Viola Davis ha fatto la storia – così come molti altri nella notte degli Emmy – diventando la prima afroamericana a vincere un Emmy nella categoria Leading Actress in a Drama (attrice protagonista in una serie drammatica). Ma la protagonista di How to Get Away with Murder sa che c’è ancora molto da fare per quanto riguarda la diversità ad Hollywood.
“Non credevo che tutti volessero che io vincessi” ha detto nel backstage. “Ma continuo a dire la stessa frase, in continuazione, perché mi ha colpito così tanto, cioè che le storie non finiscono mai. La mia storia non finisce qui. Si, è bellissimo, ma mio marito ed io abbiamo creato una compagnia di produzione… Credo che ci sia così tanto lavoro da fare per gli attori di colore, in più di un settore. Ci sono così tante storie che la gente deve vedere, che devono essere trasmesse e sentite, e so che non finisce qui.”
L’attrice vuole anche andare oltre al fatto che, essendo la prima Afro Americana a vincere in questa categoria, ha scritto la storia. “Smettiamola di dirlo, smettiamola di scriverlo,” ha detto. “Una delle cose che ammiro di più di Shondaland è che Annalise Keating non è stata scritta per essere interpretata da un’attrice di colore. Lei è nera perché io sono nera. Ma quello che succede scrivendo, quando si poggia la penna sulla carta, è che si lascia volare l’immaginazione.”
“Quando a scuola di recitazione studi Chekov, Shakespeare e Arthur Miller e August Wilson, pensi che solo il cielo sia il limite della rappresentazione dell’essere umano,” continua. “Soltanto quando inizi ad esercitare la tua professione che la gente inizia a dire che puoi essere solo un giudice, che non sei abbastanza carina per essere la protagonista, che puoi solo fare il dottore, che puoi solo essere autorevole, che puoi solo essere quello che noi definiamo un nero. Non ho idea di cosa significhi.”
Oltretutto, Davis è rimasta sorpresa ed onorata di trovarsi tra i nominati domenica notte. “Dovete capire che in questo campo da 35 anni, e 27 anni professionalmente. Sono un’attrice per lavoro e che vedete in una scena qui, due scene lì, ho tirato avanti recitando a teatro, Broadway e Off Broadway, ruoli secondari in film, sono solo felice di essere parte del gruppo, capite? Intendo dire che ho visto la disoccupazione gente.”
Ma, essere in questo business per quasi tre decenni, ha dato a Davis anche la forza. “Quando si è al centro dell’attenzione del pubblico, ti ritrovi ad affrontare molte difficoltà,” ha detto. “Il mio passato mi ha reso una persona più forte, la vita mi ha reso una persona più forte, perché capisco il fallimento, come capisco che la vita non finisce con il fallimento, quindi sono più forte, tipo “Su, fatti sotto!”
Tra le altre nominate alla categoria c’era anche la star di Empire Taraji P. Henson, con la quale Davis si è trovata bene durante lo show. “Ci siamo abbracciate per tre volte,” ha detto Davis. “Taraji, comunque, quello che la gente deve sapere su Taraji P. Henson – ed è una cosa davvero, davvero, davvero rara da incontrare in questo lavoro – è l’attrice più di supporto di tutte; ti supporta in modi che neanche puoi capire, e lo fa in modo genuino. Sono quasi trent’anni che faccio questo lavoro e la metterei in cima alla lista della gente che sa essere d’aiuto. Ci siamo sussurrate ‘Chiunque lo vinca, sarà grande. Sarà bellissimo e ti voglio bene.’”