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Doctor Who | Recensione 9×10 – Face the Raven

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Doctor Who | Recensione 9×10 – Face the Raven

“It’s been a long day, without you, my friend
and I’ll tell you all about it, when I see you again …”

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J.K. Rowling una volta ha detto: “the stories we love best, live in us forever” ma personalmente non ho mai avuto dubbi su questo, non ho mai creduto anche solo per un istante di poter dimenticare Clara Oswald, di poter semplicemente vedere la sua storia che finisce e voltare pagina, leggerne un’altra magari, innamorarmi di un altro personaggio e ricominciare. Il problema per me è che ci sono storie che non possono essere solo un ricordo che vive dentro di noi, ci sono storie che hanno lasciato un segno nella nostra vita di tutti i giorni, che ci hanno aiutato a rialzarci, che sono state un motivo per sorridere a fine giornata o un modello da seguire quando ci sentiamo persi, come la proverbiale luce in fondo al tunnel. Ecco, Clara Oswald era una di queste storie, e lo era per me come lo è stata per il Dottore, per questo adesso mi ritrovo a scrivere questa “confessione” nonostante riesca a malapena a vedere lo schermo del pc, non è solo un mio pensiero emotivo, infantile, fangirloso e stucchevole se preferite su di lei, perché, alla fine di tutto, ciò che Clara ha rappresentato per me è esattamente ciò che questo personaggio è stato dal primo all’ultimo giorno per il Dottore, ossia la sua ancora di salvezza, la sua più profonda umanità, il suo ricordo costante della persona che ha sempre voluto essere ma che tante volte il dolore e le sofferenze gli hanno fatto dimenticare. Ma Clara era lì al suo fianco a ricordarglielo, con il suo sorriso buono, con il suo coraggio, con la voglia di vivere, perché lei VOLEVA vivere e su questo non dovrebbero esserci mai dubbi, soltanto voleva farlo a modo suo, con la sua stupida caparbietà e con quella dannata indipendenza che la spingevano sempre oltre il limite, ma che erano da sempre una parte di lei, la sua parte più importante, quella parte che desiderava viaggiare e visitare quei 101 posti che sognava da bambina, quella parte che è cresciuta con lei fino al momento in cui il suo desiderio si è realizzato. Quando Clara ha incontrato il Dottore, ha anche incontrato quella vita che era destinata a vivere da sempre, la vita che le spettava, la vita che ha scelto e in cui era inevitabilmente perfetta perché quello era finalmente il suo mondo e nessuno avrebbe mai potuto portarglielo via. E in quel mondo Clara aveva investito tutta se stessa, senza tirarsi indietro di fronte a nulla, respirando ogni momento di follia, abbracciando ogni rischio e concedendo tutto il suo amore immenso. Clara amava il suo lavoro, amava i suoi studenti, amava ogni singola forma di umanità e soprattutto ha amato Danny Pink, ma non totalmente, non come le sei sapeva di poter fare perché quell’amore che ti riempie, ti travolge e ti lascia senza parole lei lo riservava alla sua vera vita, a quella cabina più grande all’interno che considerava la sua casa e che era diventata la sua normalità, quell’amore così intenso e assurdo lei lo provava per il Dottore, per ciò che lui aveva portato nella sua quotidianità, per ciò che era e per ciò che lei diventava al suo fianco. Per questo io credo che Clara non sia mai cambiata davvero, perché fin dal suo primo viaggio lei ha sempre cercato di dimostrare qualcosa, dimostrare a se stessa e al Dottore di potercela fare, di meritare di restare al suo fianco, ma soprattutto Clara voleva soltanto vivere pienamente come non era mai successo prima, voleva fare la differenza, voleva rischiare e amare senza guardarsi indietro, senza aver paura di perdere. Tutte queste parole, tutte queste emozioni, solo per dirvi che Clara Oswald è morta così come aveva vissuto, restando fedele a se stessa, alle sue SCELTE, ai sogni che custodiva dentro di sé, al Dottore e a quell’amore che provava per lui e per la vita che condividevano. Sono arrabbiata perché Clara ha messo la sua sicurezza al secondo posto, l’ha sempre fatto, prima per il Dottore, adesso per Rigsy ma soprattutto l’ha fatto perché non ha mai voluto tornare indietro, non ha mai voluto fermarsi un attimo e rendersi conto che forse correva troppo, non poteva, perché quella corsa era tutto ciò che la rendeva felice e Clara Oswald non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

Questa è la storia della Scelta di Clara Oswald e di chi ha contribuito a compierla.

Tutto in questo episodio mi sembrava una costante conferma di ciò che questo personaggio è sempre stato, a partire dai primi istanti, da quell’energia che la pervadeva completamente, dalla gioia nei suoi occhi per l’ennesima avventura appena vissuta, dalla trepidazione per la prossima sfida e per la successiva ancora ma soprattutto ancora una volta Clara voleva essere all’altezza, voleva che il Dottore fosse fiero di lei, voleva essere quella giusta per lui e per la loro vita insieme. E più andava avanti, più sentiva di esserlo, e questo le piaceva, troppo per poterci rinunciare.

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Ripensandoci anche adesso, rivedendo nella mia mente quella ragazza che ciondolava a testa in giù dal Tardis ridendo di gusto e salutando Londra come se fosse la padrona del suo mondo, non riesco a non pensare che tutto ciò che è successo dopo era soltanto ciò che Clara voleva da sempre e non parlo di un desiderio inconscio di morte, forse mi ripeterò, ma parlo di un bisogno estremo di vivere ogni singola emozione amplificata a mille, mi riferisco al suo innato desiderio di cambiare la storia, di infrangere le regole, di sentirsi quasi invincibile e poi di tornare con i piedi per terra, solo per ricominciare tutto da capo il giorno dopo. Anche la scelta di richiamare Rigsy nell’ultimo atto della storia di Clara secondo me intendeva essere un richiamo al suo passato, a quel momento in cui era stata il Dottore per un giorno e le era piaciuto perché aveva capito quanto portata fosse per quel modo di essere, per quella vita adrenalinica, per quella sensazione di avere il controllo e lo sappiamo bene, Clara ha sempre amato avere il controllo di tutta la sua realtà. E poi quando una persona a cui tiene è in pericolo, beh in quel caso nulla al mondo potrebbe fermarla.

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Padrona del Tardis come del suo appartamento, Clara risponde alla chiamata di Rigsy, alla sua richiesta d’aiuto, rientrando nella sua nuova vita e conoscendo quella famiglia da cui in qualche modo promette di riportarlo, sicura che anche questa volta lei e il Dottore avrebbero vinto, insieme, come sono abituati a fare.

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Ma la strada, o forse il vicolo, che Clara stava intraprendendo con il suo entusiasmo travolgente e inarrestabile nascondeva, letteralmente e metaforicamente, il suo vero volto, impedendo a tutti loro di vedere quella trappola destinata a funzionare e che si sarebbe rivelata solo nel momento in cui era ormai troppo tardi per evitarla o per agguantare ancora una volta quella soluzione in cui Clara credeva sempre, quel piano spettacolare che il Dottore improvvisava quando tutto sembrava ormai finito e che invece si dimostrava soltanto un nuovo inizio.

Mentre il passato sembra quasi destinato a riscriversi vita dopo vita, Ashildr, avvolta ancora nell’identità che aveva scelto e in quell’oscurità che la circondava ormai da più tempo di quanto fosse capace di ricordare, diventa, in modo fatalmente chiaro e tragicamente esplicito, l’emblema di questa realtà parallela, di questa città nascosta all’occhio comune perché vissuta da tutti coloro che non potevano mostrarsi in quanto non sarebbero stati mai accettati, non avrebbero potuto trovare il loro posto nel nostro mondo, decidendo così di celarsi e vivere in silenzio, secondo le loro regole ferree e in un equilibrio illusorio, in cui “Me” diventa giudice e punitore, simbolo di una legge che non conosce eccezioni, che non conosce umanità.

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Pur di mantenere il suo ordine così prezioso, pur di sentirsi difensore di tutte quelle minoranze di cui una volta faceva parte e in questo modo convincersi di stare ancora dalla parte dei giusti, Ashildr scende a patti prima con l’oscurità, lasciando che il corvo vegliasse sul suo mondo, e poi con una forza ancora più grande e misteriosa che le chiede in cambio un sacrificio che era ben disposta a compiere, vendendo l’uomo che l’aveva abbandonata, l’uomo da cui tutto ha avuto inizio: il Dottore. Giocando ancora una volta, proprio come gli aveva promesso, con tutti coloro che lui aveva lasciato indietro, Ashildr muove Rigsy come una pedina nella sua scacchiera, seguendo il suo piano geniale in cui nessuno avrebbe dovuto farsi male, in cui lei avrebbe rispettato i suoi accordi, Rigsy sarebbe tornato a casa e la pace sarebbe scesa nuovamente sul suo villaggio, così simile forse ai suoi occhi a quello da cui era nata. Ma Ashildr era troppo lontana ormai dall’umanità per prevedere una variabile improvvisa, per anticipare una mossa avventata e sorprendente di quel giocatore che ricordava solo attraverso le sue stesse parole ma che in realtà non aveva mai conosciuto.

Ingenua, eroica, inarrestabile, stupida, Clara Oswald coglie al volo, senza neanche pensarci, la possibilità di liberare Rigsy dalla sua condanna a morte, per riportarlo alla sua famiglia certo ma anche perché totalmente convinta di aver compiuto la sua mossa più geniale, di aver guadagnato tempo per lei e per il Dottore e soprattutto per quella verità che stavano cercando e che sapeva senza ombra di dubbio che avrebbero trovato perché questo è ciò che fanno. E infatti ancora una volta, la verità si rivela in tutta la sua potenza ma solo nell’istante in cui mostra la sua vera identità e intrappola il Dottore con fili invisibili che una forza maggiore adesso comanda, riuscendo in quell’impresa che nessuno aveva mai compiuto: comandare il Dottore, annullare le sue libertà, lasciare il Tardis sulla Terra come semplice ricordo di chi lo ha vissuto. Ed è proprio in quel momento che la realtà ci colpisce in pieno volto con un ripido crescendo di consapevolezze, quando all’improvviso ogni speranza viene meno, quando l’avventatezza di una decisione mostra tutti quei lati ciechi che all’inizio non preoccupavano ma che adesso diventano la realizzazione istantanea di tutte le paure che finora erano state allontanate quasi come se non le appartenessero ma che tornano ora a chiedere il conto in tutta la loro forza, chiudendo ogni via di fuga e mostrando quel traguardo che a volte Clara aveva davvero creduto che non sarebbe mai arrivato. Adesso tutto diventa estremamente chiaro, adesso il suo volto mostra i segni di tutte quelle decisioni che ha preso senza soffermarsi anche solo un istante a pensare alla sua sicurezza, adesso Clara capisce che non ci sono più bonus da giocare, che non esistono più spettacolari e geniali piani di fuga da mettere in atto all’ultimo minuto, adesso il volto del Dottore annientato dal dolore e dalla rassegnazione evidenziano quella realtà che non voleva vedere ma di fronte al suo ultimo fatale destino, Clara Oswald riafferma se stessa, riconferma ogni singola scelta fatta, ogni decisione presa, ogni rischio che ha corso, perché era tutto ciò che aveva sempre voluto, perché conoscere e “amare” Jane Austen era un’esperienza a cui non avrebbe mai rinunciato, perché combattere Cybermen, Dalek e alieni bidimensionali la faceva sentire viva e importante, perché vivere al fianco del Dottore le aveva fatto capire quanto fosse speciale, quanto meritasse di più di quello che la vita sulla Terra poteva offrirle. “Don’t go gentle into that goodnight”, Clara Oswald fa proprio il significato più profondo ed essenziale di questa frase, affronta il corvo con lo stesso coraggio con cui ha vissuto ogni giorno della sua esistenza ma prima di andare via non è alla sua vita che pensa, non è al suo dolore o alle sue paure ma ogni suo pensiero è rivolto a lui, alla persona più importante di sempre, a quell’uomo a cui ha consacrato la sua lealtà, all’uomo che ha salvato volta dopo volta fino al momento in cui gli ha permesso di riconoscersi e di tornare a casa, una casa che il Dottore credeva di aver perso per sempre ma che invece Clara Oswald gli ha concesso di ritrovare.

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Clara ha regalato al Dottore il suo obiettivo più importante e adesso ciò che vede la spaventa, il dolore e la rabbia che legge nei suoi occhi la terrorizzano, non è così che vuole ricordarlo, non è quello il suo Dottore. E così Clara lo richiama all’ordine un’ultima volta, come ha sempre fatto, e gli chiede, no, gli ordina di essere il Dottore, non un guerriero, non un codardo, solo il Dottore, il suo Dottore, la persona che ama e che l’ama a sua volta, incondizionatamente, come Clara sa bene ormai, lei lo sa sempre.

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Clara non voleva morire, non avrebbe mai potuto o voluto lasciarlo, perché aveva bisogno di lui come il Dottore aveva ormai bisogno di lei, ogni giorno, ma le sue azioni l’hanno condotta a quel momento da cui Clara non può fuggire ma da cui in fondo non sarebbe mai fuggita, perché fino alla fine lei resta al suo fianco, “till death tear them apart“, senza dire tutte quelle parole che non servono più perché la storia parla per loro, le lacrime e la rabbia esprimono ciò che provano meglio di quanto avrebbero mai potuto fare poeti e scrittori. “Let me be brave”, per l’ultima volta Clara chiede al Dottore di non proteggerla, di non fermarla, di lasciarle vivere la sua vita come più voleva, di essere orgoglioso di lei e inerme come non lo era mai stato, il Dottore la lascia andare, la rispetta e la ama fino in fondo mentre guarda la sua più profonda umanità sfuggirgli dalle mani, come fumo, senza poter avere la possibilità di fermare il tempo, il suo tempo, e salvarla l’ultima volta. E quando tutto è ormai finito, ciò che resta di lui è volontà di tenere fede alla promessa, di rispettare il ricordo della sua Clara anche se sente crescere, dentro di sé, la consapevolezza di non essere certo di riuscirci, perché quella rabbia adesso è tutto ciò che gli resta.

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Questa storia, questo finale, ha fatto nascere molti dubbi, io per prima ho avuto difficoltà a capire, sotto la mole del mio dolore, che cosa ne pensassi. Forse ci aspettavamo qualcosa di diverso, in tanti speravamo in una chiusura ciclica, come un ritorno alle origini e a quelle parole con cui abbiamo sempre identificato Clara, “Run you clever boy and remember me” ma poi ho ricordato le parole di Steven Moffat, ho ricordato il suo modo di scrivere e amare, più di ogni altro personaggio, la storia di Clara e allora ho capito. Clara Oswald NON era la ragazza impossibile, era totalmente e completamente UMANA, la sua missione non era un destino, era una scelta che aveva fatto e che poi si era conclusa, archiviata, dando inizio a un nuovo capitolo della sua vita in cui la protagonista era soltanto lei, “just you, Clara”, my Clara. E alla luce di queste considerazioni, diventa tragicamente chiaro come questa potesse l’unica fine possibile per una donna come lei, per chi sognava da tutta la vita di viaggiare fino ai confini del mondo, di misurarsi con pericoli e sfide anche più grandi di lei, per chi ha vissuto pienamente ogni istante, per chi ha incarnato il desiderio di avventura insito nell’uomo, la brama di vivere in bilico, di assaggiare la normalità solo per rendersi conto di quanto si ami la diversità, la meraviglia, la magia che Clara ha sempre cercato fin dalla prima volta in cui il Dottore le chiese che cosa volesse vedere, dove, nello spazio e nel tempo, volesse andare. Il finale riservatole a Natale Clara non l’avrebbe mai accettato, perché non era così che avrebbe voluto vivere i suoi anni, perché avrebbe sempre scelto pochi mesi al fianco del Dottore anziché un’intera vita senza di lui. Quindi sì, la storia di Clara Oswald si è conclusa con più semplicità di quanto avessimo mai immaginato perché è così che finisce la vita di un uomo, non ci sono fuochi d’artificio, non ci sono gesti plateali, ma soltanto il coraggio di affrontare le conseguenze delle proprie azioni, consapevole di aver vissuto davvero, di aver amato senza riserve e di essere rimasta fedele all’unica persona che ha sempre voluto essere.

Guardandomi indietro, osservando la sua storia adesso che si è conclusa, mi rendo conto di non aver mai sbagliato su di lei, di aver sempre visto, conosciuto e amato la vera Clara Oswald, la compagna che ha cambiato il corso della vita del Dottore e che ha saputo vivere sul suo stesso livello, la compagna così umana eppure così profondamente simile a lui. Tributo a Jenna Coleman che nel 2012 entrò in questo mondo in punta di piedi, sperando soltanto di fare la sua parte e lasciare il suo segno nella storia, inconsapevole che una pagina di quella storia lei l’avrebbe scritta. Testimone del passaggio fondamentale da un “Dottore” a un altro, Jenna Coleman ha accompagnato gli ultimi momenti di Matt Smith ma più di tutto ci ha presentato Peter Capaldi, diventando per lui tutto ciò che Clara è stata per il Dodicesimo Dottore, un’amica, una confidente, un punto fermo su cui poter sempre contare.

In “Face the Raven” diciamo addio a Clara Oswald, scriviamo la parola fine alla sua storia, assistiamo alla conclusione di un percorso innegabilmente fondamentale per lo show, per il Dottore e anche per noi che abbiamo avuto la fortuna di farne parte ma qualcosa dentro di me mi dice che questa non sarà l’ultima volta che vedremo il volto di Clara e nell’attesa di rincontrarla quindi, le dico:

Run, run you clever girl, and remember us …

Con le ultime forze che vi restano, passate da questa meravigliosa pagina dedicata all’indimenticabile Clara Oswald e alla sua perfetta interprete Jenna-Louise Coleman • Clara Oswald » Jenna Coleman. ϟ

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

8 COMMENTS

  1. Io non sono sicura che la sua storia sia ancora conclusa.
    Ci sono un po’ di indizi che me lo fanno credere:
    1) difficile pensare che l’ultima puntata di una companion venga scritta da una new entry che, a quanto pare, è anche agli inizi della sua carriera. E’ più probabile che questa sia la puntata preparatoria perché poi Moffat possa dar libero sfogo al genio e sadismo.
    2) E’ inclusa nei credit dell’ultima puntata (anche se non sempre c’è da fidarsi)
    3) le ultime foto dal set la vedevano vestita da cameriera e dobbiamo ancora vederla così.

    Detto questo, che comunque apre le porte ad un miliardo e mezzo di teorie tra le quali ce n’è una che mi affascina particolarmente ovvero che il Dottore sapesse già della morte di Clara, questo episodio mi è piaciuto molto e mi ha emozionato ancora di più.
    Ho iniziato ad amare Clara proprio nel momento in cui sono usciti i suoi difetti. Da quel momento ho iniziato a pensare che sia la companion più reale di tutto il New Who, la più complessa, la più imperfetta.
    E nella sua imperfezione la si ama.
    La sua morte e gli eventi che hanno portato a questo epilogo dimostrano come Clara abbia viaggiato troppo col Dottore. Con la morte di Danny Pink si è alienata dal mondo dei terrestri ed ha pensato solamente alla sua vita col Dottore, finendo per comportarsi come lui.
    E’ una morte coerente col personaggio e che mi rende molto orgogliosa di lei per il dialogo finale.

  2. Sai che adoro il tuo modo di scrivere e mi piacciono sempre le tue recensioni, quindi in questo caso sono la prima a odiarmi per non essere d’accordo su alcune delle opinioni espresse (d’altronde il mondo è bello perché è vario, diciamo, e quando si entra nel regno della soggettività c’è poco da fare): sottoscrivo l’intero paragrafo dedicato ad Ashildr, sono d’accordissimo su tutto quanto detto, ma riguardo l’episodio in sé io sarò sincera, l’ho trovato un ottimo contesto purtroppo svilito da risvolti che non ho apprezzato. Ripeto, è tutto soggettivo, io non ho nulla contro Clara e sicuramente mi dispiace per la dipartita di questo personaggio, e hai anche ragione tu quando dici che quando una persona muore non devono per forza esserci fuochi d’artificio e quant’altro, è bello a questo proposito quello che dice Clara poco prima di uscire in strada (una frase che suona molto come il “si vive insieme, si muore da soli” di Lost: è vero, è un momento intimo e per questo nessuno dovrebbe aspettarsi morti eclatanti), ma qui siamo pur sempre in una serie tv, è pura narrativa, e narrativamente parlando ricordiamoci che è in ballo una companion che, anche gli hater dovranno ammetterlo, è stata importante per la storia del Dottore, e sinceramente ho trovato il tutto fin troppo sottotono. Donna, per dirne una, non è morta, ma la sua fine mi ha decisamente toccata di più. L’addio ai Pond (tanto per far capire che non sono una Davisiana che odia Moffat, io ammiro i pregi di entrambi) mi ha toccata di più. Ho apprezzato molto il tuo articolo, che è fondamentalmente un elogio a Clara Oswald, ma trovo che enfatizzi troppo su dei lati che invece io ho individuato come punti deboli: la voglia di vita di Clara all’inizio dell’episodio ad esempio, per me non è stata così tanto in linea con il personaggio, ma anche per il fatto che nell’arco delle stagioni in cui è stata protagonista spesso mi sono trovata a non capire esattamente COSA sarebbe stato in linea con il personaggio. Non voglio dire che non mi piace per niente come Moffat l’abbia gestita, ma spesso ho avuto la sensazione che Clara venisse scritta in maniera troppo elementare, spesso la sua personalità ci veniva DESCRITTA anziché MOSTRATA (“show don’t tell”?!?), tipo quando lei e Eleven arrivano a Christmas e lei si autodefinisce una maniaca del controllo quello è stato un dettaglio che personalmente ho trovato nuovo, non mi era mai capitato di inquadrarla così, è stato Moffat a dircelo… non so se mi sono spiegata, ma quello che mi ha confusa molto riguardo questo personaggio è che sì, l’amore di Moffat per lei era indiscutibile, ma proprio per questo forse lui si è impegnato a darle un’immagine e un contesto così immensi che il risultato è stato a volte confusionario per me. Esempio: quando conosciamo Clara del presente fa la babysitter a due ragazzini, nessun riferimento all’essere insegnante, ma sappiamo che ha perso la madre; nell’episodio del cinquantenario eccola a scuola e in un episodio di Natale eccola con una famiglia che NOI abbiamo ipotizzato fossero padre nonna e, forse, nuova compagna del padre? Insomma, è come se per rendere Clara speciale a tutti i costi Moffat abbia cercato di concentrare in lei tante storie e tante personalità, quando invece spesso è proprio la semplicità a conquistare. Per quanto lei mi piaccia e non abbia nulla contro Jenna, ho trovato la storia di Clara a volte raffazzonata, sarà solo una mia percezione personale, non lo metto in dubbio, ma questo ha fatto sì che non riuscissi ad affezionarmi al 100% perché tutti questi difetti della “companion più imperfetta di tutte” che molti additano io proprio non li vedo: è partita Mary Sue e si è ripresa un po’ col tempo, ma in maniera discontinua a mio parere.
    Comunque, al di là di Clara nello specifico, sono dispiaciuta se questo sarà davvero il suo addio, l’episodio ci ha presentato una storia intrigante in un contesto interessante, ma la sua morte è stata un risvolto forse non trattato con la necessaria attenzione, ma che comunque non mi è arrivato come avrebbe dovuto… che sia per il fatto che ho visto altre versioni di Clara morire o che la stessa Clara del presente ha minacciato di andarsene e invece è tornata più volte, forse è una sensazione di non aver davvero visto la fine di Clara Oswald che mi fa considerare questa “fine” come un qualcosa per cui non è davvero il caso di struggersi troppo.

    • Ciao Ale!!! Innanzitutto voglio ringraziarti per aver dedicato il tuo tempo a scrivere questo commento, non sai quanto lo apprezzi!! Quindi GRAZIE MILLE!! Io ho sempre creduto (forse ingenuamente) che Doctor Who fosse LA SERIE TV in cui più si poteva esprimere il proprio parere personale perchè esistono talmente tante storie e tanti personaggi che devi solo scegliere quello che più ti rappresenta e lasciarti trasportare dalle emozioni, gli haters, le guerre, la superbia che tante volte si respira purtroppo nel fandom sono inutili per me! Quindi onestamente ti ringrazio anche per il modo in cui hai presentato la tua opinione, non ne sono più abituata! Per questo motivo comunque non posso rispondere nulla nel momento in cui mi dici che l’addio di Donna o dei Pond ti hanno colpito emotivamente di più perchè credo sinceramente che rappresenti il massimo della soggettività! Quello che posso dirti, sempre secondo il MIO punto di vista, e solo per continuare a confrontarmi con il tuo parere, è che probabilmente la scelta di chiudere in questo modo la storia di Clara (se la consideriamo davvero conclusa) sia nata PROPRIO con l’intenzione di scrivere qualcosa di fortemente semplice e ordinario perchè in fondo Clara i suoi momenti da “fuochi d’artificio” narrativi li ha avuti, ha avuto la sua catchphrase, ha avuto i suoi occhi nella sigla, onestamente ha avuto tutto ciò che una compagna potesse avere, non restava più nulla se non la semplicità e non so se la pensi così anche tu ma PROPRIO da quando Clara è entrata nel DW di Moffat, le storie e i personaggi hanno abbracciato una semplicità e un’emotività che forse nelle prime due stagioni non c’erano, se pensi a Amy o River Song, le loro storie sono fortemente enigmatiche e criptiche, con Clara secondo me Moffat ha trovato un equilibrio tra quel genio sregolato che lo caratterizza e la semplice umanità, forse motivo per cui mi sono innamorata di Clara fin dall’inizio. E proprio per questo motivo ho riguardato gli episodi di Clara più volte di quanto sia disposta ad ammettere qui, cioè ti parlo davvero di un numero spropositato di rewatch, e per come la vedo IO (quindi non voglio dire che il tuo punto di vista è sbagliato, non mi permetterei mai!) quello che a te sembra confusionario, a me invece sembra un personaggio particolarmente sfaccettato e ti spiego il perchè. Clara secondo me si presenta all’inizio come una ragazza in stand-by, lei era un vulcano inesploso perchè aveva sempre vissuto una vita semplicissima e in fondo le stava bene così ma quando il Dottore arriva nella sua quotidianità, lei comincia a mostrare tutti quei lati di sè che non aveva mai avuto modo di esplorare ma che ha sempre custodito, il libro che lei stringe tra le braccia come una bambina seduta sulle scale è il simbolo di tutto ciò che aveva sempre voluto fare, di quella voglia di vivere che la caratterizza fino alla fine. Il fatto di voler SOTTOLINEARE a tutti i costi alcuni lati del suo carattere ci sta ma secondo me resta in linea con la sua personalità, ricordi quanto era precisa e bossy con Angie (la ragazzina a cui faceva da babysitter)? Ricordi quanto ha AMATO prendere il controllo contro l’armata dei Cybermen? Maniaca del controllo lo è sempre stata e lo abbiamo visto, forse tra l’episodio di Natale e anche l’8×01 ce l’hanno fatto notare di più ma era un lato del suo carattere che ha sempre avuto. Per quanto riguarda la sua vita privata, io credo che fin dall’inizio ci sia stata una sorta di equilibrio in questo, la nonna compare due volte infatti mentre il padre e la compagna solo a Natale, e la svolta dell’insegnamento sicuramente non l’hanno spiegata ma in entrambi i casi erano storyline necessarie per slegarla dalla vicenda dell’Impossible Girl, ormai CHIUSA alla fine della settima stagione, ma allo stesso tempo limitare questi ambiti della sua vita a pochi momenti rispetto al peso che invece hanno avuto le famiglie di Rose, Donna e Martha, è stata una decisione che alla fine ha valorizzato la conclusione inevitabile della storia di Clara perchè nel tempo, ancor di più dopo la morte di Danny, è diventato evidente come la SUA VITA appartenesse al Tardis, al Dottore, della serie “Sì, aveva una famiglia e un lavoro e li amava entrambi MA MAI quanto la sua vita con il Dottore”, secondo me sarebbe stato quasi più insolito il finale di Natale, quello in cui lei vive la sua vita felice lontana dal Dottore, che questo in cui muore avendo vissuto così come voleva! Infine quindi io credo quindi che la sua complessità fosse anche del tutto umana e la sua morte mi sembra che abbia rispettato pienamente questi caratteri perchè mai come in questo momento ho ricordato le parole di Moffat quando ha detto “Clara non era IMPOSSIBILE, non lo è mai stata, era il Dottore che non la capiva, ma lei è sempre stata normalissima” e così infatti è morta, abbracciando la sua vita e lasciando nel Dottore un vuoto immenso e quel vuoto, quell’addio per me è stato STRAZIANTE quanto Doomsday o The End of Time, ma qui, ancora una volta, si entra nella soggettività! Tutto ciò che voglio dire è che comunque io ci ho visto una forte continuità ed era tutto quello che volevo! Come ultima cosa … TI PREGO PERDONAMI PER QUESTA SECONDA RECENSIONE!

  3. Mi è piaciuto che hai dedicato praticamente l’intera recensione all’analisi del personaggio di Clara, un tributo dovuto. Sono d’accordo con la tua analisi, Clara è morta così come ha vissuto ed è stato quel suo tratto caratteriale che la spingeva a credersi il Dottore, o almeno invulnerabile quanto lui a spingerla alla sua fine, fin dal primo episodio di questa stagione era chiaro che questa sarebbe stata la sua rovina. Ma lei era così, aveva iniziato una folle corsa e non credo che sapesse e nemmeno volesse fermarsi. Ho letto che a molti non è piaciuto l’episodio perché era poco epico, ma la morte non è epica, proprio per niente. Mi è piaciuto che Moffat abbia rispettato questo. E’ stato semplice, con un atto di coraggio e dignità alla fine, perfettamente in linea con il personaggio di Clara e a me è andata bene così, l’unica cosa è che forse avrei voluto vedere la storia sviluppata in due episodi, è stato troppo veloce rispetto al ritmo a cui questa stagione ci ha abituato, soprattutto in considerazione che era l’addio a un personaggio fondamentale. Detto ciò, non penso che sia l’ultima volta che rivediamo Jenna Coleman in questa stagione, non so se propriamente come Clara o come suo “fantasma”, o “ombra” stile Amy Pond allo scocco della dodicesima ora. E poi, il Dottore sapeva o perlomeno aveva intuito che la fine di Clara era vicina? E’ qualcosa che turba anche me. Bella recensione!

    • Cara posso solo ringraziarti con tutto il cuore per le tue parole!!! Anch’io credo che rivedremo Jenna Coleman ma non so davvero in che modo!! Sta di fatto che sono ampiamente distrutta! E per quanto riguarda la “dodicesima ora” (e solo a pensarci mi sento anche peggio), io non la voglio, io la PRETENDO! Prendessero accordi già adesso!

  4. Appena ho finito di vedere la puntata ho pensato a quanto sarebbe stato difficile per te scrivere questa recensione, dato che amavi tantissimo Clara.
    Ho come l’impressione però che la rivedremo, magari anche come “allucinazione” del Dottore o come frammento nella storia, data la teoria su di lei. Un po’ come quando Amy Pond apparve a Eleventh (quando si passò da Smith a Capaldi per intenderci).

    Ho pianto cmq anzi mi son dovuta trattenere se no mio padre mi avrebbe preso in giro a vita! soprattutto quando Clara corre fuori, to face the Raven, ecco lì stava per partire un fiume di lacrime. :'(

    Ciao!!!

    • Motivo per il quale ho guardato l’episodio da sola, perchè sapevo che sarei stata uno schifo! Ti sono sincera cara, da una parte avrei pagato oro per non dover essere io a scrivere la recensione, dall’altra non avrei voluto che la scrivesse nessun altro che non fossi io perchè era la mia Clara e volevo dirle addio! Io penso che rivedremo presto JENNA COLEMAN, non so come, ma purtroppo non come la vera Clara! E poi la rivedremo ancora una volta quando Twelve lascerà il posto alla nuova versione di se stesso, lì la pretendo, perchè il primo volto che quella faccia ha visto dovrà essere anche l’ultima, com’è successo con Ten e Eleven! Grazie per il commento tesoro (e per l’interessamento delle mie condizioni!)!!

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