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Friendship Addicted | Kieren & Amy – In the Flesh

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Friendship Addicted | Kieren & Amy – In the Flesh

Itumblr_n95qxoLdud1rdm0xlo1_500l friendship addicted di oggi sarà un deadfriendship addicted, perché i suoi protagonisti sono più che semplici BFF, sono BDFF, best dead friend forever.
Parliamo di Kieren Walker e Amy Dyer, personaggi dell’innovativa e geniale serie televisiva In the Flesh, trasmessa da BBC Three.
Prima di perdermi nei ricordi e nelle considerazioni di questa splendida amicizia – e frignare nuovamente senza alcuna dignità ancora una volta per ovvi motivi – mi preme fare una breve e concisa considerazione su In the Flesh, accompagnata da una richiesta di soccorso che spero accoglierete.
Ho scoperto questa serie poche settimana fa, grazie a un’amica. Non sono fan degli zombie in generale e quindi inizialmente ero un po’ riluttante, però la BBC è un’ottima garanzia quindi ho dato al pilot una possibilità.
Per farla breve, ho divorato le due stagioni andate in onda – la prima di appena tre episodi, la seconda di sei – in pochissimi giorni e una volta conclusa la visione mi sono sentita emotivamente svuotata, non solo perché avevo visto tutto ciò che avevo da vedere, cosa che un telefilm addicted generalmente vive male di suo, ma soprattutto perché il rinnovo della serie è dubbio.
Di solito non ho molto da dire su eventuali rinnovi e cancellazioni, sono cose che capitano, ma In the Flesh è una serie di qualità, mi ha suscitato tante di quelle emozioni che non riuscirei nemmeno a descrivere e non esagero dicendo che si tratta, probabilmente, di una delle serie migliori che abbia avuto la fortuna di vedere. Quindi vi chiederete: se è così bella perché rischia la cancellazione?
A quanto pare il canale BBC Three sarà costretto a chiudere i battenti nel 2015, trascinando con sé tutto ciò che lo riguarda, incluso perciò In the Flesh. Tutto questo ha suscitato non poche lamentele: in un era di vampiri che invadono ogni canale televisivo, di alieni tirati fuori dal cappello e serie tv di originalità quasi inesistente, sarebbe un crimine contro l’umanità cancellare una serie del genere.
Chi l’ha seguita lo sa già.
Chi non l’ha mai vista… beh, andate a dare un’occhiata e poi ne riparliamo (quindi non leggete nient’altro in questo articolo perché gli spoiler salteranno fuori come funghi!).
Quindi, siccome non ci piace stare con le mani in mano, è in atto una petizione per salvare BBC Three e che potete trovare qui; non possiamo fare molto altro per il momento, purtroppo, ma il fandom di In the Flesh ha preso molto a cuore questa causa.
#SaveIntheFlesh, save the world!
Parentesi terminata.

Il legame tra Kieren e Amy nasce dopo la morte di entrambi, esattamente dopo Il Risveglio che li vede tornare in vita e riversarsi nelle strade insieme a tutti gli altri undead (raramente nello show viene scelta la parola zombie, forse due volte proprio dalla stessa Amy, quindi eviterò di utilizzarla nel corso dell’articolo).
In quel momento Kieren e Amy non sono coscienti, non si conoscono davvero, ma fanno semplicemente quello che l’istinto suggerisce loro di fare: cacciano, uccidono e si cibano.
Le strade dei due si separano quando vengono recuperati e curati presso il centro di Norfolk e non si incroceranno fino al ritorno a casa di Kieren, dove viene accolto da atteggiamenti dei genitori e grande freddezza della sorella minore, Jem.
Ed è proprio durante il loro secondo incontro – che poi sarebbe il primo da persone lucide – che mi sono detta “sono perfetti, si incastrano perfettamente come se fossero nati per stare insieme” anche se non da un punto di vista meramente romantico.

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Amy e Kieren sono così affini ma allo stesso tempo così diversi da creare una coppia unica, che funziona da qualsiasi prospettiva la si osserva.
Kieren Walker è un ragazzo insicuro, timido e chiuso. Il suo ritorno a Roarton non coincide con il sollievo di iniziare una nuova vita perché se fosse dipeso esclusivamente da Kier, probabilmente il ragazzo non sarebbe tornato a casa. Il suo rapporto con il resto della famiglia è teso, costantemente in bilico tra “ciò che deve apparire” e “quello che non deve essere detto”.
Sostanzialmente Kieren è solo, pur avendo una famiglia attorno.
Amy Dyer è una ragazza solare, pimpante e ironica. Sa bene che quella seconda possibilità è un dono, qualcosa da non sprecare, e quindi non ha alcuna intenzione di passare i suoi giorni rinchiusa in casa a rivivere ricordi di una vita passata che le aveva regalato ben poco.
Amy comprende immediatamente Kieren, sa bene quello che il ragazzo sta passando e intende aiutarlo perché in fondo è questa la differenza tra i due: mentre Amy è capace di rialzarsi grazie alla sua forza d’animo, Kieren – a causa del suo carattere schivo e, inizialmente, insicuro – ha bisogno di qualcuno che lo scuota, che lo spinga ad accettare quella seconda vita per quello che è: una nuova occasione per essere diversi. Migliori, per certi versi.

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Credo che una delle cose che mi ha maggiormente colpita del loro rapporto è la rivelazione del “segreto” di Kieren. Amy rivela al ragazzo di essere morta di leucemia, racconta di aver sofferto molto perché “era come essere messi in panchina prima ancora di avere la possibilità di giocare la partita“. Definisce la sua morte come ingiusta, perché nessuna persona dovrebbe andarsene senza aver avuto la possibilità di fare qualcosa nella vita.
Per Kieren è stato diverso. Kieren si è tolto la vita, ha fatto una scelta. La sua morte non è stata ingiusta, ma un “sollievo” perché lui aveva vissuto situazioni opprimenti che non è stato in grado di sostenere. L’unico modo per liberarsi dal senso di colpa e di impotenza è stato il suicidio, cosa che una persona come Amy, con il suo passato e le sue sventure, non dovrebbe poter capire.
E invece lo fa.
Amy si limita ad abbracciare il suo amico e stargli accanto. Credo che la ragazza abbia sempre visto la loro situazione come un riscatto dalle ingiustizie vissute e forse per questo motivo si è fatta carico del ruolo di “leader” nella coppia: Amy spinge Kieren ad andare oltre le sue paure e insicurezze, gli mostra come comportarsi e, soprattutto, come essere fieri di ciò che si è, vale a dire dei sopravvissuti, non dei mostri come tutti credono.

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“Look, this Rick… You want to see him, don’t you? So let’s go!”

Ma la vera amicizia prevale quando i ruoli si invertono, quando Amy capisce che Roarton non sarà mai un posto adatto a lei ed è Kieren quello che vorrebbe fermarla e trattenerla con sé, perché per la prima volta il ragazzo sa di poter fare la differenza, perché finalmente comprende che non importa quanto possa andare male, riuscirà sempre a rialzarsi. Immagino che Amy sia stata una buona insegnante, sotto questo punto di vista.

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Ma come i grandi amori, anche le grandi amicizie ritornano e Amy ricompare portandosi dietro un bagaglio che sarà la colonna portante dell’intera seconda stagione: Simon Monroe.
Kieren ha finalmente trovato la sua strada, è pronto a lasciare Roarton, ma rimane nuovamente incastrato nel passato, tra una famiglia che inizia a tentennare e una comunità sempre più prossima ad agire in maniera drastica. Non sappiamo se le cose sarebbero davvero cambiate se Kieren fosse riuscito a partire per Parigi come si era prefissato, ma il fatto che sia stato costretto a rimanere ha giovato in maniera definitiva sul suo carattere e sulla sua personalità.
È come se, grazie a tutte le batoste ricevute, sia riuscito a terminare da solo la strada che aveva iniziato sotto l’ala di Amy.
L’amicizia tra Kieren e Amy non vacilla mai, nemmeno nel momento più ovvio, in cui un allontanamento sarebbe stato quasi naturale: la scoperta di una relazione – DELLA relazione – di cui Amy ne era tristemente all’oscuro.

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Ammetto di essermi arrabbiata non poco dopo aver visto tutti questi segreti e sotterfugi per mantenere la relazione di Kieren con Simon nascosta e sì, può anche starmi bene che avessero paura di ferire Amy ma non è proprio la ragazza la più tenace dei tre? Non ha forse dimostrato di poter andare avanti, nonostante tutto, e di desiderare solo la felicità delle persone più importanti per lei?
Credo che la verità le fosse, quantomeno, dovuta sin da subito.
Sorvolerò, a questo punto, sui pianti che ho dovuto affrontare nella più completa solitudine dopo il season finale della seconda stagione. Tutto sembrava andare per il meglio, tutti avevano trovato una strada, la serenità, l’amore… per un momento ho dimenticato che si trattava comunque di una serie della BBC e che quindi il pericolo, subdolo e nascosto, sarebbe saltato fuori da un momento all’altro. Maledetti.

Quindi a questo punto la domanda è: perché Kieren e Amy sono stati così perfetti e fondamentali l’uno per l’altra?
Amy ha aiutato Kieren a capire dove era, da sempre, diretto.

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Kieren ha fatto capire ad Amy di essere amata, incondizionatamente.

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Insieme suscitano una tenerezza incredibile.

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Sono Best Dead Friend Forever… c’è altro da aggiungere?

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La nostra rubrica torna la settimana prossima. Fino ad allora, fate un salto sulla splendida pagina Sei telefilm dipendente se…

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Classe 1992, messinese, ha viaggiato molto durante la sua vita pur non avendo staccato gli occhi dal computer: ha passato un certo periodo a San Francisco con le sorelle Halliwell e ha frequentato il liceo di Sunnydale; ha bazzicato per un po' al Sacro Cuore, è precipitata su un'isola sconosciuta e ha passato parte dei suoi anni on the road a bordo di una Chevy Impala del '67. Deve alle serie tv la sua felicità attuale e la sua più che certa infelicità futura (sa fin troppo bene di non poter incontrare un Klaus o un Dean Winchester dietro l'angolo, purtroppo). È ossessionata dagli angeli, da Leo di Charmed ad Angemon dei Digimon; da Angel di Buffy (che non è un angelo ma... who cares?) a Castiel di Supernatural, e spera di cuore che arrivi a salvarla dalla perdizione telefilmica, almeno quel tanto che basta da farla laureare senza problemi in tempi accettabili.

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