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Lucifer | Recensione 1×05 – Sweet Kicks

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Lucifer | Recensione 1×05 – Sweet Kicks

“Uhm, dangerous…”

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In questo episodio che a me è sembrato un pochino filler, Lucifer è improvvisamente attratto dal pericolo per il semplice fatto che per lui nulla è mai stato pericoloso. Da quando Chloe gli ha sparato, procurandogli dolore e una ferita come se fosse un mortale qualunque, sta cercando di capire cosa stia accadendo – ma l’elemento curioso è che non lo fa preso dalla paura di conoscere la risposta, ma piuttosto dall’entusiasmo di esplorare questo nuovo scenario che non è riuscito a prevedere e che non pensava nemmeno fosse possibile.

È così che lo vediamo infiltrarsi all’interno del dipartimento di polizia – sezione omicidi per la precisione – e offrirsi come tributo per affiancare le indagini su un caso di omicidio avvenuto di fronte ai suoi occhi. La cosa interessante è che stavolta non si intromette nel caso imponendo la propria presenza a Chloe, ma salta tutti e va dritto dal capo, offrendo come motivazione per la sua candidatura un suggestivo exploring mortality che fa inarcare un sopracciglio alla sua interlocutrice, che però deve ammettere che le conoscenze di Lucifer possono far comodo al caso e lo accetta come consulente… rifilandolo come partner a Chloe, ovviamente.

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È a questo punto che Chloe ha l’occasione di approfondire in maniera seria il “sistema dei favori”. Lucifer aiuta (a modo suo) le persone ad ottenere ciò che vogliono, ma essendo lui il diavolo diciamo che questi desideri non sono esattamente casti e puri e portano spesso e volentieri a conseguenze poco piacevoli per le persone interessate o per quelle che stanno loro intorno. La nostra detective passa l’episodio a cercare di fargli capire il proprio punto di vista, ovvero che lui debba prendersi la responsabilità delle proprie azioni, mentre lui invece è convinto che people need to take responsability for their own bad behaviour. 03Ecco quindi che spunta di nuovo la concezione di Lucifer secondo la quale non è il diavolo a portare nella vita delle persone il male, ma sono esse stesse a procurarselo. Di nuovo, il libero arbitrio esiste e anche se lui può aiutare a realizzare dei desideri più o meno leciti, non è lui quello che deve portare sulle spalle il peso delle conseguenze di questi desideri e, cosa più importante, non è lui il fautore di tali conseguenze. Chloe invece è convinta del contrario, è convinta del fatto che quando lui si improvvisa genio della lampada e concede tre desideri alle persone che lo invocano, si scateni una sorta di reazione a catena nella quale tutti i nodi che vengono sbrogliati o imbrogliati siano in un certo senso riconducibili a monte a Lucifer. L’aspetto più interessante e importante di questo suo ragionamento è che si ritrova a esprimere ciò che gran parte delle persone pensa del diavolo. Tutto il male del mondo è riconducibile a Lucifero che sotto forma di serpente spinge Eva a cogliere e mangiare la famosa mela, a quel peccato originale che si è abbattuto a effetto domino su tutto il resto del genere umano, secolo dopo secolo. È interessante perché Chloe non solo si sta ritrovando ad esprimere questo concetto al diavolo in persona, proprio a quel Lucifero, ma è interessante anche e soprattutto perché lo fa in un momento in cui è tornata poco disposta a credere che lui sia un’entità sovrannaturale, dopo che l’ha visto con i suoi occhi sanguinare come un normalissimo essere umano e mortale.

Come ho detto, Lucifer non condivide per nulla questa visione, così come la sua concezione del pagamento di questi favori che concede, è molto diversa da ciò a cui la mitologia ci ha abituati. Ricordiamo bene che già nel primo episodio aveva messo in chiaro che lui non era interessato alle anime degli umani, non ci troviamo di fronte a un demone degli incroci di Supernatural che a tempo debito sguinzaglia i cerberi al seguito dell’anima del malcapitato di turno, no. Lucifer pretende solo a devilish ‘I owe you’, un ‘pagherò’ che può risolversi in un semplice ‘rispondi alle domande della detective’ come in questo caso, senza scomodare bestioni infernali e collezionare anime in un girone dell’inferno a loro precisamente destinato. A costo di ripetermi per l’ennesima volta, non esiste un bene assoluto, così come non esiste un male assoluto. Alla stessa maniera il male non scaturisce interamente dal re degli inferi e lui non ne è il principale responsabile, ma il libero arbitrio esiste e gli esseri umani devono prendersi la responsabilità delle loro scelte sbagliate.

Diciamo che questo duplice punto di vista è il fulcro intorno al quale ruota l’episodio, e dal punto di vista dello spettatore è sicuramente entusiasmante poter mettere a confronto ciò che pensa Chloe – e il suo pensiero coincide con il nostro, indottrinati come siamo fin da piccoli a una determinata concezione religiosa di bene o male – con il modo di vedere le cose di Lucifer. Lucifer per noi è l’altro punto di vista, quello che ci affascina e del quale vogliamo scoprire di più, un po’ come lui è affascinato e vuole scoprire di più su di noi esseri umani. E se fosse proprio lui ad avere ragione? Se l’inferno non funzionasse esattamente come ce lo immaginiamo noi e se lui – nonostante gli input che da alle persone per assecondare i loro desideri più nascosti – non fosse la causa di tutti i mali? È sicuramente un terreno che apre le porte a moltissimi orizzonti narrativi.

Un momento che vorrei sottolineare di questo scambio di opinioni durato un intero episodio, è quello in cui Chloe lo accusa apertamente di avere un God complex. Fino a quell’istante l’atmosfera è abbastanza leggera e scanzonata, ma ecco che lo sguardo di Lucifer cambia istantaneamente, esattamente come quando nell’episodio di settimana scorsa Chloe aveva cercato di toccare le cicatrici lasciate dalle sue ali. Sono dei brevissimi istanti in cui ci è dato di vedere il lato più debole di Lucifer, ci è dato di intravedere che dietro a questa ‘vacanza’ dagli inferi c’è molto di più e che questo molto di più è probabilmente mille volte più complesso di come ciascuno di noi se lo sta immaginando.

Mentre Lucifer è impegnato a giocare ai detective insieme a Chloe, Amenadiel veste panni umani smettendo di fare le sue entrate in scena piene di effetti speciali, nella speranza di riuscire a trovare qualcosa su Lucifer che lo costringa a tornare a casa, una qualche debolezza. Ero convinta che Maze gli avrebbe fornito il nome di Chloe piuttosto che quello di Linda, e a fine episodio scopriamo che l’ha dirottato su Linda-la-psicologa per tenere Chloe tutta per sé. Chloe per lei è diventata l’avversario, la persona con cui Lucifer passa il suo tempo invece di stare con lei – lei che è il suo braccio destro infernale – la persona che dal suo punto di vista gliel’ha rubato. E sicuramente la persona che lo sta umanizzando, ergo il nemico. Maze è stato un personaggio abbastanza di contorno finora, ma in questo episodio abbiamo visto che non solo scalpita per tornare a casa, ma che è disposta anche a giocare sporco pur di ottenere un risultato. Assistiamo quindi all’improponibile alleanza con Amenadiel, ma iniziamo anche a temere che Maze potrebbe rivoltarsi contro Chloe e farle del male pur di ottenere finalmente l’attenzione del proprio capo.

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“I know that you’ll always protect me. No matter how mortal I become, the Devil can depend on that.”
“Yes, you can. Whatever the danger, I’ll be there to stop it, whether you see it coming or not.

Da un lato quindi la vediamo impegnata a vegliare su di lui che ora può sanguinare, ma dall’altro non capiamo bene se ormai lo faccia per puro e semplice dovere o se effettivamente la sua lealtà rimanga comunque rivolta verso di lui nonostante tutto. Io non sono molto propensa verso questa seconda ipotesi anzi, ho idea che Maze non esiterebbe a nuocere a Chloe se fosse necessario ai propri fini personali e questo in un certo senso equivarrebbe a tradire Lucifer. Già l’alleanza con Amenadiel può essere considerata una sorta di tradimento in senso lato, di sicuro c’è che Maze sta dimostrando di essere più interessata ai fini che ai mezzi con i quali ottenerli. E dal suo punto di vista, questo danger che Lucifer potrebbe non vedere, potrebbe benissimo essere Chloe e l’effetto che gli fa.

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Per il resto mi ha fatto parecchio ridere la maniera con la quale Detective Douche abbia affrontato Lucifer, coprendosi – poverino – di ridicolo, e ho assolutamente adorato alcuni momenti parodia della nostra società, come quando la modella confessa che il suo desiderio più dangerous è un cheeseburger, o come quando scrivono Mike sul caffé di Maze, ricordandoci di quante volte allo Starbucks di turno hanno trovato modi assolutamente artistici di storpiare i nostri nomi. E poi c’è stato quel pants or trousers? che ha fatto uscire fuori tutta la british sassyness di Tom Ellis/Lucifer – aggiungere sospiro adorante.

Generalmente parlando, questo episodio mi è piaciuto un pochino meno rispetto agli altri perché, come dicevo all’inizio, l’ho trovato un po’ troppo filler e perfino il caso della settimana è stato un po’ meno coinvolgente del solito. Personalmente penso che una serie con stagioni a numero ridotto di episodi non possa permettersi episodi filler, e anche se nel suo insieme continua a presentarsi in maniera estremamente accattivante e con un potenziale immenso, gradirei iniziare ad avere qualche delucidazione in più sul lato sovrannaturale della storyline, insomma non sarebbe male. Non sto bocciando questo quinto episodio, sia chiaro, sto solo dicendo che dal mio punto di vista è stato leggermente sottotono rispetto agli altri. Di buono c’è che la chimica Chlucifer si sta intensificando sempre di più!

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Per concludere vi segnalo A Girl Like You di Edwin Collins che ha accompagnato la sequenza finale dell’episodio, e vi lascio con il promo del prossimo episodio, “Favorite Son”.

-Elsa

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

2 COMMENTS

  1. Eccomi!!!
    A me personalmente questo episodio è’ piaciuto un sacco, in fondo se tutti sono strutturati verticalmente è normale che la trama orizzontale non sempre sia esplorata…
    Questo episodio mi ha fatta letteralmente scompisciatevi dal ridere..sai cosa pensavo? Che secondo me l’essere umano di luci è così solo in relazione a chloe: se altri gli sparassero non succederebbe nulla di diverso dal solito. È lei ad essere particolare. Lei non è soggetta al suo potere lei se lo colpisce lo ferisce… Mah..
    Maze a me è sembrata gelosa, gelosa alla n proprio! Quando lui le allunga da bere quasi si aspettava un bacio e invece nada… E poi lei va da chloe a studiarla… Certo forse anche perché come dici tu lei la vede come il nemico al suo ritorno a casa ma lei è gelosa!
    Amenadiel cavolo pure lui poco figo… Chissà che poteri ha (oltre fermare il tempo) sugli esseri umani.. La psicologa però è di luci sia chiaro!
    Alla prossima!

  2. Una domanda su Maze: lei ha lasciato gli Inferi perché lo voleva o perchè in un certo senso si è sentita “obbligata”? Mi è sembrato di capire che lei non sia un semplice demone ma una sorta di guardia del corpo di Lucifer, che sia stata creata per guardargli le spalle.

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