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Cult | Recensione 1×02 – In the Blood

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Cult | Recensione 1×02 – In the Blood

La nuova serie della CW giunge al suo secondo appuntamento. In the Blood trasmesso martedì sul piccolo network statunitense, colpisce ma non stupisce. Infatti, anche se l’intera vicenda è abbastanza intrigante, sembra ancora che manchi qualcosa nell’universo di Cult. Complice poi degli ascolti poco incoraggianti che sfiorano il milione di telespettatori, la serie che poteva portare una ventata di aria fresca nel panorama seriale, si sta rivelando un flop. Cult quindi anche se sta creando una story-line che si barcamena tra un drama ed un crime vecchio stampo, sembra proprio che sia destinata a cadere nel dimenticatoio; eppure In The Blood, a conti fatti, è un episodio denso di avvenimenti.

Matt Davis è ancora il giornalista squattrinato Jeff, che cerca di ritrovare suo fratello Nate scomparso in circostante misteriose. Nuovi indizi conducono il giornalista e Skye ad indagare sulla morte di Merrian. La donna che sembrava conoscere Nate, nello scorso episodio si è suicidata davanti agli occhi attoniti dei protagonisti. Jeff, capendo che la donna è il punto di svolta delle indagini, cerca di risolvere questo intricato mistero. Se da una parte anche la detective della polizia è immischiata in questa setta di fanatici di Cult, anche il marito di Merrian lo è, e sembra che lui sia stato l’ultimo a vedere Nate ancora vivo e vegeto. Jeff intanto si avvale di una stralunata nerd dai capelli viola per far analizzare il computer, mentre si alza un po’ il velo sul passato di Skye. Nello scoprire che la ragazza è alla sfrenata ricerca di Steven Rae, il creatore di Cult, perché immischiato nella morte del padre avvenuta anni prima, fa nascere un rapporto di stima reciproca tra lei e Jeff. Sta di fatto che le indagini portate avanti dai protagonisti, non fanno altro che intricare la matassa dei segreti, giungendo alla consapevolezza che uno show televisivo, ha creato una vera schiera di “True Believer” che hanno fatto di Billy Grimm il loro nuovo messia.

Il secondo episodio di Cult, continua in maniera discreta nel costruire la sua trama di fondo. Infatti se da una parte alcuni piccoli interrogativi vengono risolti, dall’altra la vicenda continua ad infittirsi regalando attimi di vero trash televisivo, come per  esempio il telefono che squilla nel momento opportuno e gli sguardi di ammiccamenti tra i due protagonisti. Siamo pur sempre sulla CW, eppure Cult nel suo piccolo è uno show che riesce ad intrattenere piacevolmente e che risulta essere una delle serie tv  più innovative della rete. Non siamo di fronte ad una serie tv da Grammy, però rispetto a Beauty and the Best, la già cancellata Emily Owens e all’insipido The Carrie Diaries, Cult è sicuramente il migliore. In the Blood quindi anche se perde un po’ le atmosfere tetre ed asfissianti del pilot, riesce comunque ad arrivare nel cuore dello spettatore, tessendo inganni e rovesci di fortuna. Il tutto è dovuto ad un’atmosfera metropolitana, ad una recitazione incisiva e alla bravura di tutto il cast.  Il pubblico americano, anzi il giovane pubblico della CW, forse non era pronto nel trovarsi una serie tv che mescolava in quaranta minuti realtà e finzione, e soprattutto che per una volta abbandona i classici stilemi di un teen-drama. Cult al secondo episodio non convince ancora del tutto, però è comunque una serie fresca ed innovativa che solo con il tempo il pubblico la rimpiangerà. Siamo di fronte ad un flop in quanto ad ascolti, ma questo non vuol dire che la qualità sia infima. Il destino sembra già essere segnato, ma consapevole di ciò, mi voglio godere gli episodi rimasti per vedere e capire se la amata/odiata CW, riesce a stupire noi addicted ed il pubblico americano.

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