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Da So Cosa Hai Fatto a Pretty Little Liars: Got A Secret…

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Da So Cosa Hai Fatto a Pretty Little Liars: Got A Secret…

Ci siamo Addicted, sono tornata, questa volta per il terzo appuntamento di quella rubrica che sono certa vi abbia già fatto perdere la testa. Estrema modestia a parte, riprendiamo quella linea gialla che ci permette di collegare un film a una serie tv che sembra seguire il suo stesso percorso. Grazie alla mia meravigliosa partner Marianna che mi ha coinvolto in questa rubrica, ho la possibilità oggi di parlarvi di una serie tv su cui mi sono espressa in così tanti modi che comincio a pensare di meritare una percentuale per la pubblicità, ma ciò che mi intriga di più è farvi notare adesso le tante somiglianze che mi hanno portato a credere che Pretty Little Liars sia oggi il migliore erede di un piccolo cult degli anni Novanta, emblema del genere thriller/horror adolescenziale, sto parlando del popolare “So cosa hai fatto”, conosciuto benissimo anche con il suo titolo originale “I know what you did last summer”.

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Citato in svariate serie tv dai contesti più differenti (la mia preferita è quella in Ghost Whisperer, per ovvie ragioni!), nominato e premiato in diverse competizioni, So Cosa Hai Fatto rappresenta innegabilmente un punto fisso nella storia cinematografica degli anni ’90, con tutti i pregi e i difetti che si possano addebitare al film. Enorme successo di pubblico e ampiamento discusso dalla critica, la pellicola vede la luce nel 1997, frutto della penna di uno sceneggiatore oggi famosissimo soprattutto per noi addicted, Kevin Williamson. Come una previdente fucina d’Efesto, il film presenta un cast che riunisce eccezionalmente attori dalla gloria futura, partendo dai principali Jennifer Love Hewitt, Sarah Michelle Gellar, Ryan Phillippe e Freddie Prinze Jr. e arrivando alle guest star Johnny Galecki e Anne Heche, incredibilmente giovani ma già votati al successo.
Il parallelismo che più mi preme evidenziare tra il film e la serie sta proprio nell’aspetto a mio parere più importante in entrambi: la popolarità. Lo so, adesso verrò inondata da commenti di sdegno che evidenziano come la popolarità non sia tutto in un prodotto televisivo o cinematografico e di certo non ne caratterizza la qualità e siccome non sono un’ipocrita vi dico subito che è tutto molto vero, avete indubbiamente ragione. Ma voglio anche dirvi che il mondo di cui vi sto parlando non è quello del cinema o della tv italiana, in cui “tutto fa brodo” come si è soliti dire e in cui possiamo davvero applicare quell’etichetta che tanto ci piace utilizzare per descrivere Pretty Little Liars, TRASH! Ci troviamo invece negli Stati Uniti d’America meglio conosciuti come il REGNO indiscusso di lavori di tutto rispetto dove evidentemente, considerato il futuro brillante del cast del film, tante volte trionfa la meritocrazia (Sarah Michelle Gellar venne notata da un talent scout quando era solo una bambina che pranzava in una tavola calda, per intenderci, niente Isola dei Famosi o Grande Fratello per lei). “So Cosa Hai Fatto” all’epoca, così come Pretty Little Liars ora, ha conquistato una fetta di pubblico dai numeri esorbitanti, diventando un vero e proprio fenomeno mediatico e odio smontarvi un mito, ma quelli che hanno apprezzato questi prodotti NON SONO tutti degli emeriti idioti. La prima somiglianza tra il film del ’97 e la recente serie tv sta quindi nell’avere ricevuto un seguito da record perché evidentemente entrambi possiedono un’arma vincente che permette loro di attrarre, in modo quasi preoccupante, l’attenzione di chiunque provi a guardarli e quest’arma non è altro che il nostro insaziabile bisogno di conoscere i segreti e di assistere alle conseguenze che da questi inevitabilmente ne derivano.

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Ma entriamo nel vivo delle storie e partiamo da So Cosa Hai Fatto. Tratto da un libro e da una leggenda metropolitana (The Hook), il film ci conduce in una piccola cittadina del North Carolina, Southport, ordinaria e folkloristica ma proprio per questo motivo con tutte le carte in regola per diventare l’incubo peggiore di quattro giovani ragazzi convinti di poter conquistare il mondo lì fuori. Julie James (Jennifer Love Hewitt), Helen Shivers (Sarah Michelle Gellar), Barry Cox (Ryan Phillippe) e Ray Bronson (Freddie Prinze Jr.) sono un affiatato gruppo di amici alle porte della maturità e pronti a fare il grande salto per approdare nel mondo degli adulti in cui intendono lasciare la loro impronta indelebile. Ognuno con i propri sogni e le proprie aspirazioni, i ragazzi si concedono una serata di svago e divertimento dopo il trionfo di Helen nel tradizionale concorso di bellezza locale ma le esagerazioni del più ribelle del gruppo porta tutti loro a dover far fronte a limiti che non credevano avrebbero mai superato. Un bicchiere di troppo, una strada buia e una distrazione fatale accecano Ray alla guida dell’auto di cui perde il controllo, investendo un anonimo passante. Terrorizzati e confusi, con il loro brillante futuro a un passo dal baratro, i quattro ragazzi decidono di disfarsi del corpo della vittima, tacciando ripetutamente l’episodio come un involontario incidente. Ciò che però non è involontario è il crimine reiterato che i protagonisti compiono nel momento in cui si rendono conto che la vittima dell’incidente è ancora viva e nonostante tutto, accettano comunque di omettere il soccorso e disfarsi di un corpo ancora in vita, promettendosi in seguito di non riparlare mai più dell’accaduto, portandosi quindi il segreto nella tomba, ciò che non è stato visto non è mai successo.

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La verità però è che da quel giorno in poi ognuno di loro si è avvicinato più di quanto immaginasse alla sua fine, iniziando proprio da quel futuro che tanto volevano proteggere e che invece fu irrimediabilmente danneggiato quella maledetta sera. Un anno dopo infatti, Julie sta fallendo la sua carriera accademica perché da sempre quella che più portava il peso del rimorso sulle sue spalle, Helen lavora come commessa nella boutique di famiglia dopo aver riposto nel cassetto il sogno hollywoodiano, Barry continua a vagare senza una meta nella sua vita privilegiata ma vuota mentre Ray, lontano dalle agevolazioni economiche che supportavano i suoi amici, ha intrapreso l’unico mestiere redditizio del paese, quello di pescatore. L’aspetto più importante è notare come l’amicizia tra i ragazzi, così come i loro sogni, sia ormai un tenue ricordo, prima vittima probabilmente di un segreto troppo oscuro da dimenticare. E il ritorno a casa di Julie fa partire un fatale domino di tragedie che porta i quattro ragazzi a rendersi conto di non poter dimenticare neanche se volessero. Nuovamente a Southport, Julie è infatti la prima del gruppo che ritrova il suo incubo peggiore ad augurarle “Bentornata” sotto forma di una lettera anonima che semplicemente le ricorda “I Know what you did last summer” (So cosa hai fatto l’estate scorsa).

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Spaventata ma dentro di sé quasi consapevole che questo momento sarebbe arrivato, Julie si ritrova costretta a contattare quegli amici ormai poco più che conoscenti e sebbene tutti loro si illudano di vivere soltanto uno scherzo di cattivo gusto, più vanno avanti con le loro vite, più Julie, Helen, Ray e Barry si rendono conto di non aver mai davvero vissuto dalla notte in cui uccisero un uomo, ritrovato e identificato quella stessa estate come David Egan, un giovane ragazzo del posto che un anno prima, su quella stessa strada, aveva causato un incidente in cui la sua fidanzata Suzie Willis aveva perso la vita. Negare l’evidenza diventa ormai impossibile soprattutto nel momento in cui i messaggi anonimi che i ragazzi continuano a ricevere, diventano sempre più inquietanti, sempre più pericolosi e nonostante gli anni ’90, Julie e gli altri riescono a mettere facilmente in moto il cervello arrivando presto alla conclusione che a perseguitarli sia un parente o un amico della vittima che chiede vendetta.

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La situazione però degenera non appena Southport comincia a popolarsi di corpi senza vita crudelmente uccisi dalla stessa persona che cerca di farsi strada prima di giungere ai suoi veri obiettivi. Sotto pressione e spinti al limite, Julie, Helen e Barry si avvicinano nuovamente arrivando però a sospettare persino di Ray prima di capire che a dar loro la caccia è lo stesso uomo che credevano di aver ucciso, e non il giovane Egan bensì Benjamin Willis, padre della scomparsa Suzie e vero assassino di David Egan.

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Barry va incontro alla sua morte cercando di proteggere Helen mentre la stessa Helen combatte con tutte le sue forze prima di abbracciare lo stesso tragico destino (Sarah Michelle Gellar magistrale!). Julie e Ray affrontano stoicamente Willis riuscendo a sopravvivere mentre il corpo dell’assassino è nuovamente disperso in mare. Straordinario è il momento in cui l’agente di polizia chiede ai due giovani se avessero idea del motivo per cui erano diventati obiettivo di Willis ed entrambi, ormai intrappolati in un loop di bugie, mentono nuovamente, proprio come saranno abituate a fare le loro più degne eredi.
I Know what you did last summer” è probabilmente uno dei più celebri e ben fatti slasher horror degli anni ’90, capace di trasmetterti una sensazione d’ansia e di angoscia anche dopo anni di distanza. Studiato parallelamente con una efficace colonna sonora, il film sa come farti saltare dalla sedia ma più di tutto sa come riconoscere le paure più insite di ognuno di noi, ossia avere qualcuno lì fuori che conosce tutti i nostri più oscuri segreti e che possa usarli contro di noi da un momento all’altro.
Passano gli anni infatti ma la morsa dei segreti resta una delle trappole in cui è più facile cadere senza neanche rendersene conto. Lo sanno bene quattro adolescenti di una piccola cittadina della Pennsylvania, la graziosa Rosewood, un paese come tanti altri ma quasi più grande all’interno (cit.) perché in grado di racchiudere più segreti di quanti dall’esterno si possa immaginare. Rosewood è la città mentre loro sono le ragazze: Spencer Hastings, Aria Montgomery, Emily Fields e Hanna Marin.

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Anche in Pretty Little Liars tutto comincia con una semplice serata trascorsa tra amiche, le quattro ragazze sopra citate e la loro leader indiscussa, la popolare queen bee Alison DiLaurentis, un’adolescente capace di tenere in scacco tutta la città. Fin dai primi minuti del pilot, anche PLL sembra intenzionato a seguire il genere impostato da So Cosa Hai Fatto, giocando abilmente con inquadrature d’effetto e atmosfere inquietanti, lontane dalla luminosità che ci si aspetterebbe in un ambiente così giovanile. La serie sembra non voler fare mistero dei suoi punti cardine: l’importanza dei segreti e la profondità di un rapporto d’amicizia, due aspetti nel bene e nel male indissolubilmente legati.

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La serata prosegue con normale ilarità fino al momento in cui l’alcool comincia a mostrare i suoi effetti alle ragazze, facendo sì che la sonnolenza prendesse il sopravvento. Al loro risveglio, Aria, Emily e Hanna si ritrovano sole nel capanno in cui avevano trascorso la serata mentre Spencer in quel preciso momento ritorna da loro annunciando di aver perso le tracce di Alison ma di aver sentito qualcuno che gridava. E da quel momento in poi tutto cambia …o forse tutto resta com’è, a seconda dei punti di vista. Anche a Rosewood passa un anno da quella misteriosa notte e le ragazze protagoniste del caso più importante degli ultimi anni non sono più le stesse che avevano visto Alison DiLaurentis per l’ultima volta prima della sua scomparsa. Un anno dopo dunque, Alison non è mai stata ritrovata mentre Aria Montgomery ritorna a casa dopo aver vissuto all’estero con la sua famiglia, bisognosa di allontanarsi da quell’evento che inevitabilmente le aveva cambiato la vita e da tutti quei segreti che in qualche modo sembravano collegati. Aria torna e le sue amiche sono tanti distanti da scambiarsi un solo cenno come saluto perché forse non riescono più a riconoscersi, non riescono più a convivere con le proprie differenze, convinte che ciò che le teneva insieme era scomparso con Ali quella celebre notte. Ma a riportarle l’una sulla strada dell’altra ci pensa un anonimo mittente che comincia a inviare alle ragazze criptici messaggi in cui dimostra loro di conoscere tutti quei segreti che se fossero rivelati complicherebbero le loro vite più di quanto siano disposte ad accettare, il tutto firmato con una sola lettera, la più famosa, la più importante: -A, come Alison, come l’unica persona che era a conoscenza di tutti i segreti più intimi delle sue amiche e non solo. Ma come potrebbe mai trattarsi di Alison soprattutto nel momento in cui il suo corpo viene purtroppo ritrovato senza vita? Spencer, Aria, Hanna e Emily cercano di gestire la situazione con razionalità, sperando che chiunque si stesse divertendo alle loro spalle trovasse presto un nuovo passatempo ma proprio dopo la funzione funebre dedicata alla loro amica, le ragazze ricevono l’ennesimo messaggio di A che le informa di essere soltanto all’inizio della sua missione.

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Sfortunatamente per la reputazione dei personaggi principali tacciati tante volte di stupidità, Pretty Little Liars è una serie tv e questo vuol dire che rispetto a un paio di film, il tempo e lo spazio a disposizione per sviluppare la storia e per portare avanti questa labirintica caccia all’uomo sembrano quasi illimitati, facendo rimbalzare le ragazze da un sospettato all’altro come palline di ping pong mentre i segreti che cercano di mantenere tali si moltiplicano episodio dopo episodio, allontanando sempre di più la possibilità di chiedere aiuto e accettando invece di convivere in una guerra continua della quale non riescono ancora a vedere la fine. Spencer, Aria, Hanna e Emily cominciano ad affrontare la loro quotidianità come singole battaglie in cui lottano per sopravvivere e per salvaguardare quel briciolo di speranza e di normalità che la loro giovane età dovrebbe prevedere. Come i ragazzi di Southport, anche le liars di Rosewood indagano nel loro passato, cercando quel momento o quel gesto che potesse aver fatto partire questa serie di ripercussioni ma tutto sembra ricondurre sempre ad Alison, alla loro amicizia, a ciò che avevano fatto in nome di un rapporto che sembrava così normale ma che invece le cambiava, le adattava allo standard che la loro regina pretendeva. I sospetti si moltiplicano a tal punto che le ragazze iniziano a dubitare di chiunque sia loro vicino, chiunque possa nascondere un lato di sé che non hanno mai conosciuto ma tra i fan una teoria spopola da sempre, una teoria contrastante ma che adesso mi sembra l’ennesima somiglianza che avvicina la serie al film, sto parlando della possibilità che l’identità di A coincida con una delle ragazze, in particolar modo con Aria. Così come Julie, Barry e Helen cominciarono a sospettare di Ray che per tutto il film sembrava sempre più colpevole, anche in Pretty Little Liars le teorie che puntano il dito contro Aria tante volte sono così attente e curate da far nascere il dubbio anche in chi non ha mai creduto a questa possibilità, questo perché proprio come per Ray, piccoli indizi sembrano essere seminati per un unico scopo: indirizzare lo spettatore a guardare da una parte mentre l’inganno avviene dall’altra. La verità è che, se in ambito di teorie vogliamo restare, mentre la caccia ad A sembra ormai prossima al suo traguardo, il film So Cosa Hai Fatto potrebbe fungere da chiave di lettura della serie, A potrebbe semplicemente essere infatti la vittima di un accaduto che ha visto le liars come colpevoli, consapevoli o no, e adesso continuano soltanto a pagarne le conseguenze. Intorno a loro chiunque può risultare diverso da quello che si mostra, scoprendosi magari più vicino di quanto si creda al loro nemico numero 1, proprio come il sequel di So Cosa Hai Fatto (incubo Finale – I still know what you did last summer) insegna.
In un estrema ricerca o quasi bisogno di verità, Spencer, Aria, Hanna e Emily continuano a parare tutti i colpi bassi che A incessantemente tira loro, aspettando e combattendo per quel lieto fine in cui ancora credono, per quella rivincita che adesso innegabilmente meritano.
Pretty Little Liars & So Cosa Hai Fatto dimostrano quanto facile sia diventare vittime dei propri segreti ma ancora di più mostrano la dipendenza che si crea dalla bugia, continuando a ricadere inevitabilmente negli stessi errori.

2 COMMENTS

  1. Finalmente trovo il tempo di leggere questo tuo bellissimo pezzo. Non sono una fan degli horror/thriller e a malapena ricordavo di aver visto i know what you did last summer, sono pessima! Però concordo su tutto, non solo il fatto che i segreti posso innescare meccanismi di auto demolizione ma anche che portano con sè serie teoricamente infinite di bugie e quindi ancora altri segreti, un circolo vizioso che vede la sua fine solo con la tanto agognata ammissione della verità. Il tutto anche nel nostro piccolo, senza dover necessariamente parlare p commettere omicidi!
    Grazie per avermi ricordato l’importanza di essere sempre diretta e sincera!
    Alla prossima!
    Mary

  2. Finalmente l’ho letto tutto!

    Mi è piaciuto. Tra l’altro io da ragazzina avevo visto So Cosa Hai Fatto e ora, anche se con molta calma (ovvero sulla nostra tv), seguo PLL, quindi vedo effettivamente tutti i parallelismi di cui parli, motivo per cui il tuo articolo è stato particolarmente interessante, per me.

    Simona.

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