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Constantine | Recensione 1×03 – The Devil’s Vinyl

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Constantine | Recensione 1×03 – The Devil’s Vinyl

“We all negotiate deals with forces bigger than us.  But who are we truly negotiating with? The divine?  Well, it’s only natural. Prayer is one big negotiation with a higher power. But in times of true crisis, we’ll make a pact with whatever forces it takes. And pay whatever price.”

E dopo questo terzo episodio giuro che non mi lamenterò mai più di nulla e concederò completa e illimitata fiducia agli autori della serie perché questo episodio, The Devil’s Vinyl, ha tutto quello che io amo in una serie: personaggi convincenti con motivazioni convincenti, una buona trama per nulla scontata, figaggine e tanta, tanta ironia.
Quindi sì, posso ritenermi soddisfatta al 100%.
L’episodio si apre con una donna alla ricerca di un oggetto misterioso. Ammetto che per tutto il tempo non ho fatto che commentare “eh beh, te c’hai scritto carne morta in fronte. Poi c’hai pure i tacchi… ma dove devi andare? Mi ci gioco tutto che qualcuno ti spunta alle spalle e ti scuoia viva perché non hai avuto l’accortezza ti infilarti un paio di scarpe da ginnastica!”
Insomma, è una cosa che pensiamo sempre tutti, no? Forse “indossare tacchi a spillo in una situazione potenzialmente pericolosa” è una delle regole del manuale del perfetto suicida.
Ma comunque, no. La donna non muore, e questo è per me già un grande colpo di scena. La donna – che poi scopriremo chiamarsi Jasmine – trova un vecchio vinile e lo porta immediatamente dall’amico Berny, chiedendogli di assicurarle l’originalità del pezzo ma pregandolo di non ascoltare ciò che vi è inciso.
Insomma, “fare qualcosa quando qualcuno ti chiede chiaramente di non farlo, pena la morte” è la seconda regola del manuale del perfetto suicida, manuale che – a quanto pare – viene gratuitamente distribuito a tutte le comparse, personaggi secondari, suocere e ragazzini viziati delle nostre più amate serie tv.
Ad ogni modo, Bernie fa una bruttissima fine, una di quelle che ti lascia con la bocca spalancata davanti allo schermo e un brivido spiacevole lungo la schiena. Ecco, in quel preciso momento ho capito che questa serie è creepy as hell e la adoro.
Nella scorsa recensione ho dimenticato di menzionare la sigla: la grafica non mi fa impazzire, devo ammetterlo, ma il tema musicale lo trovo perfetto, quindi… approvata. Cinquanta e cinquanta, ecco.
Molto lontano dagli eventi tragici, Zed riesce a trovare John e Chas grazie alle sue visioni. I nostri eroi, a quanto pare, vivono con Antonio Banderas.

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John, da perfetto galantuomo inglese, invece di passare il suo tempo a bere tè con il mignolo alzato decide di destreggiarsi in una roba in cui dice cose a caso e balla nudo (per la gioia di Zed e di tutte le telespettatrici). Penso che a questo punto si possa creare la pagina facebook “John Constantine che fa cose” perché ne fa davvero tante… di cose… che mi lasciano poi un po’ perplessa.

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Chas mostra la casa a Zed e, o sono pazza io o a quanto pare è perfettamente normale che tutte le serie abbiano caratteri comuni, l’uomo la informa che la casa in cui stanno cambia dimensione. Mi spiego. A volte è più piccola all’interno, altre è più grande all’interno.
Non volevo essere io a dirvelo in questo modo così brusco ma… dati gli indizi, Banderas è un Signore del Tempo.
Comunque sia, i nostri eroi trovano un caso interessante e, sebbene Chas sia un po’ titubante all’idea che Zed accompagni John, alla fine per motivi al pubblico sconosciuti si convince e li lascia andare.
Ho particolarmente apprezzato Zed in questo episodio: è riuscita a tenere le redini della situazione, salvare John e capire le cose prima degli altri senza risultare antipatica. Generalmente non apprezzo quando il co-protagonista ruba la scena al protagonista mostrandosi più sveglio, ma devo dire che Zed è stata perfettamente credibile. Il suo tatto femminile si sente eccome nelle vicende, un po’ come nella scena in cui John e la ragazza fanno visita a Marcus. Potrebbero sembrare, a prima vista, una sorta di poliziotto buono e poliziotto cattivo che nel complesso non guasta affatto.

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Da un punto di vista “interessiamoci di roba oscura” mi è piaciuta la spiegazione degli effetti della Mano della Gloria: il fatto che sia la mano di un impiccato è vero, mentre il suo utilizzo è nettamente diverso da quello che abbiamo visto nell’episodio, ossia riportare indietro i morti per pochi secondi. In realtà, la Mano della Gloria è un oggetto che permette a chi la regge di paralizzare il prossimo, tant’è che la leggenda vuole che fosse uno degli oggetti più ambiti dai comuni ladri. Anche in Harry Potter fa capolino quest’oggetto che permette di far luce solo a colui che la regge in mano. Diciamo solo che in Constantine questo oggetto magico ha avuto un utilizzo più… uhm… nobile, ecco.
Grazie alla Mano, John e Zed riportano in vita Bernie e poi grazie alla ragazza – e a Google – vengono a conoscenza di questo misterioso vinile. La scoperta li porta da Marcus, il produttore di Willy Cole, il quale anni addietro fece un patto con diavolo in cambio del successo e quando il diavolo tornò a riscuotere, la voce del maligno rimase incisa sul vinile. Questo rende l’oggetto molto potente, pericoloso e, naturalmente, ambito.
In seguito alle indagini, John individua il responsabile in Ian Fell, metallaro senza talento stranamente arrivato al successo. Si scoprirà in seguito che il responsabile non era Ian ma la moglie, Jasmine, che stipulò un patto per salvare la vita del marito e che, per ottenere indietro la sua anima, è intenzionata a barattare il vinile. Come dicevo prima: personaggi convincenti con motivazioni convincenti.
Intanto, per la serie “John Constantine che fa cose” ecco John Constantine che viola proprietà private.

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Altro personaggio che mi ha colpita positivamente è Papa Midnite, prete voodoo, che chiaramente vuole il vinile per qualcosa che ancora non c’è dato sapere. Per il momento ci basta sapere che il vinile è per lui una Get Out of Jail Free card per l’Inferno.
Il resto dell’episodio è molto dinamico, dalla quasi dipartita di John al salvataggio di Zed fino alla resa dei conti finale in cui John cerca di fermare la riproduzione del vinile – che naturalmente ammazza gente random – con l’“aiuto” di Midnite e un esorcismo che ormai sappiamo tutti. A memoria. Avanti, non ditemi che non lo avete recitato insieme a lui… io l’ho fatto.tumblr_nepckycDhK1rpjyzyo3_250
Insomma, tutto è bene ciò che finisce bene, Jasmine riottiene la sua anima, tutti vincono… eccetto Midnite che non è poi così propenso al perdono. Voglio dire, fare una bambolina voodoo di John non è esattamente l’incipit della perfetta amicizia.

COMMENTI RANDOM

– Per la serie “riferimenti a Doctor Who che a volte ritornano”, John utilizza una carta da gioco magica che ha il potere trasformarsi in qualsiasi cosa il possessore voglia agli occhi degli altri. Una carta psichica per maestri delle arti oscure, insomma.

– La canzone che John ascolta durante questa scena è Anarchy in The U.K. dei Sex Pistols. Quando John parla di Johnny, si riferisce a John Lydon.

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– Il rapporto tra Chas e John mi incuriosisce molto. Chas si preoccupa per lui, quindi vorrei vedere qualcosa di più del loro rapporto.

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– Come accennato nella prima recensione, John nei fumetti ha fatto parte di un gruppo, dettaglio che è stato ribadito anche in questo episodio.

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Insomma, questo episodio come si è potuto capire mi è piaciuto moltissimo. Sì, anche se non ha portato avanti la trama orizzontale… se saranno tutti così ben fatti avrò poco di cui lamentarmi. Intanto vi chiedo come sempre di lasciare un commento con le vostre impressioni e ci risentiamo la prossima settimana con A Feast of Friends.

https://www.youtube.com/watch?v=tYdh2FsQFMU

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Classe 1992, messinese, ha viaggiato molto durante la sua vita pur non avendo staccato gli occhi dal computer: ha passato un certo periodo a San Francisco con le sorelle Halliwell e ha frequentato il liceo di Sunnydale; ha bazzicato per un po' al Sacro Cuore, è precipitata su un'isola sconosciuta e ha passato parte dei suoi anni on the road a bordo di una Chevy Impala del '67. Deve alle serie tv la sua felicità attuale e la sua più che certa infelicità futura (sa fin troppo bene di non poter incontrare un Klaus o un Dean Winchester dietro l'angolo, purtroppo). È ossessionata dagli angeli, da Leo di Charmed ad Angemon dei Digimon; da Angel di Buffy (che non è un angelo ma... who cares?) a Castiel di Supernatural, e spera di cuore che arrivi a salvarla dalla perdizione telefilmica, almeno quel tanto che basta da farla laureare senza problemi in tempi accettabili.

1 COMMENT

  1. “It’s a Winchester. It never misses.”
    Ammetto di aver un po’ squittito, e sì, mi rendo conto di essere noiosa as hell con tutti i continui riferimenti a Supernatural. Ma del resto, é Spn il motivo principale per cui ho cominciato a guardare Constantine: sia perché era stato un’ispirazione per i personaggi, ma soprattutto perché sto cercando disperatamente un’altra serie simile da amare quando inevitabilmente Supernatural finirà, lasciandomi un cratere devastante nel petto. Quindi, sono arrivata per Supernatural. Ma episodi come questo mi fanno innamorare di Constantine, di /questa/ serie: é una sensazione strana, in realtà. É come trovarsi in una situazione simile a qualcosa vissuto in passato, ma non identico: i simboli e le voci e gli esorcismi, sono cose che bene o male dopo dieci anni di Supernatural sono diventate ben note, ma Constantine le declina in un altro modo, ce ne mostra un altro aspetto e io lo adoro davvero tanto, per questo.
    Complimentoni a te per la recensione e alla prossima, cara!

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