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Christmas Addicted: A Grey’s Carol

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Christmas Addicted: A Grey’s Carol

Ci siamo, Telefilm Addicted!! Il giorno che abbiamo aspettato per tutto l’anno è finalmente arrivato e noi non potremmo esserne più felici: finalmente vedremo lo speciale natalizio di Doctor Who!! Beh si, nel frattempo è anche Natale ma le nostre priorità sono diverse, lo sappiamo bene! In realtà, per celebrare nel migliore dei modi questa festività, abbiamo scelto di regalarvi qualcosa di diverso ossia un riadattamento di una storia epica in chiave telefilmica. Che Dickens ci perdoni, sul modello di “A Christmas Carol” sono nati ben due articoli, dai toni e dai protagonisti diversi, che speriamo possano allietarvi, divertirvi e intrigarvi nel caso aveste bisogno di una via di fuga dalla vostra famiglia!

Io e la mia fantastica partner Claudia ci siamo lanciate in un’impresa che ruota intorno all’universo di uno degli showrunner più amati/odiati degli ultimi anni e sono certa che, per lei, non servano presentazioni! Senza ulteriori indugi, lanciatevi nella lettura di questa bizzarra avventura!

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tumblr_lrpd8tgXVq1qcmbd6o1_250 George O’Malley era morto, tanto per incominciare e su questo non c’è alcun dubbio. Anche perché conoscendo Shonda Rhimes, sarebbe fortemente strano il contrario. Meredith sapeva che era morto? Senza dubbio; come avrebbe potuto essere altrimenti? Meredith e George avevano lavorato insieme per non so quanti anni, George si era innamorato di lei, Meredith lo considerava tanto uomo da mandarlo a comprare gli assorbenti, insieme avevano vissuto un’imbarazzante esperienza sessuale dato che Meredith all’epoca aveva standard piuttosto accessibili, e con “accessibili” intendo che le bastava che fosse uomo e che non fosse Alex, ma alla fine erano tornati amici e lei lo aveva riconosciuto in quel volto trasformato che George aveva riportato dopo un intimo tete a tete con un autobus.

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Menzionare l’autobus mi ha ricondotto al punto dal quale ero partita. Non c’è alcun dubbio che George O’Malley fosse morto. Questo deve essere perfettamente chiaro altrimenti nulla di meraviglioso potrà uscire dalla storia che sto per narrare. Probabilmente non uscirà nulla di meraviglioso comunque, soprattutto se seguite PLL, TVD e tutte quelle serie tv dove i morti non restano tali a lungo o se semplicemente a questo punto della storia vi siete già annoiati tanto da considerare l’idea di impiccarvi con le lucine natalizie, ma nel caso steste ancora leggendo, ricordate: George O’Malley era morto.
Meredith Grey era andata avanti con la sua vita, era cresciuta come donna, come chirurgo, la figlia delle tenebre aveva trovato un compagno, si era sposata con il testimonial della L’Oreal (perché lui vale), era diventata mamma di due splendidi figlioli e viveva in una bellissima casa nuova, costruita per lei dal Dottor Stranamore.

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Ma ad ogni Natale, la vecchia cara “cupa e tristeMeredith ritornava a farsi sentire prepotentemente, soprattutto da quando Izzie Stevens non le vomitava più decorazioni natalizie in salotto.

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“Andiamo, via, che diritto hai tu di essere triste? Che ragione hai di essere scontenta?”, le chiedeva Callie dolcemente, “razza di stupida ingrata, non sei mica tu quella che è stata tradita sia dal marito che dalla moglie! Perché non apprezzi ciò che hai? Stranamore sarà pure talmente egocentrico da avere diritto di prelazione su tutti i selfie del mondo (compresi quelli di Ashley Benson & Tamala Jones), ma l’hai visto bene? Orsù Meredith, Buon Natale!”.
Ma Meredith restava irremovibile, decisa ad allontanare il Natale e le sue tradizioni come Margaux LeMarchal con un buon parrucchiere.

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In quei giorni inoltre, Meredith Grey aveva ricevuto la visita del dott. Webber che, abituato alla gentilezza di George O’Malley, sperava di poter scaricare anche su Meredith tutti quei compiti amministrativi che non aveva intenzione di portare a termine, facendo anche leva su quel rapporto d’amicizia che lo legava alla dott.ssa Grey. “Non ho alcun dubbio che la generosità di O’Malley sia ben rappresentata anche da te Meredith, tu che sei sempre stata come una figlia per me!”, disse Webber presentandole la pila di cartelle post-operatorie da compilare. A quel punto però Meredith si stava già trasformando in Selvaggia di “Desideria e l’anello del drago” e prima di passare sul corpo di Webber con un rullo compressore, decise di calmarsi e mandare Webber a risucchiare l’anima della sua vera figlia mentre lei sarebbe tornata a casa prima, sola, visto che aveva scelto di scaricare i bambini a Derek, con cui aveva anche litigato.

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Una volta a casa, dopo aver superato tutte quelle abitazioni luminose e felici che le facevano rimpiangere la scomparsa del sig. Clarke, Meredith consumò la sua cena malinconica, ossia una scatola di cereali e una bottiglia di tequila, e alla fine decise bene di andare a letto, prima di cominciare una violenta lite con quella poltrona che la guardava con aria di sfida.

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Ma nel momento in cui provò ad afferrare il tappo della bottiglia, su quest’ultimo comparve all’improvviso il volto di George. Meredith fissò a lungo il tappo, cercando di non sbattere le ciglia per non distogliere lo sguardo da quella strana visione o forse probabilmente anche lei conosceva la regola dei Weeping Angels, ma la stanchezza prevalse e quando tornò a guardare il tappo, questo era tornato normale e Meredith attribuì l’accaduto all’elevato tasso alcolico nel suo corpo. Si avviò allora verso la sua camera e una volta lì, si adagiò sul letto con la delicatezza di Hugo Reyes ma qui, proprio mentre credeva di potersi abbandonare alla sonnolenza causata dalla tequila, lo spettro di George O’Malley attraversò la porta ed entrò nella stanza davanti ai suoi occhi. George era proprio come lo ricordava, magari un po’ più evanescente ma per il resto del tutto identico al caro vecchio O’Malley che, con saggezza e solennità, si guardò intorno e disse: “Oooook, ho sbagliato di nuovo casa”.

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tumblr_mxmfxvlCbW1qdkhuzo1_r1_250 Grey stentava a credere ai suoi occhi mentre lo spettro di George sembrava piuttosto incasinato tra evanescenti foglietti di carta di cui non riusciva a venire a capo. Meredith allora attendeva pazientemente, cercando di capire se stesse sognando o se quella fosse effettivamente la realtà ma dato che iniziava a farsi una certa, decise di interrogare lo spettro. “George? Sei davvero tu? Cosa ci fai qui?”, gli chiese ansiosa, e George, che aveva rinunciato a mettere in ordine i suoi impegni, le rispose prontamente: “Ho sbagliato casa Meredith, dovevo far visita ad un avvocato che vive qualche isolato più giù, mi ero anche preparato tutta questa catena di oggetti inutili che l’avrebbero fatto sentire davvero in colpa ma devo aver impostato male le coordinate”. Meredith non riusciva ancora a mettere a fuoco l’utilità di quella allucinazione ma dato che quello non era di certo il primo morto che incontrava decise di non curarsene particolarmente; George invece, dopo alcuni momenti di confusione, cercò di riprendere le fila del suo percorso e si rivolse nuovamente alla sua amica piuttosto brilla: “Visto che ormai ci sono, evito un viaggio inutile a qualche amico e te lo dico io stesso: riceverai la visita di tre fantasmi, per tre notti consecutive, e se alla fine di queste tre notti non avrai imparato la tua lezione … non so esattamente cosa ti succederà ma non sarà niente di buono … credo. Beh, è stato un piacere rivederti ma il dovere chiama! Ricordati Meredith, tre fantasmi …” e con queste parole George si congedò da Meredith, attraversando nuovamente la stessa porta dalla quale era entrato. Meredith invece, evidentemente turbata, crollò immediatamente in un sonno profondo.

Le sembrò di aver dormito poco più di un’ora quando Meredith si svegliò di soprassalto. Si sedette, guardò l’orologio e con sua enorme sorpresa si rese conto che era passata un’intera giornata e mancava ormai meno di un minuto alla Mezzanotte. Meredith pensò ad un guasto della sveglia o semplicemente ad un logico effetto collaterale della tequila ma quando provò a rimettersi a dormire per far passare totalmente la sbronza, sobbalzò nel vedere una donna seduta proprio di fronte a lei, sulla poltrona accanto al suo letto.

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 Nonostante l’oscurità nella stanza, la donna sembrava quasi brillare di luce propria e aveva le sembianze di una bellissima afro-americana dallo stile impeccabile e da un’eleganza quasi solenne. Indossava un trench lungo e bianco e reggeva con classe un calice di vino rosso mentre osservava in silenzio una sempre più confusa Meredith. “Chi sei?”, le chiese la dott.ssa Grey incuriosita mentre la donna di fronte a lei, un po’ delusa, le rispose “Don’t you really know who I am? I’m Olivia Pope, I’m the Ghost of Christmas Past and whatever the SCANDAL is, I’m here to HANDLE IT” (Davvero non sai chi sono? Sono Olivia Pope, sono il Fantasma del Natale Passato e qualunque sia lo scandalo, sono qui per occuparmene”).

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E detto questo, Liv prese la mano di Meredith e insieme cominciarono a viaggiare nello spazio e nel tempo … e sigla …

 

tumblr_mp06vhCOV91qlyrm7o2_250 Meredith e il Pope-Fantasma volavano con leggiadria ed eleganza sopra le nuvole e le luci della città, attraversando luoghi e tempi diversi e lontani e mentre Liv continuava a bere con nonchalance dalla sua coppa di vino rosso che tornava a riempirsi ogni qualvolta sembrava sul punto di svuotarsi, Meredith guardava estasiata il mondo sotto di sé e si rese conto che quello era certamente il trip mentale più forte che avesse mai vissuto dai tempi di Amsterdam e delle avventure di Salma & Teschio.

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E proprio ricordando le prodezze di gioventù, Meredith non si accorse di essersi fermata e di trovarsi in piedi nel salotto della sua vecchia casa, con il fantasma di Olivia  sempre al suo fianco e una bambina che sezionava una barbie vicina a un albero di Natale.

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Poco distanti da lei, un uomo e una donna litigavano furiosamente, noncuranti degli effetti che le loro parole e i loro gesti avrebbero avuto su quella bambina che assorbiva silenziosamente tutto l’astio che correva tra i suoi genitori. “Ecco Meredith, questo è stato il primo momento in cui si è sviluppata inconsciamente la tua avversione per il Natale e per la sua magia. Tuo padre (che ad ogni modo mi sembra di conoscere), un uomo debole e insicuro, fu il primo ad essere abbandonato e a sua volta lui non riuscì a non fare la stessa cosa con te; e tua madre, lei … EHI! Ma io la conosco, è la senatrice Sally Langston!”, esclamò piacevolmente sorpresa Olivia mentre Meredith venne improvvisamente distolta dal momento solenne che stava vivendo. “Uhm no, non direi, è mia madre Ellis Grey”, ribadì Meredith convinta ma Olivia sembrava non avere dubbi, “Ma si dai, è lei, la senatrice che odiava suo marito e finì per ucciderlo!”, sosteneva con fermezza e di fronte a queste affermazioni, Meredith non poté non riconoscere una certa somiglianza tra le due personalità. Ma ricomponendosi, Olivia riassunse il suo aspetto quasi regale e continuò il suo discorso: “Quel giorno tua madre venne richiamata in ospedale per un intervento d’urgenza e tuo padre passò tutta la serata a leggere, ignorando completamente quella piccola bambina che giocava da sola. Era il giorno di Natale. Ma andiamo avanti e osserviamo un altro momento”, disse Olivia mentre riprendeva la mano di Meredith e ricominciava a viaggiare nonostante la sua ospite non ne fosse poi così entusiasta.

tumblr_ngnb3iQbeO1rmdeiao2_250 Meredith si ritrovò nuovamente tra le nuvole, ancora una volta sovrastava la grigia Seattle ma questa volta era una città che riconosceva, era la sua Seattle, moderna e buia, proprio come l’aveva sempre vista. Meredith e Olivia si erano fermate di nuovo, sempre nella sua vecchia casa ma tra persone che Meredith riconobbe facilmente essendo quella la cena di Natale di poco tempo prima. La casa era gremita di gente, di amici e colleghi che cantavano e brindavano allegramente mentre la stessa Meredith era serena per la prima volta dopo tanto tempo.

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“Guardati intorno Meredith”, le disse Olivia, “non molto tempo fa, il tuo rapporto col Natale era diverso, eri felice e spensierata e tutte quelle persone che vedi sedute al tuo tavolo sono lì per te, perché eravate una famiglia. C’è tuo padre … con cui effettivamente non hai ancora un rapporto idilliaco ma ok, c’è tua sorella Lexie a cui eri legata più di quanto avresti potuto immaginare … che adesso è morta però, già, uhm … ecco si, ci sono i tuoi amici, Mark Slo … no, lascia perdere, Cristina Ya … no andiamo avanti, Callie e Ar … non mi sembra il caso … E SANTO CIELO SORELLA CARA, e ci credo che odi il Natale, in confronto alla tua famiglia, la mia sembra la nuova famiglia Camden! Vabbè, andiamocene che è meglio” e detto questo, Olivia fece un gran sorso di vino, le riprese la mano e la riportò a casa.

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Nuovamente nella sua camera, Meredith tornò a sedersi sul letto, avvilita e malinconica, e quando cercò di parlare, si rese conto che il fantasma di Olivia era andato via. “Ecco, adesso devo ritornare dalla dott.ssa Wyatt, bel lavoro miss Pope”, esclamò innervosita Meredith ma dopo qualche istante si distese nuovamente e si addormentò profondamente.

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Il suo sonno profondo non durò che poche manciate di minuti. Uno spiffero d’aria fredda mise in allerta i sensi della donna che si ritrovò nuovamente sveglia, con una bottiglia di tequila in una mano e l’altra a protezione del petto. Spalancò i suoi grandi occhioni stanchi alla ricerca di qualcosa ma senza risultati, la finestra era stata chiusa prima di andare a letto e così la porta della sua camera. Quella corrente che le aveva sfiorato il collo e fatto venire la pelle d’oca poteva significare una sola cosa…eppure, nulla accadde. “Sono paranoica” si ripeté mandando giù un sorso di tequila e sfregandosi la bocca con la mano prima di lasciarsi nuovamente cadere sul cuscino e tornare al suo meritato sonno ristoratore. Avrebbe avuto modo di trovare la fonte di quello spiffero il giorno seguente, riposata e…                                                                   annal “BUONGIORNO.” esclamò una presenza che oltrepassò la porta della sua stanza alla stessa velocità di Berry Allen, passo deciso, sguardo fermo, carnagione scura e un vestiario impeccabile. “Non so quali terribili cose abbia fatto sin ora ma chiaramente c’è una ragione se il karma ti ha portato sulla mia strada. La Signora Grey?” chiese con tono autoritario quella donna di colore allacciando le braccia al petto rivolgendole un occhiata indagatrice e penetrante allo stesso tempo. Meredith annuì, i capelli ritti sulla nuca, il respiro mozzato e il cuore accelerato, stava succedendo ANCORA. “Bene.” esclamò allora quella figura che appariva dai contorni evanescenti e che quindi molto in comune aveva con l’Olivia Pope che l’aveva preceduta “Io sono Annalise Keating e questo NON è chiaramente il mio corso di Criminal Law, questo è quello che invece mi piace chiamare…” magicamente apparve nella sua mano un gessetto, uno di quelli bianchi e consumati che si trovavano solitamente sempre nelle vicinanze di una grande lavagna nera. Con movimenti decisi e precisi scrisse sul muro sei parole che difficilmente Meredith sarebbe riuscita a togliersi dalla testa e una volta completato girando elegantemente sui suoi non troppo alti tacchi: “How To Get Away with MERDER”.

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La donna rimase a fissare quella figura autoritaria senza proferire alcuna parola, con gli occhi spalancati e le mani tremanti. Stretta nel suo lucente giubbotto di pelle color carminio dalla quale fuoriusciva poi un vestito nero che terminava oltre le ginocchia e si abbinava perfettamente alle scarpe la donna non si preoccupò poi tanto della reazione della persona che aveva davanti. “Amo le entrate di scena ad effetto. Non sapeva forse del mio arrivo? Sono il Fantasma del Natale Presente.” disse alzando le mani verso l’altro e facendo un paio di passi in avanti. Gli occhi di Meredith erano ancora fermi ai suoi capelli corti e lisci, perfetti, fin troppo perfetti per essere veri “Abbiamo molto da vedere stanotte e ti avverto, non amo perdere tempo”

Le allungò una mano, ormai a qualche metro da lei nella speranza che la donna decidesse di andare con lei senza storie, cosa alquanto improbabile dato lo stato in cui si trovava Meredith. Non le era piaciuto il viaggio che aveva fatto con la Pope figuriamoci come sarebbe stato quello insieme ad una donna così autoritaria e diretta. Beh, in ogni caso Annalise non le lasciò il tempo di pensarci troppo, avanzò ancora, la afferrò per il polso e in men che non si dica le due si ritrovarono a volare sugli edifici della città. “Dove stiamo andando?” chiese Meredith ritrovando finalmente la sua voce e facendo sorridere il Fantasma che stava al suo fianco. “Oh, lo scoprirai presto.”

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Fu allora che la scena cambiò. Nuvole, tetti, cielo, tutto sfumò velocemente nei caldi colori di una casa che conosceva assai bene, una casa dove aveva passato tanto, tantissimo tempo. “Sai dove siamo, vero?”,       Meredith annuì guardandosi intorno proprio poco prima che Jo sbucasse da un angolo portando con se quello che sembrava un delizioso arrosto. Istintivamente la donna, ancora in preda all’alcool e agli scompensi dei viaggi con i fantasmi, tentò di spostarsi, o nascondersi ma questa sua reazione fu inutile.      “Il mio predecessore non ti ha insegnato nulla? La Pope, buona solo a bere vino! Mi sembra quasi di aver a che fare con i miei studenti. Loro non possono vederti, tutto questo sta succedendo in questo PRECISO istante ma è come se tu fossi invisibile.”

Riuniti a tavolo stavano Alex ed Arizona intenti ad aiutare la piccola Sofia a scartare il suo regalo, la Edwards invece stava provando ad aprire l’ennesima bottiglia di vino della serata anche se non appena comparve la sua amica/collega/rivale abbandonò subito i suoi desideri alcolici per darle una mano. Erano tutti così sorridenti, così divertiti, così…felici. E non era solo per via dell’albero di natale, dei festoni alle finestre, delle candele sparse per la casa, l’atmosfera di gioia natalizia era palpabile. “Ecco. Questo è esattamente quello che ti stai perdendo, questo Natale, queste persone, questa felicità contagiosa che continui ad evitare potrebbe essere tua se solo lo volessi.” “Dunque sei qua per mostrarmi quello che mi perdo? Perché stare con quel brontolone di Alex e le due specializzande non sarebbe poi questa gran cosa!” Annalise sbuffò guardando il pavimento sconsolata, aveva sempre a che fare con degli imbecilli “Possibile che tu debba sempre essere l’Elena Gilbert della situazione?” “La chi di cosa?” “Lasciamo perdere. VIENI.” gridò prendendola per un braccio e portandola via proprio mentre Alex tirava su di se la sua ragazza stampandole un bacio sulla guancia. BLEAH. Si era proprio rammollito, pensò non potendo però impedirsi di sorridere per quella serenità che finalmente era riuscito a conquistare.                               “Ti ho fatto vedere come sarebbe potuto essere il tuo Natale, ora voglio farti vedere dove saresti potuta essere stanotte.” Scattò velocemente di lato e ancora una volta la buia notte di Seattle si trasformò nell’interno di una casa che, anche stavolta, le sembrava familiare. Era già stata là prima, ricordava la disposizione dei mobili, il colore delle pareti…”Callie!” esclamò. “Già, proprio lei. Una tua amica no? Una persona che sta passando le tue stesse sofferenze, in balia di un divorzio, senza la compagnia della donna che ama e di sua figlia. Come pensi stia passando questa giornata?” Annalise camminò di gran classe verso la porta, aveva una parlantina e un portamento invidiabile, l’avrebbe vista bene come avvocato, pensò Meredith prima di superarla mentre il suo fastidioso secondo fantasma continuava a straparlare “Distrutta, ferita, sola. Probabilmente si starà piangendo addosso…”, “O forse ballando in mutande per la camera.” ridacchiò Meredith ritrovandosi davanti Callie, in intimo, che ballava come un’ossessa a ritmo della musica che pompava dagli auricolari, si muoveva come se nessuno potesse vederla e con un sorrisone stampato sul viso.

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“Ma che? Qua siete tutti matti! Eppure le informazioni che mi erano state recapitate sottolineavano tutto il suo dolore e la sua sofferenza…BONNIE. Non ne combina mai una giusta!” “Chi?” “La mia…oh lascia perdere. Andiamo avanti, ti ho già detto che odio sprecare il mio tempo!”

Lasciata Callie alla sua danza liberatoria Meredith si ritrovò ben presto davanti all’unica persona che avrebbe sperato di non vedere quella notte. “Oh fantastico!” esclamò battendo le mani sui fianchi. Derek stava proprio nel suo campo visivo, seduto sul divano con in mano un bicchiere mezzo vuoto, intento a guardare sua sorella Amy giocare divertita con le sue figlie. “Vorresti che passassi il Natale così? Triste? Con in mano dell’alcool? Il classico Natale alla Meredith Grey no?” “No. Volevo solo mostrarti come la tua famiglia stava trascorrendo la notte senza di te, la loro madre…sua moglie.” “Ah. Tu non hai idea del caratteraccio di mio marito!” Annalise guardò verso l’alto contrariata “Divertente. Fidati, il tuo matrimonio non ha nulla a che vedere con il mio. Sii felice per questo!” commentò la donna soffermandosi ancora una volta su quell’uomo sciupato “E posso anche assicurarti che fossi in te io non lascerei mai un uomo come quello.” Da quando i fantasmi potevano fare apprezzamenti su suo marito, pensò Meredith pronta a rispondere a tono a quell’affermazione ma…ahimè si ritrovò a parlare al vuoto.

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Ancora una volta stava nella sua stanza, tra le sue coperte e con in mano una bottiglia di tequila che si stava dimostrando fondamentale per arrivare a fine nottata. Si era immaginata tutto? La festicciola a casa di Alex, Callie che ballava in mutande, suo marito che tristemente guardava le loro bambine giocare con la zia Amy? Un altro sorso di tequila le chiarì la situazione, aveva bisogno di dormire e di dimenticare quel trip mentale che pareva non finire più e così fece.

Meredith era da poco tornata nel suo letto e la stanza sembrava esattamente la stessa, così come l’aveva lasciata, come se niente di particolare stesse avvenendo in quelle notti. Non si poteva dire lo stesso del suo stomaco che cominciava a risentire dei diversi viaggi tra lo spazio e il tempo che stava compiendo. Stordita e ancora un po’ scossa, Meredith osservò l’orologio: erano ancora una volta le 23:59, mancava un solo minuto alla mezzanotte e sapeva bene cosa sarebbe successo allo scoccare del nuovo giorno. Ma la mezzanotte passò, così come i venti minuti successivi e quella visita che la dott.ssa Grey aspettava tardò ad arrivare, facendo accrescere in lei la curiosità e la voglia di conoscere, di sapere più che altro quando quella strana avventura sarebbe finalmente terminata permettendole di tornare alla sua vita e di dormire per almeno sette ore di fila. Meredith restava quindi seduta sul suo letto, scrutando l’oscurità della sua stanza e le luci della città che scorgeva dalla sua finestra ma osservando con attenzione il punto più buio della sua camera, si rese conto che una figura indefinita attendeva in silenzio. Direi una bugia se non ammettessi che anche la cupa e triste Meredith Grey restò immobilizzata dall’inquietudine che il terzo spettro già le trasmetteva, soprattutto a causa di quel silenzio tetro che continuava a mantenere, nonostante tutte quelle domande per cui Meredith sperava di avere risposta. “Chi sei e perché resti lì in silenzio?”, le domandò ansiosa ma la situazione non cambiò, almeno apparentemente perché proprio mentre Meredith iniziava a perdere la pazienza, la figura misteriosa uscì dall’ombra, rivelando il suo volto e la sua identità: “Oh, eccoti, scusa il ritardo, pubblicavo un articolo su Internet. Per la cronaca, hai un aspetto orribile, cerca di non vomitarmi sul camice, è nuovo”. Meredith stentava a credere ai suoi occhi perché la SUA PERSONA, l’unica che avrebbe voluto vedere in quel momento, la sua migliore amica Cristina Yang era proprio lì, di fronte a sé, cinica e determinata come sempre.

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“Cristina ma com’è possibile? Tu sei a Zurigo, come puoi essere qui?”, le chiese Meredith confusa e dubbiosa ma per Cristina sembrava tutto perfettamente normale, “Avanti Meredith, hai viaggiato nello spazio e nel tempo con due donne sconosciute, hai parlato con 007 O’Malley e ti sorprendi di vedermi qui? Attiva le sinapsi più velocemente su: Passato, Presente, è ovvio che io sono il Fantasma del Natale Futuro, e come potrebbe essere altrimenti, se non ci sono a guidarti, rischi di perderti anche in sala operatoria! Avanti, facciamo quest’ultimo viaggio e togliamoci il pensiero, ho un intervento tra un paio d’ore”, e detto questo Cristina afferrò il braccio di Meredith e insieme lasciarono la stanza, ad una tale velocità che il panino al tacchino che Meredith aveva mangiato il giorno prima tornò a farsi sentire prepotentemente. La rapidità con cui Cristina viaggiava era tale che a Meredith sembrò più che altro un teletrasporto e dovette ammettere a sé stessa che un po’ le mancava non avere la possibilità di osservare la città dall’alto, oltre le nuvole, in quell’estrema sensazione di libertà anche se lo stile Yang era certamente quello che più le si confaceva, veloce e distaccato. E proprio mentre si perdeva in questi piccoli pensieri, Meredith si accorse di essere nuovamente sulla terra ferma e per esattezza di nuovo nella sua nuova casa, “viaggio lungo eh?” pensò tra sé e sé ma non espresse questo pensiero a Cristina a cui si limitò a chiedere: “Siamo già arrivate o non siamo ancora partite?” ma anche questa volta la Yang sembrava quasi annoiata dalla lentezza con cui Meredith recepiva le informazioni soprattutto quando era ancora fortemente brilla. “Futuro Meredith, fantasma del Natale FUTURO, è lì che siamo ora e questa non è più casa tua, come puoi ben notare”. Meredith si guardò intorno ed effettivamente quella non era la casa che aveva lasciato perché adesso luminose e colorate decorazioni natalizie addobbavano l’intera abitazione trasformando casa Grey-Shepherd nel villaggio di Babbo Natale, con tanto di canzoni a tema in sottofondo. Cristina condusse una sempre più infastidita Meredith in quella che era la sua cucina e qui una scena che credeva non avrebbe mai più rivisto neanche nei suoi peggiori incubi le si palesò davanti agli occhi: Derek scherzava e canticchiava allegramente al fianco di un’altra donna, mentre  Zola e Bailey ridevano felici. L’identità della nuova dolce metà di Derek mandò Meredith su tutte le furie: “ROSE? Lui sta con ROSE? E con i MIEI figli? Adesso lo ammazzo …” e così dicendo cercò di avvicinarsi con rabbia a suo marito ma Cristina l’afferrò per un braccio riportandola con forza indietro, “MA DOVE credi di andare?? Hai ascoltato una sola parola di quello che ha detto la Keating? Non possono vederti Meredith, questo è il futuro o almeno ciò che potrebbe diventare se non cambi il tuo atteggiamento! Con Stranamore è finita male Mer, e lui si è risposato mentre tu hai dedicato tutta la tua vita al tuo lavoro, alla tua carriera. Vieni con me”, le disse Cristina conducendola in quella che doveva essere un’altra stanza ma che invece si rivelò improvvisamente il Grey-Sloan Memorial Hospital, “guarda, da quella parte, Karev e Callie stanno organizzando la festa di Natale, ci saranno tutti e la tequila scorrerà a litri ma tu non sarai invitata perché nessuno vuole la cupa e triste Meredith a Natale, non dopo tutto ciò che è successo nelle nostre vite! E guarda lì invece”, Cristina indicò un altro punto dell’ala est dell’ospedale, “Webber ha aiutato Maggie e adesso lei è in lizza per l’Harper Avery … che stronza! Devo dirtelo Meredith, più la guardo più rimpiango Lexipedia”. Meredith era al centro della sala, si guardava intorno e di lei non c’era traccia, non nella vita di coloro che considerava la sua famiglia almeno, una famiglia che era andata avanti mentre lei si rintanava probabilmente in qualche sala operatoria. “Dimmi una cosa”, esclamò improvvisamente la Grey, “Avrò successo? Come chirurgo, sarò famosa?”. Cristina la guardò attentamente e poi le rispose, con schiettezza e sincerità, com’era abituata a fare, “Si Meredith, avrai successo, più di quanto ne abbia mai avuto tua madre”, “E allora perché non va bene questa vita? È la tua vita in fondo, no?, le domandò Meredith scossa e fu allora che Cristina le prese la mano come aveva fatto poche volte in passato e le rispose con un’insolita dolcezza: “Si, ma io sono Cristina e tu sei Meredith. Non sei tua madre Meredith, non hai mai voluto esserlo, allora perché diventarlo ora? Stranamore? È un idiota, l’ho sempre saputo ma è anche il TUO Stranamore e dovete dimostrarmi che mi sbagliavo e che il vostro amore resisterà a tutto, almeno il vostro! Non temere il Natale Meredith, è solo una buona scusa per bere più del solito e farlo in compagnia!”. In seguito a quelle parole Meredith non ribatté più ma abbracciando Cristina le chiese soltanto un favore: “Riportami a casa”.

Erano le 23:59 e Meredith si svegliò di soprassalto. Era nel suo letto e la testa le faceva ancora male; la bottiglia di tequila era ancora aperta sul comodino e Meredith afferrò subito il tappo e lo osservò silenziosamente. Era stato solo un sogno? No, non poteva esserlo, tutte quelle parole, tutti quei viaggi, dovevano essere reali e una piccola parte di sé ci credeva, contro ogni logica, contro ogni razionalità. E mentre osservava ancora quel tappo, tre rintocchi segnarono la mezzanotte: era il 25 Dicembre, era Natale. Senza neanche pensarci, Meredith saltò giù dal letto, si vestì in fretta e uscì di casa, per raggiungere Derek a casa di Amelia. Una volta lì, chiese al suo Stranamore di mettere da parte almeno per un giorno le loro incomprensioni e di aiutarla a preparare il miglior Natale che i loro bambini avrebbero mai vissuto.

Era la sera di Natale e casa Grey-Shepherd era piena di gente, di amici e familiari. Derek e Owen giocavano con Zola e Bailey mentre Maggie, Jo e Arizona preparavano la tavola. Meredith, Callie e Alex si erano rintanati in cucina e con la scusa di rifinire la cena natalizia avevano già svuotato la prima bottiglia di vino rosso. Meredith non era mai stata così felice e le cose, da lì in poi, sarebbero solo migliorate. E la tequila avrebbe certamente aiutato.

 

Il nostro racconto termina qui e, nella speranza che possa avervi divertito, io e Claudia vi auguriamo Buone Feste e tante nuove dipendenze telefilmiche sotto l’Albero! Merry Christmas Addicted!

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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