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Farewell to | Hart of Dixie

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Farewell to | Hart of Dixie

Quest’anno abbiamo dovuto salutare Hart of Dixie. Ce lo aspettavamo? Certo. Eravamo preparati? Forse. Ci mancherà? Sempre.
Sono salita su quel bus per Bluebell-Alabama, con la dottoressa Hart e sono rimasta in quella pazza cittadina per gli stessi motivi di Zoe: perché mi sentivo a casa.

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Quando Zoe arriva a Bluebell nel primo episodio della serie, ha le idee molto chiare su chi sia e cosa voglia per la sua vita. La sosta a Bluebell, è solo una «sosta», la sua meta sarebbe stata la cardiochirurgia a NY. Non sa quanto si sbagli.
Nel corso di quattro anni, abbiamo visto Zoe cambiare: ha accettato di amare la medicina generale, ha capito di sentirsi a suo agio nel contatto umano, ha conosciuto se stessa, ha cambiato il modo in cui guardare al futuro, ha scoperto che il vero amore non era il golden boy George Tucker, che sarebbe piaciuto a sua madre, che aveva i suoi stessi gusti e interessi, che sulla carta sarebbe stato perfettamente compatibile. Il vero amore era, invece, Wade Kinsella: quel vicino di casa campione di Guitar Hero, la cui macchina ha il clacson che suona “Dixie”, che ha sedotto e abbandonato un gran numero di donne, con il quale non condivide praticamente nulla.
Può sembrare banale, ma la chiave di volta per l’evoluzione dei personaggi di Zoe e Wade, è proprio il loro rapporto. Lui la pone continuamente nella condizione di mettersi in discussione, le ricorda che fare ciò che piace non fa male, le insegna ad amare la vera se stessa e non l’immagine che vorrebbe dare di sé. Zoe, dal canto suo, è colei che vede in lui molto più di ciò che appare, è colei che non si arrende e che lo esorta a sviluppare le proprie potenzialità e i propri sogni. Il modo in cui Zoe crede in Wade è una delle cose che ho amato di più del loro rapporto.
Non guasta che la chimica fra gli attori abbia reso spesso le loro scene sempre tra le migliori: sia sul fronte drammatico che romantico che comico. Sì, comico, perché gli Zade (come li chiamiamo noi shippers) erano soprattutto divertenti.

(condivido con voi questa magnifica scena dalla prima stagione…la risata di Wade vale da sola la sequenza)

Ma il vero potere della serie è che nel corso delle stagioni sia diventata sempre più corale. La protagonista non è stata più solo Zoe ma accanto a lei hanno assunto sempre più un ruolo centrale molti altri personaggi.
Tra tutti, quello che ha avuto l’evoluzione più evidente è stata sicuramente Lemon Breeland. Da ragazzina viziata della prima stagione è passata ad essere una femminista nel vero senso della parola: ha conquistato l’indipendenza, ha scoperto (anche lei) le proprie straordinarie potenzialità, ha affrontato il proprio doloroso passato ed ha capito che il suo futuro era solo nelle sue mani.
Ma ciò che mi mancherà più di tutto è l’atmosfera del paese: le assurde festività (il Planksgiving fra tutti), gli strambi abitanti (Earl Kinsella, Tom e Wanda Long, Rose), la storie così vicine e credibili.

Zoe: Do you think all small towns are like this one?
Wade: I’d like to think so, but something tells me probably not. I know I love ours.
Zoe: Me too.

(cit. 4×10)

Per certi versi, Bluebell mi ha sempre ricordato la Stars Hollow delle Gilmore (e non è perché hanno condiviso la scenografia). Non importa quante volte io abbia visto un episodio, lo amo esattamente come la prima volta. Ho aspettato di settimana in settimana le nuove puntate come si aspetta di vedere un vecchio amico ed il tempo passato in compagnia di Bluebell è sempre volato. Spesso, guardavo Hart of Dixie per ultimo perché sapevo che sarebbe riuscito a tirarmi su il morale precipitato in lande desolate degne di Gollum per via di qualche altra serie particolarmente pesantuccia. È per questo che, secondo me, la scelta di chiudere la serie con un musical, mi è sembrata la più adatta. La canzone scelta è stata perfetta, allegra, spensierata ma anche calorosa: esattamente come Bluebell.

Ripercorrendo le stagioni, mi accorgo di aver amato le prime due ma mi rendo anche conto che mi è più facile dire quale sia stata quella che mi sia piaciuta di meno: la terza. Gli sceneggiatori hanno fatto alcune scelte discutibili e la vita – quella vera – c’ha messo lo zampino.
Per quanto trovassi simpatico il personaggio di Joel- fidanzato di Zoe spuntato dal nulla- non ho mai veramente capito la sua funzione all’interno della trama di lungo periodo. Non ha dato nulla di nuovo al personaggio di Zoe, non ha aiutato la sua crescita: è stata solo una fermata prima del finale di stagione.
A complicare una storyline largamente incomprensibile, si è intromessa la gravidanza di Jamie King che ha portato il personaggio di Lemon Breeland a scomparire per troppi episodi. Unica stella della terza stagione è stato Wade che è cresciuto moltissimo, concludendo quel percorso accennato nella seconda stagione, che lo ha portato a trasformarsi da ragazzo troppo cresciuto a uomo, con la U maiuscola. Pronto a crearsi una famiglia, ad assumersi responsabilità e, finalmente, a mostrare il mondo che persona(-ggio) stupendo sia.
Da questo punto di vista, la quarta stagione – quella conclusiva – è stata un regalo ai fans: abbiamo visto la nostra ship compiere giganteschi passi avanti, Lavon trovare finalmente la serenità con Lemon e Annabeth e George creare quell’improbabile coppia che forse avrebbero dovuto cercare di costruire sin dalla serie precedente.
Non so dire chi mi mancherà di più, chi amassi più di tutti perché la verità è che Bluebell non sarebbe stata completa senza anche senza uno solo dei suoi abitanti. Adoravo l’imbranataggine di Zoe, il buon cuore (e tutto ciò che lo circonda) di Wade, la determinazione di Lemon, la leggera ingenuità di Lavon, la dolcezza di Annabeth, le idiosincrasie di George, i pettegolezzi del paese, il coraggio di mettersi continuamente in gioco di Tansy, Brick Breeland, e le sue difficoltà con le figlie, l’amore di Tom e Wanda ai quali appartiene una delle scene che amerò forever and ever: la proposta Walking Dead Style sulle note di “Islands in a stream” di Dolly Parton.

Insomma, il mio addio a Bluebell è più un arrivederci perché come nel caso di Chuck o Friends o Gilmore Girls, guarderò e riguarderò gli episodi fino a conoscerli a memoria ma scoprendo cose nuove che la volta precedente non avevo notato.

4 COMMENTS

  1. Mamma mia! Non hai idea di quanto mi manchi HoD. Per gli stessi identici motivi che hai elencato tu. Per carità, abbiamo avuto una stagione finale che è stata fatta finire nel migliore dei modi, però non ci posso fare niente, avrei voluto che continuasse all’infinito. Avrei voluto vedere il baby-Zade e soprattutto come se la sarebbero cavata Zoe e Wade in versione genitori. Avrei voluto vedere Lemon e Lavon finalmente vivere appieno la loro storia d’amore. E chissà cosa sarebbe capitato a Goerge ed A.B. con tutti quei nuovi progetti in ballo. Avrei voluto continuare a partecipare alle riunioni super-kitsch delle Belle. E naturalmente alle assurde feste di Bluebell.
    Che bel viaggio che è stato. Il tuo articolo mi ha riportato alla memoria un sacco di bei ricordi e te ne sono veramente grata. 😉

    • Ciao!
      Grazie del commento 🙂
      Anche io avrei voluto non finisse mai e vedere il futuro della famigliola felice e tante altre belle cosette 🙂
      Sono felice di esserti stata utile: avrei voluto citare almeno un triliardo di altre scene ma il rischio di confezionare un nuovo Guerra e Pace (per lunghezza ovvio) sarebbe stato troppo alto ;P
      grazie ancora 🙂

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