiamo appurato che le emozioni non possono essere controllate ma solo, eventualmente, represse, e che prima o poi riescono comunque a tornare a galla, quindi non so quanto questo club dei divorziati di cui ora fanno parte entrambi possa durare nella friendzone.

Con tutte queste domande, vi lascio con il promo del prossimo episodio, “God Johnson”, e vi do appuntamento a settimana prossima!

 

2 COMMENTS

  1. “perché sopprimere le proprie emozioni nel tentativo di proteggersi dal tracollo emotivo è quanto di più umano possa esistere”…così vero.
    Io lo sto sperimentando parecchio ultimamente, e allo stesso modo anche il nostro Lucifer, perché si crede fermamente che tenersi tutto dentro può aiutarti ad andare avanti. E’ solo un’illusione però, si sopravvive, mentre in realtà bisognerebbe vivere!

    • Sai, penso che uno dei punti di forza di questa serie sia proprio il fatto che, nonostante l’elemento sovrannaturale e nonostante i personaggi siano per i 2/3 immortali, in realtà ci si può facilmente immedesimare nelle loro azioni/situazioni/emozioni/comportamenti…

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