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Good Girls – Improbabili eroine alla riscossa in un pilot imperdibile

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Good Girls – Improbabili eroine alla riscossa in un pilot imperdibile


Confesso che sono fatalmente attratta dai telefilm che raccontano storie prettamente femminili e hanno per protagoniste una o più donne intorno alle quali si sviscera una narrazione a loro principalmente dedicata. È per questo motivo che li guardo tutti aspettavo da tempo Good Girls, che, per quanto mi riguarda, ha il solo difetto di avere un titolo non proprio felice, perché facilmente confondibile (con Good Girls Revolt, per esempio. Amazon, qui non ci si dimentica la vergognosa cancellazione).
Non che, naturalmente, il fatto di avere solo donne al centro del focus narrativo sia garanzia di qualità e non significa che io mi obblighi a guardare tutta la stagione, se qualcosa non mi convince, ma non è assolutamente il caso di Good Girls, che invece mi è piaciuto moltissimo, perfino di più rispetto alle mie aspettative. E quando qualcosa mi entusiasma, il primo pensiero è di urlarlo ai quattro venti. Perché, davvero, lo merita.

1. Il cast è STELLARE: Christina Hendricks (Beth), Mae Whitman (Annie) e Retta (Ruby) sono strepitose, sia prese singolarmente, che come terzetto di amiche (Beth e Annie sono anche sorelle) dalla complicità notevole, alle prese con un’improbabile decisione, quella di rapinare il supermercato dove Annie lavora, per racimolare una cifra tutto sommato esigua, per concreti bisogni urgenti. Decisione che avrà ovviamente conseguenze catastrofiche che possiamo già immaginare con le mani davanti agli occhi per non assistere al disastro annunciato.
Quello che il pilot vuole sottolineare è che il motivo che le spinge non è solo quello di venire in possesso di un po’ di denaro di cui hanno disperatamente bisogno, ma è soprattutto quello di tentare di recuperare una parvenza di potere personale che hanno perso per strada, e per affrontare con sicurezza le sfide che, simultaneamente, la vita ha messo loro davanti: il marito di Beth, venditore di auto travestito da maiale che se la fa con la segretaria aspirante attrice e che ha ipotecato tutto l’ipotecabile e mette a rischio la sopravvivenza della sua famiglia, la battaglia legale che Annie dovrà combattere per l’affidamento della figlia Sadie, il cui padre non accetta la sua identità sessuale fluida e le cure sperimentali costose di cui Sara, la figlia di Ruby, necessita. I soldi non fanno la felicità, ma ci si avvicinano parecchio, sembrerebbe suggerire l’inizio del pilot.

[Perdono, non ho resistito a metterla]

2. La storia è proprio così, improbabile per come suggerisce l’esordio, ed è colma di momenti divertenti ed esilaranti. Non annoia mai, le trovate sono geniali, il timing comico è perfetto, la chemistry tra le attrici indovinatissima, e la trama è arricchita da quelle sfumature surreali che personalmente trovo irresistibili, soprattutto quando ci troviamo nel bel mezzo della rapina vera e propria, dove è naturale che venga fuori tutta la loro inesperienza di persone perbene che non hanno assolutamente idea di dove andare a parare e hanno visto troppi telefilm d’azione. Meraviglioso, in questo frangente, il momento in cui Beth dimentica di essere un’efferata rapinatrice e prende a chiacchierare con una bambina che dovrebbe essere (ed è) da lei terrorizzata e che lei invece vuole rassicurare, con fare materno. È chiaro che, non facendolo di mestiere, qualcosa deve per forza andare storto, altrimenti chiuderebbero qui il telefilm e si godrebbero i soldi. Perché un impulso del genere, se pure generatosi per motivi comprensibili, si trasformerà a ogni passo in un mostro sempre meno gestibile, in cui le donne si troveranno in mezzo a una faccenda molto più grande di loro. Presa la prima decisione sbagliata, necessariamente altre poco lucide seguiranno a ruota, per tentare di risolvere la situazione, ma di fatto ingarbugliandola sempre di più.

3. Nonostante la rilassatezza dell’impianto narrativo e l’inverosimilità di alcuni eventi sopra le righe, perfettamente allineati al tipo di rappresentazione scelta, ci sono comunque dei momenti mortalmente seri, che vengono raccontati con il tono che richiedono e che ci si aspetterebbe. Si ride e si scherza, ma quando si arriva al tentativo di stupro da parte del collega di Annie, Boomer, che pretende favori sessuali in cambio del silenzio sulla rapina, dopo aver individuato la responsabile grazie al tatuaggio, diventa quasi difficile e doloroso assistere a un tentativo di violenza realistico e scioccante. Piombiamo senza avvisaglie nell’incubo delle aggressioni sessuali, rendendo il telefilm il giusto alleato e portavoce del movimento #MeToo. Ed è alla reazione di Beth, in difesa della sorella Annie, che va il premio per la scena più intensa e meglio recitata dell’intero pilot. Il tono è quindi leggero, ma non quando si tratta di fare sul serio. E Boomer merita tutto quello che gli succede.

4. In poco più di quaranta minuti sono riuscita ad amare tutte e tre le protagoniste, ed è un enorme punto a favore. Questo è indubbiamente merito della bravura delle attrici, che hanno saputo interpretare il copione in modo da dare ai loro personaggi una decisa caratterizzazione immediata, si sono calate senza esitazione nei loro ruoli, permettendoci di vedere già molti aspetti delle loro personalità complicate e molto umane, cogliendone pregi e difetti. Sono già riconoscibili nella loro spiccata individualità e hanno creato un immediato legame con me spettatrice. Amo la generosità e il calore materno di Ruby, sono affascinata da Beth, capace di trasformarsi da quieta moglie di periferia in una tigre pronta a tutto che non controlla le sue esplosioni e mi piace molto Annie con la sua leggerezza venata di irresponsabilità. E il sense of humor spiccatissimo del terzetto è formidabile.

   

5. Sì, nel pilot ci sono alcune incongruenze, come il fatto che per me erano evidentissime le loro identità, nonostante la maschera indossata, e la decisione di scegliere di mandare Annie insieme al suo capo a recuperare i soldi non è stata proprio geniale (era la più probabile che venisse riconosciuta, vista la frequentazione, ovviamente). Così come non è chiaro perché non abbiano avvertito la polizia, dopo il fattaccio con Boomer. Loro non avevano nulla da perdere, no? L’idea di partenza non è molto originale, ed è sovrapponibile ad altri telefilm (tutti infatti stanno citando Breaking Bad e Weeds), ma io credo che niente di tutto questo sia un vero e proprio difetto. Gli errori commessi dipendono dal fatto di essere criminali alle prime armi, non necessariamente implicano una debolezza di copione. E l’avere un punto di partenza simile ad altre serie non è sinonimo di mancanza di una propria individualità nel proseguimento della trama.

Per me è un pilot decisamente promosso e, in tutta onestà, ne ho visti decisamente di peggiori, per cui Good Girls mi è parso davvero una boccata d’aria fresca, soprattutto perché il ritmo si è mantenuto sempre alto, senza momenti di calo narrativo in cui viene voglia di andarsi a cercare le gif su tumblr.

Io lo seguirò senz’altro e voi?

– Syl

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