Il tutto cominciò al cinema con “Highlander”, poi continuò in televisione, sempre con “Highlander”… o forse preferite dire che il tutto cominciò al cinema con le prime versioni di “Dracula”?
Bé, in realtà tutto è cominciato con la mitologia, che poi ha influenzato scrittori di varo genere. Comunque sia, gli esseri immortali hanno sempre attirato l’attenzione dei più diversi autori, partendo da quelli letterari per poi passare a quelli cinematografici e poi a quelli televisivi, nonché quella dei lettori e degli spettatori e ancora adesso continuano a essere al centro di essa… e sembrano non voler proprio perdere tale primato.
Proprio così. Da sempre, gli esseri immortali hanno dominato l’immaginario collettivo. Come dicevo, volendo proprio essere precisi il tutto ha avuto inizio nell’antichità con le varie credenze su divinità, demoni ed esseri che, con il passare dei secoli, sono divenuti mitologici e quindi tali creature hanno abbandonato la “realtà” per entrare nell’immaginazione di autori dapprima letterari e poi cinematografici e televisivi. E non se ne sono mai andati: pensiamo ai vari racconti sui vampiri, culminati poi con “Dracula” di Bram Stoker nel XIX secolo, “Le Cronache dei Vampiri” di Anne Rice, dalla fine degli anni ’70 del XX secolo sino ai giorni nostri, entrambi adattati per il cinema…
E, per quanto riguarda la televisione, dopo “Highlander”, della fine anni ’80-inizio ’90 del XX secolo (per il quale io avevo una cotta strepitosa quando ero bambina), solo negli ultimi anni abbiamo avuto “Supernatural”, “The Vampire Diaries”, “The Originals”, “Dracula”, “Dominion” e “Forever”, tanto per citare i casi più famosi.
E non dimentichiamo “Doctor Who”, che prosegue dalla bellezza di quasi cinquantadue anni. Certo, tecnicamente Il Dottore non è immortale perché alla fine del ciclo delle Rigenerazioni dovrebbe invecchiare e morire, ma… ha più di duemila anni e se questa non è immortalità non saprei come altro definirla.
Dunque, di generazione in generazione, il fascino che si prova nei confronti di tali creature e di tali personaggi non si affievolisce, anzi, sembra aumentare; forse, ciò accade perché da sempre l’uomo è attirato dall’immortalità, dall’idea di poter vivere più a lungo di quanto si possa immaginare e questo perché la vita in se stessa è potere, in quanto infinite possibilità di fare, di vedere, di scoprire (pensiamo al mito della Pietra Filosofale, quindi alla ricerca alchemica in genere, a quello della Fonte dell’Eterna Giovinezza, ai miracolosi benefici derivanti dal bere dal Santo Graal… tutti inerenti all’acquisizione della vita eterna).
O forse, in noi è rimasto quell’ancestrale fascino per una realtà più vasta e complicata di quella che viviamo ogni giorno, fatta di luci e ombre incredibilmente spiccate, forse è il desiderio di avventura, che non manca mai quando “si entra in contatto” con un essere immortale.
Facciamo un breve elenco degli immortali più famosi e più affascinanti del nostro schermo.
Abbiamo, innanzi tutto, Il Dottore, che ricomprendo per i motivi di cui sopra.
L’uomo che definisce se stesso solo “Un pazzo con una cabina che gira per l’universo”, incontrando gente, imparando… ma che, in verità, presenta una complessità analoga a quella delle creature soprannaturali, con il suo incredibile bagaglio di esperienze e di dolore che porta sulle sue spalle e che cela dietro il sarcasmo, un sorriso e la costante corsa verso la conoscenza.
Abbiamo (anzi, avevamo, purtroppo) il dottor Henry Morgan, l’uomo divenuto immortale nel XVIII secolo per cause sconosciute, che grazie alla sua intelligenza, ai costanti studi e alla continua pratica della medicina acquisisce le capacità di Sherlock Holmes.
Avevamo (ahinoi) il signore di tutti i Vampiri, il Conte Dracula, che, sotto mentite spoglie, si muoveva tra le nebbie della Londra vittoriana tra vendetta e amore.
Abbiamo i Fratelli Originari, in particolare i tre più amati, Elijah, Klaus e Rebekah Mikaelson, anch’essi Vampiri, i primi nel “The Vampire Diaries Universe”, coloro che hanno attraversato i secoli lasciandosi dietro fiumi di sangue, ma anche bellezza, arte e poesia.
E abbiamo gli Angeli, di “Supernatural” e di “Dominion”, impegnati in differenti missioni, ma ugualmente coinvolgenti e affascinanti.
In “Supernatural”, in particolare, Castiel, all’inizio freddo e distante come tutti, poi sempre più legato ai fratelli Winchester.
In “Dominion”, in particolare, i cinque grandi Arcangeli (Lucifero, Uriel e Raphael, Michael e Gabriel), tutti fratelli e sorelle (la famiglia più incasinata dell’Universo… se credete che i Mikaelson siano problematici, non avete visto cosa sono questi Arcangeli), dei quali finora abbiamo conosciuto Michael, Gabriel e Uriel (i cui rapporti ricordano vagamente quelli tra i tre Originari principali… solo elevati all’ennesima potenza, anche negli aspetti negativi).
La domanda, pertanto, è: perché gli immortali sembrano avere tanto successo?
Io non nascondo di avere una predilezione per tali creature (e, tra esse, tendo a preferire i più antichi… non per niente il mio romanzo prediletto ne “Le Cronache dei Vampiri” di Anne Rice è “La Regina dei Dannati”), quindi, ad esempio, nell’universo di “Shadowhunters”, che presto vedremo anche sui nostri schermi (per quanto ci riguarda del computer, direi), il mio personaggio preferito è il Sommo Stregone Magnus Bane; in “The Vampire Diaries” (quando era avvincente), proprio in ottemperanza alla mia tendenza a preferire i più antichi non ho mai avuto un’inclinazione per nessuno dei due fratelli Salvatore, poiché avevo occhi solo per Elijah (per fortuna esiste “The Originals”)… e, nell’universo tolkeniano, i miei prediletti da sempre sono, com’è ovvio, gli Elfi, una delle più belle creazioni letterarie, a mio parere (Jackson, ricorda che vogliamo “Il Silmarillion”! E che va benissimo un telefilm).
Per quanto mi riguarda, il motivo è semplice: gli immortali sono creature potenti e non solo nel senso che possono avere dei poteri, bensì soprattutto per ciò che la loro immortalità rappresenta, ovvero infinita esperienza, infinita conoscenza. Questo significa, anche, che gli scontri e le battaglie di cui sono protagonisti sono solitamente epocali e le loro gesta grandiose, a volte eroiche. A sua volta, questo vuol dire, altresì, che sono creature complesse e dalle numerose sfaccettature, spesso dotate di caratteristiche o, se preferite, peculiarità, shakespeariane, in un certo qual modo.
Non che io voglia far assurgere un telefilm alle opere immortali dell’inarrivabile e leggendario drammaturgo e scrittore inglese, ma credo sia inevitabile che gli scrittori moderni (che si tratti di telefilm, romanzi o film) siano influenzati da tali grandi opere e dai suoi protagonisti.
Penso, in particolare, a Otello, il quale, prima di commettere il tragico e fatale errore di credere al tradimento della moglie Desdemona, con le drammatiche conseguenze che ne derivano, è il simbolo della nobiltà, in quanto difensore della libera repubblica veneta, e forza; penso ad Amleto, nel quale la volontà di vendetta apre la strada a dissertazioni sull’esistenza e sulle azioni umane, sul loro essere giuste o meno, sui valori e la loro mancanza, sulle emozioni, sul potere e il governo, tanto da essere riconosciuto come il personaggio più complesso, sfuggente e ricco di sfaccettature della drammaturgia.
Potrei andare avanti, ma mi fermo qui, credo di aver reso il concetto.
Otello e Amleto sono, dunque, due esempi di complessità e passione, nel senso più ampio del termine; se ci pensiamo, molti dei personaggi, immortali, che amiamo presentano proprio queste caratteristiche, nel bene e nel male. Non è un caso, inoltre, che molti di loro disquisiscano di argomenti analoghi a quelli sui quali Amleto si interroga; ad esempio, Klaus Mikaelson è un mix tra Otello, nel bene (poco, in effetti) e nel male, e Iago. Suo fratello Elijah spesso mostra le caratteristiche dell’Amleto riflessivo, che si interroga. E sempre ai personaggi di Shakespeare sono riconducibili alcune caratteristiche degli Arcangeli di “Dominion”.
D’altronde, una delle puntate più belle di “The Originals”, ovvero la 1×03 “Tangled Up In Blue”, ha chiari riferimenti a Shakespeare, sia per le opere in se stesse (proprio l’ “Otello” e “Romeo e Giulietta”), che per loro adattamenti (la festa, alcuni costumi, la scena in cui Camille e Klaus si vedono, tutte queste cose ricordano moltissimo “Romeo + Giulietta” di Baz Luhrmann).
Oltre a Shakespeare, ovviamente, ci sono poi le influenze mitologiche, che hanno un loro peso sulla creazione di tali personaggi, proprio perché, come dicevo all’inizio, alcuni di loro derivano dalla mitologia mondiale, come gli Dei e i Vampiri, nonché per il fatto che in essa sono presenti i primi immortali di cui si è narrato nella storia umana.
L’ulteriore particolarità di tali personaggi, spesso e volentieri, è che oltre all’atteggiamento algido, altero e magari anche inflessibile, che indubbiamente appartiene loro, ci sono altri aspetti, che conferiscono a tali figure una profondità e una ricchezza uniche; questo perché essere immortali, a volte, è un peso che grava sulle loro anime: si ha la possibilità di conoscere, di sperimentare, assistere ai cambiamenti senza limite alcuno, ma si può perdere il contatto con le proprie emozioni, si può “smettere di sentire” o “dimenticare” cosa vuol dire davvero interagire con il prossimo e si è anche condannati a perdere ciò che si ama, dunque il dolore e la tristezza possono raggiungere livelli inimmaginabili. Un esempio, in tal senso, ne sono proprio gli Elfi di Tolkien, che possono morire di dolore.
Questa complessità, nonché l’essenza stessa dell’immortalità, sono ben rappresentate, trovo, nel famoso discorso che Klaus fa a Caroline, nella 3×11 di “The Vampire Diaries”, “Our Town”: “… E io potrei lasciarti morire, se è davvero questo ciò che vuoi… se pensi che la tua vita non abbia senso… io stesso ci ho pensato, una volta o due, nel corso dei secoli, a dir la verità… ma ti rivelerò un piccolo segreto: c’è un intero mondo, là fuori, che ti sta aspettando. Grandi città e arte e musica. Genuina bellezza. E tu puoi avere tutto questo. Puoi avere altri mille compleanni. Tutto ciò che devi fare è chiedere.”
In poche frasi, Klaus racchiude tutta la bellezza e la drammaticità dell’essere immortali: si può perdere il senso della vita, come dicevo prima, “smettere di sentire” come quando si era umani, se l’immortalità sopraggiunge, o avere difficoltà a capire il modo in cui gli esseri umani sentono, se si è nati immortali, quando si interagisce con loro, pertanto la vita può apparire addirittura priva di senso, priva di vero significato; eppure, allo stesso tempo, tutta la bellezza del mondo è in proprio potere, in un certo senso, tutto è a portata della propria mano, della propria volontà, non bisogna far altro che cogliere tale bellezza e goderne, in un circolo che non avrà mai fine e che potrà essere fonte di continuo piacere e ricchezza.
Anche Gabriel (l’Arcangelo), in “Dominion”, ha espresso questi concetti e con le sue parole (rivolte al nemico che stava affrontando) ha rappresentato, altresì, la potenza insita nell’essere immortali: “Tu, verme. Tu hai pensato di poter prendere il mio corpo? Scacciarne la mia anima? Io, Gabriel? Io ho camminato nell’erba del Giardino dell’Eden. Io, che ho visto rigagnoli trasformarsi in fiumi, divenire canyon, per poi divenire polvere. Io ho visto civiltà sorgere e cadere e tu hai pensato di poter battere ME?!”
Parole semplici, coincise, eppure potenti, che rappresentano perfettamente la natura dell’immortalità e dunque di un tale personaggio (in questo caso Arcangelo), in quanto essere che ha attraversato i millenni, maestoso e complesso.
Un altro aspetto da non sottovalutare, come dicevo, sono gli eventi in cui tali creature vengono coinvolte. Scontri epocali, guerre e battaglie senza esclusioni di colpi e in grado di rovesciare un mondo, in realtà in cui la luce e l’ombra sono in continuo conflitto.
Gli immortali sono protagonisti di storie appassionanti e appassionate, che fanno sognare in grande, seducono… storie di grandi eroi e grandi villain, di grandi gesta e grandi imprese… “di donne, cavalier, d’arme, di amor e audaci imprese”, come direbbe Ariosto, e tale discorso vale, in verità, anche per quelle che sembrano “più semplici” (come “Forever”).
Il fascino dell’avventura, da cui noi veniamo irrimediabilmente attratti, anche se non ce ne rendiamo conto. E, con creature simili, essa è più grande che mai, pertanto, come si può resistere? Solitamente non si può.
E voi cosa pensate di tale tipologia di personaggi? Li amate? Perché? E quali sono i vostri preferiti?
Alla prossima!
Che articolo Simo. Che articolo!! Kudos a te amica mia. Quoto ogni singola parola. Il tuo interpretare gli immortale in chiave letteraria è semplicemente fantastico. Il mio Klaus novello Otello/Iago, lo adoro ancora di più. E Elijah Amleto..niente di più vero e questa seconda stagione l’ha rimarcato più e più volte (come se ne ce ne fosse bisogno).
E poi verissimo!! La puntata del ballo a casa Mikaelson ricorda moltissimo Romeo+Giulietta, l’interpretazione di lurmann è eccezionale e qua si ritrovano gli elementi chiave, il gioco di colori/musiche.. Bellissimo!
Complimenti davvero!
WOW!!! Grazie!!!
Beh, ma sono personaggi e molti di loro sono letterari, altri sono ispirati a quelli letterari (come gli Originari, ispirati ai vampiri di Anne Rice), quindi credo che il collegamento sia insito in tutto ciò.
Sì, trovo che Klaus abbia la gelosia di Otello e l’essere infido di Iago.
Elijah… Eh, beh, sì.
Anche gli Angeli, però, hanno queste caratteristiche: Michael è assolutamente un personaggio shakespeariano e il suo rapporto con Gabriel anche.
Sì, Tangled Up In Blue è stupendo, per tutto! Visivamente è bellissimo.
Grazie!