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Homeland | Recensione 3×01 – Tin man is down

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Homeland | Recensione 3×01 – Tin man is down

copertina

Dopo un tempo che a me è sembrato un’eternità e con la stessa fremente attesa con cui aspettavo l’inizio dell’autunno, finalmente ecco la terza stagione di Homeland, serie in assoluto tra le mie preferite per la sua complessità e  per la sua attitudine a mettere a nudo i lati umani più meschini.

Tanto per rinfrescarci la memoria, la seconda serie era finita in tragedia, con l’attentato alla sede CIA di Langley in cui morirono 219 persone, compreso quello stronzo (fatemi passare il francesismo) del capo dei Servizi Segreti, Estes.

Ci ritroviamo così in una situazione in cui gli  Americani colpiti nel profondo (è l’attentato più grave dopo quello dell’11 settembre), vogliono un colpevole vivo, reale da mettere sul patibolo ed esporlo come un trofeo.

Brody è in fuga, Saul è diventato il nuovo capo Agenzia e Carrie? Carrie è al tempo stesso colpevole, vittima, spia e terrorista. La vediamo davanti al Senatore Lockhart, fastidiosissimo, capo della Senate Select Commitee, intento a capire come sono andati i fatti prima dell’attentato e nelle 14 ore sucessive in cui Carrie è “scomparsa”,  e soprattutto a capire se la CIA può proteggere ancora gli Stati Uniti dato che non è riuscita a proteggere se stessa.

carrie_giuramento

Lei è l’unica a credere nell’innocenza di Brody. Lo urla disperatamente durante l’intervista alla Commissione, anche quando ci sono prove certe sul fatto che l’ex-deputato fosse un terrorista e avesse un accordo segreto di protezione testimoni con la CIA.

Si colpevolizza perché era tutto davanti ai suoi occhi e non se né resa conto di quello che stava accadendo, forse perché lei è sopravvissuta a tutto, ha smesso di prendere il litio per il suo bipolarismo e ora si cura con prodotti omeopatici, beve litrate di tequila e fa sesso con gente a caso. (in realtà nello specifico uno, rossiccio di capelli e senza alcun genere di sentimento, anche il suo corpo ha bisogno di una valvola di sfogo). Ed è sempre ossessionata da Brody. In casa sua vediamo cartine, articoli, posti in cui possa essere stato avvistato … insomma per Carrie non è decisamente un buon periodo. E a questo aggiungiamoci la rottura – inevitabile – con Saul, unico vivo e a conoscenza della relazione di Carrie con Brody e dell’accordo di protezione tra lo stesso marine e la CIA.

senatore

Saul, diventato capo dell’Agenzia, ha sulle spalle delle responsabilità enormi. E delle decisioni enormi da prendere sia lavorative che umane. Saul non l’ho mai considerato un cinico, l’ho sempre trovato un uomo che fa i conti con una realtà difficile, più un paciere che un guerrafondaio, un riflessivo piuttosto che un pragmatico opportunista. A un certo punto si confida con la moglie perché tormentato da un dubbio morale oltre che professionale, ossia: gli agenti della CIA sono spie non sono assassini. E lui si trova ora davanti alla decisione di salvare la sua agenzia facendo una strage pianificata di sei civili probabilmente collegati ad un terrorista iraniano estremamente pericoloso per gli USA (Maijid Javadi) e sacrificando Carrie ai media, oppure se conservare valori come l’amicizia e il principio secondo cui una persona è considerata innocente fino a prova contraria. A cosa si aggrappa Saul? Alla moglie, presente, un angelo al suo fianco che in un gesto di estrema tenerezza e compassione gli slaccia le scarpe perché lui troppo stanco e forse troppo ubriaco. Quanta delicatezza e quanta devozione, nonostante anche tra loro vivano il riavvicinamento giorno per giorno … sempre se avverrà.

carrie_primo pianoE così, Carrie, di cui apprezzo il sesto senso e la sua istintività, irrompe nel ristorante in cui Saul e i fidi aiutanti stanno decidendo le sorti del mondo. Oltre ad essere arrivato sul tavolo della Commissione l’accordo segreto tra Brody e la CIA, nel frattempo c’è stata anche una fuga di gossip e sui giornali è uscita la notizia che lei ha avuto una storia con l’autore della strage.

 Incazzatissima, urla a Saul tutto il suo rancore, la sua rabbia, per Brody, per la Cia, per il suo essere il capro espiatorio di una situazione con pochissime vie d’uscita, come l’unica responsabile della missione Brody-Abu Nazir ma il cui capo e decisore era Saul, non lei. E loro? La prendono per pazza, o per bionda e stupida e la portano fuori dal ristorante. Egocentrici e maschilisti come tutti gli uomini, è una sciocchezza farle lasciare il ristorante.

L’amicizia con Carrie è alla deriva, e Saul mette in pratica un piano per uccidere i sei uomini in tre continenti diversi contemporaneamente … un buon modo per risollevare le sorti e l’opinione pubblica della CIA? Oppure un tentativo talmente evidente di distogliere l’attenzione sul mega cratere che si è creato davanti all’Agenzia che non ci casca nessuno? Al Senatore Lockhart l’ardua sentenza. Che puntualmente arriva, quando Saul è chiamato a depositare le sue informazioni davanti alla Commissione a porte aperte, con giornalisti e fotografi. Tutto bello fiero racconta del colpo inferto al terrorismo internazionale con la sestina di uccisioni. Ma non basta, il Senatore smaschera subito l’azione (puntualizzando che erano civili) per distogliere l’attenzione dall’attentato di Langley e gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica.

Ma tutto il popolo americano vuole la testa di Brody, poi di Carrie, e infine della CIA.

saul_commissioneInsomma, non ci sono cazzi che tengano e in questo frangente Lockart ha tutto il mio appoggio … è sottile la linea che separa la giustizia dall’ingiustizia, il sopruso e la prepotenza del più forte dalle azioni accettabili e civili. E mi fa pensare anche a quanto i media, l’opinione pubblica e le informazioni che si vogliono diffondere facciano passare in secondo piano l’obiettivo dell’azione dì per se. Insomma, vale davvero più il prestigio davanti agli occhi del mondo che qualche vita umana sacrificata? Perché Saul, dopo essere stato contraddetto dal Senatore, sbandiera che Carrie è bipolare, che ha omesso questa sua malattia per anni alla CIA, che ha avuto una relazione con Brody e che ha mentito su questo fatto. L’ha tradita su tutti i fronti e l’ha mandata ancora più alla deriva di quanto già non sia.

 

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Amarezza e delusione per Saul. Ho sempre pensato fosse una spia nel senso più nobile del termine e quindi un doppio giochista nato.

Ho ancora qualche dubbio sul fatto che sia stato lui la spia tra le spie, però dovrà fare qualcosa di davvero importante per redimersi. La prima puntata finisce così, con Carrie davanti alla tv che con le lacrime e gli occhi pieni di rancore e delusione ascolta il suo ex (?) collaboratore.

Durante l’episodio, parallelamente alla tragedia di Carrie, ci sono state le storie di Dana e di Peter Quinn.

Dana, uscita da una clinica psichiatrica dopo un tentato suicidio, torna a casa. La famiglia Brody è sul lastrico perché lo Stato si è dimenticato di loro. Lei ha un inizio di relazione con un ragazzo della clinica con il quale si scambia delle foto semi-osè. Non ho capito perché mettere in mezzo alla puntata quella scena in cui lei si fa l’autoscatto alle tette, non ha senso dai! Via le foto di Brody dalla sua stanza, nuova vita immagino dopo un tentato taglio delle vene. Al fratello, che io vedo diverso in ogni stagione, non viene praticamente dato spazio. A Jessica poco e l’unica cosa che traspare è il suo cercare di rincollare i cocci di una famiglia distrutta e tradita. Dieci e lode per la sua buona volontà. Vedremo se ne sarà capace o se anche loro si lasceranno andare alla deriva.

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Peter Quinn invece è un mercenario della CIA. In missione per uccidere uno dei sei famosi di cui ho parlato prima, fa una strage da solo. Riesce ad uccidere o ferire (per sbaglio!!) anche un bambino … sempre per il discorso che ho fatto poco fa, che giustizia sarebbe questa? Ha un moto di coscienza, si ferma, guarda se è vivo, ma in nome dell’antiterrorismo the show must go on.

quinn_pistola

 

Concludendo, dopo questa ultima puntata, posso dire che Brody è stato come uno tsunami sulle vite di chi aveva intorno. Attentato a parte, tutto l’episodio trasuda dolore, fatica di vivere, voglia di ricominciare ma il passato è ancora troppo presente per lasciarlo alle spalle.

Il fatto che non sia presente Brody si sente, anche se la puntata parla e si riferisce e ogni situazione vissuta in questo episodio è conseguenza delle sue azioni. Dirette o indirette che siano, Brody centra sempre.

Ma le prime due stagioni erano incentrate su di lui, quindi la sua presenza fisica si sente, mentre la storia secondo me anche senza di lui ha retto bene però e a me manca tantissimo la sua faccia senza emozioni!

Prepariamoci che anche nelle prossime puntate Brody sarà, purtroppo, n.p. Ma il suo ritorno sarà da grande assente, quindi indimenticabile.

Personalmente io ho completa fiducia del sesto senso di Carrie, provo un mio incondizionato affetto per Brody,oltre che la mia scarsa stima verso tutte le istituzioni e la mia convinzione che siamo tutti vittime di una cospirazione mondiale, di conseguenza sono convinta che lui sia solamente una pedina di un gioco molto più grande e innocente. Anzi, qui poi sarebbe da aprire un lunghissimo dibattito su “da che parte sta la giustizia” o anche “la giustizia è solo quella decisa dal più forte”?

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Alla fine, la prima puntata, a parte questi moti di polemiche che il telefilm puntualmente mi fa venire, e forse anche per questo, si conferma una delle serie che di più amo, evviva e nonostante tutto che bello ritrovarsi!!

Vi consiglio di visitare la pagina Homeland ITA !

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Giovine genovese la cui adolescenza è stata formata da X-Files. Facendo sua la frase “la verità è la fuori” ha combattuto la sua personale battaglia per la ricerca e la diffusione della verità su alieni, complotti e misteri in genere. Si è sempre sentita parte di un telefilm piuttosto che semplice spettatrice, trovandoci ispirazioni e guardandoli con affetto, considerando quindi la famiglia Soprano brava gente e Dexter una vittima degli eventi. E in cuor suo spera ancora di scoprirsi una lontanissima parente di Nate Fisher. Guarda i telefilm come vive la sua vita: in maniera disordinata, o meglio detta in modo da finta intellettuale “naif”. Attualmente è vittima un’importante sbandata per gli zombie.

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