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In che modo gli show televisivi affrontano i temi sociali più scottanti

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In che modo gli show televisivi affrontano i temi sociali più scottanti

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[L’articolo può contenere spoiler]

Il mondo televisivo è un mezzo più immediato rispetto a quello dei film e, come tale, ha l’opportunità di trattare una grande varietà di tematiche sociali e politiche in modo tempestivo.

Che si tratti della quarta stagione di Orange Is the New Black che fa il parallelo con il movimento Black Lives Matter all’interno di un carcere femminile o di Grey’s Anatomy, che nella dodicesima stagione ha affrontato il problema del controllo delle armi in America, molti showrunner alla guida di show televisivi importanti hanno dimostrato di non avere paura di toccare temi scottanti. Anzi, alcuni sentono la responsabilità di portarli alla luce per stimolare la discussione.

Black Lives Matter (Le vite dei neri contano)

La commedia Black-ish ha affrontato questo tema nell’episodio della seconda stagione “Hope”. La famiglia, guidata dalla matriarca Rainbow (Tracee Ellis Ross) e dal patriarca Dre (Anthony Anderson) ha discusso i problemi razziali mentre assisteva alla copertura mediatica del caso di un poliziotto accusato di aver ucciso un ragazzo di colore.

Nonostante il movimento BLM non sia mai stato menzionato – Barris ha spiegato a THR di non voler politicizzare lo show – l’intento era molto chiaro. “Spero che venga accolta bene e che possa far iniziare un dibattito in questo senso, perché penso che sia qualcosa di cui dobbiamo discutere”, ha detto, dopo la messa in onda della puntata.

Il dramedy di Netflix, Orange Is the New Black ha fatto eco al movimento nel penultimo episodio della quarta stagione, quando Poussey Washington (Samira Wiley) è stata soffocata per errore da una guardia bianca, Baxter Bayley (Alan Aisenberg).

“Quando lavori in uno show come OITNB, hai la responsabilità di prendere posizione in questa conversazione”, ha detto Aisenberg a THR, quando gli è stato chiesto se il far parte di una storyline così importante ne era valso il peso emotivo. “Se ci vuole uno show di tredici ore su Netflix per iniziare a parlarne, allora va bene. La vita delle persone sta cambiando, le persone stanno morendo, si deve fare qualcosa”.

Controllo delle armi.

Grey’s Anatomy ha proposto il dibattito sulle armi nell’episodio della dodicesima stagione “Trigger Happy”, che ha messo in scena un bambino che era stato accidentalmente colpito da un amico. La circostanza ha diviso i medici in due campi: quelli che comprendevano la necessità di protezione e quelli che trovavano moralmente riprovevole possedere un’arma, tanto più a portata di bambino.

La connessione di Amy Schumer con la legislazione del controllo delle armi si è intensificata quando un killer in Louisiana ha ucciso due persone prima di rivolgere l’arma contro se stesso durante la messa in onda del suo film “Trainwreck” nel 2015. In un episodio di Inside Amy Schumer dell’aprile del 2016 – intitolato “Welcome to the Gun Show” – ha fatto una parodia divertente e unica di come sia facile per i criminali e i sospetti terroristi ottenere delle armi.

Aborto

Un’altra serie di Shonda Rhimes, il drama politico Scandal, ha toccato l’argomento dell’aborto per la seconda volta nella quinta stagione, in un episodio andato in onda a novembre del 2015. Mentre la senatrice Mellie Grant (Bellamy Young) ha con successo fatto ostruzionismo a una legge che avrebbe in pratica tolto fondi a Planned Parenthood, Olivia Pope (Kerry Washington) ha abortito un bambino del presidente Fitzgerald Grant (Tony Goldwyn), ex di Mellie.

Nel gennaio del 2014 Rhimes aveva affermato che l’aborto non dovrebbe essere ignorato in televisione, “Perché è un argomento molto importante e visto che le persone ne stanno discutendo, lo si deve fare. Non capisco perché non venga fatto”.

Masters of Sex ha quasi messo in scena un aborto nella terza stagione (ambientata nel 1965) quando Virginia (Lizzy Caplan) è rimasta incinta dell’ex marito George (Mather Zickel), anche se la parola “aborto” non è mai stata pronunciata. In “Three’s a Crowd”, Virginia era stata fatta preparare per la procedura, ma all’ultimo minuto ha cambiato idea, decidendo di tenere il bambino.

Nonostante il terzo figlio di Virginia sia stato necessario per quello che la showrunner Michelle Ashford chiama un “enorme ostacolo legale”, il drama di Showtime merita comunque un riconoscimento per aver affrontato l’argomento riferendolo agli anni sessanta, quando era ancora più tabù di adesso.

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