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Doctor Who | Recensione 9×03 – Under the lake

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Doctor Who | Recensione 9×03 – Under the lake

Mentre mi apprestavo a guardare l’episodio, un unico pensiero sembrava ben stabile nelle mie convinzioni: “Sicuramente non saranno veri fantasmi”, perché con Doctor Who ho imparato ad entrare nell’ottica del “Nulla è come sembra”, solitamente infatti è tutto più complicato e assurdo di come lo immaginavamo, ma soprattutto perché ci sono tre cose al mondo di cui non mi fido assolutamente:
– I promo
– Steven Moffat
– Shonda Rhimes (ma questa è una storia per un altro giorno)
Sta di fatto comunque che ogni volta in cui abbiamo creduto di vedere dei fantasmi in Doctor Who, questi puntualmente si rivelavano tutto tranne che inquietanti ectoplasmi di ritorno dall’oltretomba. Navigando su questa certezza quindi aspettavo pazientemente che il mio Dottore analizzasse la situazione come solo lui sa fare e realizzasse, tra esperimenti e ammiccamenti con Clara, la vera identità di queste creature. E infatti con estremo entusiasmo ed eccitazione, il Dottore esclama:

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– potete immaginare il mio mondo che va in pezzi.

Tornando inevitabilmente seri, per quanto mi riguarda il secondo passo da compiere, quello più difficile, sta proprio nell’andare oltre quello che ci mostrano e provare a capire ciò che si nasconde sotto l’evidenza, ciò che si cela in bella vista. E per quanto l’episodio, essendo una prima parte, abbia volontariamente posto più domande di quante fossero le risposte ottenute, l’unica certezza che sento di avere adesso ruota intorno alla chiave della storia: il MESSAGGIO.

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OLTRE I FANTASMI

Ciò che mi ha colpito particolarmente del messaggio intorno al quale è stata costruita l’intera storia è la somiglianza con alcuni degli aspetti più caratteristici dell’intera serie. Quasi come un manifesto infatti, il messaggio che riecheggia in modo sottile durante tutto l’episodio non potrebbe essere più criptico, misterioso e oscuro, custode di storie e segreti che possiamo solo immaginare, enigmatico e stranamente affascinante ma con un potere tale da riflettersi nei nostri occhi e occupare la nostra mente inconsapevolmente e senza permetterci di comprenderne il suo più autentico significato. In definitiva, Doctor Who. Ma l’aspetto più inquietante di questa prima parte dell’episodio sta probabilmente nel nostro ruolo in questa comunicazione, in questa trasmissione di cui captiamo solo pochi dettagli e in cui non siamo altro che strumenti utilizzati per un fine, come un disegno più ampio di cui facciamo parte ma che non siamo autorizzati a vedere. E cosa si fa allora quando non riusciamo a vedere l’immagine completa? Esatto, facciamo un passo indietro.

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Il contesto in cui si sviluppa l’enigma richiama così tanto il passato da avere la sensazione di vivere un deja vu o di essere intrappolati in un mondo parallelo in cui tutto è simile ma diverso (ogni riferimento a fatti, persone e companion è puramente voluto e cercato, soprattutto dopo questo episodio).

Una base militare di stanza nel posto più remoto della Terra, un Tardis restio all’atterraggio, un equipaggio accompagnato da insoliti colleghi, un’atmosfera che ti travolge come un oscuro sesto senso e infine loro, il Dottore e la sua compagna, la persona che in quel preciso momento lo conosce meglio di chiunque altro, diventando la sua metà perfetta. Da un buco nero a un fondale marino, da The Impossible Planet a Under The Lake.

In principio dunque c’era una base di addestramento militare sulla terra ferma, successivamente inondata e sommersa in seguito al crollo di una diga. Quella che quindi era ormai diventata un’Atlantide abbandonata, viene adesso riscoperta e risvegliata dal profumo del petrolio e da una nuova base dedicata questa volta all’estrazione mineraria dai fondali marini. A guidare la squadra in una missione ai confini della Terra è in realtà l’insaziabile curiosità scientifica, il bisogno di scoprire e conoscere, il desiderio di avere di più della semplice realtà. Ed è proprio questa brama di diversità che spinge inevitabilmente il team a portare a bordo l’inizio del loro incubo peggiore: un oggetto non identificato ma fortemente somigliante a una nave spaziale.

Il messaggio inciso sulla parete della nave abbandonata viene ritrovato, osservato, riflesso e percepito inconsciamente. Solo in seguito quindi la minaccia esce allo scoperto, mostrando il suo volto oscuro e trasparente e cominciando a reclutare compagni, partendo dal leader della squadra, prima vittima dell’episodio.

Quando il Dottore raggiunge la base, con grande disappunto del Tardis e di Clara pronta a viaggiare come una scheggia fuori controllo attraverso lo spazio e il tempo (dopo Jane Austen, adesso voglio sapere come ha perso gran parte della sua dignità!), si ritrova a compiere gli stessi passi della squadra apparentemente scomparsa, con i fantasmi a fargli prima da guida verso il messaggio e soltanto dopo nuovamente in prima linea per il reclutamento.

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Ritrovato quindi il team, nascosto e momentaneamente al sicuro, il Dottore può finalmente dare inizio al suo processo investigativo e quando lo fa è onestamente MERAVIGLIOSO!
Step 1: la conoscenza – il capo da ignorare, l’idiota da evitare, la fangirl con cui accrescere il proprio ego.

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Step 2: il racconto e l’illuminazione. Come anticipavo all’inizio della recensione, la vera sorpresa dell’episodio sta nella realizzazione dell’effettiva esistenza dei fantasmi, scoperta che dapprima emoziona il Dottore come succede a me di fronte alle foto di Peter Capaldi e Jenna Coleman, ma che ben presto però pone l’accento sul vero nucleo della questione, su quella zona intermedia tra la vita e la morte che non dovrebbe neanche esistere e che invece è stata profanata per un obiettivo che diventa sempre più inquietante. La possibilità infatti che qualcuno o qualcosa abbia creato questa zona grigia apre nuovi e impossibili scenari anche per le infinite conoscenze di un Signore del Tempo, le cui domande però mi sembrano sempre fortemente umane.

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Step 3: la sperimentazione sul campo. Proprio com’è insito nel Dna del Dottore, dopo le teorizzazioni e le ipotesi, c’è bisogno inevitabilmente del contatto diretto con la realtà … contatto metaforico ovviamente date le circostanze. E proprio con lo stesso entusiasmo con cui affrontò la Mummia sull’Orient Express, il Dottore affronta adesso a viso aperto i suoi fantasmi. La scoperta però non fa altro che riavvolgere il nastro tornando al punto di partenza ma questa volta con una nuova consapevolezza: il messaggio è l’unica cosa che conta.

Le incisioni sulla parete della nave, i ritrovamenti nella città sommersa e abbandonata, le parole sussurrate dai fantasmi, il loro significato indecifrabile ma recepito in maniera subliminale da chiunque abbia guardato quei segni, tutto riconduce a un unico messaggio, portatore di coordinate quasi come una richiesta d’aiuto di cui i fantasmi non sono altro che trasmettitori di un segnale. E mentre il suddetto segnale diventa sempre più forte, il Dottore, Clara e il resto della squadra diventano quindi pedine in una comunicazione di cui non conoscono gli interlocutori ma solo il messaggio più profondo.

L’immagine finale comincia quindi a rivelarsi davanti ai loro occhi ma è ancora troppo ampia per rientrare nel campo visivo. Serve quindi un altro passo indietro ma questa volta nel tempo. Con la squadra fatalmente divisa in due, il Dottore decide di risalire all’origine della storia, prima dell’inondazione, promettendo a Clara di tornare da lei, come ha sempre fatto. Una promessa che pochi secondi dopo diventa quasi impossibile da mantenere.

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THE DOCTOR & CLARA

Non posso esimermi (come se lo volessi!) dal soffermarmi su uno dei miei aspetti preferiti dell’episodio e dell’intera serie: il rapporto tra la Dodicesima Incarnazione del Dottore (Twelve) e la sua compagna, Clara Oswald. Volendo farmi del male con i parallelismi, proprio come succedeva con Ten & Rose in The Impossible Planet, Twelve & Clara hanno ormai raggiunto un tale livello di sintonia e chimica che diventa onestamente difficile, almeno per me, immaginarli separati. Tra desideri comuni e voglia di avventura e di cambiare il mondo, Clara e il suo Dottore danno vita a un legame che si arricchisce sempre più di sfumature e piccoli dettagli che rendono il loro rapporto straordinario e quotidiano al tempo stesso, come qualcosa a cui ormai sei abituato ma che in questo modo diventa anche indispensabile e perderla non è più un’opzione contemplabile.

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In un ennesimo ed esilarante tentativo di avvicinarlo alla sfera emotiva del prossimo, Clara prepara per il Dottore improbabili cartoncini per tutte le occasioni, missione evidentemente fallita. Eppure, quando meno se lo aspetta, il Dottore si abbandona completamente alla sua più intima umanità, scatenata esclusivamente dalla paura di perdere l’unica persona di cui gli importi tanto da chiederle di fermarsi. Ed è in quel preciso istante che Clara Oswald smette di aiutare il Dottore ad abbracciare il suo lato più umano ma diventa lei stessa la sua più profonda umanità.

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E proprio questo aspetto del loro rapporto mi porta inevitabilmente a concentrarmi sulla stessa Clara e sulla sua SCELTA. In questo episodio hanno trovato collocamento alcune delle dichiarazioni più importanti dei mesi passati, quelle affermazioni che si rincorrevano da sito a sito e che si concentravano sul ruolo di Clara in questa nuova stagione. È evidente dunque che tutte quelle parole facessero riferimento a questo punto importante della sua storyline, riconoscibile fin dai primi istanti. Il nucleo della questione, come espresso ripetutamente dalla stessa Jenna Coleman, stava in un particolare atteggiamento di Clara, nel suo desiderio di spingere sull’acceleratore il più possibile, dimenticandosi quasi della sua mortalità e credendo sempre più di essere immune ai pericoli, seguendo quindi un percorso che l’allontanava progressivamente dalla Terra e dalla sua quotidianità, come se non ci fosse più nulla per cui valesse la pena restare.

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Personalmente, guardando questo episodio ma soprattutto conoscendo la storia di Clara, credo che la situazione sia paradossalmente più semplice e più complessa al tempo stesso. Ciò che principalmente mi stranisce è considerare questa evoluzione come un cambiamento imponente nella caratterizzazione del personaggio quando in realtà io credo che Clara sia fondamentalmente sempre stata così. Pensateci, fin dalle prime avventure al fianco di Eleven, da Akhaten alla Guerra Fredda e a Skaldak, Clara si è sempre tuffata a capofitto nelle sfide che affrontava, ha costantemente cercato l’avversità da superare per mettere alla prova se stessa o per dimostrare di essere all’altezza di restare al fianco del Dottore. Sì, indubbiamente all’inizio il suo lato fortemente spericolato e desideroso di avventure veniva mitigato da piccole paure e fragilità del tutto umane ma è proprio qui che colpisce l’evoluzione, anzi, sarebbe quasi più giusto parlare di esperienza. Clara è stata una delle compagne che più ha abbracciato totalmente la vita nel Tardis, riconoscendo presto in quella “blue box” le forme di una casa, la sua casa, e questo le ha concesso la possibilità di vivere avventure, momenti e storie senza limiti, senza soste, una dopo l’altra, esattamente come il Dottore ha sempre fatto. Quindi ciò che viene considerato un comportamento irrefrenabile è soltanto, secondo me, un’inevitabile conseguenza di una vita che adesso Clara sente sua e a cui sente di appartenere, a tal punto da dedicarci tutta se stessa, senza remore, senza rimpianti. Di conseguenza credo quindi che Clara non stia dimenticando le sue origini e il suo pianeta, uno degli aspetti che ho sempre amato di lei è proprio il suo saper vivere la quotidianità, la sua realtà sulla Terra, in quel lavoro che adora e in cui mette l’anima, a cambiare è proprio la consapevolezza di quel timer inevitabile che incombe sulla vita degli umani e con tutto ciò che ha vissuto, io penso che Clara sia ben avvezza alle dimostrazioni della brevità della vita umana ed è proprio questa certezza che probabilmente la spinge adesso a volere ancora di più, a voler vedere e vivere i suoi giorni di gloria, al fianco di quella persona che ora rappresenta tutto il suo mondo e a cui non potrebbe mai rinunciare.

Forse mi sbaglierò, ma penso che Clara Oswald non abbia mai rinnegato la sua umanità, l’ha difesa ed esaltata in ogni giorno della sua vita, semplicemente ha sempre portato dentro di sé il sogno di poter avere di più, di poter essere la persona che fa la differenza, di poter vivere pienamente ogni istante e adesso che ha finalmente raggiunto quella vita che merita, non ha intenzione di lasciarla andare e tornare indietro, come darle torto.
Ultima osservazione random: mi incuriosisce e mi affascina il rapporto con la musica che la serie sembra aver intrapreso in questa stagione, quasi come una canzone bellissima che ti entra dentro ma che presto o tardi sai che dovrà finire. E allora senti nella tua testa la voce di Peyton Sawyer che ti sussurra: “Every song ends, but is that any reason not to enjoy the music?”.

 

Anche questa settimana quindi Doctor Who ha messo a dura prova le mie coronarie con un TO BE CONTINUED che dovrebbe diventare presto illegale ma che riesce innegabilmente a legarmi a doppio filo a un mondo di cui adesso non posso più fare a meno.

 

Se amate Clara Oswald tanto quanto me, ricordatevi di passare da questa meravigliosa pagina a lei dedicata! • Clara Oswald » Jenna Coleman. ϟ

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

4 COMMENTS

  1. Eccoci alla terza recensione, che vengo a leggere religiosamente, il che è strano perché io fatico a non annoiarmi delle cose dopo due minuti, mentre intanto ho aperto twitter e fammi vedere questa cosa e poi guarda questo link ed è finita.
    Invece leggo dall’inizio alla fine senza interrompermi.

    Mi piacciono moltissimo le tue analisi psicologiche di Clara e il Dottore, li sento vivi e riesco ad andare nella loro profondità. Soprattutto mi piace come descrivi Clara. Mi sto praticamente affezionando e ogni lunedì faccio il tifo.
    Ci metti sempre molta cura e lo sforzo che fai per trovare la frase giusta si sente ed è molto apprezzabile.
    Sull’introduzione sono morta 😀

    • Non so davvero come ringraziarti Silvia! Sei gentilissima!! E sono orgogliosa di riuscire a trasmettere tutte le emozioni e l’intensità di questa serie immensa ma soprattutto dei suoi personaggi così vivi e straordinari! Grazie davvero per le tue parole!

  2. Come al solito una bellissima recensione! Clara è sempre stata un po’ incurante del pericolo, perfino Danny le disse che eseguiva gli ordini del Dottore senza pensarci due volte, che si fidava talmente da non sentirsi in pericolo. Però, secondo me, la cosa sta effettivamente cominciando ad amplificarsi, Clara si sta buttando a capofitto nelle sue avventure con il Dottore, sta diventando sempre più brava a capirne i ragionamenti, sempre più brava a immedesimarsi in lui, sempre più brava a fare “il Dottore”. Io non credo stia perdendo la sua umanità, ma qualcosa sta decisamente succedendo e che la situazione sia destinata a degenerare? Che stia estremizzando una parte di sé per affrontare la perdita di Danny? Per come l’ho vista io, Clara si è chiusa quando il Dottore ha parlato di relazioni e ha continuato a ripetere di stare bene, ma sarà davvero così? Sinceramente non saprei, probabilmente sto costruendo castelli in aria. Però non vedo l’ora di continuare con questa stagione, che sembra proseguire sui giusti binari! Ancora complimenti e alla prossima!

    • Grazie di cuore Irene!!! Lo sai che ci tengo alla tua opinione! Penso che tu abbia certamente ragione quando dici di vedere nelle azioni di Clara una sorta di conseguenza estrema alla morte di Danny, è innegabile che ci siano ancora effetti post-traumatici a quello che ha vissuto e il suo “I’m fine” certamente non è affidabile e la situazione in DW può sempre degenerare, quello che intendo io è che proprio in seguito alla testimonianza più nuda e cruda di quanto breve sia la vita umana, Clara ha deciso secondo me di non negarsi nulla, di vivere ogni giorno della sua vita come se fosse l’ultimo e se questo vuol dire correre più rischi che ben venga per lei. Io non credo che lei stia benissimo ma credo che abbia imparato a reagire e a vivere senza più troppe remore! Alla fine, abbiamo visto anche nel primo episodio come certamente non restasse a letto a mangiare patatine nell’attesa che il Dottore tornasse ma andava avanti per la sua strada, ma adesso che lui è tornato può riprendere quella vita che ormai le appartiene! Più che altro questa mia analisi voleva essere una risposta a chi accusava il personaggio di una mancanza di umanità o di un cambio radicale nella caratterizzazione, secondo me è tutto molto umano e completamente in linea con il tipo di persona che Clara è sempre stata, semplicemente la sua storia si è evoluta in seguito alle sue esperienze!

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