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Castle | Recensione 6×07 – Like father, like daughter

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Castle | Recensione 6×07 – Like father, like daughter

Non so cosa voi, compagni Castillion, ne pensiate ma per me questo episodio ha fatto BINGO!! La storia è stata magnifica, interessante e diversa da tutte quelle raccontate finora, l’atmosfera di corsa contro il tempo che si respirava mi ha tenuto incollata allo schermo per tutti i 42 minuti e aspetto più importante e profondo (almeno per me) è stata l’attenzione particolare concessa ai personaggi, un’attenzione che va ben oltre la classica battuta ad effetto ma che si concentra sulle sfumature emotive delle persone coinvolte. Non ho problemi ad affermare che, a mio parere, “Like Father, like daughter” sia al momento l’episodio migliore di questa stagione nonché anche uno dei più profondi dell’intera serie.

 

La semplicità di un eroe

Regina incontrastata della puntata: Alexis Castle e la sua straordinaria interprete Molly Quinn. Lo so che forse qualcuno non sarà d’accordo ma io dico, anzi io affermo con soddisfazione: FINALMENTE!! Alexis Castle è sempre stato un personaggio dalle grandi potenzialità e Molly Quinn riesce a rendere la sua determinazione e la sua dolcezza in modo emozionante. Alexis ha circa 19 anni e abbiamo spesso visto alcune sue coetanee “seriali” impegnate a diventare spie, modelle, proprietarie di grandi case di moda, fidanzate di creature immortali o destinate a salvare il mondo tra un compito in classe e l’altro. Alexis rappresenta in fondo l’altra metà, diventando l’emblema di una realtà in cui è più facile rispecchiarsi perché è straordinaria nella sua quotidianità, nella sua saggia semplicità. Il superpotere di Alexis risiede nella sua testa e nel suo cuore, nell’istinto e in quegli occhi che sanno riconoscere il bene oltre ogni dubbio. Alexis forse non salverà il mondo ma per la famiglia Henson resterà  sempre la persona più importante ed eroica che abbiano mai avuto la fortuna di incontrare.

 

Ritratti di famiglia

La stanza degli scrittori di Castle sta diventando per me una sorta di luogo mitico, in un modo o nell’altro qualsiasi idea o testo da lì esca, è sempre incredibilmente sorprendente e giusto. La storia che ci raccontano questa settimana segue un doppio percorso: se da una parte ritroviamo ancora una volta un omicidio che reclama giustizia, dall’altra si apre un nuovo modo sviluppare la trama perché per la prima volta non si cerca un assassino ma si lotta per scagionare quello che era già stato trovato. Al centro di tutto vi è una sorta di ripresa di quella storyline già accennata alla fine del precedente episodio, ossia il rapporto incrinato tra Castle e sua figlia Alexis, quel legame che fino a quel momento era sempre stato idilliaco e che adesso affronta la sua prima vera difficoltà. Alexis evidentemente non scherzava quando ha lasciato suo padre fuori dal suo appartamento, dimostrando come sempre una maturità che va ben oltre la sua età anagrafica. Dall’altra parte Castle, anche lui ugualmente maturo e adulto

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va avanti con la sua vita cercando di fare ammenda e cercando anche di pianificare con serietà e determinazione il suo matrimonio con Beckett.

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In attesa però di segnare la data sul calendario, Alexis ci presenta il motivo per cui questo episodio è stato così profondo e originale. In seguito ad alcune ricerche per i suoi studi, Mini-Castle ha avuto modo di conoscere i dettagli del caso Frank Henson: condannato a morte per l’omicidio, avvenuto 15 anni prima, della sua vicina Kim, Henson continuava a dichiararsi innocente e anche l’ultimo disperato appello era stato respinto, lasciandogli soltanto gli ultimi tre giorni di vita. Convinta della sua innocenza e dell’imprecisione delle indagini, Alexis aveva reclutato Ryan e Esposito per cercare conferma ai suoi sospetti ma forse avrebbe dovuto capire che la soluzione al suo problema più grande era sempre stata più vicina di quanto volesse ammettere. Cambiando partner per questo caso, Castle si mette in viaggio con Alexis fidandosi ciecamente del suo istinto, pronto a sostenerla in qualunque modo lei avrebbe avuto bisogno. Lavorando e lottando insieme contro il tempo e contro quelle prove indiziarie che ricadevano su Frank Henson, Castle e Alexis riescono, con l’aiuto prezioso di Beckett e Lanie, a trovare il vero colpevole e a dimostrare l’innocenza di Frank, salvando la sua vita e quella della sua intera famiglia, stesso motivo in fondo che aveva spinto Frank a non combattere mai davvero per la sua innocenza, perché per la propria famiglia si è disposti a fare di tutto.

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Così come il sospettato aveva sempre cercato di proteggere suo fratello, così Castle accetta con timore questo compito così pesante che Alexis gli affida, anche rischiando di deluderla, perché ogni sua azione è spinta dal più profondo e innato desiderio di proteggerla. Alexis dal canto suo si ritrova a dover combattere una guerra più difficile ed emotivamente coinvolgente di quanto credesse. La scena in prigione con Frank è semplicemente magistrale: se da una parte c’è un uomo che rifiuta di essere protetto ancora dopo tanti anni, un uomo che ha negli occhi una sofferenza che sembra andare oltre un’innocenza mai dimostrata o un’inevitabile rassegnazione, dall’altra parte c’è Alexis, una giovane donna determinata e forte che non può, non vuole permettere a un uomo in cui ha creduto, di arrendersi e semplicemente di lasciare che qualcun altro lì fuori riesca a vincere questa battaglia al posto suo. Di fronte a questo duro confronto con la realtà, negli occhi di Alexis si rivede di nuovo quella ragazzina semplice e generosa che ha ancora bisogno di suo padre per superare un momento così difficile. Alexis e Castle riescono a salvare la vita di Frank e contemporaneamente questo salva anche il loro rapporto.

Girl Power

L’episodio è incentrato sulla famiglia e su tutte le sue sfumature e un ruolo importante in questo senso lo hanno svolto tre delle figure femminili della serie: Alexis, Beckett e Lanie. La puntata ha dimostrato fin dal titolo la volontà di soffermarsi sul rapporto che lega Castle e sua figlia Alexis ma per la prima volta dopo tanto tempo, la famiglia Castle non è più composta solo da due componenti (beh, 2 + 1) ma una terza persona cerca di capire il suo posto nel ritratto familiare. Kate è meravigliosamente dolce e tenera in questo episodio, fin dall’inizio appoggia e sostiene Castle nelle sue decisioni e nelle sue scelte, cercando di aiutare in ogni modo le sia possibile, sia lui che Alexis, che sente ormai come parte di quella famiglia che da sempre sogna di costruire.

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Ma allo stesso tempo, quei dubbi che sembrano non abbandonarla mai del tutto tornano a farsi sentire e a farle riconsiderare il suo ruolo in tutta questa storia. E qui entra in gioco la saggezza e la sagacia di quella donna straordinaria che porta il nome di Lanie Parrish. In un dolcissimo confronto tra le due amiche, è bellissimo assistere all’ammissione da parte di Beckett di voler diventare parte integrante della famiglia di Castle e ai tentativi di Lanie di rassicurare la sua migliore amica, cercando le parole più giuste per aiutarla a destreggiarsi in una situazione nuova per lei.

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Il finale lascia anche spazio a quel rapporto vero e puro che sarebbe bello vedere più spesso ossia il legame che si è creato tra Beckett e Alexis. In un momento in cui non c’è bisogno di parlare, Alexis capisce di poter sempre contare sul sostegno di un’amica mentre Kate vede finalmente con chiarezza il suo posto in una nuova famiglia.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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