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Castle | Recensione 6×15 – Smells like teen spirit

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Castle | Recensione 6×15 – Smells like teen spirit

Irrealistico, fantasioso, sovrannaturale ma dannatamente affascinante! Adoro quando uno show fortemente razionale ed empirico come Castle si relaziona con un certo tipo di storie perché mi piace da morire vedere in che modo riescono ad uscirne mantenendo un piede ancorato alla realtà e un altro sospeso nell’ignoto. E poi Castle e Beckett danno il meglio di loro in questi momenti, anche se devo ammettere che non avevo immaginato che potessero tornare ad emozionarmi a tal punto da farmi venire i brividi e farmi desiderare che l’episodio non finisca mai.

La caduta di una Regina

La risposta è No, ragazzi, non mi sono spaventata quando ho visto la scena in cui Madison viene uccisa … ma grazie al cielo Vincent Keller non è qui a sentire il mio battito cardiaco e a smentire la mia affermazione!

Cosa non è stato questo episodio?!?! Il caso è stato intrigante e particolare, la storia più vicina alla realtà di quanto si possa immaginare e i Caskett, beh loro sono stati magici. Ma adesso andiamo con ordine mentre cerco di raccontarvi uno degli episodi più belli di questa sesta stagione.

Dicevamo, il caso. Come succede spesso in Castle, l’avvio dell’episodio ci fa assistere al delitto o almeno ci mostra la vittima quando ormai è troppo tardi. Questa volta non fa eccezione ma sinceramente sono stata sorpresa dalla modalità in cui l’omicidio sembra essere avvenuto in quanto assistiamo in diretta (o così credevamo) alla morte di una giovane ragazza che mentre fa una videochiamata con le sue amiche, viene letteralmente sbalzata sul soffitto della sua camera per poi ricadere violentemente a terra, priva di vita. “Se questo è l’inizio!”, ho pensato mentre in me cresceva l’emozione di gustarmi l’episodio.

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La storia che si nasconde dietro un ipotetico background paranormale è invece molto più ordinaria di quanto si pensi. La vittima, Madison Beaumont, è la tipica reginetta del liceo, molto carina, molto furba e inevitabilmente molto stron*a. Lei e le sue due suddite, oops volevo dire amiche, imperavano nei corridoi di un liceo che guarda caso, è anche una delle numerose scuole da cui il giovane Richard Rodgers fu espulso per una delle sue bravate. Ma quando c’è una cinica reginetta, c’è inevitabilmente anche la sua innocente nemesi e in questo caso si tratta della solitaria e timida Jordan. Il problema è che non sai mai in che modo il karma deciderà di capovolgere i ruoli ed è così che un giorno, dopo l’ennesimo atto di prepotenza, Jordan sembra sviluppare forti poteri di telecinesi che le permettono di rivoluzionare la sala mensa e spaventare per bene sua altezza reale Madison e le sue ancelle.

Ora potete immaginare benissimo la reazione di Castle (e del suo più promettente allievo Ryan) di fronte alla concreta possibilità di testimoniare l’esistenza della telecinesi; allo stesso modo potete immaginare la tenacia con cui Beckett cerca disperatamente di trovare una risposta razionale a tutta la storia perché il pensiero di dover dare ragione a Castle è davvero inimmaginabile. In realtà il celebre scrittore deve anche fare i conti con chi lo conosceva prima della sua carriera di successo ossia lo stesso Preside che lo allontanò dal liceo impedendogli anche di partecipare al ballo. Bisogna riconoscere che era dai primi tempi di Gates che qualcuno non trattava Castle così duramente ed era sempre dallo stesso periodo che Kate non se la rideva vagamente soddisfatta, sotto i baffi!

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Ma la voglia di Kate di gongolare perché per una volta Castle non è adulato e nemmeno così sicuro di sé passa in secondo piano rispetto alla sua determinazione di trovare l’assassino della ragazza senza dover rimettere in discussione tutto il suo sistema di credenze. Scartata quindi a priori l’ipotesi di un’effettiva telecinesi, Beckett riesce a interrogare la principale sospettata Jordan ma allo stesso tempo trova anche un timido ragazzo pronto a difenderla perché, proprio come lei, “emarginato” dal patinato mondo popolare del liceo. E mentre Jordan diventa ogni minuto più innocente, il cerchio dei sospettati per l’omicidio di Madison si allarga a dismisura una volta appresa l’abitudine della vittima di “auto-finanziarsi” tramite i soldi e i beni altrui. E proprio il suo ultimo piccolo grande colpo sembra essere il movente principale del suo omicidio ma i risvolti finali sono più sorprendenti di quanto ci si aspettasse.

Devo dirvelo, quando ho scoperto la verità sono andata letteralmente in brodo di giuggiole! Seguitemi: questa ragazza, questa Queen Bee, era abituata ad ottenere tutto ciò che desiderava e quando questo non era abbastanza, cercava modi sempre più estremi per rendere la sua vita meno ordinaria, anche a discapito di coloro che chiamava amiche. In tutto questo però alla fine è stata uccisa proprio da una delle sue seguaci (e complici) stanca di essere utilizzata come una marionetta in questi giochi pericolosi … non so voi, ma io leggo Alison DiLaurentis dappertutto! Spero solo che Spencer non abbia reagito nello stesso modo!

La telecinesi  alla fine si rivela ancora una volta ciò che per molti è sempre stata, ossia semplice illusione usata dal giovane Lucas per proteggere Jordan dalle angherie di Madison.

In my veins

In ogni serie tv arriva il momento in cui i protagonisti sono chiamati a fare i conti con il passato e in particolar modo con i tempi del liceo. Scopriamo così che neanche Beckett ha partecipato al suo ballo scolastico perché in fondo si sentiva quasi superiore a quella tradizione o forse semplicemente era una forza della natura anche al liceo ed era destinata a un futuro più originale (l’ultima parte l’ho aggiunta io).

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Ad ogni modo durante l’episodio, Castle e Beckett sono alle prese con la musica, cercando quella canzone che dovrebbe accompagnare il momento più importante delle loro vite. Ed è così che si arriva alla scena finale, troppo perfetta anche per una serie tv.

Immaginate “Castle” come un percorso, una strada che improvvisamente ha fatto collidere due mondi paralleli e immaginate che quel momento sia stato l’inizio di una storia unica ma, come ogni inizio che si rispetti, questa nuova avventura è stata segnata da una canzone, in questo caso “Stop & Stare” dei OneRepublic.

In questi anni abbiamo quindi assistito al viaggio di Castle e Beckett, abbiamo visto crescere i loro sentimenti e contemporaneamente abbiamo sentito esplodere le nostre emozioni ad ogni “Thank you”, ad ogni “Always”, ad ogni canzone che ha firmato una tappa di questo viaggio. Abbiamo pianto con “Rise”, abbiamo sorriso con “You know it’s true” e poi è arrivata la svolta, quel momento che non dimenticheremo mai, quell’istante dal quale non si torna indietro: “In My Veins”. Da lì in poi tutto è cambiato, tutto è diventato più bello e perché no, più semplice. Ma adesso noi siamo ancora qui perché dopo aver visto l’intera gara, vogliamo anche gioire al traguardo.

Vi parlo così perché questo finale così semplice e così vero, è il mio traguardo. Castle e Beckett hanno vissuto esperienze diverse ma in qualche modo tutte le loro scelte, le loro decisioni li hanno condotti lì, in quella scuola, a vivere un ballo a cui nessuno dei due aveva partecipato e a sentire di appartenersi, da sempre. E nessuna canzone poteva accompagnare questo traguardo come quella che ha accompagnato anche l’inizio del viaggio, quello che hanno scelto di compiere insieme.

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Castle e Beckett ballano dolcemente e scelgono istintivamente la loro canzone ma la verità è che questo momento è stato secondo me un regalo, un regalo per noi fans da parte del Fan #1. Quindi grazie Andrew, grazie di tutto.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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