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Castle | Recensione 6×06 – Get a clue

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Castle | Recensione 6×06 – Get a clue

Mi piace essere sorpresa e “Castle” in qualche modo riesce sempre a farlo. Non parlo solo delle storie costruite con originalità e fantasia ma mi riferisco soprattutto al modo in cui riesce a farmi cambiare idea durante lo sviluppo dell’episodio. Cominciato come una “tipica” avventura in stile Castle, la puntata si è trasformata in qualcosa di più in grado di lasciarmi piacevolmente sorpresa e soddisfatta nel finale. E sono certa che anche Castle la pensa come me!

 

Le regole del gioco

Com’è solito della serie, l’episodio inizia con un momento familiare sul quale però ci soffermeremo dopo; com’è solito di Castle, la sua giornata comincia deprimendo la povera Kate, sulla strada verso la scena del crimine, con il racconto della serata precedente. Questo ovviamente fino al momento in cui Beckett non si stancherà, dando a Lanie del lavoro extra.

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Ma per fortuna qualcuno è stato già ucciso e questo permette a Castle di concentrarsi sul lavoro … di Beckett. I Caskett arrivano sulla scena del crimine insieme ma come sempre la guardano con occhi diversi: in seguito alla posizione e alle condizioni in cui il corpo è stato ritrovato, Castle comincia a viaggiare con l’immaginazione e ciò che vede è un possibile sacrificio umano mentre Beckett, pronta a smontare le sue teorie di volta in volta affidandosi all’esperienza e alla razionalità, vede soltanto l’ennesimo omicidio e un tentativo da parte dell’assassino di depistarla e confonderla.

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Ma immaginate la sorpresa di entrambi quando scavando nella vita della vittima scoprono che forse Castle questa volta potrebbe averci preso al primo colpo.

Simboli di occultismo, lettere antiche, linguaggi arcaici e accenni di magia nera continuano a susseguirsi negli sviluppi della storia, facendo entrare Castle in un loop di teorie che una volta partito, è impossibile fermare e spingendo Beckett a chiedere a Ryan e Esposito di trovarle un ago nel pagliaio … o peggio un taxi a New York. E in una storia del genere di solito ci sono sempre un monaco e una confraternita di frati che chissà perché sono quelli che custodiscono i segreti migliori e più inquietanti. Le indagini continuano ad arricchirsi di dettagli sempre più inverosimili fino ad arrivare addirittura a un perfetto duello vecchio stile con la spada tra Castle e un bandito mascherato. Grazie al cielo, alla fine di tutta questa follia, Zorro dei poveri butta giù la maschera e chiede se siano stati fatti dei cambiamenti al copione.

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Tra la sorpresa generale di Castle, Beckett e mia che cominciavo a domandarmi se la passione per il fantastico di Marlowe non stesse prendendo troppo il sopravvento, scopriamo che ci hanno preso in giro per la prima metà dell’episodio e che tutti i simboli, i racconti e le leggende non erano altro che le fasi di un gioco che doveva servire a riportare in auge il fascino dell’antichità e degli edifici storici americani. Che poi qualcuno ci abbia rimesso la vita, poco conta finché il passato è ben preservato! La delusione sul volto di Castle quando scopre che tutte le sue teorie su un tesoro nascosto si fondavano soltanto sulle regole di un gioco è a tratti tenera e imbarazzante, forse nel prossimo episodio sarà il caso di parlargli di Babbo Natale.

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Ma ancora una volta in questo episodio, quando crediamo di aver capito la direzione che dobbiamo intraprendere, veniamo nuovamente spinti su un’altra traiettoria. Ancora non del tutto convinto di come il caso si era evoluto, Castle continua a lavorare sui simboli ritrovati a casa della vittima scoprendo che le loro forme tendono a combaciare e a creare una coincidenza troppo strana per essere davvero tale. Ricondotti  da questi simboli ancora nella stessa chiesa dove tutto sembra essere cominciato, Beckett e Castle scoprono l’esistenza di una cripta segreta e la certezza che in realtà quel gioco aveva effettivamente portato a un tesoro nascosto. Ora ragazzi, ripassiamo le regole base del buon Indiana Jones:

  • Quando vedi un tesoro in un sarcofago, non toccarlo come fosse una mela caduta dall’albero o un cucciolo d’orso

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  • Quando entri in un una cripta lascia sempre qualcosa che blocchi l’ingresso

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  • Ricordati che in ogni epoca e in ogni tempo, il denaro è sempre il miglior movente

 

La vittima aveva effettivamente trovato un vecchio tesoro ma il suo piano di restituirlo al patrimonio storico si era scontrato con i progetti di suo cugino che credeva di averne più bisogno. Le conseguenze le conosciamo tutti ma ciò che più apprezzo è che alla fine, in ogni caso, Castle e Beckett riescono ad ottenere rispettivamente ciò che desiderano: l’avventura e la giustizia.

 

Gioco di ruoli

Quando ho visto l’inizio dell’episodio ho pensato alla solita scena di Castle & Alexis, con lui che si comporta come se sua figlia fosse ancora in età da Winx e lei che continua a fulminarlo con lo sguardo, ed effettivamente le mie aspettative sono state rispettate in pieno. Ma ciò che non mi aspettavo è stata l’evoluzione finale. È indubbio che il rapporto tra Castle e Alexis sia cambiato nel tempo soprattutto in seguito a determinati fattori come il college e la maturità e quando parlo di maturità ovviamente mi riferisco a Castle e alla sua storia Beckett. Ma il vero problema è che se a parole Castle ammette e accetta questa nuova fase della vita di Alexis, con i fatti continua a credere di poter sistemare tutto con il fascino da super-papà e di poter proteggere sua figlia da ogni esemplare di genere maschile diverso da lui. La scena finale della tentata riappacificazione dopo la cena disastrosa nella nuova casa non solo ha riconfermato i ruoli invertiti che Castle e Alexis hanno sempre avuto nel loro non convenzionale rapporto, ma ha anche portato questa relazione su un piano diverso caratterizzato dalle bellissime parole di Alexis che, quando le concedono più dieci secondi, si dimostra come sempre un personaggio dalle incredibili potenzialità. Alexis ha assistito all’evoluzione della storia tra Castle e Beckett, appoggiando suo padre in ogni scelta e mettendo da parte ogni suo possibile dubbio perché lo ha sempre accettato così com’è, impulsivo, immaturo e un po’ bambino. Ma adesso che è lei ad aver bisogno di quella stessa fiducia incondizionata, che ampiamente merita, non è più disposta a perdonarlo e a dimenticare ma a malincuore lo respinge nella speranza che lui possa cominciare a vederla come la donna che è diventata.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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