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Essere o non essere Agents of S.H.I.E.L.D.

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Essere o non essere Agents of S.H.I.E.L.D.

Ciò che la settimana scorsa era stato impostato come un conflitto morale che aleggiava prepotentemente sulla squadra, dividendola come mai prima d’ora, adesso assume ai miei occhi sempre di più le sembianze di un conflitto etico, un conflitto che era stato già accennato in diverse occasioni in questa stagione ma che adesso pone una famiglia riunita, almeno fisicamente, di fronte al dilemma più antico che si possa immaginare: salvare una persona amata o salvare il mondo.

In realtà, però, ciò che questo penultimo episodio sembra voler realizzare è la ricerca più autentica del tipo di persona e di agente che ogni protagonista intende essere, il raggiungimento di una consapevolezza che, di ritorno dall’esperienza traumatica nel futuro, è venuta meno in tutti loro o quasi, lasciandoli per troppo tempo in balia di confusioni e paure che non solo hanno causato queste terribili fratture nei legami personali ma li hanno anche allontanati dalla ragione primaria per cui tutti loro indossano il simbolo dello S.H.I.E.L.D.. Questo mi appare dunque il nucleo centrale della storia alla vigilia del season finale: è la “fine” di percorsi individuali che tra errori, segreti e distanze li hanno condotti a uno stesso momento e con una stessa domanda impossibile da affrontare, ed è l’inizio dell’ultimo atto di una battaglia che DEVONO combattere fianco a fianco, riappropriandosi totalmente di quell’essenza individuale e collettiva che recentemente hanno dimenticato.

 

ESSERE AUDACI

Un aspetto che mi ha sinceramente emozionato almeno di questo episodio è stata la dinamica dei FitzSimmons, perché per la prima volta in questa seconda parte di stagione li ho rivisti nella loro identità più autentica, e non solo per l’impegno prettamente scientifico che li ha visti protagonisti ma soprattutto per l’attitudine con cui si sono rapportati alle possibilità che quella stessa scienza, la loro scienza, ha sempre aperto dinanzi ai loro occhi. Al di là delle questioni morali affrontate in precedenza infatti, ciò che più avvertivo straniante nelle personalità della coppia era proprio la disillusione che si scorgeva nei rispettivi comportamenti. Da una parte il pessimismo distruttivo di Fitz e dall’altra la determinazione cieca e irrazionale di Jemma, entrambi sembravano aver smarrito quella luminosa speranza di cui erano portatori, entrambi avevano perso ogni fiducia non solo nella scienza ma anche nella possibilità di poter abbattere limiti invalicabili, imprigionati nelle paure e preda di profezie che o cercavano disperatamente di respingere o accettavano con dimissione nella loro ineluttabilità. In questo episodio, invece, seppure siamo solo all’inizio di un percorso di rinascita generale, paradossalmente proprio quando tutto rischia di finire, i FitzSimmons hanno riacceso la luce della possibilità, la possibilità che il futuro possa effettivamente cambiare, la possibilità di essere audaci e magari salvare Coulson e insieme a lui il mondo così come lo conoscono. Sebbene purtroppo la realtà li ponga nuovamente di fronte a una scelta, è stato fondamentale ai fini di una caratterizzazione individuale e di un’armonia collettiva rivedere i FitzSimmons non solo impegnati in un lavoro di squadra ma anche aperti a una nuova speranza. D’altronde, entrambi hanno sempre rappresentato quell’1% della soluzione che permetteva effettivamente alla soluzione di realizzarsi, componente imprescindibile di una squadra e di una famiglia in cui ognuno di loro deve riprendere il proprio ruolo in sintonia con tutte le altre parti.

 

ESSERE … DISTRUTTRICE DI MONDI

Mi ha sorpreso e affascinato, allo stesso modo della maggiore stabilità dimostrata dai FitzSimmons, la crescente consapevolezza di sé e soprattutto del suo incredibile potere riconosciuta da Daisy, che non solo si è mostrata stoicamente guerriera, pronta a lottare fino alla fine del mondo pur di riuscire nel suo obiettivo, ma soprattutto ha fatto propria una maggiore sicurezza individuale, scrollandosi quasi di dosso il timore che l’attanagliava da tempo e riconoscendosi nell’etichetta di “Destroyer of Worlds” a modo proprio, senza lasciare che fossero profezie o opinioni altrui a definirla ma riprendendo il controllo del suo destino e del suo futuro. Innegabile è ancora una volta quanto la presenza di Coulson e May al suo fianco sia la base su cui Daisy si poggia ogni volta per riappropriarsi della sua forza di carattere e di quella missione che semplicemente rappresenta con la sua stessa persona ma ancora mi travolge in particolar modo quell’eroica tenacia che Daisy custodisce dentro di sé dai tempi in cui era ancora Skye, quella determinazione che la guida e la spinge a non arrendersi neanche quando tutto sembra perduto.

 

ESSERE INNAMORATI

Sì, perché anche questo aspetto prettamente emotivo e sentimentale della storia risulta indispensabilmente onesto e fondamentale ai fini di un contesto in cui la sincerità non sempre ha avuto modo di esprimersi. Aver affrontato FINALMENTE a viso aperto i sentimenti che li legano da prima ancora che li conoscessimo, ha permesso a Coulson e May di appropriarsi di una consapevolezza necessaria e di rimettere insieme in un certo senso una parte di squadra, riprendendo un po’ quel ruolo di figure genitoriali che hanno sempre incarnato. Ma soprattutto May e Coulson hanno anche finalmente accettato la verità di essere semplicemente giusti l’uno per l’altra grazie anche all’intenso passato che hanno condiviso e lo hanno fatto con una dichiarazione, prima, e un bacio, ora, che non intaccano affatto le caratterizzazioni individuali ma anzi le esaltano e le arricchiscono con un velo di romantica leggerezza che addolcisce il momento di crisi in una scena senza ombra di dubbio meravigliosa.

 

ESSERE PERDONATI

Il rapporto tra Mack & Elena è stato l’aspetto che più mi ha ridato speranza in questo episodio perché sono stati i primi, tra i protagonisti dei diversi litigi che hanno diviso la squadra, a cominciare apertamente un cammino di riconciliazione, a piccoli passi ma sinceri e indirizzati nella giusta direzione, per citare Jemma. Per quanto riesca a correre velocemente, mi sembra che Elena venga costantemente raggiunta dai sensi di colpa e dei rimorsi per le azioni compiute, azioni che non rinnega ancora “in toto” ma di cui comunque avverte il peso delle conseguenze, soprattutto nel suo rapporto con Mack. Ma proprio al suo fianco, grazie anche a quella lucida moralità di cui parlavo nel pezzo precedente, Elena sembra riuscire a riprendere poco per volta il suo posto nello S.H.I.E.L.D. nel modo migliore, con uno sguardo sempre vigile su ciò che inevitabilmente andrà fatto ma anche con la consapevolezza, rappresentata da Mack, di dover prima vagliare tutte le altre possibilità.

 

ESSERE O NON ESSERE AGENTS OF S.H.I.E.L.D.

Infine, però, tutto si risolve nuovamente in un’unica, annosa questione: siamo “Agents of S.H.I.E.L.D.” o siamo “Agents of Nothing”? Perché questo è il dilemma che adesso, insieme in una stessa stanza e in uno stesso momento, Daisy Johnson, Melinda May, Jemma Simmons, Leo Fitz, Alphonso Mackenzie ed Elena Rodriguez devono affrontare, prima di Thanos, prima di qualsiasi conseguenza possa ancora abbattersi su di loro, gli agenti dello S.H.I.E.L.D. hanno una personale guerra da combattere, una guerra impossibile in cui in palio c’è la vita dell’uomo che li portati insieme, che li ha formati, che ha donato a tutti loro “something else to be [cit. Clara Oswald]. Ma quasi come in un paradossale e crudele scherzo del destino, quella stessa persona è parte integrante di tutti loro ora, ha instillato in ognuno il significato più autentico dello S.H.I.E.L.D., il significato di un simbolo che sopravvive alla vita stessa diventando una lezione di umanità e di sacrificio eterna, e tradire quell’insegnamento significherebbe tradire Coulson prima ancora della sua morte. Indietro nel lontano 2013, durante l’episodio pilota di questa serie, Phil Coulson afferma con decisione “Don’t ever tell me there’s no other way”, qualunque cosa accada dunque la prossima settimana, è questa linea guida che mi aspetto che venga seguita dagli agenti del mio S.H.I.E.L.D., mi aspetto che tutti loro portino avanti ciò che Coulson ha insegnato, mi aspetto che provino almeno a trovare quell’alternativa che solitamente sfugge al resto del mondo ma non a loro e infine mi aspetto che qualunque sia l’esito di questa lotta, l’affronteranno come Coulson vorrebbe: INSIEME.

Bonus per sorridere: la reazione di Daisy al bacio “Philinda” è uno dei momenti migliori che questa stagione ci abbia offerto!

 

Vi invito infine a passare da queste bellissime fanpage per restare sempre aggiornati sulle ultime novità riguardanti Clark Gregg, Chloe Bennet ed Elizabeth Henstridge:

« Chloe Bennet Italia

Clark Gregg Son of Coul

Elizabeth Henstridge Italia

4 COMMENTS

  1. Ciao.
    Altra buona puntata prima del gran finale con tema ricorrente le riconciliazioni.
    Fortunatamente la serie è stata rinnovata, vedremo se questa notizia cambierà qualcosa, io temo che purtroppo salute Remo qualcuno di importante.

    • Ciao! Il mio timore è che saluteremo tutti nel finale, ossia come ha ipotizzato una mia amica, comunque vada la storia, si separeranno per poi riunirsi nella prossima stagione. Non sono pronta a vederli nuovamente divisi.

      • Se si ricollegano ad avengers infinity war (se lo hai visto sai di che parlo) temo che ci sarà qualcosa peggio di una divisione.

        • Infinity War deve stare ben lontano dallo S.H.I.E.L.D., ha già preso Fury e Maria Hill e deve ridarmeli, BASTA così! Ad ogni modo, penso e spero che non ci saranno ripercussioni gravi sul team … MI AUGURO, abbiamo già i nostri problemi!

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